20090527

#60

Di balletto, un tempo, non capiva assolutamente nulla. Tanto per fare un esempio illuminante, era convinto che tutto avesse a che fare col sesso: a partire da quello tra i membri del corpo di ballo, passando per il sesso tra il coreografo e la prima ballerina (o il primo ballerino, ovviamente), per arrivare al sesso tra i personaggi. Qualsiasi movimento era la simulazione di un accoppiamento, qualsiasi intreccio tra corpi era la metafora di una posizione sessuale, i passi a due erano una copula tradizionale, mentre dal passo a tre fino alle coreografie di gruppo si poteva tranquillamente parlare d'orgia. Persino il più banale e funzionale dei contatti era solo l'ennesimo tentativo d'amplesso, ed aveva quindi a che fare con proposte o rifiuti sessuali.
Poi un giorno, alla Scala, vide per la prima volta un balletto di Kyliàn. Nonostante non si fosse mai trovato nella stessa stanza con un tal numero di bellissime donne a seno nudo, non fu il sesso la prima cosa che gli venne in mente. Il sipario, usato come elemento scenico, tagliava la scena in piccoli frammenti rettangolari che inquadravano ogni volta il cuore rosso dell'azione. Il fruscio dei piedi praticamente nudi sulle assi di legno del palco, intercalava il suono dell'orchestra come il rumore dei graffi su un vecchio vinile molto rovinato. I costumi erano come torce di fuoco rivolte verso il basso, e i corpi, finalmente, non gli parvero nient'altro che quel che erano, uno strumeno di dolorosa bellezza.
E' ancora convinto che la danza sia profondamente intrisa di sesso, ma almeno adesso conosce la differenza tra la masturbazione fine a se stessa, ed un meraviglioso atto di puro amore.