20150828

#713

Tra la posa della prima pietra e la cerimonia del taglio del nastro era passato così tanto tempo che la più recente tecnologia di trasporto era costretta ad attraversare ormai stazioni dall'estetica superata, che nelle sstrutture già sporche e malmesse cominciavano a dare segni di cedimento, così che passato e presente coabitavano forzatamente in quel luogo sotterraneo lasciando ben poco spazio al futuro o ciò a cui i cittadini si erano ormai dimenticati di essersi aspettati che il futuro avrebbe somigliato.

20150827

#712 (Le nuove mosche #74)


PUNTINI D'OCA

L'ufficio di H. R. Williamson sembrava essere stato progettato da uno scenografo noir degli anni '40. Lo scrittoio con la macchina per scrivere e il lume giallo sempre accesso tra le volute di fumo, la grande scrivania a otto cassetti col pianale verde, lo schedario di ferro e il grosso armadio di noce.
Si sarebbe perfino detto di avere l'impressione che una luce filtrasse a strisce attraverso le persiane, anche se da fuori non proveniva nessuna luce, e alle finestre non c'erano persiane.
Il proprietario era, in effetti, un detective vecchio stampo, col fedora calcato perennemente in testa e due figli e una moglie dimenticati da qualche parte nell'alcool.

#711 (Elegia di Budapest)

La statua di un generale,
quindi di nessuno in particolare/
un cane da slitta che corre sull'autostrada,
al collo un guinzaglio/
militari con gli occhiali da sole
e il cranio putiniano/
poliziotti col cappello di pelo,
la camminata sovietica,
si danno il cambio della guardia,
muovendosi come cavalli ammaestrati/
una città vecchia, una ancora più vecchia,
nascosta
tra condomini di socialismo iperreale/
la metropolitana scorre a senso unico
tra l'opera e la casa del terrore,
tre alberi anneriti puntano al cielo
tra le macerie del quartiere ebraico/
la sinagoga è chiusa,
vuota,
gli americani sono atterrati
su un intero quartiere/
le terme ottomane
sono un girone dantesco
ottagonale
in cui non filtra la luce del sole,
tra l'aria che manca
carne umana nuda si accalca
nella nebbia
solforosa.

20150826

#710 (Le nuove mosche #73)


L'ADULTERATA

Gli fece da manger senza che lui nemmeno ne cercasse una. Spiegò meglio di lui quel che la gente aveva bisogno di sentire. Fu il suo mecenate. Lavorò gratis. Non chiese mai nulla. Non serviva questo perché lui la stimasse e le fosse riconoscente. Fu soprattutto sua amica.

#709

Le pennellate grasse e larghe (che siano state dete con un pennello lo dicono le sottili linee parallele che si affiancano centimetro dopo centimetro all'interno degli alti bordi di colore) seguono in un tormentato ingorgo di costrizioni quelle che disegnano i rami nervosi e i fiori sgraziati, e solo quando escono da questo loro intrico sembrano finalmente libere di dirigersi dove sono destinate, in una confusione aerea come di piume soffiate dal vento, disordinatamente una dopo l'altra a riempire la tela come vero soggetto dell'intero dipinto, che la parte per così dire più formale—descrittiva e connotante in modo fastidioso e invasivo—copre e interrompe di continuo fino ai confini del quadro. È questa l'idea che giorno dopo giorno si è fatto Ferber del ramo di mandorlo fiorito cui Van Gogh ha dato vita in apparenza solo perché venisse messo in mostra in questo museo, dove lui si recava a guardarlo ormai quotidianamente.

20150825

#708 (Le nuove mosche #72)


BAMBOLA A GAS

Al signor David Fincher piaceva rubare le storie degli altri. Questo fu ciò che mi raccontò quella sera: William Saroyan aveva tredici anni quando comprò un grammofono e lo portò, sottobraccio in bicicletta, a casa in San Benito Avenue; sua madre andò su tutte le furie perché aveva speso dodici dollari.

#707

Come ogni mattina in quella stanza la luce fa il suo ingresso attraverso le fessure dei logori avvolgibili, una divintità pacifica dai tratti vagamente polinesiani si presenta, silenziosa e sorridente, a emanare il suo buongiorno.

20150824

#705/706 (Le ultime mosche #70/71)


DOPAMINE

La stanza doveva essere stata lasciata in gran fretta, perché i bicchiari. quasi pieni, erano ancora sui tavolini, e una giacca e uno zaino da viaggio osostanvano su una delle poltroncine rosse imbottitte. I muri, rossi anch'essi, brillavano di una luce instabile, come durante un bombardamento auereo.


BENZINE

Capisco da dove sei partita, e dove vuoi arrivare—le disse il grossissimo, enorme Bangòr, che aveva assunto tutto l'aspetto di un potente mago, malgrado i vestiti logorti e il terribile accento delle Terre di Pietra—ma se decidi di seguirmi si fa a modo mio.
Azùl, che in realtà era una regina, sembrava piccolissima. Si strinse ancora di più nel cappotto, annuì e lo seguì senza fiatare, fin dentro al bosco profondo.

#704

Più e più volte in quelle settimane si alzava in piena notte con la viva sensazione di annusare puzza di gas, e camminavaal buio fino alla cucina, preceduto da un'incontenibile erezione.

#702/703 (Le nuove mosche #68/69 — Due storie di Natale)


LINOLEUM BUG

La gente del porto continuò ad arrivare per tutta la notte, lanciando grandi boccate di vapore attraverso la barba ghiacciata e sedendosi pesantemente ai tavoli di legno. Così passò Pat il suo Natale, facendo caffè fino all'alba e servendo zuppa d'avena, torta di mele e sorrisi a tutti per quanto il pensiero della notte insonne lo permetteva.


SILMARILLION BUG

Finì di leggere il libro la notte di Natale a letto, dove era stato lasciato con la sua gamba ingessata sotto la coperta a scacchi gialli. Poi lo richiuse, come si fa con uno scrigno quando si ha paura che i folletti verdi possano venire durante la notte a rubare i vecchi gingilli privi di valore che vi sono accuratamente custoditi.

20150806

#701

Nonostante quest'anno Natale cada di giovedi, mamma si ostina a riferirsi a Santo Stefano come lunedi, in una sorta di seconda Pasqua (che è poi un secondo Natale). Sul foglio in cui elenca gli appunti per la spesa e i menu dei giorni a venire così come le vengono in mente, la successione dei giorni risulta proprio mercoledi, giovedi e lunedi; un calendario personale, un almanacco interiore.

#700 (Le nuove mosche #67)


IL MIDOLLO DI JACK

E se io posso cambiare—disse Rocky Horror in cima alle scale—buona camicia a tutti.

#699

Certo è che giusto nei pochi giorni in cui veniamo a trovarlo potrebbe almeno fingere di ascoltare abitualmente uno degli innumerevoli cd che io e mia sorella gli abbiamo regalato nel corso del tempo. E da quand'è, poi, che gli piace Guccini?

20150805

#698 (Le nuove mosche #66)


LA MAGA AVERNA, SAPORE VERO

Sotto la lunga fila di cassette postali, nella penombra che preludeva a ciò che veniva comunemente detto 'olvidado', e che tutto il resto del mondo chiama notte, stava, spalle al muro blu, il piccolo Ignatius, che apettava il ritorno del suo eterno avversario di lancio della monetina come si spera che alla notte segua sempre il giorno.

#697

CNN sempre accesa in cucina alle sue spalle, sigaro cubano perennemente in bocca, camicia sbottonata sul petto, risata onnipotente e paternalistica dispensata a chiunque: nonostante fosse siciliano fino al midollo per tutti noi era la quintessenza dell'americano.

20150804

#695/696 (Le nuove mosche #64/65)


ALLERGIA SERIALE

Teneva le piccole lettere, col solito ideogramma cinese con cui s'intende familiarmente 'noi', in una scatola di cartone che una volta aveva contenuto scarpe (o pasticcini, non ricordava bene). La scatola in un cassetto della scrivania da cui un giorno suo padre aveva eliminato tutti i tarli con una siringa. La scatola chiusa, e il cassetto chiuso. Le lettere aperte e poi richiuse. Nessuno, tranne lei, ne conosceva l'autore.


ALLEGRIA SERALE

Si soffiò l'anima nel fazzoletto e poi riprese a camminare sul ponte. Che importava se quell'ombrello l'aveva rubato? La città era troppo bella sotto la pioggia, e poi la luna, la luna.

#694

La geniale trovata di questa nuova tecnologia è che il film—apparentemente solo un 3D di superlativo realismo—produce una serie di tracce, di sedimenti fisici, se vogliamo, che restano intrappolati all'interno della sfera fenomenica, crescono, evolvono e la colonizzano finché lo spettatore non si trova a dover fare i conti con l'estensione della fiction nella propria realtà.
Dal serpente che era venuto fuori dallo schermo germogliarono allora due grandi vermi. Il primo, trasformatosi in enorme insetto volante, fu espulso di casa attravaerso la finestra, ma il secondo ebbe il tempo e il modo di modificare il proprio stato fino a diventare un bipede senziente, metà rettile e metà uomo. In sua presenza non si poteva fare altro che parlare in una lingua inventata e senza senso, perché non apprendesse quella realmente in uso, e ridurre al minimo indispensabile—ed era già troppo, dato che l'essere si trovata al momento in una fase evolutiva tanto primordiale da prevedere la semplice sopravvivenza—le attività quotidiane, perché non fosse edotto degli usi e costumi terrestri. Tutto ciò finquando non si comprese che la tecnologia che l'aveva generato non era pericolosa per il genere umano nel suo complesso, che anzi il germe dell'autodistruzione faceva in qualche modo parte del suo codice genetico a dispetto di se stessa, la sua unica ragione di vita essendo quella di trovare il proprio creatore ed eliminarlo per sempre.

20150803

#693 (Le nuove mosche #63)


KAYAH È UNA DONNA

Aeroplani danzanti più leggeri di gabbiani e più ampi di vele spiegate nel cielo tetro e luccicante come i capelli di un vecchio pescatore islandese. Così, almeno, credevano di vedere gli occhi di Louan O'Flaerty mentre l'arrivo del definitivo addio, nel mare d'erba in tempesta, faceva sembrare che il giorno se ne andasse.

#692

Attraverso il paese da nord a sud, tagliando a 250 chilometri orari i banchi di nebbia da cui comincia a filtrare saltuariamente il sole. Ma visto che lo faccio restando seduto in senso opposto a quello di marcia, il mio è prima di tutto un viaggio indietro nel tempo, verso il luogo della mia storia da cui sono partito tanti anni fa e dove, ancora più che in quello dove da tanti anni vivo, mi ricordo di essere un emigrante. Anche se forse questa parola non ha più molto senso, visto che in fondo tutti inevitabilmente ci spostiamo all'interno dell'unico mondo in cui sia possibile farlo.

20150801

#691 (Le mosche #62)


IN OMBRA PERENNE

Misurava, con la cura che solo la nostalgia concede, lo spazio che lei aveva occupato difronte a lui in quella vasca, le spalle dipinte dalla luce di candela, le gambe lisce e forti attorno al suo corpo, i capelli traslucidi, i seni gocciolanti e quel volto d'intimità assoluta che solo alcuni esseri eterni possiedono.