20150630

#640/641 (Le nuove mosche 33/34)


UNA VOLTA, FORSE

Donne crude da sposare lo attornano
nude come pere sbucciate
coi loro corpi da bisce d'acqua
sottili e rosse come
uno sgurdo di Klimt
dolci come prugne disossate
e altrettanto pericolose.


NON CERTO PIÙ

Donne acerbe di cui potrebbe essere padre
fresche come mele verdi
con le loro gambe lunghe e magre
le costole e le clavicole bianche
stese nell'erba
carezzandosi tra i peli biondi
come frutti raccolti troppo in fretta.

#639

Non deve vedersi, certo, ma caso mai dovesse accadere è importante che sia coordinato.

20150629

#638 (Le nuove mosche #32)


CATERINA CATERING

Tornai a intervistarlo due anni dopo, in occasione del suo Nobel per la letteratura, ma finimmo per degustare il suo pollo alla bolscevita, un piatto russo-felliniano di recente concepimento che pareva deliziarlo più dlel'idea di essere entrato nella storia.

#637

Non c'era bisogno che fosse vestito di tutto punto, bastava anche solo che indossasse la sua giacca da camera. Se voleva che lo riabilitassi agli occhi dei suoi compaesani (che poi era il motivo per cui mi aveva ingaggiato) era venuto il momento di togliersi qualche dubbio, e probabilmente anche qualche soddisfazione: l'importante, gli dissi, era che uscisse al più presto di casa e che vedesse quel che avevo da mostrargli.

20150627

#636 (Le nuove mosche #31)


GIGIUSCHRIST SUPERTAR

Sono un ladro, mia cara, gentiluomo ma ladro. E in quanto gentiluomo consiglio non solo la separazione dei beni, moglie mia, ma anche la separazione dei mali.

#635

Ero diventato così grosso e pesante che la tuta a malapena mi conteneva, e tutti i miei rotoli di grasso erano messi ben in evidenza dalla ciniglia color blu nazonale. Non ero più degno di rappresentare la mia patria alle Olimpiadi, e l'unica soluzione era ricorrere al taglio laser, la cui silouette di metallo incandescente mi avrebbe riportato alla mia antica forma.

20150626

#634 (Le nuove mosche #30)


IL SANGUE DI FABIO

Lo amo?
Non so se lo amo. Ma lo preferisco a tutte le esperienze che ho avuto con uomini, e ora sono un semplice casalingo monogamo assolutamente non scandaloso.

#633

E per picchiare la parte peggiore di noi stessi ci venivano fornite delle pale, simili a grossi remi, con cui dovevamo battere selvaggiamente sulla schiena di quelle bestie che eravamo diventati finché non fossimo tornati in noi. Solo allora, doloranti per le percosse date e ricevute, potevamo prendere posto alle nostre scrivanie e ricomincire a lavorare.

#632 (Le nuove mosche #29)


FILE NON TROVATO

Spugnando una radice di liquirizia nel suo caffè colombiano, Franco de Marco era convinto della bontà della sua trovata.
"Ho inventato qualcosa" mi diceva tutto allegro della sua scoperta.
Ero andato fino a Bogotá per intervistarlo a proposito del suo premio Pulitzer, ma non voleva parlar d'altro che del suo caffè alla liquirizia.

20150625

#631

Per andare in auto dal villaggio alla macelleria bisognava passare sotto al frontone e dentro il tempio – vuoto d'ogni antico fasto. E poiché non c'erano gradini da fare e nessuna soluzione di continuità tra la strada e il piano di calpestio tra le colonne, cominciai a sospettare quali tesori potessero riposare nella terra attorno a quelle generose rovine.

#630 (Le nuove mosche #28)


TRE PER NOVE

"I've nothing for you," disse Josef Koudelka ai due indiani sul treno, dopo aver mangiato del pane con un sugo giallo che loro gli avevano offerto. "Wait a moment: I can take a picture of you and send it to your family wherever you want."
"Really you do this?" chiesero i due col loro inglese sdentto.
"Yes, I assure you I'll do this."

20150624

#629

L'esecuzione è funestata da starnuti, colpi di tosse, raschiamenti di gola, schiarimenti di voce, risucchi di muco, respiro pesante se non asma, perfino russìo (in qualche caso anche pesante). Richiamata dalla gratuità dell'evento la massa di anziani nei loro colori antichi a quadrucci siede scomposta, un po' sorda e un po' imbiancata, mentre la diciassettenne un po' sovrappeso incede un po' goffamente verso il pianoforte nel suo abito di raso rosso che lascia scoperte le grandi braccia rosee e suggerisce il seno sviluppato, e interpreta, forse troppo, le sue romaticherie adolescenziali con smorfiette e vezzosità varie che tanto piacciono a certo pubblico, quasi un Charlie Chaplin della tastiera, portamento e immaturità di cui avrà prima o poi a pentirsi.

20150623

#627/628 (Le nuive mosche #26/27)


DA KOTA

Un morto su un binario /
Un treno in ritardo /
Due indiani in un vagone /
Uno sparo alla stazione /
L'uomo bianco non sa qual è /
Il centro del mondo

(canto Lakota)


A LABAMA

Un corpo inutile /
Come un treno in ritardo /
Due negri che spiccano /
Come uno sparo alla stazione /
L'uomo bianco non sa qual è /
Il centro del mondo

(canto blues)

#626

Tra le linee del fronte, è lì che l'ho incontrato la prima volta, alto, la mascella imponente, il volto quadrato e così decisamente americano sotto l'elmetto – un catino del tutto simile al pentolaccio di don Chisciotte – ma anche un farfallino, e il vestito di tweed così fuoriluogo in quella trincea. Mi avevano chiesto di aiutarlo a montare la macchina da presa, ero l'unico in grado di dargli una mano – e anche di capirlo. Quando gli strinsi la mano sì presentò con gioia, abbreviando il suo nome in Mr Griffith.

20150622

#625 (Le nuove mosche #25)


DEPERO FOR DELIGHT

Dispensava, la ragazza, sorrisi sulle strisce pedonali a chi la lasciava attraversare fermando l'auto generosamente, e sguardi storti, sempre la ragazza, biechi sbiechi e occhiatacce aggrottate a chi frenava sotto sotto lasciandola passare per pura casualità temporale.

#624

E la vergogna che giustamente ti prese quando infilasti lo sguardo nello scollo lacero della sua veste primitiva e lei, nonostante fosse fatta di resina e plastica, ti fissò dalla teca di vetro coi suoi occhi finti, tra i suoi capelli artificiali, lo sguardo vivo e sconsolato, (deluso, pensasti) e impotente.

#623 (Le nuove mosche #24)


TRE CANI

Fottuto dal fumo passivo
fottuto dal fiume passivo
fottuto dal fiume passato
fottuto da infame passato

20150619

#622 (Da e ad A. B.)

È infine arrivato il freddo e in casa mia è pieno di falene, tarme e cavallette, più qualche zanzara, che cercano calore, protezione, conforto, una parola amica. Povere bestie, non sanno che cercando il caldo sono venute a morire nella tana di uno dei loro più temibili sterminatori. Sono una camera ardente per insetti stanchi, disorientati e infreddoliti.

20150618

#621 (Le nuove mosche #23)


IL NEVRASTEMIO

Feci i tre salti mortali nella neve e poi mi stesi a terra, per commemorare come da tradizione il sacrificio dei pompieri. Poi, in cerchio, cantammo "all we need is a long vehicle" e c'erano feste, e gente che ballava e urlava ovunque nella neve tra i fuochi, nell'ultima sera che potevamo passare insieme.

#620

La mia mente non vuole ancora saperne, ma intanto il mio corpo ferocemente lotta per affrancarsi dall'ipocondria, dall'omeopatia, dalla psicologia, dalla tecnologia, dalla gelosia e dall'utopia.

#619

Uno deve tenerci davvero parecchio, mi dissi, per uscire con questo tempo infame. Oppure devono pagarlo. Quella mattina decisi quindi di tributare a musica e letteratura la stessa attenzione che gli dedicavo usualmente la sera, ovvero me ne restai a casa a leggere un libro e ascoltare un cd.

20150617

#618 (Le nuove mosche #22)


URLANDO (A BIOGRAPHY)

"You shine," asseriva Pier il danese, col puzzo di vino e fumo in bocca, sparlando di noi e comprendendo a prima vista la nostra allegria. "Viaggiare da ssolo è mmeravigliosso," disse. "Incontro tanta ggente interresante."


#617

Cambiare idea è segno di grande intelligenza, perché denota apertura mentale e capacità di evolvere. Il vostro problema è che non vi piace la realtà, ecco tutto, ma essendo poco interessati a – e comunque incapaci di – cambiarla, preferite chiudervi nel vostro piccolo mondo sicuro, illudendovi che ciò che contiene sia reale e, ancora di più, che sia il mondo intero.

20150616

#615/616 (Le nuove mosche #20/21)


EYES WIDE SHUT

L'ho uccisa, finalmente l'ho uccisa. Ora la smetterà di ronzarmi sulla faccia nel pieno del sonno pomeridiano guastandomi il gusto del torpore. L'ho colpita con un'asciugamano e poi l'ho lasciata a soffrire sul pavimento, mentre mi lavavo le mani. Non posso essere sicuro che sia proprio lei, dopo due giorni. Ma se non lo è quantomeno servirà da esempio.


EST WEST SOUTH

La luna è un faretto da 5000 Watt con lente di Fresnel, filtrato di blu.
Jean-Paul Rappenau lo sapeva, io direi che lo sapeva, e scaricava lampi dai quarzi rischiando di fulminare la bellissima Juliette, mezzo morta e spaventata.



#614

Non dar retta a quel che si dice in giro: sono io l'orginale.

20150615

#613 (Le nuove mosche #19)


NORD MENTE

"I boy scout sono bambini vestiti da cretini guidati da cretini vestiti da bambini."
Così rispose Virginia Woolf al padre padrone, convinta che fosse ormai spianata la via per la ribellione, se non già quella per la pazzia.

#612

Resisterò alla voglia di cedere alle vostre lusinghe e approfittare della nostra conoscenza perché non condivido i vostri valori – che consistono fondamentalmente in un'irrimediabile mancanza di valori: credete di raccontare come va il mondo, con la pretesa di analizzarlo sociologicamente, e lo accusate di essere insignificante; ma confondete la nullità di quello con la vostra stessa nullità, e con la scusa che il mondo è vuoto giustificate la vuotezza di quello che dite. Partecipate in realtà della vacuità di cui vi professate conoscitori professionali, siete voi stessi portatori di vacuità, autori di un vuoto nulla. Questo è l'unico valore del vostro lavoro, che riflette la vostra inconsistenza.

#611 (Le nuove mosche #18)


IL RICATTO

Voltata come sei, imbronciata nel gesto-culo
di sfiorarti il rossetto nel riflesso di uno
specchietto, ti sei persa la meravigliosa visione
del me in tutto il suo fulgore.

#610

Evita di frequentare la prima donna che esprime qualche interesse per te, le donne vanno corteggiate: se te la fai con quelle che ti corteggiano poi finisce che ti ritrovi in casa una psicopatica, proprio come in quel maledetto film.

#609 (Le nuove mosche #17)


FORT NOX

Nessuna casa è veramente casa, mi ha detto Mr Kinski, se non c'è un pianoforte.
Rotto, scordato, nero, aperto, tedesco, a muro che sia: cosa farai la notte, quando ti sveglierai col bisogno di odiare una donna e ringraziare il Signore?

20150614

#608

Interessante questa situazione, in cui più che la necessità di doversi difendere da un'accusa diretta, gli veniva concessa la possibilità di una schietta autoanalisi al fine di considerare l'eventualità (tutt'altro che remota, va detto) che fosse uno stronzo.

#607 (Le mosche #16)


SEMPRE STATA QUI!

Piccoli fiori, fili d'erba, siate lieti.
Presto voi accoglierete il suo corpo
nudo, pizzicandole e graffiandole
la schiena mentre io farò l'amore
con lei. Dovete esserne orgogliosi.

20150612

#606

Se bisogna ringraziare l'uomo per aver reso necessaria l'esistenza di un dio è solo per ringraziare questo dio di aver reso possibile l'esistenza di Johann Sebastian Bach.

#605

Fotografo, scrittore, pittore, scultore, regista, musicista, coreografo, saltuariamente architetto, artista in generale. Non avendo pazienza per sé, doveva operare in campi che implicassero la collaborazione costante e inevitabile con altre persone.

#604

Esattamente quindici anni dopo aver subito i lavori per il Giubileo del 2000, eccolo alla prese con quelli per l'Expo 2015 a Milano. Lui le città se le sceglieva.

20150611

#603 (Le nuove mosche #15)


ASSASSINI PERIODICI

Preceduto dalle sue scuse, il cowboy macilento, simile a un relitto ferroviario e altrettanto fumante, spense la sigaretta sotto tre chili di stivale con lo sguardo rivolto alla strage che s'era lasciato alle spalle.
"Quella stanza è impossibile," ripeteva aggiustandosi il cappello nel sole.

#602

Era passato così tanto tempo dal suo primo movimento involontario, quella sera dopo una scalata nemmeno tra le più sfiancanti della sua vita, che ormai faceva fatica a distinguerli da quelli volontari. Ogni piccola pulsazione dei suoi muscoli, ogni minima scarica elettrica che attraversava i suoi nervi poteva essere alternativamente frutto si una sua decisione o no, avere origine nelle sue intenzioni o meno, albergare nel suo cervello o in quel luogo alternativo, ormai impossibile da localizzare, forse addirittura esterno al suo stesso corpo, separato da lui, indipendente e ormai autosufficiente.

#601 (Le nuove mosche #14)


I SEMI-CATTIVI

I pomeriggi passavano così, prima di conoscerti, stando seduti sul muretto a fissare il palazzo difronte. Al terzo piano la bionda in camicia da notte che prendeva aria alla finestra. Al secondo il pianista invisibile e insolvibile tra i suoi minuetti e le sue scale. Accanto, tu che leggevi chissà cosa, una gamba accavallata così nervosa e sensuale, i tuoi calzini celesti. Aria immobile del pomeriggio di settembre, e i tuoi meravigliosi calzini celesti.

20150609

#600

Uno dei modi più semplici per alzare l'asticella è smetterla di usare espressioni
tipo "alzare l'asticella".

#599

È ormai molto tempo che mi sono reso conto di non essere capace di amare. Anche l'empatia è un sentimento che mi è praticamente sconosciuto. Tracce di simpatia, scampoli d'affetto, questo sì, e accenni di passione, ma tutto qui.
Ah, di senso di colpa nemmeno l'ombra.

20150608

#598 (Le nuove mosche #13)


IL SIG. 45 MINUTI

È facile, mi segua: quando sono in strada faccio finta che sussista una situazione innaturale, surreale, antinaturalistica. Immagino che tutti facciano parte di una messinscena, come nel Truman Show, o che siano tutti spie, o che stia per cadere un asteroide e che tutti lo sappiano, o addirittura che il mondo sia già finito.
Guardo tutti come li guarderei un una situazione del genere e tutti, per una strana simbiosi inconscia, mi rimandano lo stesso tipo di sguardi.
È così che riesco a scattare foto polar anche qui a sud, dove tutto è caldo e in movimento.

#597

"Ti voglio bene, mamma."
"No, io ti voglio bene. Tu non sai nemmeno cosa vuol dire voler bene a qualcuno."

20150607

#595/596 (Le nuove mosche #11/12)


MAI DIRE VAI

Guidare con una mano sola fa bene all'altra mano


MAI DIRE BYE

Fu così che i fantasmi delle notti passate, presenti e future vennero a trovarmi sbeffeggiandomi e schernendomi come i miei migliori nemici, impedendomi per l'ennesima notte di dormire.

#594

Fissava contrariata la scatola dei pastelli, pensando a uno scherzo del maestro. Altrimenti non c'era spiegazione: tra tanti colori quelli dei boschi, del mare, del cielo, del sole e della terra non c'erano. Per non parlare di quello dei volti dei suoi genitori.

#593 (Le nuove mosche #10)


MARY CHRISTMAS

Erano le chiavi in tasca che gli affibbiavano a ogni passo quel rumore di protesi dell'anca (metallico e regolare, come l'assassino di un cult noir). Il problema, comunque, era il freddo sotto la camicia blu di lino, e quell'atmosfera da ombra e nebbia che gli incuteva kafkiano timore e tremore d'essere solo.

20150606

#592 (Elegia napoletana)

Case che non sembrano ancora finite
ma sono già abitate
la sagoma del vulcano è ovunque
la sua ombra si sposta seguendo lo sguardo.

Scampoli di latifondo classico
alberi da frutto in mezzo a piccole
fabbriche quasi del tutto in disuso
che sembrano chiese o cimiteri.

Il sole basso rade al suolo ogni certezza
le ombre mangiano ogni cosa consueta
lasciando in piedi solo domande senza risposta
un vociare tra i campi inascoltato ma continuo.

Pini marittimi svettano tra vivai di
piccole palme ordinate, le canne
costeggiano il percorso del treno come
stanchi alabardieri in ennesima rassegna.

Un ponte che non porta in nessun luogo
chiaro, nasconde un deposito di auto che
sembra un allevamento di bestie metalliche
lamiere arrugginite e deformate dal tempo.

L'infinita periferia frastagliata e affastellata che è già città
anche se non lo sa, secoli di sogni privati accatastati gli uni
sugli altri in disordine abbandonati, vuoti, ripopolati
da nuovi sognatori di incubi ogni volta peggiori.

E poi file di palazzi come enormi costruzioni giocattolo
piani che sormontano altri piani in alveari di bruttezza
le monadi che presiedono e fingono di
difendere l'entrata alla cittadella.


20150605

#591 (Le nuove mosche #9)


IL CONSOLATORE

Capisco che tu fossi incazzata con me, ma la tua lettera è arrivata tanto tardi che intanto mi sono innamorato della postina, bella e ferma con la tua lettera in mano stamattina.
"Che facciamo ora?" mi ha chiesto.
Non credo che aprirò la tua lettera.

#590

Veneto di mezza età viaggia in prima classe, diretto per la prima volta a Napoli. Legge Gomorra perché pensa di dovere, come tutti. Dopo dieci minuti cade addormentato. Si risveglierà quando è ormai troppo tardi.

20150604

#589 (Le nuove mosche #8)


POLAR

Se ne va in giro portando una giacca coi risvolti psicologici, cercando di convincere tutti che è una persona ragionevole e profonda, degna di fiducia e considerazione.
Mente, in verità, come un bonzo che dica di odiare la cioccolata.

#588

Avrebbe sempre voluto essere un viaggiatore elegante, vestito in tre pezzi di tweed, camicia di lino col colletto intercambiabile, papillon e un fazzoletto nel taschino, con scarpe di cuoio e la suola rinforzata, un cappello fedora arrotolabile, una borsa di tela e pelle, un bastone con pomello d'osso levigato, un orologio da taschino, una pipa di radica fiammata, un buon libro di poesia, un quaderno dalla copertina scamosciata, una Parker d'argento, una bussola d'ottone e una mappa della zona visitata, e invece si ritrovava sempre a spostarsi in stile sportivo, a volte tecnico al limite del tecnologico, pratico sì ma anche brutto a vedersi. Una cosa però lo avvicina al se stesso che avrebbe sempre voluto essere: al sorvolamento continua a preferire l'attraversamento.

20150603

#587 (Le nuove mosche #7)


SAN FRESCO D'ASSISI

La sera passò in modo così disteso e casuale che nemmeno lui, che aveva passato l'intero giorno a lamentarsi per il nervosismo, si accorse che era ormai notte. Nel cielo stellato come una trapunta, lasciò che Alban Berg tramontasse il suo pianoforte, simile a un jazz d'amore improvvisato da un dislessico, e senza bere fece in modo che il sonno si avvicinasse.

#586

Effettivamente gli aveva lanciato uno sguardo d'interesse mentre lui passava sotto alla sua finestra. Poi, quando lui aveva ormai già quasi svoltato l'angolo, l'aveva addirittura chiamato. Cosa che lui aveva sperato ma di cui non si era reso conto per colpa della musica alta nelle cuffie.
Maledetto Stravinskij e il suo uccello di fuoco!