20171223

#1828

Il 'cinesino', come lo chiamavamo ormai affettuosamente, era alto più di un metro e ottanta e, sponsorizzato fino all'osso, ci precedeva di qualche passo rimettendo le racchette nella sacca.
"È 376° nell'ATP e la mamma lo fa giocare con noi?"
"Meno male."

20171222

#1827

In camera sua avevo visto quel libro battuto a macchina e rilegato artigianalmente, esattamente uguale alle decine che avevo io, e avevo capito che dovevo assolutamente scoprire se era lei ad averlo scritto.
Quando fu il momento di metterci a tavola feci in modo da sederle accanto e, senza guardarla, come se la cosa non mi riguardasse affatto o la stessi dicendo a qualcun altro, ma inequivocabilmente rivolto a lei, cominciai a chiedere: "Ti è già capitato di, il tuo lavoro è, o hai intenzione di, avresti voglia di, ti hanno proposto di, credi di essere brava a, pensi di non essere capace di, hai paura di, senti di essere nata per, sei famosa per, l'unica cosa che ti riesce bene è, nella vita non fai altro che, moriresti piuttosto di non poter, uccideresti se ti impedissero di, in questo momento preferiresti scrivere libri battuti a macchina e poi rilegati artigianalmente?"
Nel frattempo, come se avesse già capito dove volevo andare a parare, come se mi avesse già perdonato l'impudenza e mi avesse già scrutato nell'intimo, e come se fosse già d'accordo con me che quelle domande andavano fatte e che una risposta andava data, anche se di preferenza non verbalmente, aveva appoggiato la testa sulla mia spalla, e sentivo emanare da lei un'incredibile comprensione, una forma seducente e pericolosa di perfetta immedesimazione.

20171221

#1826

Ma i musicisti non si stancano di suonare da capo le stesse canzoni ogni volta che viene premuto play, esattamente uguali alla volta prima, perfettamente coincidenti alla volta successiva? A volte Victor Fujiyama fantasticava di sentire piccole variazioni, note diverse inserite abilmente tra una strofa e l'altra, la rivincita di un invisibile dio del caos contro l'era della riproducibilità tecnica.

20171218

#1825

Il tubo si trovava nella periferia ex-industriale fuori città, un semplice tubo di plastica ondulata che dall'interno del mondo veniva fuori in orizzontale proprio qui, in quest'aria dismessa, a rivelarci un segreto altrimenti indicibile, o forse solo a farci altre domande.
L'unica cosa che scoprimmo è che era in qualche modo legato a un anello che era in possesso della nostra famiglia da generazioni. La prima volta cadde inavvertitamente, e il risultato fu incredibile: distorsioni della prospettiva e del colore, come se una serie di specchi deformanti si riflettessero a vicenda o una serie di prismi rifrangessero l'uno nell'altro la luce. Poi imparammo pian piano a lanciare l'anello sempre più in fondo, fino a modificare la nostra percezione dell'aria e dello spazio, probabilmente anche del tempo.
Per quanto la cosa fosse affascinante, non era nulla a confronto di quel che sarebbe poi accaduto una volta tornati a casa quando, attraversando i corridoi illuminati in colori pastello e aprendo porte leggere come piume, l'origine di quel mistero inspiegabile sarebbe venuto a trovarci durante la notte, fin dentro le nostre camere.

20171217

#1824

Il soggetto era vestito con un completo tre pezzi in lana a quadri rossi e verdi, e le polaroid si soffermavano sui vari accessori su cui aveva costruito la sua identità di dandy, conosciuto in tutto il quartiere per il bizzarro stile di vita.
Ogni foto si soffermava su un dettaglio della sua personalità esteriore: l'orologio da taschino, la spilla del golf club, il fermacravatta d'oro, i gemelli a forma di dado, il fazzoletto con le iniziali, le piume sul cappello di tweed.
E ora non era altro che un cadavere, materia d'esame nel corso di fotografia scientifica.

20171214

#1823

La necessità di dormire meno si era palesata proprio quando ne aveva più bisogno. Quelle ore di coscienza in più erano anzi diventate il momento più produttivo della giornata.

#1822 (a J.B.)

Prima ancora di guardare e riconoscere, che a loro volta vengono prima di essere in grado di parlare, il bambino sente e ascolta. Lo fa già da prima di nascere, ed è allora che inizia a conoscere, in modo da poter poi riconoscere.

20171213

#1821

Mi abbracciò nella folla, e in mezzo a tutto quel rumore: "Non è finita," riuscì a sussurrarmi.

20171212

#1820

Galeotta fu la coda davanti al bagno, dove mi ritrovai dietro alla tipa che avevo fissato per tutta la serata.
Era assieme a un suo collega dall'aria precisina ma belloccio, ma questo non le impedì di avvicinarsi sempre più a me con piccoli sbadati movimenti retrogradi, finché non potei sentire distintamente l'odore di gomma al mentolo che proveniva dalla sua bocca. Dopo qualche vago tentativo di approccio e un paio di allusioni ben assestate, le sue labbra finirono sulle mie, morbide e umide, tanto che mi venne l'acquolina in bocca, e allora le toccai il culo, e lei mormorò qualcosa che non ricordo.
"Le mani possono vedere," risposi io.
"Le mani possono vedere," ripeté lei al suo collega, come se gli stesse spiegando qualcosa di logico che lui non aveva ancora afferrato.

20171211

#1819

Lasciò la bici attaccata a un palo sul molo e prese il battello.
Un mondo misterioso si apriva all'arrivo, dove le banchine bianche di cemento si allungavano sotto al sole della laguna come in un sogno, consistenti eppure evanescenti. Un po' di gente stava sdraiata in un pallido tentativo di tintarella, ma molti avevano ancora addosso i vestiti a causa del freddo.
I suoi vicini erano tre ragazzi dall'aria poco raccomandabile il cui capetto si aggirava zoppicando inquieto su una gamba fasciata di fresco. Malgrado la ferita, non aveva perso una certa aria minacciosa, che si stemperò solo quando lui gli chiese se si era fatto male per via dello skateboard parcheggiato poco più in là. Poco più tardi, l'apparente intesa stabilita sulla comune base degli acciacchi di guerra non gli evitò di doversi difendere con quella stessa tavola dagli attacchi dei tre sgherri.
Dopo, nel pomeriggio inoltrato e ancora lucido, salì di nuovo sul traghetto, l'unico problema ora essendo cercare di ricordarsi a che fermata doveva scendere per recuperare la bicicletta.

20171204

#1818

Posso controllarti. Posso perfino comandarti. Non basterà essere il mostro più orribile che mi sia mai venuto a visitare in sogno: sono io che ti ho creato all'oscuro della mia ragione, che però, a differenza di me, è ancora sveglia. Posso fingere di volerti baciare, e poi mangiarti la testa come il cannibale che tu stesso pretendi di essere.

#1817

Quella sera, allo spettacolo di Esmeralda, io e mia moglie ci guardammo negli occhi come non facevamo da mesi, e la cosa ci sembrò d'un tratto evidente: eravamo entrambi innamorati di lei.
Come avevamo fatto a non capirlo prima? Io scrivevo le sue canzoni con un trasporto che nella giungla dello show business era una assoluta anomalia, e Mira le cuciva addosso costumi che tradivano uno studio del corpo che andava ben oltre la dedizione professionale.
Nell'ultimo anno Esmeralda era diventata il vero centro del nostro molto altrimenti molto noioso, il punto di equilibrio di qualcosa destinato altrimenti a crollare. Amica, confidente, musa... Tranne che la nostra amante, Esmeralda era tutto per noi.
Ora non ci restava che capire quanto rumore avrebbe fatto la nostra vita quando sarebbe andata in pezzi.