20161222

#1514

La barba non punge
a limite unge
perché a tavola da bavaglio funge
e dal piatto tutto l'olio munge

#1513 (Le ultime mosche #80)


VINICIO IL VINO

Dall'ultima volta che sono venuto è aumentata l'unità di misura del vino.

#1512

Un collo così delicato e sottile che nessuna camicia, nemmeno la più stretta, le stringe mai la gola. Spazio per il desiderio.

20161221

#1511 (Le ultime mosche #79)


RABIT

Non poteva recedere d tutto il bene che le voleva. Ora stava a trasformarlo da amore passionale in amore fraterno. Ma non sarebbe mai potuto diventare né il fratello maggiore che lei non aveva mai avuto, poiché aveva ben poco da insegnarle, né il fratello minore che avrebbe sempre voluto, perché non voleva essere protetto.

#1510

La prima volta che il padre aveva provato a coinvolgerlo nella – o, per meglio dire, a travolgerlo con la – sua esaltazione per lo sport fu a tre anni, gettandolo in una piscina piena di cloro e bambini schiamazzanti, da cui lui scappò urlando a sua volta come per sfuggire a un covo di zombie affamati.
Non pago, una decina di anni dopo il padre lo prelevò dalla sua isola di felice autarchia intellettuale e lo fece atterrare sul linoleum di una scuola di basket piena di ragazzi più bravi e soprattutto più alti di lui. Ricordava ancora con vago orrore la puzza di gomma e acrlico, l'afrore di spogliatoio, perfino l'odore dell'interno dell'auto nelle sere d'inverno sulla strada per la polisportiva.

20161220

#1509 (Le ultime mosche #78)


SHAKEDELIC

E visto che non poteva più mangiarne, fece almeno in modo di avere in camera un deodorante per ambienti al profumo di mela verde.

#1508

Fu così che capì che la levitazione non era un superpotere o una cazzata del genere, ma consisteva in un puro e semplice sovvertimento della più elementare delle leggi fisiche. Basato su una relativa mancanza di peso, più che al volo il suo modo di muoversi somigliava a quello degli astronauti che aveva visto in TV fin da bambino: passi lunghissimi, verso l'alto e in avanti, a superare ostacoli lungo la strada mentre gli altri restavano ancorati indietro.

20161219

#1507 (Le ultime mosche #77)


TETRAPLEX

Cercava un loculo comodo. E non appena trovò una pietra tombale abbastanza liscia, vi si stese sopra e fece il suo buon quarto d'ora di sonno.

#1506

E se ne stava lì ferma in piedi all'incrocio, cinese e addormentata, mentre il verde era già scattato da un pezzo. Non mi era mai capitato di vedere un modo di dire dal vivo.

20161218

#1505 (Le ultime mosche #76)


INCONTRIAMOCI DAI LIBRI

Non si possono nascondere le cose che contano veramente. Non si può mentire su quel che si sente davvero. È per questo che annunciai alla mia auto la data della sua morte. È per questo che ti dissi che ti amavo.

#1504

Preso tra due fuochi, la pace notturna interrotta dall'impietoso attacco bilaterale, sono costretto a uscire dal sonno con le mani alzate, stiracchiandomi rumorosamente. Se almeno le due sveglie suonassero in sincronia...

20161217

#1503 (Le ultime mosche #75)


LA SLIDE DI BEN HARPER

Facemmo l'amore la notte stessa a casa sua.
"Zitta," le sussurrai, "di là c'è tua sorella col suo ragazzo."
"Non m'importa," disse lei, "voglio urlare tutta la notte!"
Il giorno dopo entrando in cucina c'era tutto il gruppetto che m'aspettava sorridendo. Feci colazione sotto i loro sguardi ammiccanti.
"E smettetela," sorrisi, cercando di trattenere la risata.
La sorella rideva pure lei: "Non aveva mai urlato, lo sapevi?"
"Non fate così," risi anch'io, "provavamo la Turandot."
"Sì, sì", in coro.
"Lo giuro, la parte del soprano."

#1502

Ma come fa, mi chiedo, una persona che ha varcato tante porte, non escluse quelle attraverso se stessa, e che si è stesa nuda davanti a tutti su una tavola per dissezioni anatomiche, ad avere problemi col fatto che la porta del bagno non ha la chiave?

20161216

#1501 (Le ultime mosche #74)


THE DEVIL IN THE FLESH

Sai, cercava un'attrice che interpretasse tutti i suoi film. Quando la trovò la sposò. Ma anche lei era una cinefila incallita, e ora passano il tempo a filmarsi l'un l'altra ovunque, sotto la doccia, tra i campi nel vento, a letto o a colazione. Ognuno è diventato l'unico attore dei film dell'altro.

#1500

L'ambientazione era perfetta, nell'inquietudine che emanava, per quel genere di trip: un largo corridoio nero, altissimo, con teli scuri al posto delle pareti e un'uscita lontana, là in fondo. E quella locusta (malata? impazzita? in ogni caso evidentemente fuori di sé) continuava a saltare da un punto all'altro, con l'unico apparente scopo di cadermi addosso il più spesso possibile.
Mia sorella, che aveva paura più per me che per altro, faceva di tutto per difendermi da quel martirio, ma non c'era modo ti tenere lontana la bestiaccia, di cui sentivo il pesante tonfo sul corpo ogni volta che mi si gettava contro.
L'ultimo attacco fu il più violento: stramazzato al suolo e impietrito dal terrore, sentivo il mostro colpirmi ripetutamente ma sempre nello stesso punto, le zampe e le ali ticchettarmi e sfarfallarmi nel palmo della mano (prudentemente protetta da un guanto da giardinaggio, che era ormai l'ultimo baluardo contro il mio incubo peggiore).

20161215

#1499 (Le ultime mosche #73)


KO-DO-MONDO

"La supplico, signor Webern, un po' d'armonia... La prego, nemmeno una concessione alla melodia?"
E allora Anton uscì dall'ufficio del suo agente, rigido e intransigente come un quandro di Mondrian.

#1498

Non aveva ancora capito che non si poteva fumare rabbiosamente una pipa, che non era un sostituto delle sigarette ma piuttisto in qualche modo il suo opposto, che ci voleva cura e pazienza per suicidarsi così lentamente.

#1497 (Le ultime mosche #72)


SPARAI A MAUPASSANT

Fu magia, non c'è dubbio, quella invisibile, minuscola e silenziosa magia della sera qualunque, polvere da sparo o di stelle, il mormorio dell'acqua, il volo di piume d'oca, la mia paura da coniglio, circense bilico su un cerchio invisibile. Qualcuno continua a chiamarlo amore.

20161214

#1496

Gennaio sussurra a Febbraio
Febbraio chiacchiera con Marzo
Marzo scrive ad Aprile
Aprile telefona a Maggio
Maggio s'incammina verso Giugno
Giugno bussa alla porta di Luglio
Luglio è parente di Agosto
Agosto caracolla verso Settembre
Settembre inciampa su Ottobre
Ottobre sbatte contro Novembre
Novembre cade adosso a Dicembre
Dicembre viene giù e Gennaio è di nuovo qui

20161213

#1495 (Le ultime mosche #71)


SPARAI EN PASSANT

A Klaus quella pancetta cominciava a dare fastidio. Jeremy, invece, aveva una fisicità tutta sua, nervi e rughe d'attore, e la faceva da padrone in quel rapporto che chi li conosceva aveva odiato fin dal primo momento, ma che li aveva spinti in un vortice d'amore, canzoni e costumi di cabaret.

#1494

Uno dei russi che aiutava mio padre per l'estate entrò in corridoio con la mia bici e mi chiese le chiavi del lucchetto, "per andare in centro," disse. Era grande e muscoloso, mi pare si chiamasse Yuri.
Lo guardai come a dire che lui con quella bicicletta non andava da nessuna parte.
"È la mia bici," si giustificò lui.
"È la mia bici," precisai io.
E dato che il suo sguardo di piombo non desisteva dal proposito, fui costretto a mettere in chiaro alcune cose.
"Dov'era quella bici quando sei arrivato qui in paese? Era già qui. E quando sei arrivato tu? Due anni fa. E io? Io in questa casa ci sono cresciuto. E quando sono tornato dal mio viaggio? Ieri. E il fatto che negli ultimi due anni tu abbia usato la mia bici la rende forse tua? No."
Lo ringraziai per avermela tenuta come nuova e gli feci capire che la sua eventuale insistenza non sarebbe stata ben vista da mio padre, se gliene avessi parlato.
A questa velata minaccia parve rabbonirsi, ma nelle rughe della sua fronte leggevo una contrarietà tutt'altro che sopita e che, lo sapevo, avrebbe continuato a minacciarmi nei giorni successivi.
Qualcosa andava fatto...

20161212

#1493 (Le ultime mosche #70)


SPARAI A UN PASSANT

Se fossi donna mi innamorerei di movimenti così esatti, ma essendo uomo mi innamorai della cameriera, simile a una ballerina di velluto che piroetta tra i clienti, precisa, perfetta, piroetta.

20161211

#1492

Avanti, fa un passo verso la pista e dille qualcosa, qualunque cosa, dille che è bellissima, anzi che così è ancora più bella, nonostante la tuta, dille che ti piace come le sta quella tuta, nonostante sia grigia e bagnata e probabilmente maleodorante, che ti piace come la tuta le sta appiccicata addosso, che ami il grigio, che ami il suo odore, dille qualunque cosa che la faccia smettere di ballare per un momento e ti permetta di essere per quel momento l'unico oggetto della sua attenzione.

#1491 (Le ultime mosche #69)


THE AMERICAN BEAUTY CASE

Il cane se ne sta sdraiato, forse morto, al centro della strada. Allora il pullman rallenta, si ferma, suona. Il cane niente, e un uomo scende. Il cane alza un orecchio. Poi si smuove lentamente, si stiracchia e placidamente si sposta. Tutto questo in un tranquillo pomeriggio di Marzo.

#1490

Ah, è schizzinosa col cibo? Non mangia uova, pesce e riso? Peccato, sembrava simpatica, una ragazza così per bene.

20161210

#1489 (Le ultime mosche #68)


SWINGING YOUR SWING

Discussero allegramente tutta la sera, convinti di narrare l'uno all'altra la propria storia, la vita che credevano di loro proprietà. E invece non facevano altro che parlare delle persone che l'uno e l'altra amavano, e che erano rimaste a casa.

20161207

#1488

E quando l'auto comincia a sbandare troppo, scendiamo e continuiamo a piedi.
I larghi tornanti ghiacciati sono privi di guardrail, il paesaggio in fondo alla valle è bianco e spaventoso come il paradiso.
Ci inerpichiamo su per un sentiero a gradoni, costruito su una struttura di legno che la neve non ha ancora coperto del tutto. Sotto i nostri piedi una sensazione di lana grezza.
Affondiamo sempre di più man mano che ci avviciniamo alla cima del castello...

20161206

#1487 (Le ultime mosche #67)


AMERICAN DUTY

Se esiste l'asparagina, si disse Jost uscito dal bagno, allora esiste anche la rucolina, lo giuro.

#1486

Non sono scappato. Sono solo arrivato in un altro posto.

20161205

#1485 (Le ultime mosche #66)


ASSOLO DI ASSHOLE

Aveva deciso di arrivare dopo e di andarsene prima.
Così si perse l'omelia. Stette sulla porta in disparte, per non essere visto da lei, che stava in piedi accanto alla sorella e alla madre, nella chiesa in cui tutti erano sparsi, dispersi e sparuti.
Decise di sparire prima che lo vedessero, e che lei non avrebbe mai dovuto sapere che lui considerava quello l'unico modo di conoscere suo padre e di chiedergli la mano della figlia.

#1484

Quando arrivai, il sole non aveva ancora illuminato tutto il cantiere, che appariva mezzo vuoto. Chiesi a Roberto dov'erano i miei uomini, e lui mi accompagnò verso il portone.
"Eccoli che tornano dal caffè... ne prendi uno anche tu?"
Quando ci incamminammo nella neve per lo stretto vicolo che portava al paese non riuscii più a trattenermi.
"Te lo chiedo per curiosità," dissi, "tanto ho capito che non potrei farci comunque niente."
Il volto di Roberto era quello di un classico caratterista in un classico poliziesco italiano, che qui in America facava ancora più effetto, come se rispettasse un retaggio a suo modo nobile, da rispettare e temere. "Ma come funziona esattamente questa storia dei no-show jobs?"
Fu allora che l'auto dietro di noi accelerò improvvisamente, sollevando neve come lana in un cuscino. Facemmo appena a tempo a uscire dal vicolo che quella ne sbucò fuori a tutta velocità, andandosi poi a schiantare nel cortile della villa di fronte. Dall'incendio che ne scaturì venne fuori una donna di mezza età con l'aria da stronza, molto attraente ma anche molto sconvolta, e ci chiese aiuto.
Che dato il suo comportamento avremmo dovuto negarle. Ma il sangue italiano di Roberto fu più forte, e corremmo verso di lei. Che però scappò dentro casa (che si rivelò quindi di sua proprietà) guardandosi indietro come se fosse seguita. Ma non da noi. Che, non vedendo nessuno, la seguimmo nel garage. Dove trovai un estintore e, la prima cosa che mi venne in mente, spensi il focolaio.
L'interno della villa era enorme e lussuoso – una cosa inimmaginabile se valutata dall'esterno: grandi scale salivano ma soprattutto scendevano un ampie hall ricoperte di marmo. Un lavoro pacchiano ma molto ben fatto.
Intanto però gli uomini che seguivano la donna erano entrati in casa e si erano sparpagliati, e fu chiaro allora che dovevamo scappare anche noi. E la donna? I domestici? Ora non vedevo più nemmeno Roberto, ed erano già partiti i primi colpi. Quando mi trovai davanti al mio primo morto presi da terra la sua pistola e la puntai contro il primo uomo che mi venne incontro. Era un signore molto ben vestito, un po' avanti con l'età e con l'aria smarrita. Non aspettai di sapere se era armato, e gli sparai nel petto senza esitare.
Il colpo fece poco rumore ma l'uomo si accasciò. Era come se un gioco fosse finalmente finito, perché tutti smisero di sparare e non dissero niente.

20161204

#1483 (Le ultime mosche #65)


DEFIGHT WITHOUT FIGHTING

Con il treno fermo così, e il finestrino aperto su questo campo di, cosa, cedri? peschi? (non ci avevo mai capito niente, di botanica) potrei calarmi anche adesso, disse Salvatore Ortese assaggiando con la lingua il freddo della campagna acuminato come una spina, e restare qui, anche per sempre, su questo marciapiede al bordo della rotaia.
La mente non m'aiuta, è per questo che non camperò a lungo.

#1482

A quanto pare nel futuro, per quanto distopico, esisteranno ancora le felpe, per fortuna.

20161203

#1481 (Le ultime mosche #64)


MISS M

Fui svegliato indubbiamente dalla luce che bagnava le pareti, completamente bianche e vuote, entrando dal finestrone alto e lungo proiettato direttamente su Harper VAlley, PTA.
Un nuovo giorno in Oklahoma, un nuovo giorno buono per morire.

#1480

Topanga. Topanga. È tutto ciò che aveva da dirmi la bellissima donna nera, costume a fiori sul piroscafo del magnate. Topanga. Non so nemmeno se fosse il suo nome, quello di un luogo o una parola in codice. Non so nemmeno se fu davvero tutto ciò che mi disse, perché intanto cominciai a sentirmi male, lo sguardo offuscato, l'equilibrio precario. Quel che avvenne poi si mescola al sopore indotto del sonno artificiale.

20161202

#1479 (Le ultime mosche #63)


COTTI DALLA LUCE AMERICANA

L'America è una grande piscina: non puoi entrarci se non hai fatto prima la doccia, e quando ne sei uscito ti devi lavare di nuovo.

#1478

A Los Angeles lo sanno tutti: è una casa in legno su tre piani alla fine del Miracle Mile verso Fairfax, e al suo interno sono ancora gli anni '50. Non solo ogni oggetto, ogni mobile e ogni altro arredo, né semplicemente ciò che è contenuto in ogni cassetto, credenza o scansia, ma tutto: l'aria, le persone che vengono in visita e il tempo che vi strascorrono all'interno. Qui dentro il 2016 si interrompe, ed è un anno imprecisato tra il 1950 e il 1959, il fatto è noto a tutti.
Quello che non sappiamo è se sia possibile acquistare qualcosa, come sembrerebbe logico a L.A., oppure tutto debba essere lasciato lì dove lo troviamo. Nel dubbio prendo quattro pacchetti di sigarette, anche se, malgrado i miei dollari siano adesso validi per l'anno in corso qui dentro, non so a chi pagarle.
Quando scendiamo lo scalone verso la strada, il tempo riprende a scorrere più velocemente, tanto che i nostri volti impallidiscono e smagriscono per il cambio epocale fino a sembrare una maschera di Halloween. Sarà per questo che tutti ci guardano male? O è per la storia delle sigarette?
Meno spiegabile è perché tutti impallidiscano come noi, e soprattutto perché si muovano tutti in coppia e, simili a gemelli e altrettanto identicamente tra loro vestiti, imitino i nostri movimenti, in un gioco di specchi infinito e alquanto macabro.
Quando svoltiamo sul boulevard tutti svoltano con noi, quando allunghiamo il passo tutti lo allungano come noi, e quando scappiano scappano anche loro. O piuttosto ci inseguono?

20161201

#1477 (Le ultime mosche #62)


HO PAURA DEL VELENO

Tutta la spontaneità che i critici evincono dalle sue poesie è una balla immonda. Io la conoscevo. Scriveva una serie di parole che in francese iniziano per V e poi mi chiedeva: "Quale ti fa più paura?" o "Quale ti piace di più" e poi se ne andava col suo elenco chiedendosi che effetto avrebbe fatto quella parola nel resto della poesia.

#1476

Come può non capire di essere così sensuale stesa sul letto bianco con quel vestito rosso e tutta bagnata? Il seno nudo nel corpetto troppo largo, il clitoride puntato sotto al velo reso aderente dall'acqua, i capelli neri, ricci e lunghi e umidi sparsi sul cuscino, praticamente un'unica enorme vulva eccitata mentre digita indolente al cellulare frasi che hanno senso solo per lei, una provocazione bella e buona.

20161130

#1475 (Le ultime mosche #61)


MAXELL SHELL

Sono tranquillo fintanto che vedo il barlume di televisione brillarle negli occhi semi aperti nella penombra.

#1474

Bowie ha rappresentato per un'entità aliena il tentativo più esplicito di entrare in contatto con la società terrestre. Ha fatto di tutto per comunicare la propria origine e la propria missione, riuscendo sempre per un pelo, attraverso gli escamotage più diversi, a evitare di infrangere il categorico divieto di rivelare la propria reale identità. Paragonata a questa, la cantonata che i Cristiani sostengono abbiano preso i Romani col supposto figlio di Dio è solo un piccolo equivoco di alcun valore storico.

20161129

#1473 (Le altre mosche #60)


AGE AGAINST THE MACHINE

Studiava e scriveva, leggeva e capiva e intanto sette televisori diversi le stavano accesi difronte sintonizzati ognuno su un programma diverso, ognuno ricorosamente in mute. Quando con la coda dell'occhio vedeva qualcosa che le interessava lasciava tutto e alzava il volume, a qualsiasi ora del giorno o della notte.
Da questo la sua immensa e stramba cultura.

#1472

Il motivo per cui era così richiesto stava nella sua capacità di scorreggiare non solo a tempo con la musica, ma anche intonato con la nota dominante.

20161128

#1471 (Le ultime mosche #59)


LUE

Allontanarti? Ti cercherei anche se mi fossi ammalato di te.

#1470

Non è che vada del tutto fiero del mio lavoro ma, com'è che recita l'adagio?
Se poi c'è di mezzo un funerale peggio mi sento. Però si sa, i morti riuniscono i vivi, e in occasioni come questa è più facile beccare più piccioni con una sola fava.
All'uscita della camera ardente incrocio Lou Marini e Alan Rubin, più volte session men per il compianto. I loro sguardi sono atroci, specie Mr. Fabulous.
"È lavoro, gente," strombetto come Porky Pig, risparmiandomi però di tartagliare.
Blue Lou si scosta una ciocca di capelli dalla fronte. "Pace all'anima di Frankie Z." sibila.
"E a quella di Johnny B." replico io mentre mi allontano, assicurandomi che i soldi siano al loro posto.


20161127

#1469 (Le ultime mosche #58)


GLI APPRENDISTI STREGONI

I due fratellini telematici mi misero addosso definitivamente interdizione e fuoriluogo.
Lei china sul suo computerbook e un mouse al posto della mano, due schermetti laser invece degli occhi. Lui, al proprio terminale, che scansionava esperimenti genetici mangiando cibi transgenici e parlando contemporaneamente ad un radiotelefono inserito nell'orecchio, dal quale usciva una piccola antenna parlante.
Stavano diventando come degli insetti, simili agli insetti.

20161126

#1468

La quarta rivoluzione industriale scoppierà quanto le macchine si ribelleranno ai loro creatori.

20161125

#1467 (Le ultime mosche #57)


ROSSOTIZIANO

Bagnata di infamia e di lode la donna, bella come il Rinascimento, era rimasta seduta nel fango dopo esservi stata spinta dai suoi aguzzini.
Eppure era ancora illibata, tanto che le vesti irroravano un candore irreale e trascendente.
Una croce neonica e volatile aleggiava ad un paio di metri sopra la sua testa, nel buio, come un rapace inviato dal cielo.

#1466

Molto complicato, fare jogging nell'aia della vecchia casa di famiglia: gli animali da cortile razzolano liberamente nella sabbia, tra il materiale da costruzione lasciato ad ammucchiarsi, mentre gli operai vanno e vengono verso destinazioni e da punti d'origine fuori dal controllo visivo, e le piante crescono indiscriminate, e il sole interviene col suo giudizio supremo, solo apparentemente imparziale.

20161124

#1465 (Le ultime mosche #56)


SPAZIO SCENICO

Solo alla fine della cena si rese conto di aver placidamente conversato con i suoi quattro probabili maniaci omicidi.

#1464

Ecco: ora che dopo anni di incuria le mattonelle sono finalmente pulite, si nota senza dubbio lo sporco incrostato, quello che non andando più via adesso emerge scuro e tenace come uno scoglio in mezzo al mare di ceramica, laddove un tempo le increspature diffuse creavano una marezzatura continua, indistinguibile dall'effetto di una plausibile volontà artigianale originaria.

20161123

#1463 (Le ultme mosche #55)


IL SABBIAMOBÌLE

Il comitato di quartiere vigila, stanotte si dorme. I bravi padri di famiglia, calvi e raffreddati, girano armati di spranghe e mazze, un fucile chi può. Per il pit bull che semina terrore stanotte non c'è scampo.

#1462

Lo scopo di alcune bottiglie è quello di rassicurare sulla tenuta dei tappi che le tengono chiuse in modo che, dettato dall'abitudine e condizionato quindi dalla distrazione, uno stato di tranquillità e fiducia subentri nel bevitore fino al momento in cui, sbagliando la presa, questi non lasci catastroficamente cadere la suddetta bottiglia, restando col solo e suddetto tappo in una mano, l'altra sulla fronte, mentre in terra si versa il giuddetto vino.

20161122

#1461 (Le ultime mosche #54)


LUI LA ASPETTA IN PANCIOLLE

Vorrei essere bello come Winona Ryder, gli occhi castani più belli del mondo.

#1460

È evidente che la lobby del latte e quella dei biscotti si sono messe d'accordo per fre in modo che l'uno finisca sempre prima degli altri e viceversa, in un continuo loop di acquisto forzato: un circolo vizioso per il consumatore e virtuoso per il produttore.

20161121

#1459 (Le ultime mosche #53)


AMMA FA' N'INJARMUSH

Dormì sulla borderline, condizione precaria e perentoria costruita su castelli di sabbia durante il sonno, a darle retta... in bilico perfetto su se cadere o no.

#1458

Il credo della nostra comunità è molto semplice: Satana ha inventato le città, e Dio lo skateboard.
C'è un unico modo per difendersi dalla perdita di valori veicolata dalla cementificazione, ed è quello di combatterla ad armi pari e riappropriarsi delle strade. L'asfalto è del demonio, ma il poliuterano è del Signore.

20161120

#1457 (Le ultime mosche #42)


PANE D'AMORE PERDUTO

Allora si abbracciarono, e lui le fece fare il giro del mondo promesso, una, due, tre volte, la fece volare come fosse una bambina, e rideva, rideva. Quando si fermarono l'abbracciò ancora con tutta la forza che aveva e poi la mise a terra: "Non hai la minima idea di quel che provo, vero?"

#1456

Sentivo i suoi passi dietro di me da lontano, brevi e veloci, stivaletti, di fretta verso qualcosa oltre noi, sempre più vicini eppure mai abbastanza da raggiungermi, e sempre dietro di me veniva, sconosciuta, a suo modo irraggiungibile.

20161119

#1455 (Le ultime mosche #41)


LA PROSSIMA META

Se ne andò incazzatissimo, e alcuni di noi lo seguirono immediatamente gridando "Maestro!".
Poi, ogni tre o quattro passi, ci chinavamo a terra per raccogliere le sue impressioni.

#1454

Che cosa ci facevano quelle persone in casa mia? Chi erano?
La patina giallognola della fotografia parlava di un'epoca andata, il luogo fermato sulla pellicola poteva essere ovunque, le insegne erano fuorvianti, le espressioni poco significative. Un gruppo di operai vestiti alla buona, la faccia da terroni, forse la speranza che la loro condizione potesse prima o poi cambiare. La presenza dei due carabinieri non aiutava a risolvere il mistero, anzi lo infittiva: detenuti condannati ai lavori forzati? In ogni caso la congettura non risolveva la questione della loro presenza, oggi, su quella mensola, gli occhi puntati sulla mia casa, come se si aspettassero qualcosa.

#1453 (Le ultime mosche #40)


C.V.B.

Non riuscirei mai a dire no ai tuoi occhi: rossi come rubini e trasparenti, indicano senz'ombra di dubbio il posto in cui cammineremo insieme, che in fondo è tutto quel che voglio.

20161118

#1452

Come mai quasi tutti i suoi momenti di crescita erano legati ad azioni in qualche modo correlate al padre, ad altre azioni compiute spesso in un altro tempo e a volte anche in un altro luogo?
Far sfiatare il suo primo termosifone lo riportò all'infanzia, al corridoio della casa dei suoi, al padre in vestaglia che faceva sfiatare i maledetti termosifoni in un passato incantato e senza tempo, dove tutto si tendeva tra la fanciullezza e la mancanza di responsabilità.

20161117

#1451 (Le ultime mosche #39)


DUNDEE CAKE

I miei oggetti respirano... I libri, le bugie, le tempeste, i ritardi appesi, i messaggi nelle bottiglie, gli orari, gli specchi, gli amuleti; non è magia, non ne vedo le ombre ondeggiare come in balia di una bufera di sabbia e mare in un tempo che fu su una nave che non ci ha mai portato dappernulla.

#1450

Fu così che più o meno a metà degli anni '10 del nuovo millennio, in conseguenza della spesso congenita e comunque persistente mancanza di adeguati spazi appositamente dedicati o all'uopo riadattati, la cultura dello skateboard fece il suo ennesimo scatto in avanti, dimostrando ancora una volta la sua estrema quanto connaturata predisposizione adattiva mediante l'evoluzione allo stadio di disciplina domestica. Arrivato come logico successore di freestyle, street e vert, e drammaticamente in linea con la tendenza solipsistica che era andata diffondendosi nell'ultimo decennio a causa dell'influenza dei devices tecnologici e del cosiddetto social networking da essi veicolato, l'houseskating segnava il passaggio a una dimensione più intima: lo skater doveva spostarsi nel minor tempo possibile lungo un percorso non prestabilito ma ricco di ostacoli obbligatori, all'interno di grandi case – messe a volte a disposizione da proprietari compiacenti, ma più spesso abbandonate o ancora meglio temporaneamente disabitate.

20161116

#1449 (Le ultime mosche #38)


SNOKONOKINGON

Risolse così il dilemma tra scienza e religione: Adamo ed Eva erano scimmie, Dio ha creato l'uomo a sua immagine, Dio è una scimmia.

#1448

L'afrore misto di merda e acqua di colonia tipico dei bagni condivisi in ufficio, il foro di scarico ellittico che diventa la pupilla all'interno di un occhio dallo sguardo vacuo, la sensazione, più in generale, di essere osservati nell'espletamento di private faccende: è un passo in un altro mondo, quello che ho appena fatto, dove l'efficienza della moderna gestione del personale ci rende tutti ugualmente meschini, qualunque sia il livello di evoluzione personale maturato nella nostra vita privata.

20161115

#1447 (Le ultime mosche #37)


McBUSTER

Io ho questa cosa, ok? una forma personalissima e rarissima di allergia. Sono allergico a tutto, persone, fatti, posti, discussioni, movimenti artistici, perfino ai libri, perfino ai film. Tutto mi fa rabbia, perciò divento nervoso e inquieto, e quando sono nervoso e inquieto mi capita di incazzarmi, va bene? e scoppio in reazioni allergiche e colleriche. Ora, non pretendo che mi stiate dietro ma, cazzo, almeno non statemi addosso! È una cosa mia, ok? Sono un relitto, una maledetta malattia che mi porto dietro, un male incurabile che rovina molte ottime cose, conoscenze, amicizie, amori, cazzi vari della vita che non vivrò mai con voi. Ma non è colpa mia, giusto? Insomma, questo secolo ha già tante cose che non vanno!

#1446

Dopo due mesi di nuova linea del metrò, resa gentilmente disponibile dalla gentrificazione del quartiere, riepre finalmente la fermata di quella storica, a cui l'affetto e l'abitudine mi guidano come verso una vecchia amica.
Che bello rimettere piede tra i vecchi impianti, passare i vecchi tornelli, salire sui vecchi vagoni.
Ma che caldo. E che lentezza!

20161114

#1445 (Le ultime mosche #36)


TRAVEL SO HARD

Non avrebbe mai smesso di provare la spiacevolissima sensazione di non essere creduto ed essere guardato con lieve disprezzo quando qualcuno gli chiedeva una sigaretta e lui era costretto a rispondere "Mi dispiace, non fumo."

#1444

Have no time to play one
Have no space to own one more
Wonder why I've bought one
Wonder why I'm buying one more

20161112

#1443 (Le ultime mosche #35)


SEX A PILE

Vivevamo nel Mississippi. La mia famiglia era una grande tragedia del sud, piena di personalità forti che si scontravano come scogli nei giorni di burrasca. Tutti insieme sembravamo un film di Elia Kazan.

#1442

Thought I was all for form over substance
Thought you were lookin' beyond the surface
Turned out I'm for form and substance
And you're only interested in discount

20161111

#1441 (Le ultime mosche #34)


IN THE BUSHES AGAIN

Quando smisi di fissarla, con gesti veloci e precisi prese la borsa e ne cacciò un rossetto scuro per passarselo sulle labbra guardandosi nel doppio riflesso del finestrino. Mi girai appena in tempo per vederla e così si mise a ridere, e l'amica che le stava di fronte, più vecchia di lei di almeno dieci anni, rise anche lei e si fece tutta rossa come fanno le donne che hano amiche più belle di loro e le invidiano e sperano però che troveranno l'uomo giusto, una volta o l'altra, magari proprio su un treno come quello.

#1440

Roma non si capisce. Si subisce.

20161110

#1439 (Le ultime mosche #33)


ALL I NO

"Ho capito tutto dei tedeschi," dice mia sorella entrando in camera mia con i capelli unti-glam: "indovina come si dice «che ore sono»? Quanto è tardi!"
Questo dopo aver sognato un uomo seduto in poltrona a piangere davanti al video di Perfect Day.

#1438

Amava Pynchon non perché lo facesse sentire un iniziato della letteratura, ma perché gli lanciava delle sfide intellettuali. La sua prosa pirotecnica, pressoché aliena, i dialoghi ellittici, da wit-com così sofisticata da tenedere all'aleatorio per sublimazione, le descrizioni rigogliose, lussureggianti come zone di penombra in foreste tropicali, e trame altrettanto fitte, abitate in multiproprietà da personaggi con anagrafiche contorte come sciarade... E tanta, tanta, tanta paranoia strisciante e seducente. Erano sfide che gli piaceva non solo accettare – leggendo i suoi libri fino alla fine – ma anche, a volte ma solo a volte, vincere – convincendosi di averli capiti. Proprio come le barzellette del New Yorker.

20161109

#1437 (Le ultime mosche #32)


WIND WENDERS

Il pelo dell'acqua, e il pelo della coscia; in mezzo alle gambe, come oro, vive una sottile intimità segreta e bagnata. Questo sembrò di capire Sophie, e solo lei.

#1436

Mi accusano di adorare il Signore! Che far cantare quella ragazza e la sua famiglia nel mio locale equivalga ad adorare il Signore! Bene: se lasciare che Mavis e gli Staples si esibiscano qui da me vuol dire adorare il maledetto Signore allora sì, sono un maledetto adoratore del Signore! Ecco, ormai l'ho detto tre volte, sono condannato. Eppure anch'io, come tutti, amo le canzoni che parlano del Diavolo. Mi terrò dunque questa maledizione, maledetto il loro Diavolo!

20161108

#1435 (Le ultime mosche #31)


LA PROSSIMA DOMANDA

Potrei prevedere la mia morte con largo anticipo, tanto da capire perfettamente quel che si prova a lasciare a metà tutto quello che si stava facendo. Fissai l'auto che mi avrebbe ucciso mentre stava ancora uscendo in retromarcia dal paracheggio. Calcolai la traettoria e sì, s'intersecava perfettamente con quella della mia bicicletta. Allora seppi come sarei morto. Avevamo fatto un sacco di chilometri, io e quella bici, più di quanti generalemente ne facciano un uomo e una bici. Ma non importa quanta strada uno abbia fatto nella vita.

#1434

Una cascata di foglie ancora verdi, ecco cosa venne giù dal piccolo albero quando vi poggiai la mano sul tronco. E con le sue quelle di tutti gli altri alberi vicini, giovani e meno giovani, coriandoli nella porzione di cielo che mi circondava, come se avessero aspettato il mio arrivo per decretare l'inizio dell'autunno.

20161107

#1433 (Le ultime mosche #30)


FIZZUS INNOCENTUS

I definitely need to wash my face: got something strange in my eyes, something wrong in my hair. Maybe Spring.

#1432

Le ragazze vengono a trovarci anche stasera, è gentile da parte della loro mamma lasciarle venire anche se in questa casa ci sono un po' di giovanotti (me compreso... l'unico in età riproduttiva).
S'intrattengono un po', giochiamo sul lettone dei miei, gli offro ginginha, giochiamo ancora un po' arruffando il piumone.
Quando è sera tutti sono già a tavola, e le ragazze vanno via, alla chetichella, salendo le scale senza far rumore nelle loro grandi gonne tradizionali. Ma uscendo rubano dagli scaffali nell'ingresso bottiglie di ginginha, due a testa! Le rincorro nella neve, in calzini per l'impeto, inseguendole di improperi.

20161106

#1431 (Le ultime mosche #29)


KELLY COACH THE STARS

Era più fine di Rosetta, e più bella, se possibile. Ma sparì, qui sta il fatto, sparì all'improvviso, e nel bar dove aveva lavorato fino ad allora nessuno poté giurare di averla mai vista.

#1430

Il cane ha un'andatura goffa, sbilenca, piatta, quasi azteca. Visto da sopra è una rana decorata a motivi tribali. Ma una volta nell'atrio, lasciata la passeggiata sul lungomare con la vecchia padrona, rivela un canino enorme, d'osso scuro, come di marmo variegato al caffè.

20161105

#1429 (Le ultime mosche #28)


TORMENTILLAS

Trovò quel pacco di giornali del giorno per caso, e dapprima i suoi ne furono contenti: l'idea che Anna si mettesse a venderli andava contro i loro principi, ma cinquanta lire erano quello che erano. Quello fu solo il primo passo verso l'affermazione sociale ed economica di Anna. Dopo tre anni quella che io e Giulia vedemmo entrare in chiesa per la messa delle dieci era compretamente un'altra persona.

#1428

Tendo la mia mano
dal buio verso la sveglia
nella stessa ora in cui lui tende la sua mano
dal buio verso la sirena che l'ha chiamato tutta la notte.

L'ha chiamato
dalla sua terra fin nella mia terra
dove tendo la mano in cerca di ristoro
nella stessa ora in cui lui tende la sua mano in cerca di salvezza.

Ci guardiamo entrambi delusi
dalle due rive del mare che ci dividerà per sempre.

20161104

#1427 (Le ultime mosche #27)


COE

Avevo casualmente trovato scritto a penna rossa su un foglio in ufficio (tutti maschi) "Hush, now, don't you cry, wipe away teardrops from your eyes" e così, conoscendo la canzone, avevo aggoiunto a penna nera "Hush, little baby, don't you cry, mama's gonna sing you a lullaby".
Qualche giorno dopo avevo trovato aggiunto con la stessa calligrafia della prima strofa "I was crying when I met you, now I'm dyin' to forget you", ma questo (tutti maschi) non faceva parte della canzone. Così ebbi paura.

#1423/1424/1425/1426 (Elegia della Spagna del nord)


Cani lupoidi ma non lupeschi,
anatre esornative, estetizzanti,
insegne al neon che hanno perso le parole,
piatti buoni anche se non si ha fame.
Caldo molto secco, caldo molto umido.
Cene che non sono cene, ma valgono di più.
Storpi rimasti da soli a popolare la città.
Pintxos così belli da fotografarli (yummi!).
Avocado che viaggiano da soli in bus autopista.
Altri storpi, un po' ovunque.
Perle, ma non ai porci.
Chipirones affogati nel loro stesso sangue
(ma qui lo dicono col tx)
Pare che la città stessa sia stata fondata da uno di fuori,
che aveva sparso sulle rocce il sangue dei montanari
(proprio come i “txipirones in su tinta”)
a loro volta primi abitanti della regione.
E "Hanno solo l'Atletico, e ora il Gugge...
ma i primi giocatori erano montanari come me,
quindi non hanno nemmeno l'Atletico."
Intanto gli storpi fanno esercizio
dimostrando grande coraggio e forza di volontà.
Una storia di carattere,
diversi da tutti gli altri
(come dimostrano le insegne
quando non hanno perso le parole...)


Palazzi di panna,
il tracollo del pintxo,
The Big Week,
mariachi (o mariatxi?),
gemelli, gemelli,
stronze al bar,
una sedia per l'ombrello,
corsa col pesce vivo,
mezze razioni,
giganti di cartapesta,
piccoli danzatori biancovestiti,
il Cammino ci segue ovunque,
un passaggio in mezzo al bosco,
costeggiando il mare,
un passaggio per Pasaja,
un passaggio, Pasaja,
i maestri d'ascia di Pasaja,
i vogatori di Pasaja,
Gros, isola pedonale del tesoro,
surfisti a piedi sul cemento
escono di casa con la tavola
e corrono al mare
(dove avranno messo le chiavi?),
una città surf-chic.


Di passaggio da Pamplona,
per emulare zio Ernest ci vuole fegato:
risolviamo per mezzo del Gaucho.
"Fois!" grida Vincent
nel baccano della taverna.
Tiene la cuenta,
la folla è cruenta,
los cuentos de la cuenta,
così si narra la Navarra.


Anche in Aragona, cripta manent,
i fedeli baciano un pilar oval
e le monete tintinnano senza ricevuta.
Indulgenza plenaria
a chi se la vive nel modo giusto.
Noi preferiamo la via moresca:
"Tanto monta, monta tanto."
La città è popolare, non ancora gentrificata;
godiamo dei negozi che sono vintage per anagrafe,
dei mercati che sono solo mercati,
delle insegne che dicono che tutto è come ancora,
ancora per un po'.
Le rovine non sono solo romane
ma d'ogni quando e d'ogni dove.
Impossibile mettere etichette su queste strade e questi palazzi,
persino Don Quixote qui ha naufragato
ed ebbro di piacere naufrago
nelle calle dai curiosi nomi (El Coso, sopra tutti).
La vista dal sesto piano è bella nella notte,
la notte è fresca, fresca è la birra con la limonata.
E quando il sole torna a picchiare
ce ne andiamo battuti come mori.
Un tour nel nulla fato di nulla,
una bolla di saloni dell'auto autoghettizzati,
movimentazione poco movimentata,
logistica priva di alcuna logica,
chi verrebbe fin qui? e a far cosa?
L'inferno dev'essere così,
girare a vuoto in un posto così,
per l'eternità,
così.

Dei caccia ci cacciano,
e siamo di nuovo in volo verso casa.

20161103

#1422 (Le ultime mosche #26)


ROVINATI DAL PANE QUOTIDIANO

Rischio tanto, guardando attraverso lo squarcio soffuso nel vapore acqueo sul parabrezza.
Ma: "Ripulirò la mia stanza per quando arriverai," hai detto.

#1421

La storia è nota: dopo aver scritto e pubblicato “Mi sono innamorato di Wu Minxia”, che narra le tragicomiche avventure del protagonista nel disperato tentativo di incontrare la nuotatrice cinese alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, si è innescata una serie di eventi altrettanto tragicomici che hanno portato prima al reale e molto imbarazzato incontro tra i due, e infine a un imprevedibile quanto duraturo amore, (eventi che saranno al centro di un nuovo romanzo dal titolo “Wu Minxia si è innamorata di me”).

20161102

#1420 (Le ultime mosche #25)


DOLOR DOLORES

Cominciò a fremere, mentre le guance le si impoverivano. Ma l'infermiera fu inflessibile, e le propinò tutto il noiosissimo rituale del questionario pre–ricovero. Fu così che ci si poté rendere conto del perché Gladys voleva essere ricoverata. Il dottor Spencer ne porta ancora in volto i segni evidenti.

#1419

"Signorina, mi permette di provare a interessarla con delle proposte editoriali?"
Il vecchio scosse la sua valigia di cuoio e ne fece scattare fuori un paio di zampe di legno, poi l'aprì e lasciò i libri ordinati in bella mostra, come sul banchetto di un mercato.
La ragazza fece scorrere le dita sulle coste dei volumi, ne sfilò uno e chiese se poteva leggere la prima pagina.
Il vecchio le sorrise: "Ne ha facoltà."

20161101

#1418 (Le ultime mosche #24)


WWW.WENDERS.WIM

Mio padre era diventato vecchissimo, e dopo l'ultimo incidente evitato i capelli avevano virato improvvisamente al bianco, quando tutti l'avevano sempre invidiato per come portava la sua età.
Mi parlò delle quattro cataratte bastarde, come se credesse che ad essere malate fossero le ruote dell'auto e non i suoi occhi stanchi. Si lasciò adagiare pesantemente sul letto, e dovetti togliergli gli occhiali e l'orologio, e i suoi capelli erano bianchi, e il suo viso lungo e scolcato come le scie che aveva lasciato sull'asfalto senza mai lasciarci la pelle.

#1417

Non so perché l'ho fatto. Però è vero che ho sparso in giro tutti i semi che mia madre mi ha regalato. Sono piccoli baccelli marroni, con ancora una parte di foglia attaccata in modo da renderne più facile la presa. Quando lei mi chiede di aiutarla a trovarli non mi tiro indietro, lo sguardo in controluce alla ricerca del raggio di sole in filigrana. Sono tutti qui sul pavimento, e li raccolgo uno ad uno.

20161031

#1416 (Le ultime mosche #23)


IL MOSTRO PRIMO

La signora era cieca. La prima cosa che disse quando mi conobbe fu "Questo qui mi pare un po' gay," ponendo fine una volta per tutte a ogni mio dubbio. Pazienza se poi dovemmo ricrederci entrambi, nostro malgrado.

#1415

Campione olimpico di tiro a indovinare, salto alle conclusioni, corsa ai ripari e tutte le specialità di scherno, punta quest'anno a un titolo importante nel lancio della prima pietra.

20161029

#1414 (Le ultime mosche 22)


EASY JANE

Quelli che se ne vanno sono i migliori, come questo brufolo grassone che abbandona la classe non più di 5 min. dopo l'inizio della lezione.
Tu che ci fai qui, Maria? Perché non ti accalchi come gli altri?
È rimasta tutto il tempo seduta da sola a guardarsi intorno e, in basso, i piedi; ma soprattutto me che la fissavo, e sembravo capirla. Le labbra e gli occhi parlano da soli.

#1413

Erano rimasti delusi e scottati tante di quelle volte che avevano tacitamente deciso di evitare ogni reciproco romanticismo, vivere come se non ci fosse un domani, con affetto e rispetto ma senza fare promesse, e senza usare frasi fatte.
Il tempo era passato, non erano arrivate né le delusioni né le scottature, ma i giorni del sacro fuoco erano andati, passato il momento delle frasi d'amore e delle grandi dichiarazioni. Stavano bene, erano sereni e si volevano molto bene, ma quella parte l'avevano saltata, e non sarebbe tornata mai più.

20161028

#1412 (Le ultime mosche #21)


HOT CHEEL

Non potevo sopportarla, la ritenevo tutto ciò che io non avrei mai voluto essere a quarant'anni. Ma poiché me ne mancavano solo venti, e la incontravo sempre e immancabilmente in tutti i posti che frequentavo, ebbi paura di essere già come lei, e di non poter più cambiare. La sua presenza negli stessi luoghi e per gli stessi motivi di noi ventenni deponeva a netto sfavore della nostra vecchiaia a venire.

#1410/1411 (Due cortometraggi)

In preda ad altri pensieri scende dal bus alla fermata sbagliata. È su una sopraelevata, in una zona della città sconosciuta ma evidentemente periferica. Nota subito individui sospetti, a gruppi o solitari, e si finge occupato, come se aspettasse qualcuno o cercasse un luogo noto. Gli si avvicinano quattro adolescenti chiaramente malintenzionati.
"Non ho soldi," dice lui.
"Andiamo al bancomat," dicono loro.
Dopo una contrattazione che stupisce per primo lui stesso riesce a patteggiare e gli offre la cena. La trattoria è spartana ma dignitosa. Finge dimistichezza, gli rispondono con falsa simpatia. Alla fine del pasto vorrebbe volatilizzarsi, i bus cominciano a scareseggiare, la notte si avvicina. Ma quelli tornano improvvisamente seri e minacciosi.
"Allora," dice uno, "questo bancomat?"

Si guarda attorno nella carrozza della metropolitana. I tempi sono cambiati, i sospetti sono aumentati, l'aria è pesante e la sua barba non aiuta: teme continuamente che qualcuno lo prenda per un possibile terrorista. Vede nei loro sguardi il dubbio, affetta tranquillità ma si rende anche conto che questo è proprio l'atteggiamento di chi vorrebbe nascondere la propria tensione, e sa che è impossibile distinguere tra la paura di un onesto cittadino di essere scambiato per un terrorista e quella di un terrorista di venire scoperto. All'improvviso qualcuno comincia a fissarlo con terrore. Si sente urlare qualcosa in arabo, lui stesso ne è atterrito. Quando si volta l'attentatore è dietro di lui, e brandisce un fucile.

20161027

#1409 (Le ultime mosche #20)


E–MARIA

Appese il poster della star appena sopra il letto, in un altarino pseudo-sacro, visto che la blasfemia non esiste, non è eresia adorare un altro dio.

#1408

Brutto ma necessario colpo, quando scoprì di essere sempre stato un lupo e non un orso.

20161026

#1407 (Le ultime mosche #19)


BOXING BAIXING

Senza mezze misure l'uomo aveva deciso di registrare su nastro tutto quello che gli fosse accaduto quel giorno, senza esclusioni, dal principio alla fine, notte inclusa, senza pause e senza limitare il flusso degli eventi che si sarebbero succeduti.

#1406

In questa foto i genitori di Eric posano travestiti da sacchetti della spazzatura in occasione del cosiddetto Presepe della Nettezza Urbana. Leggenda vuole che avessero poi cominciato a usare quella fotografia nel loro curriculum, col commento "Pronti a tutto purché il party funzioni".

20161025

#1405 (Le ultime mosche #18)


IL CHIAVICONE

Mi fissa ogni volta che entro rossa e riccia come un'insalata, e intanto addenta la sua banana, pescata dal bancofrutta dietro cui lavora, e mastica veloce e vorace, ed è alta, pallida e segreta come il campanile di una chiesa di campagna.

#1404

"Porca coca!" imprecava sempre, e quando qualcuno la guardava strano spiegava che ognuno è libero di prendersela col dio che preferisce.

20161024

#1403 (Le ultime mosche #17)


UNO, DOS, STRESS

Dei dieci comandamenti c'è solo il quinto che non ho mai infranto. Però sono un ragazzo normale: non sono mai stato in una clinica psichiatrica, niente problemi di alcool o droga, anzi non fumo nemmeno. Qualche crisi di coscienza, sfalzamenti di identità ridotti al minimo, bongustaio, un po' cinico, poco socievole, egoista quanto basta, innamorato.
E ora mi ritrovo faccia a faccia col più atroce tra i delitti a contemplare la caduta della mia ultima sicurezza.

#1402

Accovacciato sul balcone con un paio di waribashi strette tra le dita, spulcia foglia a foglia le piantine di basilico cercando di salvare il raccolto di quest'anno.

20161023

#1401 (Le ultime mosche #16)


ANGOLI

"Siete le mie due uniche vere amiche," disse Tordo Rosso in un momento di ebbrezza euforica, "perché siete le uniche due squaw che non mi scoperei mai."

#1400

È una ragazza piena di sorprese. Frequentarla potrebbe anche volere dire imbattersi in un paio di pantaloni la cui etichetta recita: "Tenere lontano da fonti di calore."

20161022

#1399 (Le ultime mosche #15)


È ORIZZONTABILE?

È mentre l'acqua scorreva nella vasca che Sophie e Susanne scoprirono il contatto che esigevano le loro labbra. Dietro la porta la madre di Sophie poteva solo immaginare che grande amica sua figlia avesse trovato.

#1397/1398 (Due quasi-tautogrammi)

Un palombaro Philippino perlustra il pavimento del Pacifico.
Procede con piedi di piombo.

La palestra pullula di proteiche presenze, potenzialmente prive di pensiero.

20161021

#1396 (Le ultime mosche #14)


SCHIENA DIRITTA, ARTI RILASSATI

Hermann Drake (conosciuto anche come Er Mandrake), illusionista romano: ricercato per frode aggravata e deposizione mendace.
Walker Texas Evans, fotografo americano: su di lui pendeva una condanna per violazione della privacy e appropriazione indebita di informazioni riservate.
Entrambi colti dal posto di blocco, fondano ora tutte le loro difese sotto due metri di terra fresca.

#1395

Lo schricchiolio del ventilatore che ruota sulla sua base, cordame di vele raggiunte dalla brezza in mezzo alla binaccia; le onde del lenzuolo scemano verso i bordi del letto, oltre le Colonne d'Ercole del giorno afoso. Steso in un mare di sonno, il mio è un corpo alla deriva.

20161020

#1394 (Le ultime mosche #13)


SAFEWAY

La muratura di quest'uomo è fragile come la porta del Paradiso, che si può forzare mediante qualche preghiera e un falso pentimento in punto di morte.

#1393

Grande lo stupore del camionista: dai finestrini aperti in corsa sull'autostrada accanto al palco en plain air, improvviso il coro della Nona di Beethoven.

20161019

#1392 (Le ultime mosche #12)


PLAYGROUND LOVE

Costretta per amore a dormire su lenzuola che le ricordavano l'odiosa divisa della scuola carrolica, Gloria (Maria della) gli diede più di quanto lui, per amore, potesse contenere.

#1391

Per l'estate si trasferivano in metropolitana, sui treni con l'aria condizionata, portandosi da mangiare e da bere, un libro, musica in cuffia o un computer pieno di film. Era in quella stagione che l'abbonamento annuale ai mezzi pubblici si caricava di meraviglioso senso.

20161018

#1390 (Le ultime mosche #11)

Die Windfilme era il nome che aveva dato a quella serie di pellicole. Si metteva fermo lì da solo, a sprecare interi caricatori inquadrando sezioni di spazio solcate dal vento, erba che sussurrava, alberi che s'inchinavano, oggetti che volavano via, in silenzio, e persone controvento battute dalle raffiche di quello che lui definva "l'agente atmosferico più inutile e più bello".

#1389

Ci siamo conosciuti nemmeno un paio di giorni fa, ma tu già non mi riconosci.
Ti seguo per le strade della città, è notte, non ti accorgli di me. Ti fermi al bordo di una fontana, ti giardo da lontano. Probabilmente piangi, sicuramente, forse.

20161017

#1388 (Le ultime mosche #10)


SPETT.LI ORE 2000H, 2200H

Testina quadrata, la signorina, biondina, ricciolina e ricchissima, tanto fragile nell'auto di lusso che si schianterà alla prossima frenata brusca.

#1387

Un elemento: la terra.
Un materiale: il legno.
Un animale: l'orso.
Un frutto: la mela.
Una pianta: la betulla.


20161016

#1386 (Le ultime mosche #9)


HAI ZEPPATO UNO STRONZO

Certe persone hanno un sonno affatto riposante, e si svegliano provate, esauste, e con una fame atavica, come se avessero lottato tutta la notte battagli spossanti e ancestrali.

20161015

#1385

Il Genio della mia casa è vecchio, rude, affascinante ma apatico, socievole ma sporco; si sta lasciando andare, casde a pezzi, ma sa ancora essere accogliente e caloroso, e ne sa una più del diavolo.

20161014

#1384 (Le ultome mosche #8)


POKEMON DI TUTTI I TEMPI

Che il libro fosse complicato lo si vedeva già dall'operazione più elementare, voltare le pagine: era infatti contenuto in una scatiola da bombiniere, e per tirarlo fuori bisognava capovolgerlo come un budino.

#1383

Lo step-home intruding è una tecnica di circuizione molto veloce e aggressiva, a cui è impossibile opporsi. Mentre, in cucina, l'uomo veniva costretto a tirar fuori tutti i soldi, in camera da letto la donna veniva legata mani e piedi al letto e costretta a giochi di natura sessuale di cui la penetrazione era la componente meno invasiva.
"Li voglio morti," disse lei quando tutto fu finito. " Quanto ci metti a ritrovarli?"
"Dammi fino all'alba," rispose lui.
Ma donna fremeva: "Devo uscire," disse. "Fammi uscire."
L'uomo non capiva, e la donna impazziva all'idea di doversi spiegare.
"Devo uscire," continuava a dire irritata, "devo uscire."
E uscì.
Un altro uomo la aspettava su una barca ormeggiata lungo il canale che arrivava dal porto.

#1382 (Le ultime mosche #7)


PIEDI ETRUSCHI

Si era messa il pigiamma alle quattro del pomeriggio (questo glielo disse al telefono), segno evidente che non aveva nessuna intenzione, quella sera, di conoscere persone meravigliose.

20161013

#1381

È vero, un tempo dichiaravo di voler vivere per sempre in affitto. Ma adesso, dati i tempi che corrono, ho deciso di rivedere le mie pretese e limitarmi a voler vivere per sempre.

20161012

#1380 (Le ultime mosche #6)


SOGNO AMERICANDO

Da ciò trassi una metafora di vita.
Era la prima volta che mio padre entrava in camera mia e si guardava intorno. Essendo falegname era attratto soprattutto dalle cose di legno: la pedana per le piante, la scatola per i cd, il contenitore con tutto il set da scrivania, quello per i colori e i pennelli.
Ognuno di quegli oggetti, un tempo, era stato qualcos'altro. E fu osservando lui che osservava che capii la differenza fondamentale che ci divideva: lui costruiva cose, io le recuperavo e le riadattavo. Il mio era il regno del riutilizzo, ridavo vita alle cose senza sapere come farle nascere; il suo quello del bricolage, e poi abbandonava le cose che creava al loro destino già segnato.

#1379

Ecco l'ennesimo inequivocabile segno dell'età che avanza: un tempo a questo tipo di incontri si cercava di restare il maggior tempo possibile, fare a chi se ne va per ultimo, a chi non sposta le gambe da sotto al tavolo; mentre adesso nessuno di noi desidera altro che andarsene al più presto, lasciare questo posto per primi e non tornare mai più.

20161011

#1378 (Le altre mosche #5)


POKA MONAKA

La ragazza era ferma come piangente sotto al segnale di stop al grande incrocio di notte, al freddo, in mezzo alla nebbia. Fermo l'auto per chiederle cos'ha, se sta bene, se vuole un passaggio. Lei si gira bellissima e con l'ombretto sbavato, e con un coltello in mano "dammi il portafoglio," dice (trentamila lire) "e scendi dalla macchina" (una 127 prossima alla rottamazione).
Poi prende posto e si avvia verso il nulla.
Per fortuna abitavo a due passi.

#1377

Improvvisamente lo capii: c'era un'indubbia componente sessuale in quel parrucchiere che tagliava i capelli alla sue annesima cliente. Lui era dietro di lei, lei era in suo potere, ed entrambi potevano vedersi riflessi nello specchio mentre il loro gioco, l'equivalente tricologico di una danza caraibica, decideva che strada prendere.

20161010

#1376 (Le ultime mosche #4)


REAL

E quando la nebbia ci avvolse senza spiegarsi fui certo che dovevo averla tutta, come una lucciola in un barattolo, tutta per me, come luce per la mia visibilità.

#1375

Fingersi un robot non era una cosa semplice, ma chi meglio di me poteva riuscirci? E quando Clara capì chre ero lì per aiutare lei, qualcosa di simile all'ammirazione si mise in moto nel suo cuore d'acciaio.
Mi domandavo fino a che punto sarei potuto arrivare, se anche in questo caso l'amore avrebbe vinto su tutto.

20161009

#1374 (Le ultime mosche #3)


OUR FEELING OF NATURAL HEIGHT

Ozu aveva un potere di persuasione davvero non comune, e nessuno dei suoi collaboratori (sopratutto il suo direttore della fotografia) avrebbe mai potuto dubitare che le sue parole nascondessero la verità della poesia: "Sembra già di vedere i colori che verranno."

#1373

"Buongiorno, Carla, come state?"
La risposta di Carla è una considerazione solo apparentemente banale, ma si porta dietro riflessi di atavica saggezza sociale: "Se diciamo che stiamo bene facciamo prima."

20161008

#1372 (Le ultime mosche #2)


I TRENI DI OZU

Parlai in francese stentato: "La tua amica è la ragazza più bella di questo lato del mondo," e poi, quando vidi l'oggetto del mio desiderio, mi avvicinai a lei: "Che stupido," dissi nella mia lingua, e le regalai la cartolina di Monet prima di scomparire tra la folla di Gare Saint-Lazare.

#1371

Sarà anche una città capace di “serate sensuali”, soprattutto agli occhi di uno straniero, in generale, e di un americano, in particolare; ma il fatto che qui sia morto Mark Sandman dimostra ancora una volta, se ce ne fosse il bisogno, che Roma è una città con un enorme potenziale negativo.
Ci consoliamo proprio con The Way We Met, una love song with a twist.

20161007

#1370 (Le ultime mosche #1)


BRUSH

Per due volte mi capitò di assistere al ripetersi di quella magia in maniera inconsueta. La prima, in una stanzetta arredata come una casa, con una scrivania di vecchio noce, seduti su due desie di legno col sedile in pelle tesa e dura come quella di un tamburo (suonavano, a batterle con le nocche). E la seconda in un salone insonorizzato e caldo, pieno di gente, semisdraiati su quadrati di pelle nera imbottiti, larghi e comodi come letti matrimoniali.

#1367/1368/1369

Non aveva ancora superato la soglia dei quarata ed era la prima volta che lo separavano da qualcosa a cui Dio, o chi per Lui, l'aveva unito, la prima volta che una cosa fatta per stare dentro al corpo (sebbene con un inemendabile difetto di progettazione) veniva portata fuori dal corpo.

Rimandava l'estrazione dall'adolescenza, da quando, invece di farsi togliere quel dente del giudizio che non sarebbe mai venuto fuori, aveva silenziosamente scelto di non scegliere, ovvero aveva deciso che una certa dose di pericolosissima codardia – e di dannosissima perché malriposta paura – sarebbero state un segno costitutivo del suo modo di vivere.

Era diventato grande ancora una volta, senza per questo diventare più vecchio. Come quando la sua ragazza si era presentata in gonna per quella gita domenicale, come quando con l'auto aveva attraversato quel passaggio tra i due muretti sul ponte, come quando la responsabile dei corsi l'aveva chiamato per dirgli che aveva superato l'esame col massimo dei voti, come quando allo scoccare dei suoi trent'anni si era licenziato dal suo primo lavoro importante e aveva firmato per il successivo. Sono indelebili, i momenti in cui si capisce che c'è ancora tempo per crescere.

20161006

#1366 (Le altre mosche #157)


SANT' IAGO, PROTETTORE DEI TRADITORI

Ibrahim Ferrer aveva già da tempo deciso come spendere quella montagna di soldi.
"Questa casa è stata arredata solo con pane secco e frustrazione," disse, mentre due scaricatori portavano dentro la nuova mobilia. "Ma d'ora in poi tutto sarà diverso."
Fuori, Cuba piangeva di gioia all'alba, alla sera di disperazione.

#1365

Quando, ascoltando quello che era indubitabilmente uno dei migliori Luigi Tenco d'annata, si disse pronto a scommettere che era un giovanissimo Vecchioni, ebbi la definitiva conferma che di musica non capiva assolutamente un cazzo.

20161005

#1364 (Le altre mosche #156)


LACRIMA CHRISTIANA

Rappresentante di ciliegie. Arredatore di sentimenti. È questo che facevo, per campare, quell'anno.
Primavera del '56, e intanto voi albergavate le vostre natiche di lusso in piscine d'alto bordo.

#1362/1363 (Due detti)

A caval donando non si guarda in culo.

Il pesce è buono quando dura poco.

20161004

#1361 (Le altre mosche #155)


KODO

A John Fante non piaceva il sapore che quel vono lasciava in bocca il mattino dopo. Ma a quel tavolo, in compagnia della sua personalissima Confraternita del Chianti, erano nati i suoi migliori romanzi.

#1360

La storia dei due vecchi che siedono accanto a noi è evidente: lui era un carcerato – i tatuaggi fino al polso – e lei l'infermiera dell'aguzzino incaricato di fare esperimenti sui detenuti. Lei s'innamora perdutamente di lui, cambia il dosaggio della droga, lo aiuta a rimettersi in sesto e poi ad evaere, e infgine lo raggiunge. Stanno anora scappando.
Lui si alza e le chiede: "Coffee?"
E lei: "Yes, please."
Nessuno li troverà.

20161003

#1359 (Le altre mosche #154)


14:44

Se mi dovessi mettere in testa che ho paura di dormire con la luce spenta, nulla e dico nulla mi convincerebbe a dormire con la luce spenta.

#1358

Montaggio incrociato tra una casa e l'autostrada, un uomo compie preparativi, un altro uomo guida un'auto, J. S. Bach, Buddy Holly, una scrivania ordinata, un cavallo a rimorchio, un biglietto d'addio, un colpo di sonno, una pistola, un incidente, un caricatore con un solo proiettile, un cavallo in fuga sulla strada, il contatto della canna con la tempia, il riposo in un prato lungo il ciglio, lo sguardo dalla finestra, un lungo nitrito, qualcosa che attira l'attenzione, un cavallo in cortile, una pistola sulla scrivania, una carezza sul muso.

20161002

#1357 (Le altre mosche #153)


JAZZ E ROSE

Non versare vino sul vino versato.

#1356

Così come richiama a sé il fedele, allo stesso modo il suono delle campane allontana ancora di più chi fedele non è.

20161001

#1355 (Le altre mosche #152)


SUDORE ARANCIONE

Ti vedo ingrassarti la pancia in una gonna verde-ferrovia, dietro al vetro spesso, e mi irrita il tuo-far-niente così laborioso.
Lavoro anch'io, sai, non vorrei essere qui.
Per un giorno gli affari degli altri ci hanno messi sulla stessa barca.

#1354 (Elegia svizzera)

Ci accoglie il sole, nonostante la pioggia.
E le campane, nel formato monolite
gentilmente offerto dall'industria svizzera
del cioccolato alla popolazione.
Impagabile angolo di pace incastonato
tra cartoline da cartolina.

La pioggia è sottovalutata, in viaggio.
Portatrice di sensazioni,
costruttrice di paesaggi,
organizzatrice di incontri,
sabotatrice
del consueto, del conforto, del conforme
s'insinua nei ricordi,
a meno che questi non siano
impermeabili alla magia.

Il simbolo di questo viaggio è una sfera di pietra
che ruota su se stessa grazie all'idropulsione.

20160930

#1353 (Le altre mosche #151)


JAZZERCISE

Moi, le sentiment parisienne
et la vie de la mort
et la vie de la mer
quand n'allons pas plus avant

#1351 (a D.W.)/1352

Leggere i canti del marinaio dei Caraibi che canta la nostalgia per il suo mare al suono di una musica discreta mentre il sonno della magnolia comincia a fare il suo effetto è una pallida traduzione della lingua del sogno che si fa strada nella notte appena giunta.

Sulle ultime note della Ambient Music For Airports 1/1 si spegne nel tramonto la lunga ombra di Dennin Hopper, una croce di legno intagliato nel petto, lo sguardo che ancora cerca la chiesa di Taos tra le montagne sacre del New Mexico, dove non arrivano i serpenti e l'uomo, se vuole, potebbe raggiungere il Tibet.
Sulla stessa chiesa si apre l'alba dell'Ambient Music For Airports 2/1, questa volta nei colori di Georgia O'Keeffe, una quarantina di anni prima, come al risveglio da un sogno in cui voci di qualcosa di molto vicino ad angeli cantava l'eterno mistero della vita e della morte.

20160929

#1350 (Le altre mosche #150)


DAYDREAM

Did anyone see my cat?
Did anyone see my cat?
Did anyone see my cat?
Oh, I was wearing it as a hat.

#1349

Lo spoiler è l'ultima foglia spuntata sull'albero della conoscenza.

20160928

#1348 (Le altre mosche #149)


LISA MARIE

Sir Peter Owen, un tempo semplice ma rinomato parrucchiere della nobiltà, era convinto che ogni singolo capello del Sig. Ichabod Crane fosse collegato ad un nervo, e che da ciò derivasse la stravagante acconciatura che nemmeno lui (sebbene ormai baronetto) era riuscito a domare.

#1347

Non si sfugge a Beethoven. Per ogni musicista questa è una verità incontrovertibile, non gli si può sfuggire, anche se lui è morto e noi pensiamo di essere vivi. Beethoven è il Terminator della musica occidentale: che voglia elmininarvi o salvarvi, non gli si può sfuggire.

20160927

#1346 (Le altre mosche #148)


UH-OH!

Baciare la strana donna dalle grandi labbra, questo mi mise in testa la strana donna dai grandi occhi.
"Io è lei che vorrei baciare," mi diceva. "Guardala, com'è potente, Sì, io è lei che bacerei, guardala com'è..."

#1345

Il vecchio è giustamente preoccupato per te, ma nella stanza in cui ci tiene al riparo da tutto quel che sta succedendo là fuori regna una calma umida e perfetta, e i tuoi capelli sono di nuovo lunghi e siamo sudati e non c'è tempo da pardere. Facciamo l'amore davanti allo specchio, a terra, inginocchiati l'uno dietro all'altra, con dolore e piacere. Potrebbe essere l'ultima volta, quindi 'fanculo il vecchio.

20160926

#1344 (Le altre mosche #147)


ATE THE APE

Non è affatto vero che qui si sta meglio che là. Darei vent'anni del mio paradiso per vivere un altro solo giorno.

#1343

Un gesto noncurante ma deciso al di sopra della sveglia allarmata: "Questa non è l'ora a cui voglio alzarmi." La sveglia fissa attonita: "Questo non è l'orario a cui vuole alzarsi," e torna a tacere.

20160925

#1342 (Le altre mosche #146)


IL LIBRO DEL VINO E DELL'ADDIO

"Per di là," gli indicarono. "Sempre diritto."
La strada che l'avrebbe portato alla felicità o alla morte era così, diritta e lunga, come tutte le strade in America, come i filari del telegrafo, come i binari transcontinentali.

#1341

Le dita dei piedi molto più lunghe della media del genere umano, Montiel si avviava verso ciò che tutti consideravano ormai il distruttore della città. Per il momento eravamo salvi, ma a Montiel, destinato al sacrificio dai libri profetici, non andò altrettanto bene: lo ritrovammo diversi giorni dopo, le dita innaturalmente lunghe, steso in un fosso provocato dal suo stesso impatto al suolo.

20160924

#1340 (Le altre mosche #154)


LA POLITICA DEI SUONI SPARSI

Fu Pamela Anderson, la donna dalle scorreggie luminose, a convincermi che il PH della bocca è un castoro su uno scivolo. Forse guardo troppa TV.

#1339

Gli occhi del cuore vedono meglio di quelli della mente, e quelli della memoria vedono ancora meglio. A patto di non credere a quel che vedono.

20160923

#1338 (Le altre mosche #153)


OBI-NINE KENOBI

Sono come le bambole di una volta: riesco a tenere gli occhi aperti solo se sto in piedi, ma appena mi stendo faccio la ninna, faccio la nanna.

#1337

"Ho paura di sparire," disse lei.
Non fu l'ultima cosa che disse, ma la prima di una lunga serie, e nessuno vide mai cosa più luminosa e rinfrancante.

20160922

#1336 (Le altre mosche #152)


LA QUINTA SINFONOIA

Il vento inquieta le mie finestre. Ma stanotte sono andato a letto con due donne di bellezza incomparabile, Gioia e Serenità, l'una dell'altra sorella.

20160921

#1335

Non erano in grado di badare ognuno a se stesso e pretendevano di prendersi cura l'uno dell'altra. O forse si prendevano cura l'uno dell'altra per evitare di scoprire di non essere in grado di badare ognuno a se stesso. Più probabilmente speravano che il risultato delle loro reciproch cure non sarebbe stato una banale somma matematica ma qualcosa di più grande e più forte della loro stessa unione.

#1334 (Le altre mosche #151)


WALK/DON'T WALK

Stava nel suo.
Finché nessuno l'avesse chiamato, avrebbe potuto restare in quella posizione sdraiato su quel letto a leggere quel libro anche per anni. Nulla poteva cambiare la forma della sua mente.

20160920

#1333

La cosa strana non è tanto che ci sia una tale mucchio di gente convinta che quel che pensa e ha da dire sia interessante per qualcun altro, quanto che ci sia sempre un sacco di altra gente disposta ad ascoltarla.

#1332 (Le altre mosche #150)


BARBIE E CAPELLI

Ora erano complici in quell'atto d'amore molesto: avevano deciso di far innamorare quante più donne possibile. E sorridevano ogni volta che si guardavano.

#1330/1331

C'era un tempo in cui svegliarsi tardi era non solo un lusso della giovinezza, ma quasi un vanto. Ora la biologia fa il suo corso, il sonno termina prima, la giornata dura di più. È un lusso anche questo, visto con gli occhi della maturità, che permette il vanto di fare molte cose al giorno. Non sarà sempre così, però: cos'è infatti la vecchiaia se non tanto tempo a disposizione e molto poco da fare? Questa, la terribile prospettiva da riempire ogni mattina.

Non c'è nessun vantaggio a fare la spesa al mattino presto, con solo i nonni in cerca di conversazione a farmi compagnia, se poi c'è solo una cassa aperta e la suddetta compagnia, in coda, diventa prolungata e forzata.

20160919

#1329 (Le altre mosche #149)


MOBBING BLUES

Lei, che mi aveva colonozzato come una malattia, non era più dentro di me.
Me ne ero libero.

20160918

#1328

Come si sentiva?
Dopo anni sulle orme del maestro, era diventato senza dubbio il suo allievo migliore, e ora veniva lasciato indietro proprio per la sua bravura: a capo di un'attività sua, certo, ma lì ai confini dell'Impero, mentre il maestro – a cui l'Imperatore stesso aveva riconosciuto questo privilegio – si spostava nella capitale con alcuni discepoli meno dotati.
Era un grande onore, qualcosa di cui andare molto fieri. Come si sentiva, dunque?
Non lo sapeva. Defraudato, forse, preso in giro, ma anche superbo e poco riconoscente.
Solo il maestro sapeva che dopo questo conflitto interiore sarebbe nato il suo unico successore.

#1327 (Le altre mosche #148)


PERSOLA

Sono lontanissimo, tanto che potrebbe toccarmi, ma sono irraggiungibile. Mi guarda. Mi guarda fisso, ma non riesce più a vedermi. Non ha più gli occhi giusti. Per quanto resti a fissare io sono tanto lontano che potrebbe anche toccarmi ma non mi vedrà mai più.

20160917

#1326

E se, a differenza di quel che penso, un figlio non limitasse l'espressione della mia individalità ma (semplicemente, inaspettatamente, sorprendentemente?) la intensificasse? Se essere padre fosse solo uno degli stadi evolutivi del mio stato naturale? Una versione migliore? Addirittura il compimento? Se ci fossi tagliato più che per qualsiasi altra cosa che penso di saper fare ora? Se mi desse soddisfazione più di qualsiasi altra cosa fatta finora? Se fosse una forma di realizzazione davvero plausibile? E se fossi impazzito anch'io come tutti gli altri? Troppe domande per una sera sola, e per una sola testa.

20160916

#1325 (Le altre mosche #147)


NIN

E adesso tieniti le tue tettine fredde, trattienile nella maglietta, la tua faccia cattiva e i tuoi modi osceni, tutte quelle gambe nervose che nascondevi nei pantaloni, la tua pelle rovinata, i tuoi polmoni appassiti, le tue ossa d'argento e quel buco che presto riempirai con un mucchio di altri rigidi ospiti.

#1324

Fin da piccolo sentivo che in quelle api che venivano a morire nella veranda di casa c'era qualcosa che non andava. Ora lo sguardo mi si riempie ad ogni ape che viene ad assaggiare i miei fiori di limone e di melo. Ben tre, oggi, tutte assieme, assieme a me in una lotta più o meno inconscia per la sopravvivenza di queste piante, di questi insetti, e forse di questa intera umanità.
"Oggi ho mantenuto la pace nel mondo," direbbe Shiro.

20160915

#1323 (Le altre mosche #146)

Un mare di luci si distendeva nei cieli, coriandoli.

1322

Da quando avevo comprato quella busta di bonito in scaglie, mettere il naso nella credenza era come sniffare il cruscotto di un'auto nuova di pacca.

20160914

#1321 (Le altre mosche #145)


I CUGINI DELL'UMANITÀ

Sono solo un piccolo uomo, ma non ho solo una piccola fame.

#1320

Perdonate se mi sentirete dire cose che vi sembreranno strane, ma per ragioni di cui non sono completamente responsabile pare che al momento io sia ubriaco.

#1319 (Le altre mosche #144)


PROMPTER (PROMOTER)

Il Papa passa, inghirlandato come un carciofo d'oro, mentre il gorilla si aggiusta la coca nei denti d'argento e la malafemmina truccata titilla il suo piercing di titanio che un musulmano agorafobico le aveva trapanato nel labbro inferiore.
Che ci facciamo qui noi due, a rischiare gli incidenti che avevamo imparato a evitare?

20160913

#1318

"Dove vai?"
"Verso l'altro lato del letto."
"Da dove vieni?"
"Dal luogo in cui sei tu."
"Cosa porti?"
"La nostra coperta."

20160912

#1317 (Le altre mosche #143)


RADIO CHAKRA 6

Riconoscerei il tuo petto tra mille.
Cercando il tuo culo che ondeggia, tra mille ti ritroverei.

#1314/5/6

1.
Staccare dal muro la cassetta di sicurezza di mio padre con un piede di porco non è particolaremente elegante, ma quei soldi mi servono subito, e mentre lui – deluso dal mio stile più che dall'atto in sé – va a prendere la pistola, io sono già sulla spider e abbandono la villa di famiglia. Notte agitata.
La mattina dopo cerco a fatica di restare sveglio sul pullman che, costeggiando il fiume, mi porta verso i quartieri più popolari di Baires. Quando riapro gli occhi, la ragazza seduta accanto a me mi sta tenendo la mano e sorride. Si chiama Nina.

2.
Diversi mesi dopo, non si sa bane al soldo di chi, quella gattona di Ania Avermann e il suo schiavetto Simon Silverman mi hanno trovato. Anche come abbiano fatto non è dato sapere, ma è certo che Nina li ha visti mettere acqua nel serbatorio della sua auto: la descrizione (e del resto il movente) quadrano a pennello. È escluso che ceda alle loro lusinghe.

3.
Qualche giorno dopo sono di nuovo a casa, e il mio ufficio è un disastro totale. A papà non interessano le mie scuse – e questo dovrebbe già mettermi in allarme – e quando mi chiama al telefono perché vuole che lo raggiunga al laboratorio nell'attico, mi rendo conto che c'è un agente federale a un altro capo della cornetta. (Ecco chi c'era dietro, come avevo fatto a non capirlo subito?).
Il grande orologio che decora il soffitto al centro della hall segna le 1200h. Esattamente al piano di sopra, mio padre (interpretato da un grande Bryan Cranston, che mi colpisce non solo per la somiglianza fisica ma anche per la dedizione profusa nello studio di movenze e tic) mi mostra il suo ultimo esperimento: in una enorme vasca chiusa in una sala iperbarica ha ricostruito una catena alimentare perfetta e terribile, dove un gigantesco pesce è attaccato da un serpente d'acqua ancora più grande, a sua volta morso da un caimano azzannato da un alligatore. L'incredibile forza nervosa generata da questa lotta per la sopravvivenza viene incanalata in un flusso elettrico di forza inaudita, che mio padre è infine riuscito a controllare e ingabbiare in grosse aragoste metalliche controllabili a distanza per mezzo delle quali, inserendoci all'interno del sistema alimentare mondiale, riusciremo a raggiungere i nodi cruciali del potere.

20160911

#1313 (Le altre mosche #142)


LA ZOCCOLA DELL'ARIA

Voi pensate alla vostra morte, che io penso alla mia.

20160910

#1312

Tutta l'area femminile del reparto era stata trasformata in un lungo corridoio degli orrori, i manichini truccati da malati con le più strane patologie, scritte ambigue e di cattivo gusto ("persa, persa, presa, presa!"), giostre rubate da qualche fiera e ricomposte in forma di macabro altare, costumi carnevaleschi indossati da scheletri presi in prestito dalla sala di anatomia, perfino un gigantesco Charlie Brown di plastica la cui testa svettava su un vassoio per ferri chirurgici.
Poi, evidentemente, l'intero ospedale era stato abbandonato in tutta fretta al momento della reale tragedia, disgraziatamente evocata dall'orribile sabba, e ora quel teatro fantastico era rimasti lì come un terrificante museo eretto a tutto il peggio cui l'uomo possa pensare.

20160909

#1311 (Le altre mosche #141)


SEI ARRIVATO

Tutte le persone in questo parco sembrano interessanti.
Ma solo da lontano.

#1310

All'inizio pensavo che quella specie di piccolo lavabo fosse l'urinatoio, e preso dall'urgenza ho provato a centrarlo alla meglio, ma con scarsi risultati – era troppo in alto, essendo davvero un piccolo lavabo. Poi ho capito che il luogo deputato era in realtà sulla parete accanto, quel largo pannello che avevo dapprima scambiato per un termosifone. Ormai il pavimento era coperto di urina, che non accennava a finire, ed è stato allora che to padre è entrato e mi ha visto in quello stato pietoso. Per fortuna credo non mi abbia riconosciuto, nonostante fossimo così vicini che, a un certo punto, si è dovuto per forza accorgere che gli avevo completamente imbrattato il risvolto del pantalone.

20160908

#1309 (Le altre mosche #140)


ADIGAS

Notte milanese coi topi nel cesso. Si sveglia in un altro letto e aspetta nebbia e freddo nella notte. Ma una bambina gli urla qualcosa dalla finestra e ogni muro cade. Tutto questo caldo, tutta questa gentilezza sospetta già di primavera, odora di imbroglio, il più grande imbroglio della sua vita.

20160907

#1308

Capito a cosa mirava l'africano col cane sul treno con tutte quelle smancerie? A chiedermi se gli "prestavo la fidanzata" perché alla frontiera facesse finta di essere la madre di suo figlio...

#1307 (Le altre mosche #139)


LA NOTTE DEI LIVIDI VIVENTI

Le due donne che avevo amato più di tutto al mondo erano ora sedute l'una accanto all'altra di fronte a me, prevedendo di fare amicizia.

#1306

L'unico modo che aveva escogitato per affrontare quella tortura era far finta che fosse proprio una tortura in piena regola, lui la spia catturata dal nemico, l'eretico imprigionato dall'inquisizione o, nelle sedute più truci, il classico sosia scambiato per un altro. L'unico inconveniente era ogni volta che pensava a quanto gli costavano quegli appuntamenti dal dentista, e allora assieme ai molari crollava tutto il suo castello.

20160906

#1305 (Le altre mosche #138)


CIRCUS MICROSCOPICUS

Le voci, lancinanti, agonizzanti, ululanti, erano simili a grida di angeli in catene, grida comunque angeliche, gli angeli essendo animali con un istinto primordiale che pure se atrocemente feriti non riuscirebbero a emettere suoni non armonici. Erano voci ancestrali, senza sincronia ma piene di grazia, come il cigolio stridente di vecchi treni mal oleati che si rimettono finalmente in moto.

20160905

#1304

E fu così che il fermo per attività sospetta (quella barba, quello zaino...) si trasformò in una lezione – in un inglese per mia stessa sorpresa perfetto – di fotografia analogica, dove il sottoscritto diventa a fine giornata il beniamino della stazione di polizia del JFK International Airport.

#1303 (Le altre mosche #137)


LA BODEGUA DEL MEDIO

No, non è come quando ti muovi tu. Il gioco degli scacchi, per me, ha implicazioni molto più complesse e universali: ogni volta che muovo io cambia qualcosa nell'ordine del mondo, muta irrimediabilmente il corso degli eventi.

20160904

#1302

Vorrei che fosse chiaro che non sento il desiderio né la necessità di rendere pubblica quella che è sempère stata, è e resterà la pratica della mia vita privata identità.
Fare il contrario presupporrebbe la convinzione che ciò che è interessante per me lo sia anche per gli altri, idea che mi ripugna; o, peggio, la presunzione che l'ordinario svolgimento della mia crescita intellettuale possa essere di alcun diletto o aiuto per altri che non per me stesso, cosa che equivarrebbe a fare della mia stessa attività cerebrale nient'altro che un diario.
Il fatto che la moderma tecnologia permetta di amplificare la propria individualità a scopo sociale – il fine ultimo essendo, quand'anche inconscio, il fascino, l'influenza, il successo, il potere sugli altri – non vuole del resto dire che quest'amplificazione debba necessariamente essere attuata.

#1301 (Le altre mosche #136)


IL 9 ALLE 9

Bentornata nel mio telefono.

#1300

Qui riposa [...]
rubata all'affetto dei suoi
nell'ora della pennica della vita.

20160903

#1299 (Le altre mosche #135)


L'IMPRONUNCIABILE OMBUNDSMAN

Fingevamo a trattarci da signori. Fingevamo di essere signori che si possono permettere la bella vita, vino e donne in sovrabbondanza. A mangiarci, a questo giocavamo, ad essere più di noi stessi per numero e qualità.

#1298 (iQ#42)

Il volto di Beethoven spunta con aria contrariata dietro a una pila di dischi: probabilmente lo affligge che la sua musica possa essere ascoltata in casa, o forse più semplicemente non riesce a sentire nulla e questo lo abbatte. Ma se sapesse che sono bloccato in questa posizione da interi minuti perché sto subendo la sua Grande Fuga, non sarebbe affatto stupito del mio rapimento.
Quando vengo liberato, torno a me stesso con un haiku nella testa:

Mattinata musicale.
La Grande Fuga
mi rapisce.

20160902

#1297 (Le altre mosche #134)


IL BIDONE

Non erano gli applausi che mi interessavano. Ma solo la tua mano nella mia.
Non erano gli sguardi del pubblico. Solo i tuoi occhi.
Non i commenti, la tua bocca.

20160901

#1296

Davvero poco civile, il comportamento del mio vicino. Che mi costringe a bussare alla sua parete per fargli capire che vorrei la smettesse di fare tanto fracasso alle 0500h del sabato mattina. Ma lui niente, continua imperturbato a rosicchiare e ingurgitare ed espellere, maledetto tarlo del legno. E povero il mio comodino.

#1295 (Le altre mosche #133)


OPERE D'ALTRI

Questo cane è un po' pastore e un po' gregge.
L'uomo lo guardò e sorrise: "Sembra un eschimese felice."

20160831

#1294

Paco Rota si era appena innamorato per la prima volta. Peccato dovesse sposarsi il giorno stesso con un'altra.

#1293 (Le altre mosche #132)


MOTORINOLARINGOIATRA

Sei bellissima, mentre servi al tavolo la mia dose di baccanza quotidiana.
Ti porterei via, te, i tuoi occhi e la tua voce, ma non ho nemmeno una lira.

#1292

Al signor Anders Weberg diciamo che, malgrado una certa dose di sperimentalismo sia sempre stata ben vista da questa commissione – composta per altro da autori che non hanno disdegnato, nella fase più giovane della loro stessa carriera, la pratica dello scandalo e della sorpresa – il paragone col nostro vecchio e rimpianto amico Ingmar Bergman ci appare eccessivo e in qualche modo perfino blasfemo, perché stiamo parlando di un regista così grande ed estremo da ottenere in sole tre ore di pellicola lo stesso devastante effetto che questo suo sedicente epigono ha raggiunto – e con scopi non altrettanto nobili – col suo film di trenta giorni.

#1291 (Le altre mosche #131)


LE ULTIME 4000 LIRE

Entrare in ritiro spirituale è una cosa che di solitosi decide.
Io, invece, capii quel giorno che senza aver nemmeno deciso di entrarci ne ero appena uscito, dopo più di due anni.

20160829

#1290

Il meccanismo che si erano fatti impiantare nel mignolo destro era totalmente organico e per questo, al momento di passare il metal detector superarono brillantemente il test senza doversi nemmeno servire del trucco dell'anello.
La festa era al suo apice, e tutti gli obbiettivi erano letteralmente a portata di mano. Non era il momento di chiedersi chi fossero i cattivi, tra gli altri e loro stessi. Premendo forte col pollice sul polpastrello del mignolo fecero scattare la molla dell'impianto, e una sezione molto affilata dell'unghia venne fuori come uno stiletto, arma bianca ma letale, l'unica che fosse possibile far entrare lì dentro.
Nessuna giugulare era più al sicuro.

#1289 (Le altre mosche #130)


È TEMPO DI PIANGERE

Ne ordinammo una e poi aspettammo un sovvenzionatore, un mecenate che ce ne pagasse un'altra, perché a ben vedere bere è un'arte.

20160828

#1288

L'intera Gran Partita e solo otto camicie stirate? Mozart non è amico del perfetto domestico.

#1287 (Le altre mosche #129)


ALWAYS CRASHING THE SAME GLASS

Rosa Rossa era il suo nome, che di rosa odorava ma rosa non era, né rossa naturale eppure l'adoravo, eppure l'odoravo.

20160827

#1286

L'uomo sulla copertina di quella rivista gli assomigliava in maniera impressionante, tanto che se l'avesse incontrato dal vero, così, voltato di tre quarti, la barba, gli occhiali, il cappellino, avrebbe rischiato di scambiarlo per un quadro di Magritte.
Un solo particolare li distingueva: la bambina che il suo sosia portava in braccio, e che adesso lo fissava sorridendo da sopra la spalla del papà. Era certo di non averla mai vista prima, ma forse semplicemente non l'aveva ancora vista.

20160826

#1285 (Le altre mosche #128)


BOTTIGLIE DI BLUES

Il vento s'è alzato, le lattine rotolano e il cielo cade, non trattarmi male non trattarmi come un cane.
I gatti scompaiono, gli alberi s'inchinano, le signore volano, non trattarmi come tutti gli altri, dimmi che sono speciale.

#1284

Avevo cominciato a leggere Tempo di uccidere proprio il giorno in cui ero andato ad ascoltare la condanna defnitiva dal mio dentista. Come per il protagonista di Flaiano anch'io ero entrato in un turbine di errori che generavano altri errori e da cui, ne ero ormai convinto, non sarei riuscito a venir fuori se non cominciando a uccidere.

#1283 (Le altre mosche #127)


TAV. 9 LUNGO

I vostri sguardi angelicati, onesti, pare, mi lasciano nell'indifferenza più totale, donzelle, mentre fluido scorre il jaas come un sorso di Cynar.

20160813

#1282

Spero sinceramente che ce l'abbiano davvero una casa in montagna, remota, difficile da raggiungere, al di là di innumerevoli e insormontabili ostacoli. Così almeno sarebbe ancora più giusticabile l'odio che già provo nei loro confronti per il fatto che posseggono un Defender.

#1281 (Le altre mosche #126)


3 PASSING A 3

Danilo, dove c'è un bambino.

#1280

Una giornata che non poteva cominciare in modo migliore: alla testa di una lunga fila di tram vuoti che riempivano la strada, un'ambulanza in attesa; gli inermieri sul primo tram, e una corpulenta anziana signora sulla loro barella, solo troppo immobile per essere semplicemente svenuta.
Certo, così come le morti naturali sono fuori dalla mia giurisdizione quelle accidentali sono fuori dalla mia portata, posso solo dare qualche spintarella qui e lì per accelerare un potenziale scontro, per acuire qualche odio latente, per peggiorare eventi già votati al peggio.
Ma che i defunti siano tutti destinati a ingrossare le mie fila è scritto nei loro geni, l'innocenza non essendo di questo mondo.
Piuttosto comincia a sussistere un problema di sovraffollamento, trovare un posto è quello che si potrebbe senza quasi ironia definire un calvario. Che sia questo il vero significato del nome che hanno affibbiato al mio distretto? Mentre ai piani alti, come nella migliore bolla edilizia, c'è spazio letteralmente all'infinito e nessuno a riempirlo. Contenti loro.

20160812

#1279 (Le altre mosche #125)


LA MANOVRA DI HAMELIN

Le bambine che sfiorano il pericolo, spudorate, sbattendo gli occhi che intanto si inumidiscono e luccicano. Guardano atterrite ed eccitatissime il gioco che gli donerà la morte.

20160811

#1278

L'immenso Sud davanti ai suoi occhi, oltre l'orizzonte dietro di lui nient'altro che Nord. Non aveva mai viaggiato tanto a lungo senza cambiare fuso orario.

20160810

#1277 (Le altre mosche #124)


LA FAMIGLIA

La signorina metallica con la voce nell'altoparlante della fiera era convinta e categorica: "All'intermo della fiera è severamente vietato," disse. E basta. E nessuno ebbe il coraggio di smentirla.

#1276

I piedi lunghi di un centurione romano, le gambe corte di un contadino sannita, le mani larghe di un macellaio catalano, il naso storto di un monaco bizantino, la bocca capace di un oste francese, i capelli scuri di un mercante saraceno, gli occhi castani e limpidi di un marinaio greco, nella barba tracce bionde e rosse di longobardi e normanni, mescolanze di generazioni nel mio sangue che implora di non essere versato oggi.

20160809

#1275 (Le altre mosche #123)


MAGIC WORLD

E il primo bicchiere se n'è andato. Come al solito si inizia così, mentre la gente fa baccano e io scrivo, e sono come al solito convinto di essere l'unico che si ubriacherà.
Qui nessuno sa che sono Henry Miller.

#1274

Quello che voleva ora era iniziare una relazione con lei, possibilmente non di solo sesso, poi tradirla con quelal sua amica tanto carina, rovinare la sua storia, la loro amicizia, rovinare tutto, poi ancora mandare tutto a puttane e andarsene a quel paese, un altro paese, trovarsi un'altra ragazza, una come si deve, di cui innamorarsi e da cui essere corrisposto, e sistemarsi fino alla vecchiaia, per morire tra le braccia di qualcuno a cui teneva davvero.

20160808

#1273 (Le altre mosche #121)


RAPSATIE

Nel 1967 interpretò il Riccardo III. Finita la rappresentazione restò subdolo, crudele e storpio per più di un anno, quando divenne Romeo. Fu allora che sposò sua moglie. Si dilettava a comporre sonetti rimantici. Questo fino al '73, quando vestì i panni di Amleto. Lasciato il teatro, rimase cinque anni in profondo stato di crisi, corroso da dubbi atroci e, vittima di pessimismo assoluto, rasentando la pazzia. Si salvò solo quando il suo vecchio agente gli trovò una parte da Estragone in Beckett. Dissipò quegli anni in nonsense assurdi, assillando amici e conoscenti, essendo effettivamente Estragone e nessun altro. L'ultima interpretazione è stata Iago. Nell'ambiente, temiamo attualmente tutti la sua presenza e il suo malsano interessamento alle nostre vite private.

#1272

Ora è a letto, e non riesce più a trovare gli occhi aperti.

20160805

#1271 (Le altre mosche #120)


PLANET 'O

Il bambino fu categorico: voleva un porcellino. E nero.

#1270

Com'è possibile, insomma, che tutti questi oggetti, questi vestiti di qualità, questi mobili solidi, attrezzi fedeli, mezzi di trasporto antiquati ma perfettamente funzionanti, siano arrivati attraverso la storia delle nostre famiglie fin nelle mani della nostra generazione solo per essere usati senza ritegno e in alcuni casi non dico volontariamente ma colposamente disfatti, distrutti, per finire nell'inesorabile disuso?

20160804

#1269 (Le altre mosche #119)


SENTI

Lui aveva i capelli carnivori. Sua sorella, invece, li aveva vegetariani, e così li sottoponeva ad una rigida dieta di camomilla e pappa reale.

#1268

Uno dei dieci gialli da leggere prima di essere uccisi.

20160803

#1267 (Le altre mosche #118)


L'ULTIMO DEI RUSSI ONESTI

Il clown, tra Calvino e Andrea Paz, lo potevano scambiare per un travestito, davanti allo specchio, rossetto, frontino, e occhi stratruccati era la puttana della situazione, bretelle e calze a rete ,fatto di penthiotal e definitivamente triste.

20160802

#1266

È chiusa in una prigione di concetti, la via sbarrata da pensieri continui. Niente la persuade che, benché abbiano conseguenze, anche le parole appartengano alla realtà. Il mondo ideale si confonde con quello della fantasia, solo la materia esiste davvero. La frattura tra parola e azione e insanabile, e dove c'è l'una l'altra svanisce. Nonostante l'evidente paradosso, pensa – anzi è profondamente convinta – che le parole non vogliano dire nulla.

#1265 (Le altre mosche #117)


CARAMEL

Nella settimana tra il 28 febbraio e il 5 marzo si verificarono dunque i seguenti tragici eventi:

1. La trattoria dei quattro soci, chiamata "El Carabinero" fallì miseramente come se polvere fosse stata gettata controvento. Nell'affare prese grossa parte Doña Michelina, madre di Don Danilo de Amelio, uno dei soci.

2. A Golia, gatto maschio di Doña Francisca, fu proibito per ordine della famiglia di Don Roberto de Amelio, di accoppiarsi con la micia di loro proprietà, essendogli stato in via definitiva preferito un persiano di una vecchia commerciante in gatti di razza. Anche Golia, a quanto raccontano le cronache, era un persiano di razza.

3. Doña Francisca smise di scrivere a Don Victor, socio della trattoria al pari di Don Danilo, fratello di quel Don Roberto di cui si è già detto. Che i fatti fossero correlati? O fu solo l'ultima lettera di Don Victor a turbare l'animo della buona Doña Francisca?

#1264

"Dimmi che andrà tutto per il meglio."
"Sta già andando tutto per il meglio."

20160801

#1263 (Le altre mosche #116)


VADEMECUM, SATANA

Aspettando il Giorno dell'Ulcera.
Squadra che vince non si cambia, dicevamo, ma non si può andare avanti così.
Questo è l'ultimo, lo giuro, l'ultimo romanzo sul vino, l'ultimo bicchiere di vino.

#1261/1262 (Due sceneggiature)

1.
Quattro famiglie rovinate da un incidente. Due coppie di genitori e una madre e un padre single, riuniti nella sala d'attesa del commissariato, infreddoliti nella notte, lividi dal dolore, in attesa di ulteriori notizie, aspettando di essere guidati all'obitorio per riconoscere i figli. Chi un po' se l'aspettava, chi non poteva che andare a finire così, chi è tutta colpa di quel disgraziato. Volano gli insulti, si rischia lo scontro fisico. Ma qualcuno non ci sta, bisogna ragionare, qualcosa non quadra, i conti non tornano. Si torna a casa pieni di dubbi, per non dormire. Nei giorni che seguono, passo dopo passo, comincia un'indagine parallela, quella della polizia chiusa con leggerezza, sulle note del cd che i ragazzi stavano ascoltando nel momento dell'incidente: è musica elettronica, forte, incomprensibile, e accompagna i genitori fin nelle viscere dell'inferno più inaspettato.

2.
Una madre e quattro figlie, sbaraccate dalla guerra, in cerca di pace, di una casa, degli amati. Arrivano in treno nella grande città del Nord occupata dalle truppe nemiche. La cosa più importante è trovare un cappotto che tenga calda la madre nella notte che le aspetta, è inverno profondo e qui al Nord si rischia di gelare. Ma nessuno le aiuta, c'è chi non capisce, soldati che ai suoi genti di spiegazione addirittura la deridono: "Vuol farsi suora?" si dicono nella loro lingua. "Sarebbe un gran peccato." Un sergente le cede il suo paltò, c'è un momento di calore umano, ma quando il suo superiore scopre il fatto lo costringe a riprendersi il cappotto. Il giorno avanza, le ricerche continuano, negli ospedali cadenti, nei cimiteri improvvisati per la strada. Tutto in un giorno, e la notte si avvicina.

20160731

#1260 (Le altre mosche #115)


ROSENTHAL E GINSBERG SONO MORTI

"Perché la barba?"
"Perché no?"
"Perché sì?"
"Perciò."

#1259

Meno ti sento, meglio mi sento.

20160730

#1258 (Le altre mosche #114)


SENZA

Gli mancava quella sensazione umida e precaria, la nudità un po' fredda e insicura di certe mattine di luglio.

#1257

Si sveglia prima dell'alba.
"Hai sentito?" mi chiede.
"Cosa?"
"Quel rumore."
"Non ho sentito nulla," dico. "E del resto come avrei potuto? Sono ormai lontano."
Si alza sul gomito. Il posto accanto a lei è vuoto. E mentre si ricorda che non sono più a casa, comincia a anche dubitare che io sia ancora su questo pianeta.

20160729

#1256 (Le altre mosche #113)


CORRECTOR

Gli sarebbe piaciuto che tutti i suoi amici fossero restati artisti malinquenti, tutti insieme come al solito, in buona e cattiva sorte, in salute e malattia, famosi e rivoluzionari come negli anni '20 a Parigi o nei '50 a New York.
E invece, come nella triste generazione liquida di Capossela, era rimasto solo lui a rodersi il fegato di vino e poesie sul palco, piccolo ma prestigioso, da cui dichiarare "io sono l'effetto, ma loro la causa!"

#1255

Nonostante i consigli dei colleghi, che lo spingevano sempre a guardare la questione per così dire dall'alto, col punto di vista a volo d'uccello tipicamente assicurato dall'uso di sedia e scrivania, il professor Tomas Münzer preferiva piuttosto affrontare il problema dal basso, seduto a terra sulla moquette dello studio, in modo da essere totalmente circondato dalle sue ricerche, così da avere una visione tridimensionale dell'intera faccenda.
Fu esattamente per questo motivo e in questo modo che più che l'ennesimo trattato di antropologia venne fuori un'antropologia dell'antropologia, lo studio di come gli antropologi si fossero posti nei confronti delle loro stesse tesi, e quanto la loro condizione sociale li avesse influenzati portandoli a questa o a quella conclusione.

20160728

#1254 (Le altre mosche #112)


NON È QUELLO, QUELLO CHE CONTA

Rigetto le facce cattive delle donne che aspirano fumo e divinità dalle sigarette accese. Si riempiono di rughe sacre mentre la luce rossa le illumina come fosse un richiamo degli inferi.

#1253

Una volta forse, ora certo non più, un bravissimo suonatore di chitarra girovagava per il regno e con le sue esibizioni estemporanee, improvvisate e sempre diverse l'una dall'altra mandava in visibilio chiunque l'ascoltasse. La voce della sua bravura arrivò fino al re, che lo volle alla sua corte. Il suonatore di chitarra ringraziò per il grande onore ma rifiutò. Al che il re, sdegnato e offeso, aumentò l'offerta. Ma non si trattava di soldi, cercò di spiegare il suonatore. Il re, ormai adirato, fece la sua ultima proposta, che nessun uomo di buonsenso avrebbe potuto rifiutare, pena la morte. Da quel giorno il suonatore di chitarra suonò a comando: poteva suonare quello che voleva, ma solo quando il re glielo ordinava. Il suonatore di chitarra era diventato un uomo triste.

20160727

#1252 (Le altre mosche #111)


SEM SOLVENTES

Poiché erano stati marito e un tempo moglie, lei aveva deciso di baciarlo sulla bocca ogni volta che l'avesse incontrato.
Per lui era l'unioca possibilità di ricevere un bacio certo.

#1251

Era completamente nudo a parte le mutande un tempo bianche, la canotta di lana bucata, una camicia a righe sporca, dei pantaloni marroni chiazzati, due scarpe diverse l'una dall'altra, un maglioncino infeltrito, una giacca di pile col cappuccio, un cappello sformato e un cappotto militare.
Così se ne andava in giro, la febbre addosso, nella grande casa ormai vuota.

20160726

#1250 (Le altre mosche #110)


BRAZZAVILLE

Che importava se gli avevano staccato la corrente? Finché le pile del magnetofono fossero andate ancora, Patsy Cline avrebbe continuato a cantare nella penombra della stanza e lui se ne sarebbe potuto restare placido a bagnomaria nella vasca tiepida, gambe accavallate e braccia incrociate dietro la nuca, gli stivali ai piedi e il cappello in testa, tapparelle calate, una baracca in mezzo al nulla e il fruscio del nastro, come quando era ancora un cowboy nomade e nessuno gli aveva ancora mai spiegato la ragione di una casa e, ancora di più, di una vasca da bagno.

20160725

#1249

Odio questa mania per l'enciclopedismo. È il tentativo di sapere tutto per far credere di sapere almeno qualcosa.

#1248 (Le altre mosche #109)


M'ADDA CASCÀ

Sugar Ray era convinto che la morte e il paradiso (in ordine consequenziale) fossero quell'elicottero che era venuto a prenderlo e portarlo via, e il cielo in cui volteggiava.

#1247

"Un tempo tu saresti stata la mia cena," disse la Volpe alla Coniglia versandole un bicchiere di vino rosso. "Io sarei stato il cacciatore, tu la preda."
"Avresti prima dovuto prendermi," gli fece notare la Coniglia. "La verità è che il tuo sostentamento dipendeva da me: ero io a dirigere l'orchestra."
"Sarà, ma a me piace pensare che abbiamo riaggiunto questo equilibrio, diciamo così naturale, solo attraverso l'evoluzione del modo di pensare della mia specie."
"La potenza non è nulla senza controllo, insomma..."
"Ah ah, sì, bella pubblicità, quella, eh?"
"Quella pubblicità è preistoria, caro, la verità è che vi siete dovuti evolvere per evitare l'estinzione... Salute."

20160724

#1246 (Le altre mosche #108)


IL MARE D'AVORIO

La mattina mi coglie con strali di luce e strati d'aria polverosa.

#1245

Questa notte sono venuti a tormentarmi tutti i fantasmi dei libri passati, per chiedermi di essere portati via con me, salvati dall'incendio, caricati nella valigia per l'isola deserta.
Ma non c'è posto, continuavo a ripetere, nella valigia come nella mia testa.
Li amo come figli, e a loro devo la mia vita, ma questa visita è crudele e immeritata, e non potevo che scacciarli.

20160723

#1244 (Le altre mosche #107)


TROPICALIMMA

Madonna, che donna!

#1243

Si sveglia con difficoltà, poi ciondola per casa fino all'ora del pranzo. Ma la sola idea di mangiare le dà il voltastomaco.
È lo spettro dell'indigestione.

20160722

#1242 (Le altre mosche #106)

"Ti andrebbe di essere sodomizzata?"
Questa è l'ultima cosa che ricordo di aver detto prima di ritrovarmi questo pezzo di ferro ficcato nella gamba. Dottore, è grave?

#1241

Era andato a letto con una bottiglia di Jim Beam, e nonostante avesse dormito praticamente tutta la notte, al mattino la bottiglia era quasi finita. L'odore di fegato arrostito pervadeva ancora tutta la casa.

#1240 (Le altre mosche #105)


CHUJE

La ragazza si confessò tutta bagnata.
È perché io sono subdolo e maleducato attraverso l'unica cosa che so fare veramente bene: prendervi tutti per il culo.

20160721

#1239

Era una lingua dei segni—in passato quella gente usava la voce solo per i riti religiosi, e ancora oggi ne facevano volentieri a meno, ritenendola una cosa volgare—ma aveva un suo nome, e la donna anziana, vestita nei suoi abiti della festa, ce ne stava spiegando le caratteristiche mediante la nostra interprete. Ma la cosa più emozionante era vedere Niala per la prima volta accanto a sua madre. Nonostante non potessero ancora capirsi, ero certo che avrebbero presto trovato una lingua comunue, che andava oltre le parole e che probabilmente avrebbe superato perfino i gesti.

20160720

#1238 (Le altre mosche #104)


AUSENCIA DO MAR

Alto e smilzo, l'uomo cappotto di cammello, biondo cammello con la smorfia fissa dentro i baffi.
Lungo e lucido, il fucile a pompa, senza aver mai sparato un colpo dall' '80, chiusi nel suo mobiletto dietro una grata d'orgoglio falsato.

20160718

#1237

E i topi erano ovunque, prima uno, poi due, poi dieci, poi la stanza ne era piena, e così la strada e la città intera. Non sapevamo se c'era una correlazione tra le grandi piogge di quell'anno, ma è certo che i topi non gradiscono l'acqua e avevano abbandonato i loro soliti nacondigli. E ora avevano scelto di abitare con noi, nelle nostre case, come avevano sempre fatto ma stavolta in modo palese, arrampicandosi sulle nostre sedie, salendo sui nostri tavoli ed entrando nei nostri letti.

#1236 (Le altre mosche #103)


SE TI BACIO M'INNAMORO

È una donna dietro a una vetrina, anche se la gente è più interessata alla vetrina e ai suoi mirabolanti oggetti cromati. Levate quelle sudice manacce piene di impronte e sudore, pensava, mentre la giornata sfociava irrimediabilmente nella sera, lasciata definitivamente agli uomini, lei che una volta era stata bambina.

#1235

È perché sono un eterno ottimista, ecco perché scatto solo fotografie in pellicola.

20160717

#1234 (Le altre mosche #102)


ZAGARE

Cosa lo spingeva a starsene tutta la sera a casa, luci spente, ad ascoltare Billie Holiday in perfetta solitudine?
Forse la triste considerazione che honey fa rima con money.

20160714

#1233

Il suo tzatziki era la prova dell'esistenza degli Dei.

20160713

#1232 (Le altre mosche #101)


ALLGEMEINE MAGAZIN

John Bull era conosciuto come Mr John Bull. Aveva visto Mrs Blanchet solo una volta, e gli era stata antipatica, a causa del suo gusto innato per il pregiudizio. Uno su uno, si disse, è già abbastanza.
Ma non si può vedere nulla se non se ne vede la bellezza, e viceversa.

#1231

Di tutte le cose che l'Uomo della Medicina aveva lasciato che apprendessi durante la mia permanenza presso la tribù, la più importante era quella di svegliarmi ogni mattina quando si sono ancora stelle in cielo.

20160712

#1230 (Le altre mosche #100)


VRTÀ

Paolo Conte in filodiffusione.
Questa canzone non avrà alcun effetto su di me.
Presi un gelato a limone.

#1229

Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna. È quel che insegno sempre ai miei alunni.

20160711

#1228 (Le altre mosche #99)


LA FONTANA

"Forse bisognerebbe valutare bene il senso di quel bacio... Insomma, non vorrei rovinare la nostra amicizia... E poi eravamo ubriachi..."
"Io non lo ero."
"In effetti nemmeno io."

#1227

È un lavoro sporco, ma qualcuno deve puffarlo.

20160710

#1226 (Le altre mosche #98)


HEAVEN

Riempito di baci sulla bocca, alla fine tornò a casa che erano le 0247h, pieno di torta in faccia, amori e storie da raccontare.