20171012

#1784

Quando decisi affacciarmi dalla balconata della sala di controllo, la copertura dell'intero progetto saltò, e il professore si rivelò per quello che era davvero: si scompose allora in più piani verticali, sezioni sottili di se stesso che mi circondarono in un cerchio vorticante mentre la realtà sensibile che ci aveva accolti fino a un istante prima svanì in un grigio indistinto.
Le braccia di quello che era stato il direttore del programma di ricerca si trasformarono in lame taglienti, e prima di venire colpito io stesso riuscii a vedere il sangue dei miei colleghi schizzare fuori dai tagli orizzontali che fendevano il nulla nebuloso in cui erano rimasti avvolti scomparendo alla vista.
La mia ferita era profonda, e potei sentire la risata famelica del professore arrivare da qualche parte in mezzo a quella scena irrazionale, la base di una struttura metallica a forma di colonna rotante, il centro di tutta quella illusione.
Strisciai allora sotto al perno attorno a cui tutto girava e lo abbracciai con forza, come fosse un bambino che aveva bisogno di essere consolato dopo essere stato sgridato. E quando dopo lo sforzo inumano aprii gli occhi, mi ritrovai abbarbicato a un semplice ventilatore, le pale di plastica che rallentavano la loro corsa fino a fermarsi in un flebile sussulto d'aria.

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