20180228

#1871

Il Kraken attacca la città. I suoi tentacoli, in numero molto maggiore di quanto voglia la leggenda, entrano nelle case spaccando le finestre: pieni di aculei, e apparentemente dotati di volontà propria, raggiungono, lacerano o afferrano senza pietà, portando poi via le prede verso presunte fauci, rostri o becchi, molto in alto e molto lontano dal luogo del delitto.
La città è prostrata, le autorità impotenti, gli scienziati per una volta muti. Un essere mitologico rivelatosi reale? La mutazione genetica di un anfibio sconosciuto? O piuttosto l'incarnazione di una segreta volontà collettiva, la sporca coscienza comune che prende irrimediabilmente forma e tutto prevarica, tutto devasta, tutto annienta?

20180226

#1870

Il suolo di quella città—stava raccontando l'archeologo—era pieno di cadaveri. Li buttavano lì, nelle fondamenta, uno accanto all'altro, intrecciati in un reticolo di carne e ossa fitto e indistricabile che era la base dell'intero nucleo urbano, e poi li ricoprivano con strati di argilla e infine con lastre di marmo.
Per questo, ci fu piegato, nelle aree che non erano state mai edificate la vegetazione cresceva così rigogliosa.

20180225

#1869

Erano così diversi tra loro ma anche così desiderosi di compiacersi l'un l'altra che, pur se da sempre convinti di aver ragione su come andavano fatte certe cose, soprattutto in materia di gestione della casa, avevano entrambi iniziato a comportarsi come pensavano si sarebbe comportato l'altro, finché l'uno non iniziò a fare le stesse cose che faceva l'altra e viceversa, in un inversione di senso molto romantica e dunque altrettanto illogica.

20180224

#1868

Il glande viene fuori dal prepuzio lento e lucido come la testa di un grande cetaceo, animale preistorico ma dotato anche di enorme pazienza, rispetto e compassione.

20180223

#1867

Giorgia era irrecuperabile: con qualsiasi cosa vedesse scorrere fuori dal finestrino del treno avrebbe voluto intessere un rapporto il più presto possibile, prendere una bevanda da quel distributore, fare un tuffo in quella piscina, mangiare un boccone in quella trattoria, stringere la mano a quella signora, innamorarsi di quel ragazzo laggiù, ormai in fondo al suo campo visivo.

20180222

#1866

La cosa non tornava: perché mai sarei dovuto andare a ritirare i soldi di resto del caffè fuori dal bar, in quella roulotte dismessa nel parcheggio, dove si aggiravano loschi figuri dall'aspetto vagamente patibolare?
Quando il gestore si fece minaccioso fu mio cugino a intervenire, anche se lui e i suoi compari, che dello stronzo erano alla fin fine conoscenti e forse anche amici, avevano un'aria complice, come a dire lascialo stare per questa volta, è con noi, non è di qui e non sa come funzionano le cose, non è colpa sua se viene dalla città, e in quel momento fui certo che se avessero dovuto davvero scegliere tra me e lui si sarebbero sicuramente tirati indietro lasciandomi sprezzanti al mio destino.

20180221

#1865

La polizia non sapeva cosa pensare. Dal lungo bus giallo che si era ribaltato lungo la statale erano venuti fuori alla spicciolata una ventina di ragazzi delle età più diverse che avevano tutti dichiarato di essere figli e figlie del vecchio che li seguiva, un beone privo di denti e con la barba di diversi giorni—e i vestiti di diverse settimane— i cui documenti provavano che non aveva nessun parente prossimo e su cui, come venne poi fuori, risultavano solo una serie di arresti per ubriachezza molesta.

20180219

#1864

Mentre spiegavo al sergente la corretta procedura per preparare le uova in camicia mi resi conto che la mensa si era fatta via via più silenziosa, e che ora tutto il plotone guardava verso di noi come se in corso ci fosse una battaglia. Era la mia occasione: i dati tecnici, conditi con affabulazione e un pizzico di retorica sulla precisione come ingrediente cardine non solo di una buona ricetta ma anche di una buona condotta di vita, non solo misero a tacere tutte le maldicenze sul mio conto, ma conquistarono commilitoni e superiori, finché con la mossa dell'uovo sul toast e lo scacco dell'erba cipollina sull'uovo quel coglione del sergente fu costretto a dichiararsi sconfitto. Sapevo che me l'avrebbe fatta pagare cara, ma ora sapevo anche di avere tutti dalla mia parte, e che gli sarebbe stato molto difficile passarla liscia. Così decisi di fregarmene e di godermi la vittoria, e mi rimisi a mangiare i miei fagioli col sorriso sporco di sugo.

20180218

#1863

Damon Albarn mi fa entrare nella sua cameretta.
Chitarre appese alle pareti, synth infilati in ogni dove, vecchi impianti stereo, e una pila di scaffali ricolmi di audiocassette.
"Queste le ascolto ogni giorno," dice eccitato dal mio interesse, e ne mette su una dei Primus.
Allora prendo l'unica chitarra già collegata all'amplificatore e inizio a improvvisare sul primo pezzo, e lui si gasa ancora di più: si china sotto al letto, ne sfila via un'enorme custodia piatta, la apre e tira fuori un magnifico basso Rickenbacker rosa neon. Sono abbagliato. E quando Damon lo collega a un altro amplificatore e si innesta nella jam session quasi ci dimentichiamo della canzone che stiamo ascoltando, presi come siamo dal flusso dell'esperienza.

20180217

#1862

È stato per non schiacciare quel maledetto insetto, ecco perché ho poggiato male il piede e mi sono slogato la caviglia. È per questo che me vedi ora zoppo venire a te.

20180216

#1861

Il nome e il numero di matricola erano ancora perfettamente leggibili, ma la fotografia continuava a sbiadire man mano che il tempo passava e, come una sindone, del volto stampato non sarebbe rimasta che una labile traccia a cui nessuno avrebbe potuto mai dare credito.

20180215

#1860

Ormai Dmitri era così abituato a infiorettare ogni canzone che ascoltava con doppie e triple voci o una sorta di basso continuo spontaneo che aggiungevano strati a salire o a scendere dalla linea melodica originale, che se quando le risentiva non attaccava subito a cantarci sopra gli sembravano composizioni totalmente diverse, versioni a frequenza più stretta o arrangiate in penosa economia.

20180214

#1859

Sognare di avere l'epatite—un'epatite a caso, la dottoressa non era stata dettagliata ma la sua paura era sicuramente quella, o almeno così aveva detto a mia madre poco prima che ci mettessimo in auto per tornare mestamente a casa—è quasi come averla davvero. La sveglia è in angoscia, una vita complicata davanti, problemi, medicinali, soldi, e a poco vale il sollievo di sapere di essere stati davvero malati ma solo per il tempo di un incubo.

20180212

#1858

Quando fu tornato in superficie il cielo era ancora grigio peltro, ma aveva ormai smesso di piovere.
Risalì le scale dal lato destro, reso già già asciutto dai passi di chi l'aveva preceduto uscendo dalla metropolitana, mentre su quello di sinistra permaneva una patina scura d'acqua.
Un'altra giornata molto difficile stava per cominciare.

20180206

#1857

Chi poteva sospettare che sotto terra Parigi fosse un unico sistema di canali d'acqua navigabili?
È così che a bordo della nostra barca perfettamente attrezzata giungemmo in piazza, appena in tempo per vedere l'apocalittico tramonto che ci attendeva oltre la cattedrale.

20180205

#1856 (a N.)

"Dopo un po' senza carte uno si annoia."
Ovunque tu sia ora, che tu possa sempre trovare un mazzo di carte e non annoiarti mai.

20180204

#1855

E dopo essere transitati per quella parte della vita in cui tutti gli amici cominciano a fare figli eccoci dunque giunti a quella in cui la vita stessa rischia di interrompersi da un momento all'altro, per un nonnulla, un malore improvviso, cause ancora da accertare.
Allora è così.
E va bene.

#1854

Dopo una buona mezz'ora la Renault 4 che ci eravamo lasciati dietro lungo la strada venne a fermarsi accanto a noi nel parcheggio dell'Autogrill. I nostri sospetti si rivelarono fondati: non solo i suoi occupanti—una famiglia intera, comprensiva di nonni—erano davvero tutti vestiti come negli anni '70, come avevamo immaginato di vedere mentre li superavamo, ma ci confessarono di essere effettivamente in viaggio dal 1978, e di non essere ancora riusciti a raggiungere la loro meta.

20180201

#1853

Così, ogni volta che entravamo in una nuova nazione, dovevamo aspettare che ci mandassero il codice PIN a sbloccare la situazione. Quando lasciavo la sua mano mentre venivo fatto passare oltre i tornelli, il piccolo Qiang sembrava sempre il più tranquillo tra noi, come se a ogni frontiera la sua vita non fosse legata a quella serie di zero e uno che tardavano ad arrivare.

#1852

In piedi nella notte, i passi sul parquet scricchiolante, verso l'origine del rumore che lo ha svegliato.
Proviene dallo specchio, da dietro lo specchio; ma dietro lo specchio c'è la cabina armadio, e nella cabina armadio non c'è niente. Quindi il rumore—un ticchettio ritmico, più lento di un orologio e più cupo del gocciolio dell'acqua—proviene da dentro lo specchio, dal riflesso di qualcosa che non vedrà finché non gli sarà di fronte.
In piedi nella notte, fermo sul parquet silenzioso, ha improvvisamente paura di muovere un atro passo e affacciarsi nell'abisso.