20170429

#1672

E quanto ci voleva a capire che là, nella piazzetta di Pescarenico, davanti alla cappella del convento di Fra Cristoforo, assieme ai nostri genitori e alla presenza dei parenti più prossimi, eravamo proprio io e te quei maledetti sposi promessi?

20170428

#1671

Quando un uomo con lo skate incontra una donna in bici, l'uomo con lo skate è un uomo morto.

20170427

#1670

I problemi relativi all'inserimento didattico nel nuovo istituto scolastico non sono stati nulla a confronto di quelli sentimentali.
Elena mi è piaciuta molto fin dal primo giorno, la sua aria ironica e il fisico svelto, ma è Beatrice che ho subito desiderato, i movimenti da felino, i capelli ondosi e quello sguardo silvestre. Quando mi sono accorto che la mia vicinanza ad Elena la ingelosiva sono diventato più schivo, meno sfrontato, e più di una volta mi sono ritrovato a proteggermi dai suoi occhi nascondendomi dietro la schiena di Elena come un animale ferito, o come un bambino che si vergogna dell'interesse che suscita.
Inutile dire che questo atteggiamento l'ha intrigata ancora di più.
Ma quanto più mi appigliano a Elena in questo gioco delle parti, tanto più era proprio a lei, che un po' partecipava e un po' mi compativa, che mi stavo affezionando. Il contatto prolungato tra la sua testa e le sue gambe, tra le sue mani e i miei capelli, la visione della sporgenza dei suoi seni da un'angolatura privilegiata, i suoi ricci rossicci, i suoi occhi verdi e divertiti, le sue battute, il suo fare amichevole ma mai completamente disinteressato mi facevano sempre più attaccare a lei, che sembrava ricambiare in ogni modo, per lo stupore e lo sdegno di Beatrice.

20170421

#1696

Jeff Tweedy mi ha detto di aver scritto una lettera di protesta al sindaco di [...] per aver detto che [...] è la città più brutta del mondo. Quando gli ho chiesto cosa ci trovi invece lui, di tanto bello, "Niente," mi ha risposto, "è il luogo col più alto tasso di cementificazione che abbia mai visto: i palazzi sono collegati l'uno all'altro da corridoi sospesi e scale volanti, e tra strade ed edifici non c'è soluzione di continuità, non una striscia di verde, non un angolo di vuoto. Tutto lo spazio è sfruttato al centimetro quadrato, e la luce del sole fa fatica ad arrivare al suolo. Ma è lì che sono nato, e non si scelgono i luoghi che amiamo."

20170420

#1695

Mostrare per la prima volta Google Street View a mia madre ci sta, ma introdurre mio padre a Nick Drake è una cosa che non ha prezzo.

20170419

#1694

A 70 metri sul tetto della città roboante ci sarebbe un perfetto silenzio se non fosse per Santana e i Pink Floyd che ammorbano la piazza sottostante. Non invidio i santi martiri chiusi tra le loro sbarre di marmo quassù tra guglie e contraffirti da centinaia di anni, costretti ad ascoltare questo strazio ogni giorno.

20170417

#1692/1693

Avete mai visto un'onda dal basso? Se dormite dove dormo io, ovvero al limite tra questo mondo e quello accanto, vi succederà di certo, basta restare addossati al muro a secco che divide la spiaggia dal mare e aspettare: l'onda vi passerà sopra la testa abbastanza in alto da permettervi di vederne la parete d'acqua quasi orizzontale che le fa da fondo, e poi andrà a infrangersi più in là. Al suo interno, come attraverso una parete di vetro rifrangente, vedrete tutti gli esseri che abitano il mondo contiguo, presenze che non è possibile vedere se non si ha la fortuna—o la sventura—di dormire nelle condizioni in cui dormo io.


Quel che resta nell'acqua bassa sulla battigia è impressionante: scatole di medicinali, bambole, rocchetti di scotch, siringhe, soprattutto siringhe, dalle quali conviene non farsi pungere, la pena essendo diventare una creatura marina e non appartenere più a questo mondo.

20170414

#1691

Era stregata dal suono della sveglia, che nel torpore sinestetico del primo mattino prendeva una consistenza tridimensionale, uno spazio liquido e vuoto tra il suo sonno e il mondo concreto delle cose a venire.

20170413

#1690

Non credeva che si sarebbe mai rifiutata di scioperare, nella vita.
Ma quando i sindacati che si dovrebbero fare portavoce delle sue istanze non solo agiscono senza verificare effettivamente il suo parere ma si muovono in distratto ritardo e poi con colpevole testardaggine non rimandano un'agitazione ormai fuori tempo massimo e per questo inutile, irragionevole e perfino controproducente, allora non si sente più rappresentata, e dovendo agire secondo coscienza e non secondo i dettami del sindacato (né quelli dell'azienda, se è per questo) allora, e a costo di subirne le conseguenze, non c'è che una scelta possibile, indubbia anche se molto sofferta.

20170412

#1689

Sì, certo, il dubbio che per gli inquilini del piano di sotto fosse un fastidio mi era venuto più volte, ma mai avrei immaginato che al piacere che provavo a passare l'aspirapolvere in casa corrispondesse da parte loro un vero e proprio odio ossessivo, da manicomio.

20170411

#1688

Alla fine di ogni performance, che prevedeva che il corpo di ballo danzasse completamente nudo in una specie di lotta orientale molto realistica, i membri della compagnia, ancora nudi e sudati, si mettevano  l'uno sull'altro, come in posa, in una complicata costruzione, tenendosi nel saldo equilibrio che risultava dalla tensione dei loro muscoli e dalla presa dei loro arti. Al centro, unica a fronteggiare il pubblico e a guardare diritto verso il fondo della sala, delicatamente vestita di colori pastello, la piccola coreografa ostentava una fisicità pressoché assente.

20170410

#1687

Lo sapevate che da alcuni agrumi particolarmente gialli possono venire fuori enormi cicale, gialle anch'esse, a rovinarvi la giornata? Be', adesso lo sapete.

#1686

Pensiero laterale, pensiero laterale e immediato! Perché questo maledetto cane smetta di mordermi la caviglia non serve a nulla persuaderlo con le buone, né trattarlo con le cattive: basta sfilarsi pantaloni e scarpe, poi correre in auto e chiudersi dentro. Malgrado il dolore, la manovra per uscire dal parcheggio è veloce e sicura.

20170407

#1685 (Le ultime mosche #165)


CALAIS–CALLOUS

R aveva tre macchine per scrivere, una per ogni libro che stava scrivendo.

#1684

La mostra consisteva in una serie di mediocri opere appese ai muri, e in un imprecisato numero di oggetti sparsi in modo più o meno casuale lungo le sale della galleria. Al pubblico veniva chiesto di cercarli, come in una caccia al tesoro, e raccoglierli (a me capitarono alcuni mozziconi di sigaretta, il cappuccio di uno spazzolino, e i frammenti di una tazza decorata, il tipico assortimento di varie inutilità sul labile confine tra arte e spazzatura) e portarli nell'ultima stanza. Qui si veniva accolti dall'artista in persona, che prendeva tutto in consegna ringraziando sentitamente per la partecipazione. Sopra di lui campeggiava un enorme striscione di stoffa: "Thank you for helping me fighting against the lack of curiosity."

20170406

#1683 (Le ultime mosche #164)


LES AMIES CONFUSES

L'aria piena di sabbia veniva da sotto i piedi, calda e pesante. La città era gialla, i tuoni sembravano bombe sganciate dal temporale, a lenti passi la fine del mondo, signori, stava arrivando in 3D, e quando iniziò a piovere nessuno fu più capace di capire la differenza fra un lampo viola e l'esplosione di una bomba H, tra l'acqua scrosciante di una doccia e la terribile pioggia radioattiva.

#1682

Ogni volta che sento dei grandi conflitti che avviliscono il mondo, come degli insignificanti scontri quotidiani tra gli uomini di poca volontà, mi torna in mente quella scena a cui mi capitò di assistere in un ristorante (una di quelle che, in realtà molto comuni, è possibile vedere a patto di avere ancora qualche curiosità per quel che ci circonda): due aragoste che, le chele legate con grossi elastici verdi, lottavano tra loro con lentezza e stolidità per il predominio nell'acquario in cui erano rinchiuse, inconsapevolmente destinate a finire nel piatto di un cliente per nulla interessato alla loro condizione. Quell'acquario era il loro mondo, la lotta il loro inutile affanno, e la pena che avevo per loro era la stessa che ho per il mondo.

20170405

#1681 (Le ultime mosche #163)


NUDE/PURE

"È una promessa di lenzuola pulite e candele, triste principessa," giurò il samurai malgrado la sua casta non glielo consentisse, "e di acque sorgive, e di danze alla luna, e di piedi nudi, e di tele luminose, e di magie di carta, e di baci scritti con l'inchiostro nero sulla pelle bianca. Sposatemi."

20170404

#1680

Sarà che per gli orientali il 4 è il numero della morte, ma premere il tasto del quarto piano in ascensore e ritrovarsi in cantina non è comunque un'esperienza piacevole. Specie se riprovandoci accade invece di scendere ancora di più, e sempre più velocemente, verso un vano scavato in profondità e completamente murato da dove, lo capii subito, sarebbe stato impossibile venir fuori. La morte mi avrebbe raggiunto là in fondo, già sotto terra, e se non mi calmavo immediatamente e non mi facevo passare quel fiatone, l'avrebbe fatto anche prima. Ora, la prima cosa da fare era vedere se il tasto dell'allarme funzionava...

#1679 (Le ultime mosche #162)


SUNSET BASTIANO

C'era allora un altro Parsifal, al di là da lui, che contemplava sostando estatico le file di castelli immaginari.

#1678

Tutto il casino che veniva fuori da quello stereo le stava mandando in pappa il cervello, per cui urlò di inutile rabbia, e la band passò immediatamente dall'electro–noise che la caratterizzava a una versione acustica decisamente più godibile.

20170403

#1677 (Le ultime mosche #161)


FULL OF SUSPECT

Man mano che il tempo passava ogni volta che ci incontravamo il nostro ultimo bacio si allungava sempre più, sempre più lungo, sempre un po' di più.
"Quasi quasi ti sposo davvero per sempre," mi disse alla fine, "qua in mezzo sei l'unico ad essere dotato di un'anima."

#1676

L'inquadratura zenitale racchiude tutto il cimitero, grande quanto un quartiere e tecnologico come un istituto di ricerca. Poi, con un lento e fluido movimento curvo, si sposta e scende verso l'ala più antica, una struttura brutalista simile a un vecchio centro commerciale con tanto di vetrine, e affonda in una sala che affaccia sull'esterno, entrando a scrutarne i segreti: quelle pedane rotanti su cui le urne degli animali defunti vengono tenute in costante rotazione, in modo che i loro padroni possano vederli sempre ma risolvendo così al contempo anche il problema di spazio che ha sempre afflitto questa sezione.
"È questa," dice la nonnina quando la pedana arriva a mostrare una statuina curiosa, che rappresenta una balenottera azzurra sul cui dorso, incurante delle proporzioni, c'è un airone cinerino.

20170402

#1675 (Le ultime mosche #160)


CAMPI DI FILADELFIA

Il vecchio era immobile, bianco di retromarcia, rosso di stop, e fissava l'interno dell'auto, senza accusarmi della tragedia per poco scampata. Guardava dentro la macchina, e mi pareva avesse il potere di vedermi addirittura fin dentro le ossa, e scoprirmi fin nel midollo. Sensazione orribile, specie se provata di notte, in auto, da soli.

#1674

Una costruzione alquanto rudimentale, tutta legno e alluminio pressato, ma anche molto ingegnosa: il pianale su cui vengono fatti salire i turisti si alza mediante un sistema a montacarichi, mentre le pareti a fisarmonica vengono allungate e poi piegate fino a formare un gomito. Sostanzialmente una stanza il cui soffitto diventa poi una delle pareti, e il cui perimetro aderisce a perfezione con quello della scala che attende i visitatori venti metri più in alto. È da qui che la cima del monte, di per sé non raggiungibile per i motivi che ben conoscete, diventa finalmente visibile.

20170401

#1673 (Le ultime mosche #159)


POLLOCK–POLOK–MOLOK

Dei due uomini, l'uno con lo scuro in bocca, l'altro negli occhi, il primo era più basso e sorrideva come una minaccia. Quello alto invece non faceva che fissarmi, come un incubo, per cercare di strapparmi la confessione del reato che non credevo di aver commesso.
"Cosa ha fatto ieri?" chiese ancora quello basso, e quello alto continuò a fissarmi per tutta la durata dell'interrogatorio, perfettamente conscio che l'unica cosa di cui mi era possibile parlare era un altro ieri.