20180524

#1913

Ah, che tempi grami furono quelli! Ancora adesso mi tornano in mente con un brivido: il buio, la solitudine, il freddo di quel periodo. Soprattutto la solitudine, la certezza di essere stato abbandonato e, peggio, la consapevolezza di non essere capito, di non poter condividere la mia desolazione. E poi il lungo smarrimento che ne seguì: sono stati i trenta secondi peggiori della mia vita. Ci ho messo un sacco a riprendermi, ma ormai sono passati tanti minuti, mamma è di nuovo qui, sento l'odore del suo seno e ho già un leggero languorino...

20180523

#1912 (Wódka Szymborska #14)

Quand'ero bambino avrei voluto 
essere già adolescente, 
da adolescente mi sentivo 
già adulto, 
da adulto fingevo 
di essere già vecchio, 
da vecchio non aspettavo 
che essere già morto, 
e se ora potessi 
non dico desiderare 
ma almeno provare 
qualcosa, 
mi basterebbe 
essere vivo.

20180522

#1911

E ricordo che al giardino si accedeva tramite un lugubre cancello, e che la strada serpeggiante portava a una palude, in mezzo alla quale stava un'isola con sopra una statua, che ritraeva una madre e un figlio pallidi nella morte di pietra, lei pietosa, lui già rassegnato a entrare nella tomba, che lo aspettava già aperta lì a pochi passi.

20180516

#1910

Arrivammo in paese fingendoci turisti a cavallo, gli animali tirati con la corda dalla nostra guida. Ma quando la polizia finalmente ci fermò, eri tu la guida, e il turista un poco di buono raccolto chissà dove.
Quando l'agente gli chiese di scendere tu eri già dietro di lui, la canna dietro la sua nuca, il che lo costrinse a rabbrividire.
Il vagabondo si beccò una pallottola, i gendarmi altre due, e mentre cercavamo riparo la gente del posto seduta in piazzetta al riparo dal sole ci fissava facendosi ombra con le mani. A una donna scellerata venne in mente di sparare, ma tu fosti più veloce e tenendola sotto tiro la persuadesti a ragionare.
Ora avevamo quattro pistole e quattro cavalli.
Come un enorme coniglio bianco rimesso a terra in libertà, la città vide il pericolo riflesso nella paura degli altri animali, e cominciò a tremare. Benché fossimo solo gli attori di una triste commedia, ci rendemmo conto che stavamo vivendo la stessa scena da due punti che si incontrano.

20180515

#1909 (Wódka Szymborska #13)

"È un concerto?"
"No, una tavola di cioccolato."

Con chi potrei avere
una conversazione più surreale?

"Hanno attaccato la Siria"
ma io penso ancora alla musica.

Per chi potrei confondere
il terrore con la magia?

Sarà il tempo, 
la pressione bassa.

Sarà che dormo poco 
e vado spesso al bagno.

Sarà che sogno troppo,
e mai qualcuno che conosco.

Sarà questa dieta,
la mancanza di carboidrati.

Certo è che vivo
con la testa per aria.

I piedi non sempre
piantati a terra.

Sarà quest'allergia,
l'eterno ritorno della pollinazione?

È l'effetto che mi fai
o è solo il cambio di stagione?

20180513

#1908 (Wódka Szymborska #12)

Tutto il necessario è un compasso,
il più semplice possibile, grazie,
per disegnare semplici mondi,
e una squadra piccolissima, così,
per misurare piccolissimi passi,
e quaderni colorati, quelli lassù,
per appuntare desideri nero su bianco,
e buste bianche, almeno quaranta,
per spedire inviti al dialogo.
La logica sembra sempre sufficiente
ma alla fine si riduce in niente.

20180511

#1907

She says I know, I know, I know, I know
I say I know, I know, I know you know,
I was just pointing out that life goes on
in spite of wishing and wanting...

20180507

#1906 (Wódka Szymborska #11)

In origine sincronizzati,
in realtà i due orologi 
portano il tempo un po' in ritardo
l'uno rispetto all'altro.
Avviene così che anche le sveglie,
da una parte all'altra del letto,
squillino ogni giorno un po' in ritardo
l'una rispetto all'altra
che i secondi diventino minuti
i minuti ore
le ore giorni
finché coloro che delle sveglie
per svegliarsi hanno bisogno
si svegliano ogni giorno a ore diverse
fino a ritrovarsi in due giorni diversi.
Bisogna poi aspettare 
il sabato senza sveglia
perché tutto torni come allora
e si possa ricominciare da capo

#1905

Devo ricordarmi di andare a rinnovare la licenza poetica.

20180501

#1904 (Wódka Szymborska #10)

Mando giù un altro spicchio di mandarino
che viene da quella che qualcuno
ancora si ostina a chiamare Terra Santa
ma che di santo non ha più niente,
e penso improvvisamente
che il suo contenuto
il succo, il sapore, il colore,
sono stati nutriti con acqua rubata
usata per miracolare una terra sterile,
proprio come in una storia della Bibbia,
per far crescere piante da frutto
al posto di altre piante e altri frutti,
per nutrire il frutto di altri seni,
il latte di altre madri
le madri di altri figli
i padri di nuove genti
colonie di nuovi agricoltori
coltivatori di vecchi culture
e vecchi sentimenti mai sepolti,
asce mai sotterrate 
che tagliano tronchi
che mai più vedranno frutti,
e il gusto di questo frutto
mi pare improvvisamente più amaro
perché ha il sapore della connivenza,
perché alimenta l'impossibile convivenza,
e mi chiedo se quell'acqua rubata
attraverso questo spicchio mangiato
nutrendo il mio corpo 
non finisca per rodermi dentro,
goccia a goccia,
erodendomi da dentro,
come la goccia che scava la roccia,
come la roccia che non sono
e su cui fortunatamente
nessuno costruirà la sua chiesa