20140730

#369 (iQ#36)

Di notte,
quello che ho mangiato
lentamente mi mangia.

20140726

#368 (Le mosche #61)


ZEBRA ZEBBRA

La sottile differenza
che divide, io credo, i santi e i pazzi
attutiva ogni giorno la realizzazione
dei suoi piani
la rendeva morbida come il pane bianco
impraticabile come un budino alla frutta
e senza speranza
come un dolce fatto di sale e pianto.

20140725

#367

Abbiamo mandato continuamente esploratori, ma non sono quasi mai tornati. L'unico modo di uscire senza essere visti era durante la notte, ma anche lì accadeva a volte di essere improvvisamente abbagliati da una luce fortissima, che ci gettava nella più completa confusione. Seguiva la solita ecatombe che cala dal cielo. I più non ce la facevano. Abbiamo riportato i cadaveri schiacciati per nutrire i nostri piccoli, ma era chiaro che non si poteva andare avanti così. Un giorno un esploratore è tornato con la notizia di un luogo in cui c'era cibo in abbondanza. Ne aveva rubato un po' per dimostrarci che non era stata un'allucinazione. Ne abbiamo preso ancora in abbondanza, l'abbiamo dato ai vecchi e agli infermi, ce ne siamo nutriti tutti a sazietà. Il male è arrivato poco tempo dopo, si è diffuso molto velocemente, nessuno è scampato. Scrivo queste poche righe nella speranza che qualcuno le trovi e ne faccia tesoro. Bisogna trovare altre strade, qui c'è solo morte e devastazione.

20140724

#366 (Le mosche #60)


WHEN YOU DON'T LOVE TOO MUCH YOU DON'T LOVE ENOUGH

Non appena le dissi che le sue scarpe non mi piacevano lei attaccò a dire che volevo cambiarla, e io a ripeterle che non avevo detto questo ma solo che il mio tipo ideale portava gli anfibi anche sotto all'abito da sera, e comunque che non le avevo mai detto neppure che lei era il mio tipo.
Da allora le cose andarono per il verso giusto: io le buttai le scarpe e lei non se ne comprò mai un paio di nuove. Fu così che prese l'abitudine di girare scalza.

20140723

#365

Come coniugare correttamente quel verbo, e la maestra è veramente un tipino da baci, e perso il treno della gita corre a più non posso per ricongiungersi coi compagni alla fermata successiva. Sovrappensiero.

20140722

#364 (Le mosche #59)


NEMO CAPITANO IN PATRIA

Un videogioco suonava il Peter Gunn theme ad ogni jackpot e le coltellate di Psycho ogni volta che la pallina cadeva dentro. Ero solo quando scattarono le 11:15. La cameriera dell'est mi guardava incredula e mestissima mentre pagavo il conto: mi ci erano voluti due caffè forti, un tè e un cornetto per smaltire la notte appena passata, una di quelle notti da bruciare che ti si spaccano addosso come un vetro rotto e i pezzi ti rimangono conficcati nei palmi delle mani per tutto il giorno dopo. Uscii sul finale di trombe, come un eroe metropolitano, camminando sul bordo della mattina.

#363

Prendeva quei vecchi e risolveva tutti i loro problemi: si addormentavano dolcemente, e quando si risvegliavano erano diventati degli ultras ai suoi comandi, finalmente liberi dal peso di dover prendere decisioni.

20140721

#362 (Le mosche #58)


DINAMIK OZONO

Perciò l'idraulico dovette lasciarci aperto quel buco nelle mattonelle del pavimento, proprio accanto alla doccia. Il giorno dopo ne venne fuori uno strano animale, metà topo metà scarafaggio. Lo uccidemmo col trapano.
Ma l'amore aveva già fatto il suo corso, e la femmina rimasta nel buco aveva dato alla luce una piccola pianta che, uscita dalla tana, durante la notte iniziò a produrre animaletti scuri e pelosi che si staccarono dai rami e invasero la casa.

20140719

#361

Ho finalmente mantenuto una promessa fatta un quarto di secolo fa a un undicenne solitario: sono andato a vedere, da solo, la quinta di Beethoven dal vivo. Quel bambino ora è contento, lo so per certo.

20140718

#360 (Le mosche #57)


IL SILENZIO FUNZIONA PIÙ DI UN URLO

Dopo averlo fatto per tanti anni in un lettino singolo, passare di colpo a dormire in un matrimoniale fu un trauma. Mi svegliai all'alba con una sensazione vuota di non appartenenza, con un'angoscia fredda e sibilante. Dove mi trovavo? Non nel mio mondo. Avere tutto quello spazio costringe all'agorafobia. Paura del vuoto chiuso in una camera d'albergo.
Se in un lettino tutto lo spazio si riscalda automaticamente con la presenza di chi ci dorme, in un letto doppio un lato resta sempre inesorabilmente freddo, tanto che è preferibile starsene in un angolo. Ci si dovrebbe continuamente spostare da un lato all'altro, o continuamente avere qualcuno accanto.

20140717

#359

Torniamo a casa dopo aver attraversato il fiume a bordo di una chiatta spostata a mano mediante un sistema di cavi e tiranti. Abbiamo oltrepassato l'ora dell'ultimo treno, e non ci resta che una cena in cucina d'altri e una notte in una soffitta polverosa. Dopo mangiato e prima di dormire, il vecchio si siede allora al tavolo e racconta una storia che ha per protagonisti un trattore, un medico, una madre e un figlio malato di polmonite, e il trattore — prima prodotto per la vendita, poi mezzo di trasporto, poi ancora assassino e infine ricompensa — è sia l'inizio che la fine della storia. Quel trattore, conutinua il vecchio, adesso è nel mio garage.

#358 (Le mosche #56)


LA SPINTA

Restare soli in casa
(finestra oblunga, odore del buio, slittare di passi)
Restare soli in un deserto
(orizzonte ondulato, fuga di lucertole, il suono del vento)
Restare soli in città
(riflesso delle vetrine, calore dell'asfalto, luci in silenzio)
Restare soli sui binari
(punti di fuga, richiami di tunnel, distanze in arrivo)
Restare soli sull'orlo
(sguardo di dopo, respiro di ora, abbandono di prima)
Restare soli su una barca
(mai successo)

20140716

#357

Una volta forse, ora certo non più, i principi e le principesse avevano tutti gli occhi blu. Poi un po' il sole, un po' l'aria cattiva, anche loro cominciarono a venire fuori con gli occhi di tutti i colori. A qualcuno, poi, in definitiva piacevano più i ragazzi e le ragazze dei ceti inferiori, del tutto uguali a loro tranne che per gli occhi, appunto, e dopo un po' finirono per sposarne alcuni. Allora i figli, privi di quel tratto distintivo, non avavano più nulla che ne indicasse la nobiltà; e del resto vergognandosi in fondo delle loro origini e dei torti che i loro antenati avevano perpetrato ai danni del resto del mondo, cancellarono perfino il titolo dalla carta d'identità.

#356 (Le mosche #55)


UNA NOTA SUONATA SUL PIANO DEL LAVORO

No, non è perché beveva.
C'è quel fruscio nella voce, ad ogni registrazione,
perché lui appoggiava la bocca al microfono.
È perché aveva la barba, ecco perché. Tutti quei
peli che frusciavano mentre cantava Be My Love.
È per via della barba.

20140715

#355

Una volta forse, ora certo non più, gli arieti parlavano, e camminavano su due zampe. Ma tanta era la fatica, con quelle corna enormi, di tenersi in piedi e non cadere, che a un certo punto preferirono di fare come tutti gli altri animali e diventare quadrupedi. La nuova posizione aveva i suoi vantaggi: l'erba era più vicina, e si poteva correre più voloce, per non dire di quanto fosse più facile scalare montagne e montare le pecore. Erano così felici che dopo un po' non sentirono nemmeno più il bisogno di parlare, a limite qualche borbottio di vicendevole dissenso o un breve monosillabo di approvazione.

20140714

#354 (Le mosche #54)


JOYCE

Ventaglia bene
la tua isola di proposte,
Corvo Rosso.

#353

Sapevo con non avevi capito nulla di me: io non voglio un'auto, voglio un autista.

#352 (Le mosche #53)


SACCHETTI DI MERDA

Meno di 12 ore fa
s'era trovato a camminare a lungo
tra enormi distese
di panorami orizzontali
case abbandonate
linee d'orizzonte cadenti
e pali obliqui del telefono.
Ora era in un appartamento
a centinaia di chilometri di distanza
steso in una linea cadente
che non aveva orizzonte.
"Quanto è grande il mondo"
pensò prima di addormentarsi.

20140713

#351

Temevo che il cielo se ne andasse.

#350 (Le mosche #52)


FAX GENERATION

Mel mio paese, quando arriva qualcuno di cui si stava parlano, si dice "he's coming down fast". Succede quando lo si vede sbucare dall'angolo della strada, ma anche solo se arriva da lontano, oppure se sta venendo giù dalle scale del suo appartamento. O addirittura se le scale le sta salendo per raggiungerci. Non importa insomma se stia scendendo o stia salendo, di lui si dice comunque "coming down fast". Chissà se per l'idea di decadenza comune e generale o se perché siamo tutti convinti, al mio paese, che un giorno anche Dio in persona scenderà velocemente per venirci a dire cosa diavolo ha intenzione di combinare. Ma anche se si trattasse del demonio che viene su direttamente dall'inferno, anche di lui diremmo "he's coming down fast".
Il mio paese è solo un grande paese, e qualcuno si ostina a chiamarlo città.

20140710

#349

Toccava a noi Castigatori intervenire, poiché nella Società Nuova eravamo gli unici autorizzati a punire gli Dei. Dovemmo dimenticarci la vita come l'avevamo sempre vissuta, lasciare le nostre normali attività quotidiane, abbandonare la nostra casa e i nostri cari, perfino i nostri vestiti abituali. Eravamo preparati a quest'evenienza fin da bambini, la Società Nuova ci aveva addestrati a questo scopo, ma pochi di noi avevano già avuto l'occasione di provare, e la novità ci eccitava e assieme ci atterriva.
Come una massa gotica ci muovevamo compatti, riconoscendoci tra vecchi colleghi, incontrati ogni giorno o forse una volta sola, con cui non ci si era magari mai salutati. Ognuno di noi era tenuto a scegliersi un compagno, con cui avremmo vissuto e perfino avuto intercorsi sessuali durante tutto il periodo della Punizione.
La Punizione si svolgeva in un'aula universitaria. Qui i figli degli Dei venivano interrogati, una scarpa sì e una no, in ginocchio su un piedistallo di legno levigato che da secoli aveva servito questo unico proposito. Se necessario venivano torturati, e poi eventualmente condannati. Per molti c'era la morte: la maggior parte venivano direttamente giustiziati davanti agli occhi dei loro genitori, mentre per i più duri era prevista l'autocombustione, che avveniva durante un corpo a corpo con uno dei Castigatori. Questa opzione prevedeva anche la morte del Castigatore stesso, e quindi veniva scelta solo come extrema ratio.
Chi di noi era restato in vita festeggiava con un'orgia lunga un giorno e una notte: gli Eletti aspettavano che i subordinati si denudassero e si lasciassero scegliere dopo un'attenta ispezione. Ogni Eletto poteva scegliere fino a tre subordinati, per poi magari scambiarli con quelli di altri Eletti.
Dopo di che tornammo tutti alle vite che la Società Nuova aveva scelto fin dalla nascita per noi.

20140709

#348 (Le mosche #51)


PALL MALL AND THE GREAT BALLS OF FIRE

Indagavano sullo stesso omicidio ma Stefan Zweig,
da bravo discepolo dell'ispettore Derrik, era sempre
un passo più avanti.
A Joe Orton questo importava poco: Stefan era un
pistacchiodipendente e non riusciva mai ad evitare
di lasciare una pista di scorzette vuote che Joe seguiva
diligentemente per non perdere il fluire delle indagini.

20140708

#347

E si è svegliato anche l'uccellino
che rompe il cazzo ogni mattino.

#346 (Le mosche #50)


SEZ. GENITORI IN MOVIMENTO

È un treno spento
come un'anguria senza spina
e senza semi
elettrica
e piena di gusto per l'assurdo
ferma sul binario
che porta dappernulla
sgocciolante di nonsenso
per nulal angosciosa,
buona come appena colta.

#345 (iQ#35)

Aprile
sulla scrivania
un altro mese vola via.

20140706

#344 (Le mosche #49)


SMALIZIA

Steso sul letto cinese
della casa in cui l'accesso a nessuno
è vietato
amici
parenti
amanti
nemici
latori di morte
postini
& malviventi.