20170331

#1672

Ogni volta che faceve stretching e cercava di toccarsi le punta dei piedi con quella delle dita delle mani pensava a Eugene Tooms, e si convinceva che poteva farcela, che era tutta una questione di volontà, e che sarebbe riuscito ad allungare il suo corpo quel tanto che bastava a raggiungere il suo obbiettivo. Ed era davvero l'unico modo per averla vinta sulla sua mancanza di elasticità.

#1671 (Le ultime mosche #158)


PLAYGUARD LOVE

E dopo avermi baciato per la prima volta, mi salutò dicendo: "Questo è solo un assaggio," disse, "giusto un anticipo."

#1670

Quando l'ospite fu fatto accomodare nel salone, io e mia sorella lo osservammo per un po' nascosti dalle tende delle porte vetrate che davano sullo studio.
Era la prima persona di colore che vedevamo e, a differenza dei racconti che si facevano sulle genti dell'Africa, costui era perfettamente vestito, con un tabarro di plaid che copriva un impeccabile completo in tweed, e un cappello a tesa larghissima. Sebbene i denti fossero alquanto gialli e malandati e i capelli ricci sembrassero quasi infeltriti e avessero folte sfumature grigie, mentre misurava la stanza a grandi passi decisi e aspettava di farsi annunciare il suo aspetto era dei più eleganti.
Comprendevo l'eccitazione negli occhi di mia sorella, ma la mia non era da meno. Quando mi fu presentato e lo introdussi nello studio, notò subito l'ordine sbagliato di alcuni oggetti sui tavoli che avevo fatto preparare espressamente per il suo arrivo, il bicchiere inclinato nel verso sbagliato, la piuma nel portapenne di peltro, la roccia rivolta a ovest... tutti esami superati in modo brillante, in modo da poter passare senza altro indugio al tavolo su cui stavo lavorando al momento, quello più importante, per aiutrarmi col quale il nostro ospite era stato convocato da mio padre.
Ma è con mia sorella che lo straniero sembrò instaurare il rapporto più significativo: quella birbante continuava non solo a chiamarlo per nome—cosa che a lui pareva far piacere—ma anche, contro ogni logica sia dell'onomastica che della buona creanza, a pronunciare la doppia elle alla spagnola—cosa che, come fosse uno scherzo tra amici di lunga data, sembrava piacergli ancora di più.

20170330

#1669 (Le ultime mosche #157)


MAMMA TUTTA PANNA

I tre piatti erano perfettamente vuoti e abbandonati, non fosse che per una zucchina lasciata su un bordo. Mentre un odore di cera riempiva la stanza, la donna sul letto forse dormiva, forse moriva. Peter Greenaway cercava di mettere ordine, di catalogare in capitoli ciò che era avvenuto. Che ne era stato del terzo uomo? Forse non era mai esistito, una proiezione, come un'ombra cinese sul muro. Alla luce di candela tutto cambia aspetto, si sa: le cose buone acquistano un fascino per noi ignoto, e quelle cattive hanno tenebra per nascondere le loro impurità. Tutto sta a non abusarne, perché il lume in fiamme, se ridondante, perde tutta la sua magia.

#1668

Vi siete mai sentiti l'elemento di una mappa? È questo che ho provato stamattina, la straniante sensazione di essere una freccia tridimensionale che indica un punto unidimensionale su un piano bidimensionale.

20170329

#1667 (Le ultime mosche #153)


SEXERCISE

I neri fumi dell'olio offuscano i fasti della vecchia dimora, che nessun amplesso di Conte, nessun gemito di dama, nessun nudo adolescenziale potrà rinverdire mai. Come vampiri, i vecchi dignitari strisciano sulla carta da parati a fiori verde impero, col timore della luce, del fuoco, del sangue, del loro sangue. Sono stati belli, un tempo, e ora si abbrutiscono nell'oscurità di cenere e dimenticanza, rettili ancora vivi ma decapitati dalla rivoluzione che serpeggiava già attraverso i loro lauti banchetti.

#1666

Vorrei che fosse uno di quei film a colori che si vedono adesso al cinematografo, dove il marito torna a casa e dice cose del tipo "amore, sono a casa" e lei è in cucina a preparare una torta o cose del genere. E invece è la nostra vita, e la casa è una vecchia chiesa sconsacrata che usiamo come rifugio contro i bombardamenti, e i colori sono quelli che filtrano dalle vetrate istoriate assieme alla polvere delle rovine che è diventata la nostra città. E anche se sono ancora vestito da ufficio a lavoro non ci vado più, e il cappello lo uso solo per i trucchi di magia che ho imparato in tutto il tempo che abbiamo a disposizione, e peccato che quello delle due bombette mi sia venuto a perfezione soltanto ora che sono tornato per avvertire mia moglie che dobbiamo scappare un'altra volta.

20170328

#1665 (Le ultime mosche #152)


SÌ, ACQUA

E se ne stette così, a guardare la rugiada (o la brina che fosse) scorrere fuori da quella rosa che sembrava essere stata tinta col sangue. Aveva ballato tutta la sera, e la notte ancora. Quel regalo intimo e anonimo le risvegliò sogni inconsci che da troppo tempo usava riporre nei suoi cassetti più irraggiungibili.

#1664

Anche il Capitano era d'accordo: non potevamo lasciare lì quei civili. E dato che anche se non masticavano marce militari erano pur sempre una banda musicale, acconsentimmo a lasciarli suonare lungo la strada in mezzo alla città. La nostra partenza, che già aveva tutta l'aria di una parata, venne dunque accompagnata da motivi tutt'altro che canonici e, quel che fu più inaspettato, da ritmi molto poco militareschi. Tanto che le ragazze che erano accorse a salutarci più non resistettero: vennero a rapirci e ci coinvolsero in un'allegra balera di piazza. Che divertimento, quella notte. Anche i superiori dovettero ammetterlo, concedendo di rimandare la partenza all'indomani, e alla fine delle danze salutarono le ragazze con una pacca sulla schiena e anche un po' più in giù, dato che molte lo meritavano.

20170327

#1663 (Le ultime mosche #151)


LA PROSSIMA METÀ

Spesi l'intera giornata a cercare di ricordarmi perché avessi tanto sonno. Ma alla fine mi addormentai davanti al fiore del mio segreto.

#1662

Perché ci siamo infilati nella casa in costruzione?
Avremmo potuto aggirarla, la strada costiera poco oltre, quella viuzza breve per arrivarci... Saranno stati i lavori in corso ad attirarci?
All'interno (certo, c'è la vista sul mare, ma è tutto davvero molto piccolo: praticamente due stanze una sopra all'altra) un muratore è intento alle sue impalcature e due ragazze che arrivano di sicuro dalla città—due ragazze, dico! E chi le ha viste mai, da queste parti? Una è pure francese—fanno delle riprese con telecamera e treppiedi, e truci sono i loro sguardi al pur minimo spostamento dell'attrezzatura. Che sia una cosa artistica? La casa alla fine della collina? Il mare in lontananza dalla finestra?
Facciamo dietrofront, usciamo da quel teatro di mattoni e ce ne torniamo per la strada che abbiamo fatto per arrivare fin qui.

20170326

#1661 (Le ultime mosche #150)


LA RAGAZZA DEL RAGAZZO

Se ne stava lì, sotto la pioggia, con la sua lettera stropicciata tra le mani che piangevano inchiostro, e tu passasti, gli passasti davanti senza affidargli un solo ricordo dei tuoi occhi.
Finì che pensò di strappare la lettera e dimenticarti, chissà se sarebbe stato un bene o un male.
Quel che è certo è che prese un secchio d'acqua e contò goccia a goccia tutti i motivi per cui non valeva la pena ammazzarsi.

#1660

Il giorno dopo, al mio risveglio, la piscina accanto a casa mia è stata terminata, e c'è già qualche nuotatore che si allena. Il problema è che l'hanno costruita esattamente accanto alla mia finestra, tanto che se allungo la mano posso immergerla nell'acqua.
Certo, posso vedere le belle altete che si cambiano nel retro dei camion che per ora usano come spogliatoi, ma potrei anche ritrovarmi qualcuno in casa con estrema facilità.
"Gli inglesi lo faranno di certo," mi dice una signora del pubblico, seduta sul bordopiscina che è diventato il mio davanzale.
Anzi, alcune donne dell'organizzazione hanno già iniziato a usare la mia stanza come passaggio preferenziale per la struttura sportiva, e portano fiori avanti e indietro, già pronte per le premiazioni di stasera.

20170325

#1659 (Le ultime mosche #149)


FU

Quell'anno io e lei vivemmo un periodo ipotetico.

#1658

Sì, la mia ex ha messo su una band, tutta al femminile, tutte ragazze curiosamente bassine, suonano un po' come le Elastica, ma più incazzate.
Il concerto si tiene a casa del suo ormai "storico" attuale fidanzato, un'enorme villa in legno e mattoni fuori città dove sono certo che lei viva molto meglio che nel nostro bilocale stipato sebbene in centro, e che stasera è pieno di gente in ogni angolo, seduta su ogni superficie disponibile.
La prima volta che sono andato a sentirla, in un locale di provincia, non mi sono fatto vedere, ho preferito restare tra il pubblico a godermi lo spettacolo, come se non facessi parte, come se non avessi mai fatto parte della sua vita.
Ma stavolta sono venuto fuori e mi sono fatto riconoscere; così abbiamo parlato un po', e lei mi ha presentato le altre della band, e io le ho detto che il concerto mi era piaciuto molto, e insomma è stata una bella cosa, e sono contento per lei, eccetera.

20170324

#1657 (Le ultime mosche #148)


STOP MAKING THAT FACE
(free of your face)

Lei, signorina Nicole, ha il culo più bello che io abbia mai visto. In pratica mi batte un cuore in più (il cronometro da taschino) che segna da quanto tempo ne sono innamorato.

#1656

Si sta come d'autunno sugli alberi eccetera

20170323

#1655 (Le ultime mosche #147)


BAR LUME

Mentre la pioggia appoggiata sul parabrezza le faceva da morbillo, la ragazza affondava i piedi tempestando i pedali di stivali, per cercare di vedersene bene, tuttavia la multa.

#1654

Si vedevano poco perché facevano entrambi poca vita solciale.
Così decisero di continuare a farne poca, ma di farla assieme.

20170322

#1653 (Le ultime mosche #146)


A LOVER LIKE THE WATER

Non riusciremo mai a cambiarci la mente a vicenda. Siamo diversi, noi naturali, voi effervescenti: farfalle!

#1652

In quell'armadio non c'erano tarme, ma solo un chiodo sporgente.

20170321

#1651 (Le ultime mosche #145)


LIQUID PAPER

Avete mai provato l'angoscia di muovervi molto più lentamente degli altri? Non parlo si stanchezza. È quando tutti gli altri vi sfrecciano intorno a velocità supersonica, e fanno tutto quello che fate voi ma con una rapidità sconvolgente, e voi per loro vi muovete con una lentezza altrettanto sconvolgente. E se cercate di spiegarlo non vi capiranno, perché parlate troppo lentamente, e per scriverlo impiegherete ore. Siete soli, con la vostra angoscia.

#1650

Una volta è la finestra, un'altra il vetro della porta, un'altra ancora il vaso del bonsai. Poi sono le bottiglie in cucina, o i piatti impilati, o il ventilatore... Quale che sia l'oggetto vibrante, è tutta colpa del tram delle 0630h.

20170320

#1649 (Le ultime mosche #144)


IL PASTO DI PLASTICA

Le regalava finalmente lettere pregne come poesie incinte.

#1648

Vedere la propria nuca è come gettare uno sguardo proibito su un'altra persona, un altro sé che vive letteralmente alle nostre spalle. Più perturbante di una quadro di Magritte, più pericoloso di una follia conclamata, è il momento in cui facciamo la conoscenza di colui che vive dietro di noi.

20170319

#1647 (Le ultime mosche #143)


GENNARO, IL GATTO MANNARO

Ascoltò tutto un lato del disco, che era stato un regalo.
Poi, una volta che si fu ascigato il pavimento, si sentì quasi costretta ad abbandonare la stanza, lasciandola chiusa come uno scrigno magico.
Quella primavera scorreva così, vittima inerme dei ritmi regolari della casa.

20170318

#1646

Smontiamo le scenografie e scendiamo dal palco, e pazienza se ci esibiamo in una chiesa e siamo solo dei numeri su un programma. Mentre ce ne andiamo verso i camerini approntati in sagrestia portandoci dietro i costumi, una decina di ragazzine sono già pronte attorno all'altare e cominciano a intonare un coro gospel in unisono perfetto. Anche loro, come noi, fanno parte di questo mediocre mondo dello spettacolo, se così lo si può chiamare, ma almeno sono giovanissime e hanno una vita davanti. Negli occhi di almeno una di loro vedo già il successo.

20170317

#1645 (Le ultime mosche #142)


LA CHIUSURA LAMPO DEI FRATELLI MARX

Ruttai. E dovendomi scusare annunciai: "A buon rendere!"

#1644

È quasi impossibile sfuggire al detective che mi segue, specie se non è propriamente dalla parte della legge, e soprattutto se non è esattamente un detective (per tecere del fatto che la sua indagine procede solo durante la nostra relazione onirica, mentre nella vita cosciente dubitiamo perfino l'uno dell'esistenza dell'altro).

20170316

#1643 (Le ultime mosche #141)


OXFORD LUCA

Sembrava un Babbonatale telematico, coperta a scacchi sulle spalle e terminale acceso su fatti genetici.
Come si fa a scansionare una giornata tranquilla?

#1642

I tappi per le orecchie sono inadatti allo scopo prefisso. Di più: hanno la controindicazione—per qualcuno il vantaggio—di metterci in comunicazione col nostro interno, di farci sentire meglio quel che accade dentro di noi. Di certo, insomma, c'è solo che stanotte non dormirò.

20170315

#1641 (Le ultime mosche #140)


SIMPLEX TV

Entrai di soppiatto e mi misi di chiatto: "Sono venuto spudoratamente con fame," annunciai. Gli stanti fecero un inchino e portarono rancore.

#1640

Correre e correndo attraversare la strada prima che scatti il rosso con in mano una piccola macchina fotografica degli anni '60 non sarà molto da scuola di Düsseldorf, ma ha sicuramente molto a che fare con Robert Frank, Garry Winogrand e compagnia...

20170314

#1639 (Le ultime mosche #139)


NEONICO E VOLATILE

Ci mettemmo 5 minuti a scoprire di essere tutti e 3 innamorati di lei.


#1636/1637/1638 (Trilogia aeroportuale)

C'è davvero poca gente in partenza col mio volo. Del resto mi chiedo cosa vada a fare a Düsseldorf questa allegra e affiatata famigliola, papà, mamma e due bambini un po' freak ma fondamentalmente molto belli. Quando iniziano a parlare in tedesco i miei superficiali preconcetti mi assalgono tutti insieme appassionatamente.

Non è vero che, come ha scritto Adam Gopnik, i "fiori di ghiaccio" contro cui si scagliò con impeto illuminista persino Goethe, nella nostra epoca ipertecnologica non si possano più vedere. Mi è capitato proprio stamattina guardando le Alpi innevate dall'oblò dell'aeromobile su cui viaggiavo diretto forse non a caso verso il nord tutto invernale e irrazionale dei dipinti di Caspar Friedrich. Solo che più che a fiori, quelli che si formano sulla plastica che mi chiude al riparo dal freddo sembrano pontili di un gigantesco e proteiforme porto metropolitano visto da distanze satellitari: moli che generano altri moli come scheletri frattali, organici, ma privi di navi all'attracco—così come poetica germanica vuole.

È la prima volta che, da un aereo in volo, ne vedo un altro volare: la traettoria, la dimensione e la prospettiva che sembrano mutare a velocità incommensurabile, le scie bianche curvate in modo imprevedibile, l'idea—che mi sfiora solo in questo momento—dell'impatto inevitabile.

20170313

#1634/1635 (Le ultime mosche #137/138)


OPPENHEIMER – PADRE DELL'ANNO

Le scrissi sullo scontrino "Questo locale è immenso, ma è troppo piccolo per contenere tutti i tuoi sorrisi. Non son degno di partecipare alla tua mensa, ma di' soltanto una parola ed io sarò salvato"


OPPY

Aveva lo sguardo tendente all'infinto, ma purtroppo il ristorante in cui lavorava non era affatto infinito.

#1633

Molto sostanziosa, l'eredità. Peccato che sia venuto fuori che il nipote, erede al 50%, abbia eroso il patrimonio famigliare a botte di chiamate internazionali alle sue numerose "fidanzate".
Grassissimo, tanto da non riuscire più a lasciare la propria camera, di queste relazioni a distanza, al momento della morte dello zio, ne contava ben 36.

20170312

#1632 (Le ultime mosche #136)


UNA CRISI DI GETTO

Probabilmente sono la persona più innamorata di te sulla faccia della terra.
Sei rigenerante: attraverso il contatto con una sola delle tue dita traggo la forza per continuare questa finzione.
Aiutami ad essere onesto.

#1631

Che osservasse dall'alto del suo ufficio i percorsi fatti dai candidati al nuovo lavoro per attraversare il cortile, e accordasse poi la sua preferenza a quelli che avevano scelto la strada più breve ignorando i sentieri già tracciati, era cosa nota.
Meno noto era invece il fatto che di tanto in tanto decidesse di rendere scivolosi i passaggi alternativi, lasciando sicuri solo quelli ufficiali, e che si divertisse poi a guardare dall'alto del suo ufficio chi nonostante ciò, sicuro di fare la cosa giusta perché così gli era stato raccomandato, continuava a scegliere la strada più breve, anche quando questa si rivelava la più lenta a causa dell'ostacolo imprevisto. La sua preferenza veniva allora accordata a coloro che usavano il buon senso e prendevano la cosiddetta strada vecchia, più banale ma anche più sicura.

20170311

#1630 (Le ultime mosche #135)


UN APPLAUSO...

Donna trovata morta in una scarpa sulle ciglia della strada.
Trentenne, truccata, carina, ben vestita.
Identità misconosciuta.

#1628/1629

Arachidi tostate, patatine sale e aceto, tiramisù, té verde con latte, tisana alla vaniglia e whisky: calcolando il pane di segale con avocado e salmone delle 1130h, l'aringa affumicata delle 1330h, il dolce e caffè delle 1630h e l'hamburger con patatine delle 1830h, sono le cose più strane che abbia mai visto tutte assieme sullo stesso tavolo. Per lo meno alle 2030h...

Solo per alzarsi alle 0131h in disperata e inutile ricerca di bicarbonato (da non confondersi con la baking soda, mi raccomando) e decidersi poi per un canarino di scorze di limone, e cercare di far funzionare il maledetto piano a induzione, e risolversi infine per un meno adatto ma più fedele bollitore elettrico.

20170310

#1627 (Le ultime mosche #134)


LE SCIAMPISTE

La fermò in mezzo alla strada.
"Scommettiamo che se ti dico una serie di numeri non sarai in grado di ripeterla? 8–3–59–208–9..."
"Che cosa vuoi dimostrare?"
"Che non hai buona memoria."
"Ok, hai vinto, non ne ho."
"E che ci sono meodi per esercitare il cervello: vuoi dare un'occhiata al depliant?"
"Senti, hai pensato che la mia cattiva memoria mi permetterà di scordarmi di te non appena avrò girato l'angolo?"

#1626

Stamattina, mentre passavo davanti all'ospedale, una sciura zoppa ha provato a mettermi il bastone tra le gambe...

20170309

#1625 (Le ultime mosche #133)


L.20

Rafael Obligado, autore argentino della poesia gauchesca, aveva meno paura dei proiettili che di un no sulla bocca della donna che amava.

20170308

#1624

Nello stesso posto si può comprare tabacco, ricevere un pacco o farsi fare una spremuta d'arancia o un caffè. Mi aspetto di veder spuntare da un momento all'altro la vecchia Ruth–Ann.
Compriamo due scatole di candeline da 12, solo per renderci conto che non ne basteranno nemmeno tre: ce ne vogliono quattro. Stiamo apposto fino a quarantott'anni.

#1623 (Le ultime mosche #132)


CONCERTO PER RUMORI, MOTORI E CANTO D'UCCELLI

L'opera di mio padre, riconosciuta attraverso quelle scalfiture, unica reale eredità in mio possesso, amore paterno di poche parole e molto sudore, il lavoro dell'uomo chino e silenzioso su cui oggi scrivo e, alla luce della candela, divento grande.

#1622

Il suo animale guida è Werner Herzog, che le parla attraverso la voce di Chavela Vargas: è così che, per dire addiio all'inverno, si ritrova a cercare un fuoco di Sant'Antonio in mezzo a un bosco in mezzo al nulla in mezzo alla città. Al posto del ranch messicano che le ha promesso la cantante (di origine Costaricana) trova un cimitero. Il battito è accelerato, forse è ipertiroidismo, forse il rispetto per i morti, forse le scappa solo di fare pipì. È la prima volta che la fa in un cimitero. Mezz'ora dopo vengono a salvarla a bordo di un'auto usata, ma tenuta come nuova. Dove finiscono le forze armate comincia la possibilità di una nuova vita.

#1621 (Le ultime mosche #131)


HERE COME THE SUN TZU

Quant'è che siano stati lontani? Un giorno? Due? È tanto, allora, che dura una vita.
Fino ad oggi non avevo mai pensato che sarei morto di vecchiaia, la vita era troppo piena di eventi e cose per essere vissuta tutta, fino alla fine, senza impazzire. Ma se morissi ora, tutta la mia vita sarebbe stata inutile, vuota, priva di senso. Mi sembra di essere vissuto fino ad ora solo per aspettare il momento in cui ti rivedrò.

20170307

#1620

Stasera Malcom è qui per insegnarvi un gioco, sì, è quel tipo magrolino coi capelli perfettamente rasati e vestito di nero che si fa largo tra gli amici stringendo mani e spargendo timidi sorrisi. Ti ha guardato da quando è entrato, vuole capire chi sei, come sei fatto, se sei pronto, mormora qualcosa ("È un esame") e poi, mentre il tabellone viene aperto e le carte distribuite, viene a sedersi difronte a te.
Il gioco è di quelli da tavola, ma prevede anche una speie di bersaglio tondo da appendere al muro, fatto di cerchi concentrici bianchi e blu e una serie di caselline simili a piccoli bersagli umani. Scherzate sull'uso di alcune barrette di metallo che sembrano righelli, si usano per evitare che il vicino veda il vostro gioco, ma voi li usate come spade e ridete come adolescenti, sotto lo sguardo concentrato e paterno di Malcom. Ci sono giochi basati sull'uso di spade finte. Ma questo gioco no.
Questo gioco si basa sulla collaborazione, una cosa che il consorzio umano sembra ormai evitare, di cui si è sostanzialmente dimenticato. Lo scopo di questo gioco non è né vincere né perdere ma letteralmente partecipare. Partecipare il più a lungo possibile. Una volta che avrai deciso di partecipare (e deciderai di farlo, te lo assicuro) non potrai smettere di essere parte del gioco. La pena è l'ostracismo. Se smetti di partecipare a un gioco a cui partecipano tutti (e partecipano già tutti, questo ti è chiaro), sei automaticamente fuori dal consorzio umano, sei un rifiuto della società, ghettizzato e di conseguenza escluso da ogni attività sociale. Sei solo, e non è divertente.
Gioca ora, devi per forza, abbiamo organizzato questa festa per te e né tu né noi possiamo permetterci che tu non ti divertirta.

20170304

#1619 (Le ultime mosche #132)


TAKE ONE, TWO THE RIVER

Perché questa strada è così trafficata? Perché tutto questo rumore, perché questo incessante fiume rosso e bianco e nero di gente e auto e clacson e palazzi in fiamme e passeggini e cani?
Goran Oblomov si rendeva incapace di comprendere come la sua città si fosse trasformata da podere agricolo medioevale nella tecnologica e innevata metropoli che sfiorava i suoi piedi, che sforiva ai suoi piedi.

#1618

È possibile, mi chiedo mentre osservo con incredulità i cacciatori della taiga che oltre a cacciare pescano, coltivano, allevano, addestrano cani da caccia e da slitta, costruiscono rifugi e attrezzi completamente a mano, è possibile, mi domano nello stupore del paesaggio che si sposta verso nord cullato dalla voce di Herzog, è possibile, dico, che qualcuno più ricco di me, più fortunato, più privilegiato, guardando la mia vita possa restare sbalordito del fatto che abito in una casa di 70 metri quadri, pago un affitto, mi cucino i pasti da solo, faccio la spesa, viaggio sui mezzi pubblici e ho bisogno di lavorare per vivere? Si chiederà se in fondo io non sia un uomo più felice di lui?

20170303

#1617 (Le ultime mosche #131)


ICH BIN TAUB

La sua pulitissima casa abitava un vecchio palazzone commerciale, un tempo occupato da magazzini, magazzinieri e affari d'oltreoceano. Ancora oggi, sui muri di mattoni grezzi, ci sono i ricordi di carte nautiche e di calendari di un altro secolo, scoloriti e trapassati nella parete tra un mobile vuoto e un appendiabiti affittato da pochi, la consapevolezza che un tempo New York aveva un altro nome.

#1616

Si gira e rigira davanti allo specchio provando la giacca di velluto e montone che vorrebbe ma non vorrebbe comprare, è indeciso, il costo è giusto ma la misura no, però gli piace come gli sta, e lo spazio in più verrà riempito da un maglione di lana irlandese o islandese... Lo compra? Non lo compra? Quando dagli altoparlanti del negozio arriva Paul McCartney in persona e gli canta: "If you want it here it is, come and get it, make your mind up fast. If you want it, anytime I can give it, but you better hurry cause it may not last".

20170302

#1615 (Le ultime mosche #130)


AIR FRESH

Tentativi subdoli e sottilissimi dell'oscuro avventuriero–est di sedurre l'avanescente, sottilissima baby–doll estremamente impallidita al solo tocco di una mano, il corpo angusto paurosamente illuso che tutto ciò non fosse altro che un incubo con vibrazioni. Avrebbe preferito morirsi dentro, all'istante, lasciando un involucro di madreperla fragile come una casa di cristallo. L'avrebbero chiamata "La Vergine Suicida".

#1614

Ti rendi conto, vero, che non c'è niente di più fastidioso che sentirti fischiettare?
È peggio che sentire qualcuno parlare a voce alta di cose che non interessano a nessuno, a maggior ragione perché siamo in un vagone della metropolitana e non possiamo evitare di ascoltarti.
È peggio che sorbirsi l'assalto incivile della musica che viene fuori da un cellulare, a maggior ragione perché tu fischi sempre la stessa cosa, a ripetizione, un breve brano portato all'esasperazione.
È perfino peggio dei violinisti zigani, perché molti di loro sono pure bravi e lo fanno comunque per necessità, mentre se fischi si presume che tu sia di buonumore, che è una cosa terrible da subire il lunedì mattina in metro.
Ma la cosa ancora peggiore è che quel tuo maledetto motivetto è rimasto in testa a tutti, come un verme nell'orecchio, e ora che siamo fuori sulla banchina del metrò ci guardiamo in cagnesco, pronti ad assalire il primo a cui verrà la pessima irresistibile idea di fischiettarlo.

20170301

#1613 (Le ultime mosche #129)


MANGIATOFONO

Fu l'unico a credere in lui: è per questo che conservava ogni suo disegno, ogni traccia di voce, ogni singola parola scritta. Quei documenti, oggi, fanno la fortuna dei suoi eredi, pochi e mal'incavati.

#1612

Nascondersi degli alieni sta diventando sempre più difficile, sembra che la forza per inseguirci non li abbandoni mai.
Oggi sono travestiti da controllori del trasporto pubblico, ma li ho già riconosciuti a distanza. Scendo dal bus cercando di portare con me quanta più gente possibile, e provo a seminarli scendendo in metropolitana. Avverto anche i senzatetto che dormono sulla scala, si aiutano a vicenda perché molti camminano a stento.
Dopo aver costeggiato i binari, arrivo ad alcune costruzioni simili a vecchie aule scolastiche, pieni di tavole e sedie, probabilmente stanze del dopolavoro ormai inutilizzate.
Mi sento gli alieni alle calcagna, bisogna prendere una decisione immediata. Chiudersi dietro l'anta di un armadio sarebbe da stupidi, è nei posti più facilmente raggingibili che non si cerca mai: così mi metto in un angolo e uso una vecchia scrivania per schermarmi, sperando che il trucco sia abbastanza semplice da ingannarli, e che la puzza di muffa e calcinacci inganni il loro olfatto. Solo allora noto la donna che dorme riversa su una delle sedie, e decido che il posto è già troppo affollato.
Il resto delle stanze sembra dapprima vuoto: sono bagni praticamente nuovi, con vasche e tutto. Nell'ultima camera un uomo e una donna stesi su un divano si stanno lentamente svegliando, e ci sono quelle maledette bandiere americane un po' dappertutto: che mi sia infilato in uno dei loro covi?