20160731

#1260 (Le altre mosche #115)


ROSENTHAL E GINSBERG SONO MORTI

"Perché la barba?"
"Perché no?"
"Perché sì?"
"Perciò."

#1259

Meno ti sento, meglio mi sento.

20160730

#1258 (Le altre mosche #114)


SENZA

Gli mancava quella sensazione umida e precaria, la nudità un po' fredda e insicura di certe mattine di luglio.

#1257

Si sveglia prima dell'alba.
"Hai sentito?" mi chiede.
"Cosa?"
"Quel rumore."
"Non ho sentito nulla," dico. "E del resto come avrei potuto? Sono ormai lontano."
Si alza sul gomito. Il posto accanto a lei è vuoto. E mentre si ricorda che non sono più a casa, comincia a anche dubitare che io sia ancora su questo pianeta.

20160729

#1256 (Le altre mosche #113)


CORRECTOR

Gli sarebbe piaciuto che tutti i suoi amici fossero restati artisti malinquenti, tutti insieme come al solito, in buona e cattiva sorte, in salute e malattia, famosi e rivoluzionari come negli anni '20 a Parigi o nei '50 a New York.
E invece, come nella triste generazione liquida di Capossela, era rimasto solo lui a rodersi il fegato di vino e poesie sul palco, piccolo ma prestigioso, da cui dichiarare "io sono l'effetto, ma loro la causa!"

#1255

Nonostante i consigli dei colleghi, che lo spingevano sempre a guardare la questione per così dire dall'alto, col punto di vista a volo d'uccello tipicamente assicurato dall'uso di sedia e scrivania, il professor Tomas Münzer preferiva piuttosto affrontare il problema dal basso, seduto a terra sulla moquette dello studio, in modo da essere totalmente circondato dalle sue ricerche, così da avere una visione tridimensionale dell'intera faccenda.
Fu esattamente per questo motivo e in questo modo che più che l'ennesimo trattato di antropologia venne fuori un'antropologia dell'antropologia, lo studio di come gli antropologi si fossero posti nei confronti delle loro stesse tesi, e quanto la loro condizione sociale li avesse influenzati portandoli a questa o a quella conclusione.

20160728

#1254 (Le altre mosche #112)


NON È QUELLO, QUELLO CHE CONTA

Rigetto le facce cattive delle donne che aspirano fumo e divinità dalle sigarette accese. Si riempiono di rughe sacre mentre la luce rossa le illumina come fosse un richiamo degli inferi.

#1253

Una volta forse, ora certo non più, un bravissimo suonatore di chitarra girovagava per il regno e con le sue esibizioni estemporanee, improvvisate e sempre diverse l'una dall'altra mandava in visibilio chiunque l'ascoltasse. La voce della sua bravura arrivò fino al re, che lo volle alla sua corte. Il suonatore di chitarra ringraziò per il grande onore ma rifiutò. Al che il re, sdegnato e offeso, aumentò l'offerta. Ma non si trattava di soldi, cercò di spiegare il suonatore. Il re, ormai adirato, fece la sua ultima proposta, che nessun uomo di buonsenso avrebbe potuto rifiutare, pena la morte. Da quel giorno il suonatore di chitarra suonò a comando: poteva suonare quello che voleva, ma solo quando il re glielo ordinava. Il suonatore di chitarra era diventato un uomo triste.

20160727

#1252 (Le altre mosche #111)


SEM SOLVENTES

Poiché erano stati marito e un tempo moglie, lei aveva deciso di baciarlo sulla bocca ogni volta che l'avesse incontrato.
Per lui era l'unioca possibilità di ricevere un bacio certo.

#1251

Era completamente nudo a parte le mutande un tempo bianche, la canotta di lana bucata, una camicia a righe sporca, dei pantaloni marroni chiazzati, due scarpe diverse l'una dall'altra, un maglioncino infeltrito, una giacca di pile col cappuccio, un cappello sformato e un cappotto militare.
Così se ne andava in giro, la febbre addosso, nella grande casa ormai vuota.

20160726

#1250 (Le altre mosche #110)


BRAZZAVILLE

Che importava se gli avevano staccato la corrente? Finché le pile del magnetofono fossero andate ancora, Patsy Cline avrebbe continuato a cantare nella penombra della stanza e lui se ne sarebbe potuto restare placido a bagnomaria nella vasca tiepida, gambe accavallate e braccia incrociate dietro la nuca, gli stivali ai piedi e il cappello in testa, tapparelle calate, una baracca in mezzo al nulla e il fruscio del nastro, come quando era ancora un cowboy nomade e nessuno gli aveva ancora mai spiegato la ragione di una casa e, ancora di più, di una vasca da bagno.

20160725

#1249

Odio questa mania per l'enciclopedismo. È il tentativo di sapere tutto per far credere di sapere almeno qualcosa.

#1248 (Le altre mosche #109)


M'ADDA CASCÀ

Sugar Ray era convinto che la morte e il paradiso (in ordine consequenziale) fossero quell'elicottero che era venuto a prenderlo e portarlo via, e il cielo in cui volteggiava.

#1247

"Un tempo tu saresti stata la mia cena," disse la Volpe alla Coniglia versandole un bicchiere di vino rosso. "Io sarei stato il cacciatore, tu la preda."
"Avresti prima dovuto prendermi," gli fece notare la Coniglia. "La verità è che il tuo sostentamento dipendeva da me: ero io a dirigere l'orchestra."
"Sarà, ma a me piace pensare che abbiamo riaggiunto questo equilibrio, diciamo così naturale, solo attraverso l'evoluzione del modo di pensare della mia specie."
"La potenza non è nulla senza controllo, insomma..."
"Ah ah, sì, bella pubblicità, quella, eh?"
"Quella pubblicità è preistoria, caro, la verità è che vi siete dovuti evolvere per evitare l'estinzione... Salute."

20160724

#1246 (Le altre mosche #108)


IL MARE D'AVORIO

La mattina mi coglie con strali di luce e strati d'aria polverosa.

#1245

Questa notte sono venuti a tormentarmi tutti i fantasmi dei libri passati, per chiedermi di essere portati via con me, salvati dall'incendio, caricati nella valigia per l'isola deserta.
Ma non c'è posto, continuavo a ripetere, nella valigia come nella mia testa.
Li amo come figli, e a loro devo la mia vita, ma questa visita è crudele e immeritata, e non potevo che scacciarli.

20160723

#1244 (Le altre mosche #107)


TROPICALIMMA

Madonna, che donna!

#1243

Si sveglia con difficoltà, poi ciondola per casa fino all'ora del pranzo. Ma la sola idea di mangiare le dà il voltastomaco.
È lo spettro dell'indigestione.

20160722

#1242 (Le altre mosche #106)

"Ti andrebbe di essere sodomizzata?"
Questa è l'ultima cosa che ricordo di aver detto prima di ritrovarmi questo pezzo di ferro ficcato nella gamba. Dottore, è grave?

#1241

Era andato a letto con una bottiglia di Jim Beam, e nonostante avesse dormito praticamente tutta la notte, al mattino la bottiglia era quasi finita. L'odore di fegato arrostito pervadeva ancora tutta la casa.

#1240 (Le altre mosche #105)


CHUJE

La ragazza si confessò tutta bagnata.
È perché io sono subdolo e maleducato attraverso l'unica cosa che so fare veramente bene: prendervi tutti per il culo.

20160721

#1239

Era una lingua dei segni—in passato quella gente usava la voce solo per i riti religiosi, e ancora oggi ne facevano volentieri a meno, ritenendola una cosa volgare—ma aveva un suo nome, e la donna anziana, vestita nei suoi abiti della festa, ce ne stava spiegando le caratteristiche mediante la nostra interprete. Ma la cosa più emozionante era vedere Niala per la prima volta accanto a sua madre. Nonostante non potessero ancora capirsi, ero certo che avrebbero presto trovato una lingua comunue, che andava oltre le parole e che probabilmente avrebbe superato perfino i gesti.

20160720

#1238 (Le altre mosche #104)


AUSENCIA DO MAR

Alto e smilzo, l'uomo cappotto di cammello, biondo cammello con la smorfia fissa dentro i baffi.
Lungo e lucido, il fucile a pompa, senza aver mai sparato un colpo dall' '80, chiusi nel suo mobiletto dietro una grata d'orgoglio falsato.

20160718

#1237

E i topi erano ovunque, prima uno, poi due, poi dieci, poi la stanza ne era piena, e così la strada e la città intera. Non sapevamo se c'era una correlazione tra le grandi piogge di quell'anno, ma è certo che i topi non gradiscono l'acqua e avevano abbandonato i loro soliti nacondigli. E ora avevano scelto di abitare con noi, nelle nostre case, come avevano sempre fatto ma stavolta in modo palese, arrampicandosi sulle nostre sedie, salendo sui nostri tavoli ed entrando nei nostri letti.

#1236 (Le altre mosche #103)


SE TI BACIO M'INNAMORO

È una donna dietro a una vetrina, anche se la gente è più interessata alla vetrina e ai suoi mirabolanti oggetti cromati. Levate quelle sudice manacce piene di impronte e sudore, pensava, mentre la giornata sfociava irrimediabilmente nella sera, lasciata definitivamente agli uomini, lei che una volta era stata bambina.

#1235

È perché sono un eterno ottimista, ecco perché scatto solo fotografie in pellicola.

20160717

#1234 (Le altre mosche #102)


ZAGARE

Cosa lo spingeva a starsene tutta la sera a casa, luci spente, ad ascoltare Billie Holiday in perfetta solitudine?
Forse la triste considerazione che honey fa rima con money.

20160714

#1233

Il suo tzatziki era la prova dell'esistenza degli Dei.

20160713

#1232 (Le altre mosche #101)


ALLGEMEINE MAGAZIN

John Bull era conosciuto come Mr John Bull. Aveva visto Mrs Blanchet solo una volta, e gli era stata antipatica, a causa del suo gusto innato per il pregiudizio. Uno su uno, si disse, è già abbastanza.
Ma non si può vedere nulla se non se ne vede la bellezza, e viceversa.

#1231

Di tutte le cose che l'Uomo della Medicina aveva lasciato che apprendessi durante la mia permanenza presso la tribù, la più importante era quella di svegliarmi ogni mattina quando si sono ancora stelle in cielo.

20160712

#1230 (Le altre mosche #100)


VRTÀ

Paolo Conte in filodiffusione.
Questa canzone non avrà alcun effetto su di me.
Presi un gelato a limone.

#1229

Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna. È quel che insegno sempre ai miei alunni.

20160711

#1228 (Le altre mosche #99)


LA FONTANA

"Forse bisognerebbe valutare bene il senso di quel bacio... Insomma, non vorrei rovinare la nostra amicizia... E poi eravamo ubriachi..."
"Io non lo ero."
"In effetti nemmeno io."

#1227

È un lavoro sporco, ma qualcuno deve puffarlo.

20160710

#1226 (Le altre mosche #98)


HEAVEN

Riempito di baci sulla bocca, alla fine tornò a casa che erano le 0247h, pieno di torta in faccia, amori e storie da raccontare.

#1225 (Silly European Song)

Faccio il geometra
abito a Riga
faccio un lettòne
di tipo léttone

Se vado a Est
sono in Estonia
se vado a Nord
sono in  Norvegia

Qualunque cosa faccia
non riesco ad andar via
mi ritrovo sempre qui
Europa mia, Europa mia

20160709

#1224 (Le altre mosche #97)


L'EFFE ROSSA

"Per partecipare devi rivolgerti al promotore della tua facoltà."
"Io sto a Filosofia."
"Allora chiedi del promotore immobile."

#1223

Ho sognato che andavamo in auto a liberare un amico del liceo dal commissariato dei carabiniari: gli era permesso di uscire e parlarci dal finestrino abbassato dello sportello posteriore; così, a segni e a gesti, la decisione era stata presa, e lo portavamo via. "Fino a Santa Barbara vi facciamo solo una ramanzina," ci urlava dietro l'appuntato.
Poi ho sognato che un nostro amico viveva nell'attico di una grande albergo e aveva deciso di non abbandonarlo fino al giorno della sua partenza, nonostante agli altri piani ci fossero continuamente feste e ricvevimenti. Passavamo a turno un po' di tempo con lui, che, steso in accappatoio su una sdraio, ci regalava tutto ciò che non aveva intenzione di portarsi dietro. A me dava quel libro di cui mi aveva già parlato, quello dei due tipi che cercano di lasciare l'Europa in auto ma non ci riescono e qualsiasi cosa facciano si ritrovano sempre a Riga.
Poi ho sognato i due tipi in auto, ma la città era intanto diventata Rita. Uno dei due produceva arte qualsiasi cosa facesse: parlava e venivano fuori opere teatrali, andava in bagno e partoriva locandine cinematografiche.
Poi ho sognato che un astioso Maggiore ci negava la licenza che ci avrebbe permesso di lasciare per sempre quella caserma. Allora facevamo rapporto su di lui, comunicando alle autorità militari di sapere che era stato pagato per conservare e poi consegnare pietre preziose raccolte nelle città razziate. Quando il Maggiore lo scopriva si faceva improvvisamente gentile, e si diceva da sempre dispostissimo a concederci quella licenza; ma il rapporto era ormai partito! e il Maggiore s'incazzava, ritrattava tutto, smentiva il suo coinvolgimento, parlava di donazione, ma le pietre venivano intanto sequestrate e i numerosi trolley in cui erano contenute venivano caricati, come fossero containers, su una nave cargo che però s'inclinava per il grande peso e affondava. Noi intanto eravamo diventati la moglie e la figlioletta di uno dei militari decisi ad andare via, e dalla nostra barca recuperavamo una valigia con un bastone munito di uncino. Si scopriva inoltre che avaveno intanto fatto prigioniero il Maggiore e, muniti di telecamera, lo costringevamo a confessare.

20160708

#1222 (Le altre mosche #96)


NUMANA

Della tua troiaggine vedo già l'ombelico.

#1221

Sappiamo tutti quanto sia diventato difficile fotografare uno sconosciuto: la diffidenza è la reazione più comune, il dubbio permea lo sguardo e una sensazione di ingiustizia mista a invadenza pervade il soggetto ripreso, compromettendone la postura, la spontanietà, la disponibilità.
Faccio una previsione: che in un futuro nemmeno così lontano sarà tanto comune scattarsi selfie che lo si confonderà con l'atto stesso del fotografare, e ogni tentativo di ritratto sarà visto come qualcosa di sospetto. Saremo tutti così concentrati su noi stessi che l'interesse per l'altro sarà considerato strano, minaccioso, pericoloso, un atteggiamento da correggere, una propensione da curare, un'occupazione da bandire, e dopo qualche tempo puntare la macchina fotografica verso qualcuno che non sia noi stessi verrà definitivamente vietato.

20160707

#1220 (Le altre mosche #95)


COMUNICAZIONECORROTTA

Sì, io amo me stesso, con tutta l'anima. Il problema è che non sono ricambiato.

#1219

Non tendo, attendo.
Non mando, rimando.
Non verso, tergiverso.
Non spendo, sospendo.
Non rendo, mi arrendo.

20160706

#1218 (Le altre mosche #94)


589

Le difficoltà di ricognizione sono cosa comune, la mattina, per i beoni come Armand Bloch. Guardava e riguardava nel suo taccuino sporco di caffè e marmellata cercandovi in mezzo le parole "mi hanno detto di essere brachiologico".

#1217 (Suicidi in due righe #2)

A ogni giorno la sua pena.
Tanto valeva che quello fosse l'ultimo.

20160705

#1216 (Le altre mosche #93)


STIC LAPIZ

"Bukowski, mh?" fece l'editore. "Il suo nome è tutto un programma."

#1215 (Suicidi in due righe #1)

Troppe cose da fare e troppo poco tempo per farle.
Ecco perché la fece finita.

20160704

#1214 (Le altre mosche #92)


CEREBRALISMO DIFFUSO

Aveva attaccato il do not disturb alla porta. Ma quel trapano, come un urlo di bambino, lo strappò al sonno alle 0700h di mattina, lasciandolo poi sveglio a chiedersi perché.

#1213

Ero davvero convinto che David Bowie sarebbe vissuto per sempre. O che almeno ci avrebbe seppelliti tutti.

20160703

#1212 (Le altre mosche #91)


PLIN PLON

MA guardateli, al loro solito tavolo verde impero, sigarette blocknotes colbacchi matite accendini menù e posacenere, sembrano i poeti maledetti, William Blake & Co.
E ora un rosso del colle per compagnia, e senza una lira per pagarlo.

20160701

#1211

Leggere Hemingway mi è pericoloso, primo perché è una dura lotta alla mia campagna contro la seconda persona singolare, e poi perché mi provoca sempre gran voglia di farmi un cocktail.