20171031

#1798

La mattina aveva conosciuto Lee Friedlander, la sera l'aveva passata a stirarsi le camicie.
Così è la vita, pensò Anton Zara.

20171030

#1797 (to L.F.)

"Part of my dreams have come true."
"Don't be so sure, don't be so sure..."

20171027

#1796

E se Greta non fosse il nome di una donna, come da ragazzino pensavo di aver visto inciso sul muro accanto al mio letto d'affanno, ma il fiume di cui leggo solo ora, anni e anni dopo?
Se il destino non fosse quello che credevo scritto sulla superficie della parete, ma una serie di coordinate rintracciabili solo nel disegno di una mappa?

20171025

#1795

Parlavamo di lui, ricordi?
Gli avevi anche già dato un nome, battesimo senza chiesa, ed eravamo già sposati, matrimonio senza Dio, nel nostro letto, prima che la tempesta si abbattesse sulla tua nuca e che tu, muscoli irrigiditi contro il vento, diventassi una pietra impossibile da scalfire.
Su quella pietra costruiremo la nostra stabilità, che durerà anche se la pietra comincerà a rotolare e dimora fissa più non avrà.

#1794

Eccoci ancora qui, come mille anni fa in un'altra città, a contenderci gelosi l'attenzione dei nostri vecchi, bambini ritrovati.

20171022

#1793

Era ancora possibile, dunque, commuoversi per un replicante?
La morte—non il ritiro, perché di morte si trattava—era ancora qualcosa che mi colpiva a tal punto? Era forse dalla consapevolezza dei loro sentimenti, del resto, chiari e distinti in punto di morte, che derivava un'altra consapevolezza: quella che fossero capaci, e dunque degni, d'amore?

20171021

#1792

Hanno prodotto un figlio che dalla vita vuole di più della versione standard, più di un posto fisso, una casa, un'auto, una moglie, dei figli e vacanze al mare con la famiglia, e ora fanno fatica ad averci a che fare, a volte non lo capiscono, in qualche caso perfino ne sorridono, come se sapessero qualcosa che lui non arriverà mai a comprendere.

20171020

#1791

Paese che vai, paese che torni

20171019

#1790

Wishing your parents' death
is not a pleasant thing to do
but it happens, sometimes,
and will happen to you, too.

20171018

#1789

Questa storia che qualcuno possa usare come suoneria del telefono la stessa melodia che io uso come sveglia mi disorienta e destabilizza. Che ora è? Sono in metro o ancora a casa? C'è qualcuno che dorme tra i sedili di questa carrozza?

20171017

#1788

E la cassa della sua chitarra era ricoperta di un tessuto jeans. Una versione low profile di quella di Buddy Holly.

20171016

#1787

Imboccare la minuscola testa calva, vagamente cianotica, è sempre difficile.
Convincerla a vomitare praticamente impossibile.
Salvo esagerare e, il dito infilato in fondo alla lingua, rischiare di soffocarla.

20171014

#1786

Nei sogni non ho peso e non soffro di vertigini.
Me ne rendo conto ogni volta che, dovendo fuggire dalla solita forza malefica che dal mio appartamento mi insegue invisibile e silenziosa, esco sul balcone e da lì mi calo giù dai piani alti appendendomi alle ringhiere e lasciandomi cadere dai fili del bucato per poi rientrare da una finestra aperta nell'appartamento di sotto.
Uscendo dalla porta d'entrata sul pianerottolo e facendo le scale, finisco di solito nelle cantine, da dove sbuco nel cortile attraversato il quale, e superando vari muretti, mi ritrovo infine nell'edificio accanto, svegliandomi sempre appena prima di essere raggiunto.

20171013

#1785

Il film parla di una mosca che nasce e cresce in una mela, ma la cui storia—imprevedibilmente lunga—s'intreccia e interferisce in modo divertente con la nostra.
In una scena, per esempio, infastidisce il pilota dell'Air Force One americano... È una specie di Forrest Gump in versione insetto.
Alla fine, grazie alla sua capacità di visione che le permette una percezione estremamente rallentata della realtà circostante—ma anche a una non meglio spiegata facoltà di premonizione e, forse, di viaggio temporale—riesce a salvare la vita di una famiglia in vacanza a bordo della loro auto, collegando il futuro incidente su un ponte lungo una strada secondaria col percorso di un camion sull'autostrada visto all'inizio del film.

20171012

#1784

Quando decisi affacciarmi dalla balconata della sala di controllo, la copertura dell'intero progetto saltò, e il professore si rivelò per quello che era davvero: si scompose allora in più piani verticali, sezioni sottili di se stesso che mi circondarono in un cerchio vorticante mentre la realtà sensibile che ci aveva accolti fino a un istante prima svanì in un grigio indistinto.
Le braccia di quello che era stato il direttore del programma di ricerca si trasformarono in lame taglienti, e prima di venire colpito io stesso riuscii a vedere il sangue dei miei colleghi schizzare fuori dai tagli orizzontali che fendevano il nulla nebuloso in cui erano rimasti avvolti scomparendo alla vista.
La mia ferita era profonda, e potei sentire la risata famelica del professore arrivare da qualche parte in mezzo a quella scena irrazionale, la base di una struttura metallica a forma di colonna rotante, il centro di tutta quella illusione.
Strisciai allora sotto al perno attorno a cui tutto girava e lo abbracciai con forza, come fosse un bambino che aveva bisogno di essere consolato dopo essere stato sgridato. E quando dopo lo sforzo inumano aprii gli occhi, mi ritrovai abbarbicato a un semplice ventilatore, le pale di plastica che rallentavano la loro corsa fino a fermarsi in un flebile sussulto d'aria.

20171011

#1783

Una biondina niente male con un abito di lana molto aderente avanza sul marciapiedi, le tette ballonzolanti in assenza di reggiseno ma non di gravità, le mutandine in rilievo sotto il tessuto rivelatore, la tessera dei mezzi pubblici portata a tracolla come unico ornamento.
Tre operai la seguono increduli da presso, parlando tra loro esaltati in una lingua che sulle prime non mi sembra nota, poi uno dice a un altro "che ridere mi hai fatto!"
All'edicola vendono la gabbia toracica 1:1 dello scheletro di un bambino, da montare col resto dei pezzi a puntate.
Un ubriaco parla tra sé ad alta voce in un idioma slavo e beve birra in lattina sui gradini dell'ospedale, lo fisso mentre gli passo accanto ma non sembra accorgersi di me, poi, quando mi volto a guardarlo, incrociamo per un attimo gli occhi.
Passa un ragazzo in bicicletta, tira su il muco nella gola rumorosamente, e lo sento poi sputare a terra qualche metro più in là.
Una ragazza aspetta la metro digitando sul suo smartphone e sembra molto bella, ma quando il treno arriva resta seduta senza nemmeno alzare lo sguardo.
Così è questa mattina in città.
E le mie dita sono come al solito imbrattate di inchiostro.

20171009

#1782

Pensare a John Cale mentre Nick Drake canta Northern Sky e scoprire in quel momento che i due hanno suonato assieme proprio in quell'album, proprio in quel pezzo.
Guardare un documentario su Lunch atop a Skyscraper (di, forse, Charles Ebbets) e ritrovarsi ad ascoltare Bob Dylan che canta I Pity the Poor Immigrant.
Sono certo coincidenze incredibili. Ma cosa fare quando Brian Turner scrive degli artificieri che corrono al British Museum per il sospetto di una bomba mentre sul sedile della metropolitana proprio qui accanto uno zainetto bello gonfio di chissà che cosa se ne sta incustodito e solitario in mezzo all'indifferenza generale?

20171003

#1781

Mangiare sgombro grigliato con le bacchette è un po' come affrontare il problema dal punto di vista di un uccello, le punte di legno come quelle di un becco che affonda nella pelle abbrustolita e nella carne scura alla ricerca del miglior modo per fare tutto a pezzi senza perderne nemmeno uno.

20171002

#1780

Di tutte le cose contenute nel capannone che avevamo requisito (ovvero l'unica struttura rimasta in piedi dopo che i nostri Apache erano passati a bombardare l'area per spianarci la strada), Boyd si attaccò morbosamente a uno pneumatico da corsa, uguale a quello che avrebbe voluto per la Ford Mustang che aveva lasciato a casa in un garage a nord di San Francisco. Lo abbracciava e ci versava sopra calde lacrime, implorandomi di poterlo tenere.
"Per quel che me ne importa," gli dissi "ma credo che sia forato."

20171001

#1779 (Elegia di Amsterdam)

Ho visto persone senza casco in motorino. Adulti, intendo. Senza casco. Sulla pista ciclabile.
Si insinuano a meno di 25 all'ora nel traffico di biciclette che qui ha la sua espressione più fluida e diversificata. L'olandese è l'anello di congiunzione tra l'attuale stadio di compimento dell'essere umano e un nuovo livello, dove il bipede diventa biciclide. O altrimenti è un essere mitologico, metà uomo e metà bicicletta.
La metà uomo è spesso una donna, bella, bionda e con gli occhi azzurro fluo, le gambe fortificate dell'esercizio fisico e tese in perfetto equilibrio con la quantità sovrumana di burro quotidianamente assunta, non è chiaro se nasce prima l'uovo o la gallina.
Ho visto le ore passare in attesa di un coffe-to-go, per non dire di una birra, la macchina organizzativa che ha fatto di questo popolo il congegno coloniale perfetto incepparsi nell'inesperienza di una nuova generazione di commercianti, hipster in camicia Arizona 2000, fermaglio texano al colletto, jeans chiari e stretti e stivali più lunghi del necessario, lo sguardo intontito sotto le sopracciglia troppo folte e l'apparecchio ai denti. O la maglietta a righe da marinaretta fuorimoda e i pantaloni a zampa da pronipote dei fiori.
Ho visto tassisti di ogni provenienza, tutti nati qui ma con le radici sprofondate in qualche cultura molto lontana, esotica ma non troppo, a portata di frusta. La stessa auto, ibrida, scura e col tettuccio trasparente sotto al cielo non sempre clemente.
Ho visto il tempo cambiare repentinamente, ed è dir niente.
Ho visto gente in t-shirt mentre l'umidità saliva dai prati al tramonto del sole, bambini attraversare la strada da soli, giocare a cricket, andare immancabilmente in bicicletta, spesso da soli, niente genitori in vista, non solo nei parchi.
Ho visto conigli venire fuori dalla notte, gli occhi pacifici un lampo improvvisamente pazzoide sotto al flash del mio smartphone incredulo.
Ho visto anatre zampettare impunemente tra le gambe dei tavoli di un ristorante, le gambe degli avventori incrociate al loro posto senza stupore.
Ho visto qualcosa che definirei un cormorano lanciarsi color cenere in una bassa planata sul canale nel buio che vige accanto ai ponti tra un lampione e l'altro.
Ho visto le piante crescere dove non dovrebbero, le case salire dove non potrebbero, le scale incunearsi tra colonne di mattoni di Delft e avventurarsi con sicurezza nordeuropea su per un'architettura contemporaneamente razionalista e ragionevole, a suo modo gotica, come la storia giustifica, ma in modo misteriosamente poco cupo, nonostante la supremazia della materia sulla preservazione del vuoto.
Ho visto strade trasformarsi in crocevia di vita, concedersi ad incontri casuali tra persone divise da molto meno di sei gradi di separazione, le coincidenze accumularsi sotto ai numeri civici e sui gradini all'esterno delle vetrine.
Ho visto vetrine esporre donne molto esposte, in tutti i sensi e al solo senso della vista, persa nell'offerta e offesa di riflesso, e luci rosse emanare bagliori poco equivoci su corpi fantastici che si muovono in cerchi poco fantasiosi e lasciano poco alla fantasia e molto da pensare a una ragione che si professa critica e poco pura e che lotta ogni giorno con la morale, con l'etica di una maturità forse troppo occidentale.
Ho visto persone vestite di rosso darsi da fare immobili come aiuto nel presunto bisogno alcolico, nella presunta caduta psicotropa, ma anche derise dagli stessi elementi destabilizzanti che cercavano di stabilizzare.
Ho visto poliziotti molto calmi in situazioni apparentemente poco calme, apparire in coppia e passeggiare come amici in linea retta sul discrimine tra normalità ed eccezionalità, tra sicurezza e pericolo, sapendone chiaramente più di me, valutando la situazione, apparentemente giudicandola di effettiva calma.
Ho visto la concreta possibilità di un mondo senza moneta contante.