20151130

#868 (Le nuove mosche #149)


POLANDROIDS

Che differenza c'è tra leggere un libro e possederlo? Perché odio tanto restituire i libri che mi prestano? So che non rileggerò mai quelli che ho in casa, se non magari in un futuro lontano o in un momento di bisogno. E allora perché sono quieto solo all'idea che quel libro non si sposterà dalla mensola sopra al mio letto?

#867

Non conosco per niente Napoli, questa città nei cui cortili non batte mail il sole e nelle cui strade il tranvai si aggira come a caso, senza una meta determinata.
È così che io e mio padre smarriamo la via per l'allloggio, e per non proseguire nell'errore decidiamo di scendere in un punto della cartina mai visitato prima, dove ci sentiamo alla mercé di un Fato forse non predestinato ma prevedibilmente avverso.
Solo per puro caso, dopo un paio di false piste, ci rendiamo conto che il mezzo ci ha lasciati esattamente dietro la piazzetta dove affaccia la nostra camera.

20151129

#866 (Le nuove mosche #146)


TEXAS BY TEXAS

La ragazza aveva una lunga cicatrice sulla fronte, ma era bella. Era una delle tante trapeziste in quel circo, e se non si fosse messa a fissarmi con l'insistenza tipica degli zingari, non l'avrei nemmeno notata.

20151127

#865

Un'intero romanzo su un piatto di pasta, dalla spesa per prepararlo al lavaggio delle stoviglie, tanto dettagliato da vedere ogni singola forchettata, le macchie di sugo sul bordo del piatto, l'ultimo boccone di pesce nascosto tra gli ultimi spaghetti sul fondo. Era perfino possibile sentirne il sapore e il profumo. A questo ci aveva portati il Grande Autore Francese, parodia e parossissmo, il romanzo definitivo sulla società contemporanea, la storia di cui tutti parlavano e che ormai nessuno poteva più fare a meno di leggere.

20151126

#864 (Le nuove mosche #145)


BRIAN & NO

Prendo una fetta di pane, la spalmo di burro e ci metto sopra quattro belle alici marinate. Poi infilo qua e là qualche cappero e copro con del formaggio. Sciolgo tutto in forno e spolvero con origano. Il minimo che posso aspettarmi è il peggior incubo della mia vita.

#863

Seduti su una panchina, il mio da-oggi-ex-analista e il suo paziente prediletto, da oggi mio ufficiale analista, si scambiavano pareri su quanti potenziali vantaggi, per me e per loro, fossero ancora eventualmente impliciti in questo ménage à trois da chaise longue.

20151125

#862 (Le nuove mosche #144)


IL QUATTROCENTESIMO

Per favore, non fraintendetemi, io non voglio nulla da voi due. Ma mi preme farti sapere che la tua ragazza mi piace tantissimo, credo sia la più bella che abbia mai visto girare in città, io farei follie per lei, lei ha tutto quel che cerco. Ora però non ti incazzare, ti prego, e non picchiarmi: sono per la non violenza e non saprei come reagire.

20151124

#861

"Ma quante domande?!"
È seccata solo a metà, la mia curiosità un po' la obbliga a e un po' le permette di tornare al passato.
"Quando papà è morto, io e mia madre abbiamo iniziato a vagabondare. Siamo state ovunque, perfino a Sitka."
Ci sediamo ai tavolini di un caffè, poco fuori dalla cascina dove verrà celebrato il matrimonio.
"Ora ti chiederai come ho fatto ad arrivare fin qui, e soprattutto a sposarmi, intendo, visto che sono sempre stata devota alla Sacra Scuola."
Effettivamente ho prove certe che sia lesbica, e sospetto che quest'improvviso cambiamento di rotta possa essere un po' un ripiego, un colpo di testa dopo un grande delusione sentimentale, o qualcosa del genere. E stranamente sono preoccupato più per lei, sostanzialmente una new entry, che per lo sposo, che conosco invece fin dalla scuola.

#860 (Le nuove mosche #143)


NON LO SO

Blue Gardenia e Nat King Cole che gracchia perché il disco è vecchio.
Forse è pure troppo, per una serata tra noi; ma che vuoi, giocare ai film americani, in fondo, non costa nulla.
Mangia i tuo gamberetti, ora, e dimmi che sono buoni perché, candele a parte, ho pagato questo lauto banchetto vendendo la cassa del fondocassa.

20151123

#859 (iQ#38)

Solo se rosse
le arance gli sembravano
far bene.

20151122

#858 (Le nuove mosche #142)


YOUR ACTION WORLD

La ragazza mi passò dietro le spalle due o tre volte mentre stavo casualmente sfogliando alcuni libri di nudo. Inutile dire che l'avevo notata fin da prima che attraversasse la porta di vetro della libreria. Profumava.
Mi passò una mano dietro al nuca, e questo fu la quarta volta che mi fu alle spalle. La mano era fredda, e la ragazza era entrata per conoscermi. Le offrii una tazza di té e confessò di essersi eccitata guarandomi sfogliare quei libri di fotografia.

#857

La nuova frontiera del terrorismo è il controllo della mente a distanza, quell'incontenibile voglia di farla finita che dal nulla s'insinua lentamente e poi ad un tratto si scatena nei pensieri del pilota nemico, la guerra santa senza nemmeno la necessità di sacrificare tanti preziosi fedeli.

20151121

#856 (Le nuove mosche #141)


BEAUTIFOUL HEAIR COUNDITIOUNS

Di solito si occupava mio padre del videoregistratore, ma quella volta trovai il modo di comporre una piccola opera da minatore: registrai Smoke dopo Jesus e sulla videocassetta scrissi Jesus Smoke. Lui era un moralista, ma quei film gli piacevano entrambi, e anche con una esse di meno l'effetto era garantito.

#855

Trattenendo il respiro, gonfiando la gola d'aria e picchiettandoci sopra con le unghie, ero capace di emettere i suoni più vari, con la possibilità di intonarli e, quasi, produrre melodie, sebbene alquanto incontrollabili. Ed è proprio in questo modo che improvvisamente mi sono svegliato, tirando il fiato per evitare di soffocare nel sonno per aver trattenuto il fiato troppo a lungo.

#854 (Le nuove mosche #140)


SMOKE GETS THE BLUES IN YOUR FACE

Questa te la devo proprio raccontare, perché è la storia del mio unico autografo. Sai, c'è gente che li colleziona ma, dico io, che sendo ha? A me non me ne frega niente di avere un milione di autografi. Ma quella volta era diverso: lui era Vic Damone, hai presente? Il cantante. Bene. Vado nel camerino dietro al palco e gli faccio "Vic, è il vino?" Lui mi guarda un po' dispiaciuto e fa "Eh... È finito," ma senza pensarci troppo, come se ci conoscessimo da mille anni. Allora gli dò il mio biglietto, il biglietto omaggio con cui ero entrato, e dico "Scrivici qualcosa," e lui mi guarda ancora, poi guarda in aria e fa "E che ci devo scrivere?" e poi dice, come dopo un'illuminazione: "Al Poeta Oscpite!" Proprio così, con le maiuscole, come se stesse parlando di uno cazzutissimo, e con quella strana pronuncia di provincia. Per farla breve finì che quell'autografo lo persi, il mio unico autografo, ma è per quello che ora tutti mi chiamano il Poeta Oscpite.

20151120

#853 (#852/2)

Quel coltello era come una brutta bestia, un cane rabbioso che non vedeva l'ora di azzannare chiunque si fosse considerato ancora suo nuovo padrone: era per questo che aveva richiesto quel sacrificio, un versamento di sangue come un patto tra fratelli in potenza per chiarire che non comandava nessuno, dopo di che si poteva ragionare.
Man mano che la ferita guariva capii che saremmo diventati compagni inseparabili.

#852

Della sua nuova condizione (una discreta fetta di polpastrello del pollice sinistro affettato via con quello che fino a un attimo prima di usarlo aveva definito "il mio nuovo giocattolo giapponese") quel che più lo seccava non era tanto il sangue perso (né la linea perfettamente retta che il dito era ora in grado di mostrare a guardarlo dall'angolazione giusta, cosa che anzi quasi lo divertiva e che lo rendeva orgoglioso come fosse la prova di una ferita di guerra) quanto non riuscire più a fare da solo una serie di operazioni fondamentali come allacciarsi i pantaloni (perché non ne aveva nessuno con la cerniera?) o sbucciare i pistacchi.

20151119

#851 (Le nuove mosche #139)


SOMETHING'S WRONG

Quell'inverno cercai di recuperare, ma ormai i miei ritmi circadiani s'erano irrimediabilmente sballati. Come un pipistrello, stavo diventando un abitante della notte.

#850

Scrivevamo musica di confine tra i vari sentimenti.

20151118

#849 (Le nuove mosche #138)


SOFT MACHINE / SIMPLE MACHINE

Odiava il vento, perché non serviva a nulla.
Certo, la fecondazione assistita delle piante, ma a chi vuoi che importi?
Lei sapeva solo che spinfilava sotto le gonne e nelle magliette fin dentro la canottiera, e fecondava le ossa con piccole larve di malessere.

#848

Alla domanda su cosa pensasse del film che avevano appena girato sulla sua vita, con tutti quegli attori che lo interpretavano e tutti quegli artisti che rifacevano le sue canzoni, prese un'espressione bonaria, di paterna impotenza.
"Non puoi impedirgli di divertirsi."

#846/847 (Le nuove mosche #136/137)


MAR VERO

E stava lì, capisci? Stava lì a fissarmi come uno di quei cagnolini che pare sempre che qualcuno li abbia pigliati a calci nel culo... E non fiatava, stava lì e mi fissava senza dire una parola, mi segui?
Poi chiude gli occhi e mi fa... mi fa, dice: "Cicca!"
Capisci? Cicca, dice. Voleva solo una fottutissima sigaretta del cazzo!


MAR CORTO

Fingevo con tutti. Mi tiravo addosso il biasimo di tutto il mondo conosciuto, professandomi contrario a qualsiasi morale e interpretando parti che mi trasformavano, agli occhi della gente, nell'esempiio più immondo di quel che un essere umano poteva diventare.
Un po' lo facevo perché, non importandomi del loro giudizio, potevo permettermi di vedere fino a che punto si sarebbe spinta la loro paura moralista; un po' perché adoravo il disappunto che provavano nel constatare, da fonti esterne, che erano infallibilmente in errore.
Ma soprattutto lo facevo perché mentire, per una volta a mio sfavore, mi permetteva di vivere un genere di sensazioni che la comune condotta piccolo borghese cui ero destinato non prevedeva.

20151117

#845

Nessuno di noi avrebbe mai pensato che quelle maschere da saldatore ci sarebbero servite per guardare l'eclissi di sole, quel mattino di Marzo. Persino Aziz, il più restio a convedersi alla poesia, si era infilato i suoi occhialoni anti-scintille e aveva alzato lo sguardo al cielo.

20151116

#844 (Le nuove mosche #135)


FONDAMENTALMENTE SONO EGOISTA

Le rivoluzionarie teorie di Mr Pelikan ci cambiarono tutti, e poco ci volle a comprendere che stavamo cambiando in peggio. Giravamo per casa mezzi nudi, come cavie di un esperimento che invece di portarci alla completa disinibizione, ci guidava senza compromessi allo sfacelo definitivo.

#843

Non mi importa niente di fare assoli di chitarra, li facevo finché ci ero costretto, ma adesso è tutto diverso, posso concentrarmi di più sulla scrittura e sulla voce, e quel che viene fuori dalla band è tutt'uno, nessuno è semplicemente l'esecutore di un ruolo, tutte le parti fluiscono assieme ed è come se ognuno di noi suonasse contemporaneamente tutti gli strumenti, e quindi nessuno.

#842 (Le nuove mosche #134)


LE RIVOLUZIONARIE TEORIE DI LORENTZ

Dimentica ogni convenzione, il rispetto per il pensiero e le convinzioni degli altri, le leggi che muovono la società dei tuoi padri e delle tue madri (che in buona parte sono uguali a quelle dei tuoi nonni e delle tue nonne). Qui sei tanto lontano da casa che puoi riscrivere completamente il tuo sistema di percezione e comportamento.

20151114

#841

Comporre cori polifonici è meglio che tirar su chiese, ci confidava Faelius nell'intimità del novizito, non c'è bisogno di mattoni, né del lavoro altrui, bastano due persone o poco più che si mettano in un angolo a cantare, e questo è vero in ogni momento e in ogni luogo, vedete, perché è una costruzione trasportabile, leggera come il vento ma duratura come un'abbazia. Intonava allora qualche nota, ci faceva ascoltare la quinta superiore, la terza inferiore, non importa se in futuro nessuno ricorderà il mio nome, continuava poi, questo canto è per Dio, e gli arriva più facilmente di qualsiasi guglia, vetrata o campanile, e sempre gli arriverà finché l'uomo avrà voce per cantarlo.

20151113

#840 (Le nuove mosche #133)


APPARENTE INCOMPATIBILITÀ

In Alaska è così, dopo un paio di settimane ci si abitua: non importa più come ci si veste, non ci si cura più degli accostamenti o di come calza un maglione. L'unica cosa che davvero importa è non morire di freddo, e si gira tutti come manichini oversized, infagotatti di sopravvivenza.

#839

Il passaggio era rimasto aperto come al solito, e come al solito dovetti alzarmi dal letto e andarlo a chiudere. A parte il rischio che durante la notte qualcuno ci cadesse dentro e si ritrovasse chissà dove chissà quando, ero l'unico a cui dava fastidio dormire con la luce di una porta spaziodimensionale che arrivava dal salotto?

20151112

#837/838 (Le nuove mosche #131/132)


PARIS, MA NUNN'È ISS'

Santa Cindy Sherman, regalami anche stanotte un sonno tranquillo, pieno di sogni colorati da poter ricordare, vividi come la tua visione sulla mia testa prima di dormire, che è il mio alone di santità contrario a tutti i principi del contrappasso.
Per questo, preghiamo insieme.


PARÌ, MA NUN SO' IJE

Diversi anni dopo l'arabo che la sapeva lunga e il francese si rincontrarono sullo stesso molo.
"L'ha poi trovato, il suo cappello?" chiese il primo.
"Sa che le dico?" rispose l'altro. "Credo proprio di sì."
Sulla sua testa splendeva un Borsalino che aveva parecchi anni più di lui, e che parecchi anni pareva voler su quella testa ancora passare.

#836

L'espressione 'stupido ottimista' non vuol dire che l'ottimismo sia generalmente stupido, ma che esistono anche ottimisti intelligenti. Io non apparetenevo a quel genere: speravo piuttosto in cose assurde, tipo che sarei cresciuto di qualche centimetro nonostante l'età, che il mal di denti sarebbe passato senza l'intervento del dentista, che non mi sarebbero servite lezioni di musica per imparare a suonare qualsiasi strumento. E che ci sarebbe stato sempre tempo, come diceva Kafka (lasciando volutamente che gli stupidi ottimisti lo fraintendessero), per essere felici.

20151111

#835 (Le nuove mosche #130)


LA IENA

Ti rimpiango anche se non sei ancora morto.

#834

È un abbaglio o quello che mi ha appena attraversato la strada, sessantenne e con la coppola, era Angus Young? È la prima volta, dal vivo o meno, che lo vedo indossare pantaloni lunghi, e incrociate a lunghi passi le strisce pedonali si dirige un po' barcollando verso il parcheggio, come uno qualsiasi.

#833 (Le nuove mosche #129)


ALLA SIGNORA PIACE BRAHMS

Luvi, diminutivo di Ludovica, sognava una vasca tutat sua, e molte candele. Vedere il fumo evaporare dalal sottile linea del braccio, della pancia o della coscia, e ascoltare Bach, magari in compagnia del suo maestro di composizione (anche se aveva paura di restare delusa nel vederlo nudo: a sedici anni preferiva in fondo che quelle mani toccassero solo il suo pianoforte, pià che le ginocchia e i malleoli).

20151106

#832

Intanto si procedeva al riempimento dei tratti di mare interessati, e un po' alla volta nuova terra emergeva, milioni e milioni di metri cubi di nuovi territori vergini, anche se in gran parte già venduti, dove fornitori, contractors, terziario e servizi connessi non vedevano l'ora di approdare con i loro traffici, commerci e infrastrutture varie.

20151105

#831 (Le nuove mosche #128)


BEERCAN-CAN

Prima di morire per l'ultima volta e per sempre, Robbie McKintosh, trentacinque anni quel giorno, aveva un ultimo fondamentale desiderio che solo una persona poteva esaudire: quello di rivederla.

#820

Le triplette di numeri che scorrevano in basso a sinistra davano sempre cento, questo ci era ormai chiaro. Quel che non avevamo ancora capito era però che i numeri si riferivano a tre elementi chimici,  sommando le cui percentuali si otteneva come risultato ogni volta un diverso tipo di materiale, che anno dopo anno era quello che meglio degli altri ci avrebbe difeso dagli attacchi esterni.

20151104

#819 (Le nuove mosche #137)

Aveva uno stile intollerabile. Posso dirlo perché sono io "la strega con l'oro tra le cosce" che si scopava matematicamente i ìn tutti i suoi libri migliori.

#818

Tanto lunga e folta era la barba del Buon Gianni che non solo quelli con la puzza sotto il naso giù al paese, ma perfino la Bella Gina, che gli voleva tanto bene e a cui la barba pure piaceva, lo prendeva in giro tutto il giorno e a volte anche la notte. Ti ci farà il nido un uccellino, gli rideva sempre. E infatti la Merla Grigia gli fece tre uova nella barba. E da allora, ogni volta che la Bella Gina s'avvicinava al Buon Gianni per dargli un gran bacio, la Merla Grigia impazziva di paura per i suoi ovini e saltava fuori strepitando, e svolazzando attorno alla barba del Buon Gianni e alla testa della Bella Gina faceva che non s'accostassero. Così andò e andò così finché gli ovetti non si schiusero e i tre merlini non spiccarono poi il volo via dalla barba del Buon Gianni. Ora che non era più la casa degli uccellini il Buon Gianni tagliò la barba un po' più corta, la Bella Gina tornò a baciarlo a più non posso e la Merla Grigia iniziò a cercarsi un'altra barba lunga e folta per l'inverno che veniva.

#817 (Le nuove mosche #136)


CAPELLI DA PERDERE A PARIGI

Non gli interessava essere trasgressivo con chi non conosceva. Non voleva essere considerato geniale o contro le regole da quelli che avrebbero dovuto comprare le sue opere. Vedete, stava qui la sua particolarità: che era controverso solo con noi, i suoi amici, e coi suoi genitori, al massimo coi nostri genitori. Si comportava da zotico, faceva battutacce e non mancava mai di ricordarci che ci odiava, che lo deprimevamo, e che finché avesse continuato a frequentarci non sarebbe riuscito a finire nemmeno un lavoro che valesse la pena di esser visto.

20151103

#816

Che il dentifricio, creduto fino a stamattina praticamente finito e relegato in fondo al tubetto, al solito gesto di stizza spiccio e violento esca invece in un fiotto improvviso perché spinto fino in cima al tubetto stesso ieri sera da chi solitamente non lo fa: è questo che si rischia nelle famiglie in cui si parla poco.

20151102

#815 (Le nuove mosche #135 )


SLANGHETTO

Ho dormito in posti e modi migliori, ma come si fa, ora, con quest'idea della celebrità da raggiungere e l'affitto da pagare?

#814

L'anziano raggiunge a fatica la donna. Le è caduto questo, dice. Non è mio, fa la donna, sicura di sé. L'anziano è contraddetto, l'ho visto cadere dalla sua borsa, dice. La donna appare meno convinta ma no, ribadisce, si sbaglia. L'anziano è certo di non sbagliarsi, ma come? chiede, le assicuro che è appena successo. La donna è irritata, forse addirittura un po' spaventata, si guarda attorno, le dico di no, dice, mi lasci in pace, e si guarda di nuovo attorno. L'anziano è perplesso, la donna è nervosa, non è lui che la preoccupa ma i suoi superiori che, di questo è certa, sono da qualche parte lì intorno e la stanno guardando proprio in questo momento.