20080916

#43

E tu?
Io cosa.
Con chi vorresti batterti tu?
Ci pensò per un attimo. Con David Foster Wallace, disse.
Troppo tardi.
Non me lo ricordare.

20080911

#42

Avete mai giocato, seduti sul water di un bagno pubblico, a determinare qual è il punto esatto di non ritorno dopo il quale non è più possibile fermare la dolorosa, estatica separazione da tutto ciò che di più infimo e sporco era relegato fino all'istante precedente nel vostro corpo? Bene, io lo sto facendo in questo preciso istante, e non è affatto divertente. Me ne sto qui, seduto sul cesso del bagno dell'ufficio, cercando di non farmi notare dal tizio che è appena entrato.
Ne ho sentite tante in questo bagno, uomini che sbuffano e soffrono mentre scorreggiano, altri che piangono mentre cercano disperatamente di pisciare, altri ancora che armeggiano con la fibbia della cintura presumibilmente masturbandosi per poi scappare senza tirare lo sciacquone e senza lavarsi le mani; però mai in tutta la mia vita niente di paragonabile a quel che sto ascoltando in questo momento. L'essere si dibatte appena fuori dalla mia porta, struggendosi e lamentandosi. Sta ringhiando. Posso percepire il rumore delle unghie dei suoi piedi sul pavimento, l'attrito rugoso delle sue dita come carta vetrata sulle mattonelle. Ho l'impressione che sia enorme e molto incazzato. A dirla tutta ne ho una paura terrificante, e temo di non poterla trattenere ancora a lungo: che farà quando si accorgerà di me? Avverte già il mio odore? Lo sento annusare l'aria, disperato e selvaggio. Sta facendo avanti e indietro come un animale in gabbia, di umano ha ben poco, e nessuno entra in questo maledetto bagno!
Ora la sua puzza di terra penetra le pareti della scatola per sardine dove sto affondando nel mio stesso sudore. Guardando il pavimento posso vedere l'ombra oscura di qualcosa di spaventoso e plurale che si avvicina alla mia porta.

20080910

#41

Il signor Buonaventura, dopo una vita intera passata a disprezzare i superstiziosi che a tavola si gettano dietro le spalle il sale incautamente appena versato sulla tovaglia, che si bloccano agli incroci tra le strade se un gatto nero gli ha attraversato improvvisamente la strada, che non passerebbero sotto una scala a pioli nemmeno se fosse l'unica via di salvezza da morte certa, e che di Venerdì 17 non fanno nulla, nemmeno uscire di casa, come gli Ebrei durante Shabbat, si chiede ora, alla fine dei suoi giorni, contemplando gli anni col senno di poi, a ritroso, come in un bilancio economico, se la vita che ha avuto, nè povera nè ricca, nè triste nè allegra, nè vuota nè piena, avrebbe potuto essere diversa, diciamo, se quel giorno avesse evitato di passare sotto quella scala, e se quell'altro, per esempio, avesse aspettato che qualcuno prima di lui attraversasse la linea tracciata dal gatto nero sulla sua strada. Non è questione di fortuna e sfortuna, si ripete fissando a caso un quadro sfocato in fondo alla grande stanza d'ospedale dove riposa, non pensa che sarebbe potuto diventare famoso, o stimato, o ricco, ma solo che avrebbe potuto avere forse una vita migliore, ecco, e non quest'ennesimo rimpianto su cui perdere il sonno a notte fonda.

20080905

#40

Ho sempre il tuo nome sulla punta della penna.

#39

Riconosce ormai, anche a distanza, la forma del suo corpo, il movimento del suo arrivo. Invoca la sua comparsa in fondo alla strada come un talismano contro il pericolo di una brutta giornata.