20160709

#1223

Ho sognato che andavamo in auto a liberare un amico del liceo dal commissariato dei carabiniari: gli era permesso di uscire e parlarci dal finestrino abbassato dello sportello posteriore; così, a segni e a gesti, la decisione era stata presa, e lo portavamo via. "Fino a Santa Barbara vi facciamo solo una ramanzina," ci urlava dietro l'appuntato.
Poi ho sognato che un nostro amico viveva nell'attico di una grande albergo e aveva deciso di non abbandonarlo fino al giorno della sua partenza, nonostante agli altri piani ci fossero continuamente feste e ricvevimenti. Passavamo a turno un po' di tempo con lui, che, steso in accappatoio su una sdraio, ci regalava tutto ciò che non aveva intenzione di portarsi dietro. A me dava quel libro di cui mi aveva già parlato, quello dei due tipi che cercano di lasciare l'Europa in auto ma non ci riescono e qualsiasi cosa facciano si ritrovano sempre a Riga.
Poi ho sognato i due tipi in auto, ma la città era intanto diventata Rita. Uno dei due produceva arte qualsiasi cosa facesse: parlava e venivano fuori opere teatrali, andava in bagno e partoriva locandine cinematografiche.
Poi ho sognato che un astioso Maggiore ci negava la licenza che ci avrebbe permesso di lasciare per sempre quella caserma. Allora facevamo rapporto su di lui, comunicando alle autorità militari di sapere che era stato pagato per conservare e poi consegnare pietre preziose raccolte nelle città razziate. Quando il Maggiore lo scopriva si faceva improvvisamente gentile, e si diceva da sempre dispostissimo a concederci quella licenza; ma il rapporto era ormai partito! e il Maggiore s'incazzava, ritrattava tutto, smentiva il suo coinvolgimento, parlava di donazione, ma le pietre venivano intanto sequestrate e i numerosi trolley in cui erano contenute venivano caricati, come fossero containers, su una nave cargo che però s'inclinava per il grande peso e affondava. Noi intanto eravamo diventati la moglie e la figlioletta di uno dei militari decisi ad andare via, e dalla nostra barca recuperavamo una valigia con un bastone munito di uncino. Si scopriva inoltre che avaveno intanto fatto prigioniero il Maggiore e, muniti di telecamera, lo costringevamo a confessare.

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