20170131

#1559 (Le ultime mosche #103)


BUENOSAIRES VOLONTAIRES

Era una ragazza che mi faceva da pendant nei momenti di necessità.

20170127

#1558

Aveva fatto e continuava a fare un mucchio di soldi, si sapeva, era logico, si vedeva in ogni centimetro del suo cappotto mentre, al bancone, chiedeva un drink prima dell'ennesimo tutto esaurito della sua vita. Ma non aveva mai abbandonato quella piccola dodici tasti in mogano di prima della guerra, la miglior sei corde che gli fosse mai capitato di suonare. Era stato molto fortunato a trovarla, lo sapeva, e a lei doveva segretamente gran parte del suo successo.
E anche se erano ormai lontani in tempi in cui avrebbe voluto scriverci sopra "THIS MACHINE KILLS FASCISTS", e anzi a volte temeva di essere diventato lui stesso un fascista, ogni volta che imbracciava quella chitarra e ne toccava le corde, sentiva risvegliarsi in lui lo spirito di quelli che pensano agli altri.

20170126

#1557 (Le ultime mosche #102)


TABUCCODONOSOR

Si fece largo con le mani nel muro di nebbia folta e bianca davanti ai suoi occhi, avanzando e scacciando i fantasmi umidi e impenetrabili come rovi di rose bianche o di ovatta coltivata, e giungendo infine a un muro di mattoni e travi non meno facile da superare, ma almeno concreto e materiale, così da poter essere affrontato con le sole forze razionali.

#1556

Ricordò che da piccolo era sempre stato convinto di uno scontro eterno tra John e Jack, ai suoi occhi nomi archetipi e diatribici.
Il primo era sempre e invariabilmente il buono, quello dalla parte di giusti fino al punto del sacrificio, così buono da sconfinare a volte nella stupidità, fino a diventare lo stolido esecutore di un ruolo da eroe quasi biblico, per cui vige l'equivoco che la legge coincida con la giustizia.
Il secondo interpretava invece il cattivo, l'antipatico, l'antagonista, ma anche il furbo, il disilluso, l'antieroe forzatamente solitario, autarchico, in molti casi l'amico che, falsamente egoista e inviso a tutti, segretamente lavora per il bene comune e si vede riconosciuto troppo tardi un merito che non cercava.

20170125

#1555 (Le ultime mosche #101)


ESAFLEX

Avevo cercato di conoscerla per tutta la mattina, dopo averla solamente vista affacciata al balcone del primo piano. Tornando verso casa dopo il lavoro lei non c'era più, ma vidi le sue mutandine stese ad asciugare. Mutandine bianche col merletto.

#1554

Wetransfert: la psicoanalisi ai tempi di Internet

20170124

#1553 (Le ultime mosche #100)


CHE COZZE L'AMOR

"Perché continui a guardarmi?"
"Perché sei l'unica cosa che qui dentro mi piaccia e non sia in vendita."

#1552

Speriamo bastino questi pochi ma studiati accorgimenti perché al Suo ritorno non Si accorga di nulla. Speriamo bastino questi poveri ma ingegnosi espedienti perché non Si renda conto che qualcosa è cambiato. Confidiamo nel sosia del vecchio scrivano, sceltro tra molti, e nella confusione che regna proverbialmente sovrana. Temiamo la Sua ira, ma ancora di più temiamo che tutto rimanga com'è, al proprio posto, imposizione perenne e altrettanto menzognera.

20170123

#1551 (Le ultime mosche #99)


SE NON CI FOSSE IL VENTO IL SUDORE SCORRESSE

Il vecchio prese un ramoscello e lo diede al nipote.
"Prova a spezzarlo," disse, e il ragazzo lo spezzò.
Poi il vecchio prese un fascio di ramoscelli tutti simili al primo. "Vedi," disse al nipote, "quello di prima era uno solo, ma questa è una famiglia... Ora prova a spezzarla!"
Il ragazzo prese il fascio e, senza nemmeno molta fatica, lo spezzò.
Si guardarono per un po' negli occhi.

20170122

#1550

L'arpia tracciò con le mani due segni nella sabbia, simili a impronte di capra allungate: erano uguali alla pianta della nostra città, su cui allargava il suo sguardo e il suo desiderio, pronta alla conquista.
E qualcosa doveva vederci, in quell'avamposto da beduini in mezzo al deserto, qualcosa che come lei vedevano solo pochi di noi, stupidamente bardati e pronti alla guerra.

#1549 (Le ultime mosche #98)


THE DEAF

Tutte quelle finestre sembravano occhi gialli socchiusi. La città, nel marzo 2019, osservava silenziosamente se stessa, senza lasciarsi più via di scampo. Dal suo appartamento al nono piano l'agente speciale Sasha McLeere (che tutti chiamavano McLee) aveva l'impressione di poter sapere tutto di tutti, ma che quel che veramente cercava gli stesse irrimediabilmente sfuggendo tra le dita.

#1548

Consesso degli angeli
paradosso in Paradiso

20170121

#1547 (Le ultime mosche #97)


JOHN DEREE AND THE ABSOLUTE BEGINNERS

Circondato dalle scritte sui muri della ritirata ("23enne dotato di 20 cm", "26enne passivo soddisferebbe anziano" e "Ho appena fatto il mio primo bocchino ed è stato bellissimo quando m'ha schizzato in bocca. Sandra" – "Auguri," ha aggiunto qualcuno, "100 di questi giorni" –), privato d'acqua e con la sola compagnia di un sapone verdognolo simile a vomito e di asciugamani di carta firmati FS, decisi che, benché imbrattato di sangue, quello non era il posto migliore in cui svenire.

#1546

"Vuoi dire che ti ricordi i nomi di cantanti sconosciuti, ma non sai che cos'è questa scuola che hai avuto per tutta la vita a cento metri da casa?"
"Esatto, mi hai preso in pieno."

20170120

#1545 (Le ultime mosche #96)


SPACELY SPACEY

Esiste la predestinazione al dolore? Zachary se lo chiedeva continuamente quell'inverno. Non è una domanda comune, pensateci bene, non è semplice rispondervi: esistono persone destinate a soffire? Perché se ciò è possibile e Zac era una di quelle, nessuna lacrima, per quanto piccola nel mare, poteva valere a non farlo soffrire già adesso.

#1544

L'uomo con la donna sulle spalle entrò nel bagno pubblico una mattina d'estate.
Di quella donna, bellissima, che pareva addormentata ma forse era già morta, tutti ne avevano voluto un pezzo: chi implorava di toccarle una mano o la fronte, come fosse una santa, chi pretendeva che fosse sua, come una fidanzata a cui si può fare qualsiasi cosa, chi addirittura accampava diritti parentali, professandosi di volta in volta fratello, sorella, madre, padre.
Ma l'unico che poteva averla era l'uomo che entrò nel bagno pubblico quella mattina d'estate: quella donna, bionda, bellissima, probabilmente già morta, era lui che se la portava sulle spalle tutto il tempo, perfino nel bagno.

#1543 (Le ultime mosche #95)


SAN SEBASTARDO

Questo burattino è bravissimo: suona il bandoneon e contemporaneamente canta. L'uomo che ne muove i fili non ne comprende appieno tutte le possibilità. Ancora un paio di settimane e il burattino potrebbe mettersi in proprio.

20170119

#1542 (a J.S.)

Diverse ore prima dell'alba era già tutto pronto per la partenza, i maiali scannati e la carne salata, la casa svuotata, il furgone caricato e la Route 66 che aspettava, ancora buia, da qualche parte a sud ovest laggiù nella notte.
Ancora sveglio e in piedi in quella che fino al giorno prima era stata la cucina, sapevo di dover fare ancora una cosa, che quel frutto della nostra terra non poteva restare lì a marcire con tutto il resto senza aver prima fornito i semi del vecchio rituale: con in testa la parabola apocrifa che Ma' ci raccontava da bambini presi allora a sgranare l'ultimo melograno, come il rosario che non avevo mai avuto il bisogno di portare.

20170118

#1541 (Le ultime mosche #94)


IO SONO MISOGENO

Le Signore Confuse stavano coi piedi sull'uscio, non ancora perfettamente certe dell'accaduto (eufemismo per dire che l'avevano fatta grossa e non ci sarebbe stato più nessun marito a rinfacciarglielo).

#1540

L'avevo lasciata entrare io, perché era carina, i suoi occhiali di metallo sottile, i suoi capelli raccolti ma confusi, il suo sguardo concentrato, un po' imbronciato. Sembrava che aspettasse qualcuno, là nella hall, qualcuno che tardava a raggiungerla, ma accettò comunque il passaggio col mio badge e passò i tornelli con me. Poi, senza aver scambiato praticamente parola, io presi l'ascensore e lei le scale.
La rividi al mio piano pochi secondi dopo, si guardava intorno un po' sperduta ma non sembrava voler chiedere aiuto; né io, per non sembrare più invadente di quanto non fossi già stato offrendogliene la prima volta, volevo domandarle se ne avesse bisogno. Ero tentato, eccome, ma mi trattenni.
Gli spari cominciarono una decina di minuti più tardi. Tutti si alzarono dalle loro scrivanie, qualcuno urlando, lasciando immediatamente i proprio uffici chi più chi meno ordinatamente. Me la trovai di fronte sul pianerottolo, lo sguardo ancora sperduto, l'espressione ancora imbronciata, ma nel complesso molto sicura di sé, come un animale braccato ma soddisfatto della caccia.
Resistetti ancora una volta a proporle il mio aiuto e, anche se era evidente che quello in pericolo di vita ero io, continuai a guardarla fisso negli occhi, smarriti, imbronciati ma sicuri, quasi in estasi, finquando, la pistola ancora puntata su di me, non prese le scale e sparì.

20170117

#1539 (Le ultime mosche #93)


MORTIZIA

Mi innamorai di Victoria Chaplin la prima volta che la vidi camminare come un angelo sul filo di una ragnatela e così, trovando la cosa interessante, l'amai soffrendo molto, ancorato a terra e ridendo della mia totale appartenenza; come potevo credere che tra tanti avrebbe sposato proprio me, un clown, i miei buffi capelli ricci e i sciocchi sorrisi?

#1538

Leggere il libro fino all'ultimo momento utile, nei corridoi della metropolitana, su per le scale, lungo l'ennesimo corridoio, evitare le persone in contromano senza smettere di leggere né rallentare il passo, aspettare le scale mobili per togliersi lo zaino e riporre il libro, tirar fuori il portafogli dallo zaino, chiudere lo zaino prima di tornare a camminare, se il capitolo è a poche righe dalla fine o dal prossimo capoverso continuare a leggere sulle scale mobili, rimettere il libro nello zaino, sfilare il portafogli e chiudere lo zaino camminando, rimettersi lo zaino, poi abbottonarsi il cappotto e mettersi il cappello e riannodarsi la sciarpa prima di arrivare ai tornelli, tutto in perfetta sincronia coi tempi della città sotterranea in continuo movimento, senza perdere mai il ritmo: nei suoi gesti l'eredità di migliaia di anni, l'esperienza di tutti gli uomini venuti prima di lui.

20170116

#1537 (Le ultime mosche #92)


SEAN PENN E KEVIN SPACEY IN EVIDENTE STATO DI GRAZIA

È possibile, allora, sentire il tuo cuore battere, con l'orecchio freddo sul tuo petto caldo, inquieto, e il sospiro del tuo fiato nell'altro orecchio, e i tuoi capelli nell'aria e in bocca, e il tuo profilo tra le nuvole ("Marlene Dietrich!" dicesti. "Certo, Marlene Dietrich," concessi io). Ora so che il tuo cuore batte come quello di tutti gli altri.

#1536

Sono già pronto a uscire dal negozio coi sacchetti pieni, che un commesso mi chiede di compilare un breve questionario anonimo.
"Ultimo film visto?"
"Uhm... La famiglia... La fam... È un film spagnolo, di quel regista che prima era direttore della fotografia di quell'altro regista..."
"Va bene anche il film precedente."
"Ora non mi viene il titolo."
"Può anche mentire."
"Domanda successiva?"
Intanto la sua collega, che dai suoi sguardi intuisco a quest'ora avrebbe dovuto ormai sostituirlo, continua amabilmente a conversare con una terza collega ormai in pausa.
"Certo che se ti va tanto di chiacchierare," le dice lui, "potresti venire a farlo con questo qui!"
Adesso sono quantomeno certo di cosa risponderò all'ultima domanda che leggo sul modulo: "C'è stata una circostanza particolarmente negativa durante la sua esperienza d'acquisto presso questo negozio?"

20170115

#1535 (Le ultime mosche #91)


FLYING PARADE

Vuoi sapere perché si portava dietro un cronografo e mai un orologio? Perchè non gli importava affatto sapere cosa fosse il tempo, o che ore fossero, né di fusi orari, scadenze e ritardi. Voleva solo conoscere la durata delle cose, un respiro, una canzone, il tempo che trascorreva tra il primo bacio e la fine dell'amore.

#1534

Da quando non ascoltava più musica in cuffia, e sui mezzi pubblici era di nuovo costtretto a sentire le conversazioni della gente, si sentiva una persona peggiore.

20170114

#1533 (Le ultime mosche #90)


BAR PERFETTO

Stesa in mezzo all'erba alta e religiosa, Clotilde detta Clo si rese conto che, tralasciato seminuda il bel vestito bianco della festa, aveva decisamente bevuto troppo vino. In mezzo alla faccia bianca bianca le labbra rosse parevano fragole nella neve.

#1532

Come ogni anno, tra fine dicembre e inizio gennaio, era arrivato il momento di sciropparsi tutti quei litri di pastoso succo di mirtillo rosso, una razione che sarebbe bastata per i successivi 365 giorni. Era infatti solo in quelle piccole bottiglie dalla bocca larga che riuscivano a infilare le mele nane – amorevolmente coltivate sul balcone della cucina – con cui producevano la loro famigerata grappa casalinga.

20170112

#1531 (Le ultime mosche #89)


McMONACO

Aveva l'abitudine di tenere una noce nella tasca di ogni giacca, così, se ce ne fosse stato bisogno, avrebbe saputo come far passare un po' di tempo inutile, in attesa che le cose cambiassero.

#1530

Benedikt Gunnarsson era cresciuto ascoltando i dischi di musica antica e barocca di suo padre, e non c'era combinazione armonica di note che non avesse già sentito. A quei compositori, segnatamente Bach, si doveva il titanico sforzo di aver unito fede e scienza, come avveniva anche in architettura, scultura e pittura: non c'era nulla che non fosse stato già scritto da loro, e a loro la sua vita di compositore, sbocciata in modo solo traslatamente naturale, doveva tutto.

20170111

#1529 (Le ultime mosche #88)


LA BUONA NORMA DEL MECCANICO FAI DA TE

Il bambino mi fissava passando, e quando alzai la mano per salutarlo scappò via, come fanno le zanzare per non essere schiacciate.
C'è troppa tranquillità, a volte, troppo sole e ombra e silenzio per dare a ogni cosa la sua giusta spiegazione.

#1528

Atterrato sulla spiaggia mi spogliai immediatamente, poi piegai e legai con la cintura gli abiti nella forma più ridotta possibile, in modo da poterli nascondere nella foresta che si stendeva... che fino a un attimo prima si stendeva dietro di me, ma che ora era completamente scomparsa. Al suo posto, sabbia in tutto l'atollo.
Quando mi voltai di nuovo verso il mare, tre ragazze locali vestite di poco più che niente erano comparse come sirene nella risacca, e ridevano amabilmente, forse del mio aspetto, forse semplicemente della mia presenza.
L'asciugamano che avevo programmato di usare era intanto finito sotto al pelo dell'acqua, che mentre cercavo di rendermi conto della situazione mi era già arrivata al ginocchio, e la marea continuava ad alzarsi a vista d'occhio con onde placide ma inesorabili.
Totalmente bagnate, le tre sirene continuavano a sorridermi accoglienti, come se non ci fosse stato niente da temere.
Cercai con lo sguardo l'aereo da cui mi ero paracadutato, ma ora che ci facevo caso non ne sentivo nemmeno il rumore.

20170110

#1527 (Le ultime mosche #87)


CAPRIFOGLIO DOLLS

Un litro e mezzo di vino, tre birre messicane, una bottiglia di Brachetto, due aspirine e un bel sorso di China Martini: sai, coach, non penso di essere sopravvissuto a quel placcaggio.

#1526

Ogni sera cancellava dal calendario il giorno appena passato, in modo da sapere sempre la data esatta. Ma guai a cancellarlo prima di mezzanotte! Sopravveniva in quel caso uno stato di ansia e di malessere, la convinzione che il domani non sarebbe mai arrivato.

20170109

#1525 (Le ultime mosche #86)


JOHNNY McMONIC

L'uomo delle scale, decisamente privo di qualche rotella, aveva finalmente smesso di chiamarmi prufssò; ora, accortosi della differenza, e allargando la a e la e, "Maestro!" diceva, e inchinava il cappello.

20170108

#1524

Una vestaglia di velo decorata a fiori è l'unica cosa che abbia indosso, pelle bianchissima, biondi capelli da attrice e rossetto rosso da seduttrice, rosei capezzoli perforati che danzano nella stanza vuota se non per una poltrona rivestita di pelliccia, Van Gogh dietro di lei, Rimskij-Korsakov attorno a noi. Shahrazād è tornata a trovarmi.

20170107

#1523 (Le ultime mosche #85)


TOM'S ROOM

Cosa m'era rimasto di lei?
Un solo, singolo, lungo capello rosso attorcigliato sul maglione blu, come un serpente.

20170106

#1522

Quando suona la sveglia non è mai un buon segno. Nella migliore delle ipotesi vuol dire che bisogna alzarsi.

20170105

#1521 (Le ultime mosche #84)


DOS GARDENIAS PARADIS

Arrivai con la pioggia e mi stesi una valigia per casa e un ombrello (altrimenti inutile oggetto) per veranda. Di tutte le volte che sei passata di qua, nemmeno una sei entrata a trovarmi.

#1520

La vecchia BMW Sahara sostava nel suo penultimo parcheggio accanto al grosso bidone dell'immondizia sulla strada, pronta al suo ultimo viaggio. Lunga era la fila di automezzi cadenti che l'uomo aveva agganciato l'uno all'altro in forma di treno dell'oblio alla guida del quale, su una moto giapponese nuova fiammante, lascia definitivamente Zurigo, diretto al cimitero delle macchine obsolete: una enorme station wagon americana e un'ingombrante roulotte bianco panna furono le ultime vetture a lasciare il cortile dell'antica dimora, dove abita ancora il fantasma delle velleità passate.

20170104

#1519 (Le ultime mosche #83)


VINILE IL VILE

Ferma la macchina accanto a noi e abbassa il finestrino. Poi si rivolge alla mia ragazza e le chiede: "Perché esci sempre sola?". Lo guardo per la prima volta con astio.

#1518

Sognò che da un banale incidente domestico scaturiva la peggior litigata mai avuta con suo padre e sua madre: mentre a loro toccava la parte dei colpevoli assoluti, a lui fu dato di interprtetare quella dell'eroe che da vittima di ogni sopruso (dall'imposizione dello sport a quella della religione) si trasforma tutto a un tratto in un accusatore impietoso, vendicatore di tutti i figli vessati, fustigatore di ogni sistena educativo che non contempli dialogo e scelta; ma anche impostore, che nel momento del risvegliarsi di soprassalto ancora ansima per lo sforzo di essere o non essere se stesso.

20170103

#1517 (Le ultime mosche #82)


ENTE COTTO

Wim Wenders è ribaltato agli onori della coronaca.

#1516

Ringraziamo tutti i genitori che hanno reso possibile questa cena, ma non necessariamente del fatto che ci abbiano permesso di essere qui stasera.

20170102

#1515 (Le ultime mosche #81)


TONTO!

S'eravamo in quattro, me, il Tordo, Diego il Vegeta e Luca o' crapetto.
"Antipasti misti," comandammo, e i piatti s'incominciarono ad accumulare in pile e pile di colesterolo e rutti.
"Dovevamo ordinare un tavolo da otto!"