20150606

#592 (Elegia napoletana)

Case che non sembrano ancora finite
ma sono già abitate
la sagoma del vulcano è ovunque
la sua ombra si sposta seguendo lo sguardo.

Scampoli di latifondo classico
alberi da frutto in mezzo a piccole
fabbriche quasi del tutto in disuso
che sembrano chiese o cimiteri.

Il sole basso rade al suolo ogni certezza
le ombre mangiano ogni cosa consueta
lasciando in piedi solo domande senza risposta
un vociare tra i campi inascoltato ma continuo.

Pini marittimi svettano tra vivai di
piccole palme ordinate, le canne
costeggiano il percorso del treno come
stanchi alabardieri in ennesima rassegna.

Un ponte che non porta in nessun luogo
chiaro, nasconde un deposito di auto che
sembra un allevamento di bestie metalliche
lamiere arrugginite e deformate dal tempo.

L'infinita periferia frastagliata e affastellata che è già città
anche se non lo sa, secoli di sogni privati accatastati gli uni
sugli altri in disordine abbandonati, vuoti, ripopolati
da nuovi sognatori di incubi ogni volta peggiori.

E poi file di palazzi come enormi costruzioni giocattolo
piani che sormontano altri piani in alveari di bruttezza
le monadi che presiedono e fingono di
difendere l'entrata alla cittadella.


No comments: