20130930

#192

Ho letto che la vita è dura. Mi hanno anche detto che è breve, e che il connubio tra affanni continui e coscienza di quanto tutto sia effimero porta difficilmente a qualche soddisfazione.
Ora farò qualche ricerca, per trovare conferme o smentite, non è mai bene limitarsi a un solo punto di vista.

20130926

#191

Dopo anni di venerazione pressoché fanatica del Dio Caffé nella sua unica possibile incarnazione (nero, amaro, bollente) stamattina si è ritrovata non solo a sporcarlo con del latte, ma anche a intingervi un frollino. Non solo: addirittura a lasciare il biscotto un po' a bagno, perfino a romperlo col cucchiaino, col conseguente rischio di particelle in sospensione e infine sul fondo.
È proprio vero che bisogna lasciarsi andare, di tanto in tanto.

20130923

#190

Poi, una volta chiusi gli occhi per l'ultima volta, dimenticherò tutto quello che ho vissuto, la vita è una sola e dopo non c'è assolutamente nulla. O almeno così spero. Più nulla, più nessuno, temperatura e umidità accettabili, anzi neanche quello. Buio. Nemmeno il buio. Nemmeno io. La fine della paura.

20130920

#189

Mi fermo, un pugno nel cuore, un battito in meno e un altro troppo forte, una mano d'acciaio che stringe il fianco, l'osso sacro, la natica destra, il retro della coscia, preme fino allo spasimo, soffoca ogni movimento, mi lascia ad ansimare senza aver mosso nemmeno un passo, impietoso, sadico, letale. Un muro, la spalliera di una sedia, la maniglia di una porta, un muro, un muro per il mio regno, il bastone della mia giovinezza mal vissuta.

20130919

#188

Stupida. Non puoi vivere una vita in infradito e pensare di raggiungere quel metrò prima che lasci la stazione.

20130918

#187 (a P.N.)

...annaffiando piante con una bottiglia da cui l'acqua non smette mai di uscire, il fondo sempre pieno nella trasparenza di plastica assolata, le foglie succose come fettine di carne, il pavimento in rilievo istoriato, orme di terra sulle mattonelle, nella penombra della pesante tenda verde che lascia fuori il giardino più ampio e in lontananza il traffico sperduto attarverso la fine dell'estate, schiacciando vespe asinine, dal manto grigio e peloso, insetti vampiri che abbondano in questa zona di mondo profondamente australe, si nutrono indifferentemente del seme degli stami pornografici e del sangue degli animali da cortile, che muoiono lentamente e inconsapevolmente, beata incoscienza...

20130916

#186

Tutti quelli a cui dico che sto per diplomarmi in violoncello saltano su con complimenti sperticati e invidia ostentata, poi però in mensa io e i miei compagni di corso ci ritroviamo sempre a mangiare da soli allo stesso tavolo, come dei nerd sfigati. Parafrasando Lucy Van Pelt, direi che Bach non può farcela a Nashville. Poi è arrivato questo tizio sul fighetto andante, tutto pulitino, a chiederci se ci interessava registrare qualcosa per la sua band. Fanno roba strana, melodie naive su un mix tra ska e percussionismo africano. Dice che gli serve un violoncello, un violino e un clavicembalo per dare un tocco barocco o neoclassico ai suoi pezzi. Non ci avrei scommesso un centesimo, eppure l'effetto finale non è davvero niente male.

20130911

#185

E ogni volta che si raggiunge una cima solitaria, ecco puntualmente spuntarne un'altra poco più oltre, ancora più solitaria, perciò ancora più bella e quindi dolorosamente desiderabile.
Tipico delle montagne, non finire mai.

20130910

#184 (iQ#26)

Ukulele.
La spina dorsale
del mio zaino da viaggio.

20130906

#183

Ricordava molto bene quel documentario di Quark sulla fine del mondo: gli edifici erano ricavati da scatole di polistirolo, e crollavano pian piano l'uno nell'altro come in un domino; i ponti erano invece di cartoncino, e crollavano spezzandosi sotto il peso di automobiline di metallo in scala 1:12, mentre la voce fuori campo di Claudio Capone, paterna e preoccupata, elencava tutti i danni provocati dall'uomo alla natura nel corso dei secoli recenti. Con i rumori indistinti del deserto di distruzione che dalla superficie, in lontananza, gli riempivano ancora le orecchie, ora sapeva che quel video non assomigliava affatto alla fine del mondo. Nella luce tremula del garage valuta ora l'adeguatezza di una vecchia spada giocattolo, spuntata ma comunque di metallo, confrontandola col peso di quella, altrettanto inutile, della divisa da parata del padre; che intanto sta sgozzando maldestramente suo figlio, che urla strozzato mentre affoga nel sangue. Quale sarà lo scopo del suo primo colpo di lama? Porre fine alle terribili sofferenze del figlio, o punire l'incapacità spaurita del padre?

20130903

#182

Ogni scaffale della sua libreria presenta un criterio di archiviazione diverso: per casa editrice, per autore, per genere, per nazionalità, per lingua, per sequenza d'acquisto, per ordine di lettura, per dimensione e perfino per scala di colore, senza contare quello alfabetico, quello cronologico e quello totalmente casuale.

20130902

#181

L'indiana ha appena partorito nel bosco, non ha fatto neanche in tempo a raggiungere un luogo nascosto, la si vede respirare affannosamente in ginocchio fin dalla strada, la scia di sangue lasciata quando ha cercato di trascinarsi lontano. Lo sceriffo Abels è sceso dall'auto di ordinanza per guardarla meglio: ha sempre desiderato una famiglia. Ma gli indiani sono scomparsi da questa zona da almeno centocinquant'anni, e nemmeno il suo desiderio può rendere reale quello che è appena successo. Così non c'è alcun dubbio che le autorità verranno a infrangere questo sogno, e che lui dovrà difenderlo fino alla morte.