20160531

#1162 (Le altre mosche #65)


MAN RY

Per tutto quell'anno lessi ogni giorno il quotidiano del giorno prima, colpa del nazismo e della nostra vita da talpe. Così vissi un anno alterato, sventrato dell'abitudine più radicata in ogni vecchio di quel periodo: sapere quel che ci stava accadendo.

20160530

#1161

Sì, faccio tanto quello che legge di qua e quello che sa di là e poi è la prima volta che prendo in mano i quarantanove racconti. Ma che vuoi? Evitare Hemingway è stato fino a ora come snobbare qualcuno del mio paese che non sopporto, così, a pelle, per una regione aspecifica: un disturbo paseggero, forse somatico, che non si cura se non decidendo che si è guariti.

#1160 (Le altre mosche #64)


DIAMOND CRITERIA

Segno che aveva tempo, e che viveva in un'epoca posseduta solo da lui, tranquillamente imbucava le sue lettere e poi ne aspettava la risposta, di lì a una settimana, con la frenesia dell'attesa posseduta da una passione che non si sarebbe mai fatta soggiogare dal telefono.

#1159

Abbiamo troppo sonno, per fare soldi. Possiamo fare quello che vogliamo, impegnarci al massimo, imparare il più possibile, avere le migliori idee, conoscere chi più conta, ma il fatto è che dormiamo troppo, per diventare davvero qualcuno.

20160529

#1158 (La altre mosche #63)


PIANI D'ASCOLTO

Ma come pensava di incantarla a distanza, con quella voce fatta di naso e raffreddore perenne, se l'unico modo in cui da sempre operavano la loro conoscenza era il telefono?

20160528

#1157

E venne il dente del giudizio, e decise che quella bocca era troppo piccola per tutti e trentadue.

20160527

#1156 (Le altre mosche #62)


SETTE ANNI DI POMERIGGI

E c'erano serpenti in ogni auto parcheggiata, comprese quelle della polizia, e spire di fuoco altissime e lente che si contorcevano, e mentre sul parapetto lanciavo il mio urlo di falco, e tutti i miei seguaci sentivano echi nelle loro menti, tu ti preparavi a ricevere ospiti nel tuo vestito blu elettrico scintillante e abitavi il tuo appartamento al secondo piano, coi tuoi genitori inghirlandati ai cui borghesissimi divani gialli io ti strapperò.

#1155

"Non concedo interviste: io non quello che scrivo," disse quello che scrive.

20160526

#1154 (Le altre mosche #61)


HUNGRY DAYS

Le cose che sembrano grandissime a un certo punto cominciano a rimpicciolire, a diventare nei nostri pensieri e ai nostri occhi sempre più piccole, sempre più piccole, fino a perdere sempre più piccole lo stupore della grandezza originale.

#1153

Pagare per eliminare lo stress era una delle principali forme di stress.

20160525

#1152 (Le altre mosche #60)


LE AVVENTURE DI ALICE

Ora che ho provato tutto, sono soddisfatto?
L'angolo marcio di scantinato in cui devo rintanarmi perché la società non mi riconosca è, lo giuro, il posto più lercio e degradante che abbia mai visto.
Sono viola, credo di essere già morto. Questa è una testimonianza per i vostri figli: controllate che siano tutti ancora perfettamente vivi!

#1151

"Non credo all'arte, a meno che il suo scopo non sia cambiare il mondo," disse Donald Barthelme pensando a Olafur Eliasson.
"Non importa chi siate, è venuto il momento di leggere Donald Barthelme," disse Olafur Eliasson.

20160524

#1150 (Le altre mosche #59)


IL MATTINO

A nessuno era permesso guardarlo in faccia, così portava una maschera.
Entrò nella stanza e chiese a tutti di uscire, e restammo soli.
Mentre montava il suo fucile di precisione "Girati," mi disse.
Quando mi voltai mi stava inquadrando nel mirino. E non aveva più la maschera.
"Ora che conosci il mio volto ho un motivo per farti fuori. Ma non lo farò. E perciò, visto che sei in debito con me, se fosse necessario tu sarai chiamato a testimoniare al mio processo. Questa volta rischio grosso. Ma rischi grosso anche tu. Se dovessi sparire, o passare dalla parte sbagliata, io ti troverò, ovunque tu sia."

#1149

Ma cosa intende chi dice "meditate, gente, meditate"?
Io lo so: che dovremmo pensare attentamente a quello che ci è stato appena fatto notare, ciò che ci è stato detto subito prima del consiglio di meditare, gente, meditare. Ma la meditazione, gente, è l'esatto contrario del pensiero, del pensiero è anzi annullamento, di ogni pensiero la completa assenza, l'astrazione totale della coscienza verso uno stadio non pensante, la sua ascesione a una dimensione di non-pensiero. Meditate, gente, meditate.

20160523

#1148 (Le altre mosche #58)


DR. UX

Ferdinand Brunétiere sotto la pioggia, credendosi con le sue scarpe dalle suole di gomma simile a un panno antistatico, si avviava verso quei bagliori bianchi infiniti, che sembavano angeli irrequieti, lucciole espanse.

20160522

#1147

Non adularmi, non sono abbastanza potente perché ne valga la pena. Cerco solo di mantenere una certa dignità personale, dato che su quella professionale non ho voce in capitolo. Parafrasando Woody Allen, io e il mio karma non ci rivolgiamo nemmeno più la parola.

#1146 (Le altre mosche #57)


IL PADRONE DELL'ULIVA

Scriveva a tempo di musica, batteva i tasti fino a farsi sanguinare le unghie a ritmo di rumba, o del son cubano, o di Bach, o di rock. Non importava che musica stesse ascoltando, il testo però veniva di conseguenza, col battito di quella musica, selvaggio come Bela Bartòk o placido come Patsy Cline.

#1145

Inverte il posto dei berretti di lana con quello di coppole e cappellini, e il cambio di stagione è fatto.

20160521

#1144 (Le altre mosche #66)


LA VELA

Kayle la costruì, ma l'idea era stata mia.
Montammo questa tavola fatta di specchi, in modo che ogni parete rifletteva nient'altro che le altre pareti. Poi facemmo un piccolo buco in uno spigolo e guardammo dentro.
"Eccolo!" urlò Ben strabiliato. "È come avevi detto tu: Dio è qui dentro!"

#1143

"E qual è la differenza tra i tuoi carpentieri e i miei?" chiese il Re.
Assi e pezzi curvi perfettamente tagliati e levigati giacevano ai nostri piedi sul molo del porto di B. assieme al mio socio guidavamo Carlo XII verso la nostra ultima creazione.
"Che hanno competenze e strumenti migliori, appositamente acquisite e studiati per le esigenze di un tipo di scafo completamente nuovo."
L'introduzione ebbe il suo effetto: quando salimmo sul ponte al Re brillavano già gli occhi. Forse vedeva già le battaglie a venire.
"E quanto mi verrebbe a costare questo tipo di scafo completamente nuovo?"
Al mio socio venne la fregola e propose subito di essere pagato com le pelli per cui il regno era famoso, per quel suo zio Abbate (aggiunse come per giustificare con ragioni più pie la sua smania).
Io guardai il Re come se fosse un mio caro amico, gli peresi le mani – cosa che lo colpì ma non lo disturbò più di tanto – e dissi: "Se vi piace questa nave, permettetemi di costruirvi un'intera flotta."
Il Re sorride come credo non avese avuto più motivo di fare da molti anni. "La costruiremo secondo le vostre necessità, assecondando i bisogni del regno e seguendo la volontà di Dio."
Come si dice? Ce ne vuole uno per beccarne uno: aveva già messo mano al suo Sherry migliore.

20160520

#1142 (Le altre mosche #55)


TON HISTOIRE

Così le piace andare in auto da sola, perché così può cantare in pace, da sola, e così può inventare le parole e credersi una grande cantante, e così può ridere, da sola, indisturbata.
Forse sono sensazoni che si provano solo nelle vecchie Fiat.

#1141

Così come lo zoom è classicsamente considerato un sostituto fallico, al pari delle auto di grossa cilindrata, allo stesso modo penso che lo siano le chitarre molto grandi: dreadnought e jumbo sono comunque un mezzo per raggiungere obbiettivi superiori alle proprie possibilità...

20160518

#1140 (Le altre mosche #54)


GHOST DOG

Nel mondo ci sono un sacco di cose orribili, così mi piace circondarmi di cose belle. E tu sei una di queste, perché mi fai sorridere e mi fai stare senza pensieri. Potrei sembrarti egoista, ma ho amato anche persone che non mi facevano così bene. Ho amato anche a fondo perduto.

#1139

Di questa chitarra si leggono soltanto cose buone. L'unico biasimo dei pochi ma agguerriti detrattori è che è una Martin che somiglia a una Gibson ma suona come una Martin. È chiaramente una posizione ideologica, perché prescinde sia dalla bellezza della chitarra in sé sia dal suo valore intrinseco. Che si fottano.

20160517

#1138 (Le altre mosche #53)


CAPRA CALDA

E quando iniziò a piovere, invece di ripararsi mise le mani a coppa e lasciò che la pioggia le colmasse.
Nonostante tutti i suoi sforzi, come nella parabola, le mani non si riempirono mai.

#1137 (#859/2)

La domanda è sempre la stessa: il fatto che un frutto non sappia di nulla vuol anche dire che non fa bene quanto dovrebbe?

20160516

#1136 (Le altre mosche #52)


AAA

Era il tempo in cui io e Al andavamo in giro a vendere serenate coi cappelli messicano, il tempo degli orari distorti, il tempo delle scarpe bianche, delle canzoni cubane e del vino bevuto di corsa, e di corsa ancora a correre in auto al prossimo appuntamento.

#1135

Sta attento a non bruciarti. Non prendere per oro colato tutto quello che ti viene detto. Soprattutto non accettare soddisfatto ogni complimento: qui si gioca una guerra per la tua anima, ammesso che esista e che tu ne abbia una.

20160515

#1134 (Le altre mosche #51)


TI PERSEGUITERÒ

Solo dopo parecchi anni riuscì nel suo scopo: realizzare la forchetta a quattro rebbi più piccola del mondo.

#1133

Non è tanto il fatto che la mia vecchia magione sia nuovamente abitata, quanto che ci abbiano fatto una scuola.
Mi aggiro tra queste classi cercando di seminare il panico tra gli studenti in uniforme, o almeno l'anarchia; ma l'educazione ferrea a cui sono stati già per tanti anni sottoposti gli impedisce di interagire come si dovrebbe con un vecchio vampiro come me.

20160514

#1132 (Le altre mosche #50)


LA MENTE TRISTEMENTE CONTORTA DELLE DONNE

Fu la prima volta che piansi per un fumetto.
Forse la prima che piansi in assoluto.

#1131

Essere coinvolti in una sparatoria è già di per sé abbastanza antipatico; per non parlare di quando scappa anche da andare in bagno.

20160513

#1130 (Le altre mosche #49)


SPARKY

Riascoltando i vecchi pezzi del Buena Vista Social Club nel piccolo stereo messicano alla luce tenera del lume giallo, Ry Cooder, seduto nella sua poltrona, si rese conto che tutta quella tranquillità e quell'ordine non gli si addicevano affatto.

#1129

Quando esco dal supermercato i due ragazzini sono ancora lì sui loro xboard, sporchi e potenzialmente pericolosi malgrado i dieci anni stentati che dimostrano.
Ripenso a quel che dicevano di Garry Winograd, che non si capiva come riuscisse a fotografare così da vicino dei perfetti sconosciuti senza che questi poi gli spaccassero un labbro, e mi dico che probabilmente all'epoca c'era molta più fiducia non solo nella fotografia ma anche nell'uomo.
Quella fiducia è l'ultima cosa che vedo negli occhi dei due ragazzini, che anzi si avvicinano minacciosi.
Il più grande mi fissa: "Che ce la prendi una birra?" dice. "A noi non ce la danno."
È un segnale: "Solo se poi vi lasciare scattare una foto," rispondo.
Lui ci pensa un secondo: "Ok," dice poi, senza nemmeno consultare l'amico.

20160512

#1127/1128 (Le altre mosche #47/48)


SERATINA

E avevi sempre i peli bruciati sulle dita della mano destra. Odoravano in maniera particolare, inconfondibile.


SONATINA

Questa è una cosa che la rassicurava: a quel numero rispondeva sempre qualcuno.

#1126

È così che il tempo dimostra il suo passare: qualche anno fa cercava una casa da cui potesse vedere una magnolia, e oggi, che cerca ancora casa, dalla finestra vorrebbe vedere una betulla. Come si trattasse di un tatuaggio, pensa ora a cosa avrebbe pensato se di fronte a casa sua ci fosse un albero che non vorrebbe più vedere e che, al pari di un tatuaggio, non potrebbe eliminare se non al prezzo di un atto dolorosamente simbolico.

20160511

#1125 (Le altre mosche #46)


MONDIALUS

Mi diede il resto sbagliato, poi mi indicò una direzione errata in modo da farmi dover ripagare il pedaggio.
"Certo che lei è veramente stronzo." gli sibilai.
"Mai abbastanza," disse lui, "mai abbastanza."

#1124

Il dolore è stato lancinante, l'attacco improvviso, una fitta nella schiena e ti sei accasciata davanti a me sui gradini. Ti sei chiusa a riccio, cercando di diventare più piccola – forse per ridurre le dimensioni della pena. Nonostante ti toccassi e ti chiamassi sembravi non essere consciente della mia presenza.
Sullo scalino più in alto un'orribile falena nera ti fissava, enorme e muta. Hai iniziato a rantolare, la tua pelle è diventata scura e hai continuato a rimpicciolirti, fino a diventare una sorta di calabrone o vespa gigante, grande quanto un grosso uccello.
La falena continuata a fissarti, come se apparteneste allo stesso mondo, si sarebbe potuto dire uno sguardo di concupiscenza.
Nonostante fossi atterrito e disgustato dal tuo aspetto volevo anche preservarti dal desiderio della falena, ma ormai non eri nemmeno più di suo interesse: il tuo carapace si era come cristallizzato nella forma di uno scarabeo metallizzato, piccolo e luminescente, prezioso.
Dopo che la muta era stata completata hai abbandonato il guscio tutt'uno con la forma animale, e i lunghi filamenti carnosi di cui ora il tuo corpo era fatto hanno preso a crescere e come una spugna, tanto che ho temuto che potessi continuare a gonfiarti fino a riempire l'intera stanza, a espanderti fino a minacciare me stesso, la città, il mondo intero.

20160510

#1123 (Le altre mosche #45)


DOS GARDENIAS

È in questo modo che passò la sua intera vita. Ogni anno sceglieva un uomo da rimettere in sesto, e lo amava con tutti i tendini, con tutte le sinapsi e con tutte le valvole del corpo.
Poi, una volta che l'aveva salvato, lo lasciava per andare ad aiutare qualcun altro.

#1122

Non erano vere orecchie da coniglio, ma la padrona dell'enorme cavallo gliele aveva applicate con molle e bende fino a farlo sembrare un orribile ibrido fuggito da una fiera o direttamente dall'inferno.
Si aggiravano per il mercato chiedendo gentilmente l'elemosina, ma l'aspetto di lui e soprattutto qualcosa nell'atteggiamento di lei mettevano decisamente a disagio: quando scese dal vistoso quadrupede e si avvicinò alla locanda dove stavamo mangiando, guardò verso il tavolo e ci fissò tutti come se avesse ritrovato dei vecchi compagni. Poi, accennando all'essere mostruoso là fuori, ci disse che avrebbe mangiato volentieri un cestino di pane, dato che era l'unica cosa di cui si nutriva.
Certo, dissi io rivolto direttamente all'ostessa, pagare un altro cestino di pane per quella povera bestia non ci costerà molto di più.
Quando, dopo i nostri giri, passammo di nuovo davanti alla mensa, la donna era seduta al nostro tavolo, e pucciava il pane nella minestra del giorno, sorridendoci in segno di riconoscenza.

20160509

#1121 (Le altre mosche #44)


LA LISTE

La vue de ces trombonnes bleu lui donnait trop de souvenir. Il décida de ne pas les utiliser jammais plus.

#1120

Un weekend di denti, finti deluxe per i festeggiamenti, canini segno di evoluzione, doloranti da estrarre al più presto, artistici attaccati al muro, comunque messi a dura prova da questo istinto ingordo.

20160508

#1119 (Le altre mosche #43)


MEDICI SENZA FRONTINI

Ommioddio! Ho perso l'usufrutto della mattina.

#1118

"Io vorrei."
"Anche io vorrei."
Due cuori alla fermata della metro, un po' sovrappeso, decisamente adolescenti, lo zaino anocora in spalla, appiccicati l'uno all'altro.
"L'ho capito che anche tu vorresti," fa lei allontanando lui.
Le guance color porpora, nessun altro intorno.

20160507

#1117 (Le altre mosche #42)


DONNA FARGO

Dei miei amici io fui il primo a lasciare l'università. Poi, uno per uno, convinsi tutti gli altri: i miei semi-cugini Nilo e Meke, donna matematica Serenidad, e perfino Lota Malota, medico senza frontino. Tutti col nostro ambizioso progetto di dimostrare che l'università non serve a nulla.

#1116

Il bambino sulla metro ne è davvero convinto, mentre i suoi genitori parlano tra loro d'altro e non gli danno retta probabilmente da una vita: guarda fuori dal finestrino di fronte, seduto composto, e ingannato dalla vita continua a ripetere "alla prossima fermata arriva la torta, alla prossima fermata arriva la torta, alla prossima fermata arriva la torta..."

20160506

#1115 (Le altre mosche #41)


CAPO VIGESIMO

Si ripromise di smentire una volta per tutte il detto "gli esami non finiscono mai". Non ne avrebbe fatto mai più uno, nemmeno un pallido esame di coscienza.

#1114

In qualche modo sapevamo tutti, nel condominio, che quell'ascensore avrebbe portato sventure, carica com'era di cattivi pensieri.
A volte il futuro aspetta solo di procurarsi gli strumenti giusti, per accadere. E ha molta pazienza.

20160505

#1113 (Le altre mosche #40)


L'ESTATE DEL SIGNORE

Cosa si preparava a scrivere a macchina la sera con le mani che odoravano di last a limone, ruola e abbandono?

#1112

Ci sono andato tre volte.
Due a provarla (la prima a sentirla, la seconda a testarla), e una a portarla via.
Profuma di resina, e se dovesse scoppiare un temporale sarebbe più al sicuro lei che io.
Ma veniamo graziati. Una volta a casa, inizia a piovere come se non ci fosse altra possibilità.

20160504

#1111 (Le altre mosche #39)


RISCOSSA & RISCOSSIONE

Sul pianale verde di questa scrivania hanno scritto generazioni di ciechi assoluti, con le loro macchinette Braille e i loro pungoli di legno, e ora questa scrivania è qui, in casa mia mia, così io rischio di diventare cieco se non compro una nuova lampadina.

#1110

Catherine l'estetista non vedeva belle ragazze o vecchie cozze, per lei erano tutte polli da spennare.

20160503

#1109 (Le altre mosche #38)


KLINT THE KLIMT

Send a good day to me

#1108

Ogni volta che qualcuno parla di resurrezione, Gesù si rivolta nella tomba.

20160502

#1107 (Le altre mosche #37)


IL TRAPANO DI CHAGAS

Arricato a Hotel City salvai un cane che stava per essere investito da un treno.
"Grazie," mi disse Patsy Cline, la padrona, "mi piacciono i turisti."

#1106

È un classico fraintendimento, quello di attribuire al cantante, da parte dei fan, il ruolo di leader di una band, è la nostra predisposizione di massa a dare fiducia, nonostante tutto, a una voce piuttosto che a un suono, a una persona piuttosto che a una macchina, malgrado alcune di queste macchine abbiano molto più da dire di tanti esseri umani.

20160501

#1105 (Le altre mosche #36)


KALA AZAR

La mucca, pensava Veronica, è l'animale più intelligente perché è l'unico che sa dire il suo nome.