20140331

#295 (Le mosche #24)


ZION TRAIN

Marta Kauffman sapeva perfettamente
che abbaiare non voleva dire mordere.
In quel momento mi ricordava
un'altra persona, una persona
che avevo conosciuto e amato
e tra i cui capelli avevo viaggiato.

20140330

#294

Alla forza incontrovertibile dei dati, un muro solidissimo e secolare, opponeva il senso oscuro che sta dietro ai dati, come una goccia millenaria. Non era contro la storia, perché la storia non esiste, ma faceva essa stessa parte della storia, vi scorreva all'interno, parallelamente agli altri eventi, e scavava con pazienza un solco verso la realtà.

#293 (Le mosche #23)


TUNISIA

Questo pullman
è come un servizio
a domicilio
come una colazione
in camera
come un risveglio
con un bacio.

20140328

#292

Siamo arrivati stanotte al giardino segreto, nascosto sul tetto di un edificio di sei piani in un quartiere periferico di una delle più grandi città del vecchio mondo. È illuminato solo dalla luna, e il suo guardiano ci fissa scoraggiato mentre raccogliamo carote e finocchi. Il resto della truppa ci aspetta in strada, e non saprà mai cosa si prova a stare dopo tanti anni in mezzo alla terra tra gli alberi.

#291 (Le mosche #22)


LA LANTERNA

La sua camicia da notte, appesa fuori alla finestra,
era gonfia come se il vento l'avesse messa incinta,
come un fantasma grasso.
I panni bianchi stesi sul terrazzo sembravano
bandiere scosse per avvisare il cielo che lì
si poteva atterrare.

20140327

#290 (iQ#34)

Ricorda.
Origami
agli angoli delle pagine.

20140326

#289 (Le mosche #21)


VERTIGO

Il vino della Borgogna si fa strada,
davanti a noi, a passi decisi nell'ombra
del porto, e ha una voce che ricorda casa.

Ho il diritto di non parlare:
qualsiasi cosa dica (contro di me)
potrà essere usata in tribunale (contro di me).

#288

Già di giorno subisco l'inconoscibile fisica delle lenzuola, per cui ogni regola della geometria è sovvertita a favore di incontrollabili risultati. Però mai, ripeto mai, provare a rifare il letto durante un sogno.

20140322

#287 (Le mosche #20)


IL BOLERO DELLE 2:29 P.M.

Lasciò il suo odore
tra le pieghe delle lenzuola
appeso ai muri
posato leggero ovunque
come una tempesta che porta fiori.

#286

Mio padre non era mai stato tanto elusivo come quel giorno: guardava fuori dal finestrino, indeciso se quel cielo gli ispirava gioia o preoccupazione, cambiando idea sul suo stato d'animo, incapace di scegliere se proseguire o tornare indietro.
"La soluzione in questi casi" lo provocai, "è mettersi a letto e coprirsi la testa con un cusino."
Lui mi giardò con un'espressione vaga, e poi disse: "Ma per farlo bisogna quantomeno decidere di tornare a casa."

20140320

#285 (Le mosche #19)


LE PETIT BALOC

Se Dizzie Gillespie
avesse avuto altri due centimetri di spazio
nelle sue guance
ci avrei costruito una casa galleggiante
per peregrinare sulla Senna
dipingendo come Monet
e invitando i miei amici
a una limonata in festa
tra le luci sfocate
della città che fonde.

#284

Abbiamo fatto colazione alla libreria del Mondo Offeso, siemo entrati per la prima volta nel negozio di modernariato, abbiamo cucinato tonno tiepido marinato con sesamo, alghe, daikon e riso giapponese, ho recuperato tre vasi di terracotta, piazzato alla portinaia la serie completa dei libri di cucina, abbiamo impastato la pizza, siamo andati a trovare mia sorella, abbiamo visto una casa in vendita, abbiamo portato i libri al bookcrossing e siamo tornati con più libri ancora, abbiamo fatto la spesa, abbiamo mangiato la pizza, siamo usciti a bere quattro cocktail al Morna. Tutto in un solo giorno, quasi perfetto.

20140318

#283 (Le mosche #18)


ZWOBODA

Una serie di fotografie messe insieme come a
formare i quattro settori di una nuova foto
davano, secondo me, il risultato di una moltipli-
cazione e non di un'addizione, come un montaggio
delle attrazioni.
Quella casa acquistava così dei rimandi, delle
evocazioni di argomenti che si per sé non
comparivano in nessuna delle singole foto.
Era la casa stessa a dare il significato di
tutte quelle immagini.

#282

Ricordo molto bene la sensazione che ho provato la prima volta che mi sono collegato a internet: mi sembrava di aver lanciato un sasso e di non averlo mai sentito atterrare. Pensai di aver mandato quel sasso in orbita, nel vuoto che si estendeva all'infinito oltre il mio schermo. Non potevo scrivere a nessuno che non conoscessi già, e la maggior parte delle persone che conoscevo non avevano ancora una casella di posta elettronica. E non potevo cercare praticamente nulla, perché non c'era ancora nulla da cercare. Era come una grande festa a cui non si fosse presentato nessuno.

20140317

#281 (Le mosche #17)


LA RAGAZZA DI JOHN FANTE

Con una scarpa sfondata, una linea netta e profonda
che taglia la suola sinistra in due, come una bocca
che sorride e che, quando piove, si riempie di pianto.
Ma che ci sarà poi da ridere?

#280

In piedi davanti ai fuochi, le voci spuntate da una ricetta, il grembiule addosso e gli strumenti disposti, ne sono certo: cucinare è come eseguire In C di Terry Riley: gli ingredienti sono sempre gli stessi ma il risultato cambia a seconda dell'interpretazione.

20140315

#279 (Le mosche #16)


THE DEVIL

L'acqua scorreva lenta, il gas era strozzato
e dovevamo attendere ore per le comuni
faccende da sbrigare. Lo zen e l'arte di aspettare
entrarono così nella nostra casa,
di soppiatto e lentamente.

#278

È molto liberatorio, ma anche un po' inquietante: quando ti apri al caos, il caos guarda dentro di te.

20140314

#277 (Le mosche #15)


QUARTOMOVIMENTO

L'amico, che è un imperscrutabile poeta
di candele rosse, si abbandona al flusso inevitabile
indeciso e soffuso, confessando perfino
a se stesso di non aver più paura
di restare con la fame per coperta.

20140312

#276

Saldare con l'oro, e con l'oro riparare al torto inflitto. Così la tazza ritrovata vale ancora più di quella perduta. Non fosse così giapponese, sarebbe da farne una pratica di vita.

#275 (Le mosche #14)


NOTTE A DOMICILIO

Ascoltando Thelonious Monk
steso sul cesso cercava,
fissando il termosifone,
di spiegare all'amico
i problemi dell'idealizzazione
(e dell'assuefazione)
ma poi, spinto dall'ardore emorroidale,
decise di desistere.
Se non altro qualcuno, per un po',
sarebbe rimasto contento.

20140311

#274

Il mio lavoro è stare sopra, dietro, accanto, davanti e sotto ai fotografi. Sopra perché li dirigo, dietro perché li sospingo, accanto perché li consiglio, davanti perché gli preparo la strada e sotto perché dipendo da loro.

20140309

#273 (Le mosche #13)


14

Beethoven aveva strutture proprie da seguire,
percorsi personali, strade private.
Dal canto suo trema la finestra, piccola
e bianca, scintillante come il riflesso
del sole sulla neve.

20140307

#272

Ci ha messo anni a capire che l'espressione che si usava in famiglia quando andavano a trovare la nonna era più di un semplice modo di dire. Ma ora si è svegliato all'improvviso durante la notte e tutto gli è chiaro: molto tempo prima di lasciare questo mondo la madre di sua madre aveva smesso di essere una persona ed era diventata un luogo. È per questo che quella frase ha ancora senso. Si alza più presto del solito ed esce di casa: oggi si va da nonna.

#271 (Le mosche #12)

Contemporaneamente l'uomo bruno
e barbuto seguiva con gli occhi
la traettoria di una mosca,
ascoltando musica sperimentale.

20140305

#270

Le due cugine, figlie di due fratelli che non si sono sposati lo stesso giorno e nemmeno lo stesso anno, sono nate lo stesso giorno dello stesso anno, e nessuna delle due ha vinto la sfida (tessuta tra i loro genitori prima ancora che quello di avere figli fosse un progetto concreto) a chi dovesse per diritto di primogenitura portare il nome della nonna. Oggi una vive nella città in decadenza e l'altra nella campagna in rapida ascesa, ed entrambe portano lo stesso nome.

20140304

#269

Sono stato molte volte lì lì per superare il Circolo Polare Artico, ma non l'ho mai fatto. Sono prigioniero di una griglia di meridiami e paralleli, oltre la quale non mi è dato di andare.

20140303

#268

Mi serve la tua palpebra, gli dico. Lui non ci pensa nemmeno un momento, prende un paio di forbici da carta e comincia a tagliarsela, soffiando poi a bocca e naso chiusi per farla saltar via.

#267 (Le mosche #11)


MAI O PER SEMPRE 

Se Cyrano non avesse avuto la letteratura
dalla sua, nemmeno in punto di morte la
sua bellezza sarebbe stata svelata.
Questo pensava alle 0208h p.m. Marcel,
poeta ospite e amator senza conquiste,
che fu tutto e lo fu inutilmente.

20140301

#266 (Le mosche #10)


UNTIL THE END OF THE WORLD

I due compari ballavano la danza delle spade
come Dada in vacanza nella città indistriale
provando a fare teatro senza ricompensa per
il vicinato, che li spiava e aveva cose da dire.
Ma pensavano ai viaggi, a come rompere gli
oggetti e ricavarne qualcosa di totalmente
diverso, a come gettarsi dalla finestra e
ritrovarsi direttamente in un'altra parte
del mondo.