20151223

#900

Una volta spacchettato, il materasso risulta indubbiamente già usato, addirittura sporco.
Alle proteste della scandalizzata neo-proprietaria, la commessa alza un sopracciglio e raggiunge al telefono il principale, spiegandogli che ha bisogno di lui per chiarire "come stanno le cose" a una cliente "insoddisfatta."
Lui è viscido, sovrappeso e molto sicuro di sé. Non solo nega l'evidenza, non solo fa sentire la cliente una nullità impotente, ma su quello stesso materasso la scopa e la sodomizza – sotto lo sguardo sostenuto della sua collega.
E la cosa peggiore è che ora la suddetta cliente non è più così insoddisfatta, che pensa di essersi fatta uno dei migliori tiri – come li chiama lei – della sua vita... Certamente migliore di quelli – pochi e rapidi – che si aspetta di fare col marito sul quello stesso materasso.

20151222

#899 (Le nuove mosche #186)


IL PENE, ULTIMA VERITÀ

In definitiva non fu una sorpresa, per Tom Mix, pescatore di frodo lento e farraginoso ma a suo modo geniale, scoprire che Dio era una trota enorme e argentata: avrebbe figurato come portata principale nella grande cena che aveva organizzato quella sera per i suoi colleghi.

#898 (Elegia partigiana)

Usciamo di casa un po' prima dell'alba per prendere il treno che ci porterà a Genova, e di lì un bus per i monti. Anche se è sabato e vorremmo dormire ancora, siamo i primi a svegliarci nel condominio, forse in tutto l'isolato. Ma è un piccolo sacrificio se paragonato a quello delle persone che vengono ricordate oggi.
Per un po' fantastichiamo che la Resistenza sia stata qualcosa del genere, alzarsi ogni mattina prima dell'alba per andare a timbrare un cartellino; che anzi sia stata sì dura come, che so, lavorare in fabbrica, ma che l'adrenalina e l'orgoglio di servire una causa così alta – il contrario, in pratica, di produrre oggetti per il guadagno di un padrone – abbia facilitato ai partigiani il difficile compito di scendere dal letto così presto, e gliel'abbia reso meno ingrato che a noi, impiegati di concetto e videoterminalisti benestanti che fanno ogni giorno la spola tra casa e ufficio.

20151221

#896/897 (Le ultime mosche #184/185)


SUPERFRAGILISSIMO

Cari Etienne e Jean-Luc Picard,
non sarebbe giusto continuare così, né per me né per voi; e anche se questa è una frase stronza per mettere fine alla faccenda, è quello che penso. Chiamatemi pure stronza. È stato bellissimo, direi, non solo per me. Siete fantastici. Spero che continuerete a divertirvi un sacco assieme a rompere le scatole al prossimo,

Camille


SUPERAMIDOSO

In quel periodo facevo sogni da cui qualcuno avrebbe potuto trarre un bel soggetto cinematografico. Una volta ero una spia a caccia di streghe, un'altra un cavaliere Jedi che salva il governo intergalattico. Roba da Hollywood, dico io. Peccato che Fellini abiti solo nel mio letto.

#895

Mediocre in tutto, non era riuscito a lasciarsi andare alle nuove tecnologie, né a diventare un collezionista delle vecchie. Tra i vinili e gli mp3 continuava farraginosamente ad accumulare CD...

20151220

#893/894 (Le nuove mosche #182/183)


PIANOFORTE A TANGENTE

E, appena poteva, fuggiva da tutto quel freddo. Famiglia, casa, lavoro e amici erano come una gabbia, e la sua auto la chiave, e il suo uomo lo stuoino sul quale pulirsi i piedi prima di rientrare.


FORTEPIANO

La lettera è ancora sul tavolo, aperta, le parole "TI AMO", niente mittente, niente di più.
Come può ancora oggi, dopo tanta immondizia, come può ancora sconvolgermi un fatto del genere? Il mio sogno di adolescente riesce ancora a farmi male.

20151219

#892

Ne avevano restaurato la casa, ricostruendo gli ambienti dopo un lungo lavoro di attenta ricerca, e avevano poi inserito in ogni stanza un robot che ne replicava le molteplici attività, come per esempio quella in cui vestito da quacchero batteva la lama di una mannaia su un grosso tavolo di legno.
Ma il pezzo forte era sicuramente il complesso automa che ne reinterpretava la declinazione di spadaccino: infilato a lato di una sorta di grande letto – all'altro lato del quale poteva mettersi il visitatore di turno – era capace non solo di tirare di scherma reagendo ai colpi dell'avversario e prendendo pericolosamente l'iniziativa, ma anche di parlare (la voce dell'adolescente mitomane che era stato) rispondendo alle domande del pubblico con tono ogni volta adeguato alla conversazione, e muovendo occhi e labbra in modo che difficilmente si sarebbe potuto dubitare che fosse di nuovo tra noi.

20151218

#891 (Le nuove mosche #181)


HOMLET, PRINCIPE TRISTE

La mia regola è: scrivo quel che voglio, dico quel che voglio e mi vesto come voglio.
Considerate, essendo poeta, questa camicia a fiori come una licenza: me l'ha portata lo zio d'America, che l'aveva indossata in guerra nel '69. Sulla targhetta si legge ancora Made in Viet-Nam.

#890

A rigor di logica l'inferno dev'essere un posto pieno zeppo di gente, la punizione eterna essendo il fatto di doverlo condividere con tutte quelle altre maledette anime. O, viceversa, è un posto dove nessuno vede mai nessuno, non perché sia vuoto quanto perché sostanza ultima del castigo è che non ci si incontri mai.

20151217

#889 (Le nuove mosche #180)


VIET-MAN

Era per le donne molto belle, ma per il resto compatte, poco dispendiose, tascabili.

#888

Dopo averci tenuto per giorni o settimane segregati nei grandi capannoni, maschi e femmine separatamente, in modo che non potessimo mai superare la linea immaginaria che separava il nostro dal loro mondo, avevano ora cominciato a lsciarci un minimo di libertà. Attraversando le altre aree del campo potevamo adesso entrare in contatto con prigionieri di altre razze e provenienze. Tra tutti mi colpirono le suore che si producevano nella miracolosa combustione spontanea degli arti, preferendola allo stillicidio della cattività.

#887 (Le nuove mosche #179)


L'UFFICIALE DELLE GAZZELLE

Considerai la bellezza del corpo, le gocce di doccia, e quel tanfo caldo e umido quasi irrespirabile che si deve provare un attimo prima di morire. Quanta gioia si spreca, come lacrime nella pioggia.

20151216

#886

E avrei lasciato che mio padre morisse convinto che non ero capace di farlo. Più che renderlo orgoglioso di me preferivo che credesse fino alla fine che avevo bisogno di lui.

20151215

#885 (Le nuove mosche #178)


CAFFÈ CORRETTIVO

Decidemmo di farla uscire prima, era troppo bella per rischiare che si facesse male.
Poi entrammo, ci chiudemmo la porta alle spalle, cacciammo pistole e fucili a pompa e ci avvicinammo con calma allo sportello versamenti.

#884

Non era per me che avevo comprato quella chitarra, ero un pessimo musicista e il solo fatto di potermela permettere non giustificava un acquisto del genere. Ma in quella città abbandonata e in quel periodo disperato conoscevo un mucchio di bravi compositori, ragazzi diplomati ma poveri in canna che non si sarebbero mai potuti permettere quell'abete invecchiato cent'anni, quel palissandro brasiliano ormai estinto, e sapevo che avrebbero fatto carte false per poterla suonare. Quindi li invitavo a casa e lasciavo che la prendessero e la stringessero, era per loro che la possedevo, perché potessero tirarne fuori la musica che avevano dentro, così che sia loro che lei sarebbero stati finalmente felici.

20151214

#883 (Le nuove mosche #177)


SUA EVIDENZA

Questo è l'indirizzo. Scrivi, allora, anche se non sai cosa scrivere, anche se scriverai cose che già so, anche se non saprai cosa scrivere. L'inchiostro è tutto ciò che ci rimane, se non possiamo scambiarci il sangue. Perciò scrivi come se stessi usando il tuo sangue, in modo che nessuna parola sarà sprecata.

#882

Quando arrica il dolore è già troppo tardi.
Davvero arduo considerarci esseri evoluti.

20151211

#881 (Le nuove mosche #176)


COCCODRILL MULTIUSO

Lei gli lancià una mollica di pane.
"Acqua," disse lui.
"Invece secondo me è tutto fuoco," fece lei.
Di questo Vic aveva bisogno, di una donna che scommettesse su di lui a occhi chiusi.

#880

In questo particolare stato di cose la guardia subisce la stessa costrizione del carcerato, è egli stesso prigioniero del suo lavoro, e malgrado guadagni uno stipendio e la sera possa tornare a casa dai suoi e all'aria fresca, è alla mercé del detenuto, per così dire nelle sue mani: stessa solitudine, stesso silenzio, stesso tempo pericolosamente passato con se stessi e i propri pensieri circolari.

20151210

#879 (Le nuove mosche #175)


HANOI HAI NOI

Avevano rapito e clonato sua sorella. La sua missione era quella di eliminare tutti i falsi e salvarla. Ma come riconoscerla? Tutte gli riservavano sorrisi familiari e chiedevano di essere portate via, ma un attimo dopo gli erano addosso e lo assalicano fameliche. Così lui prese a sparare a tutte, senza distinzione. Non era proprio come Blade Runner: se avesse sbagliato avrebbe eliminato il sangue del suo sangue.

#878

Il petto squassato dai continui colpi di tosse, la gola piena di muco, il naso occluso come un velo di gomma dentro al cranio che tutto blocca e niente fa uscire. La consapevolezza di una totale impotenza, come di fronte a una tortura che non cerca alcuna informazione, che sia solo una punizione, non si sa per cosa. La conseguente sensazione di una grande ingiustizia. Presso alcuni paesi la privazione di sonno è usata come proprio come tortura: il sospetto che il corpo sia appena uscito dalla Convenzione di Ginevra.

20151209

#877 (Le nuove mosche #174)


SVEGLIA STONATINA

Il libro si chiama Padre Pio Blues.
È la storia di uno che suona la chitarra slide usando un'immaginetta in metallo di Padre Pio. Da lì tutti i suoi compari prendono il vizio, scatenando una gara di irriverenza a chi trova il santo più potente.

#876

I tornado stavano arrivando tutti assieme, da direzioni diverse, incrociandosi e rimbalzando l'uno contro l'altro come trottole avversarie, obliqui ma rigidi come pilastri di una chiesa abbandonata eppure tenacemente in piedi. Auto e curiosi stupidamente in mezzo al deserto, fedeli di fronte a un giorno del giudizio in cui non avevano mai creduto veramente, e che ora trovavano assurdo e ingiusto.

#875 (Le nuove mosche #173)


USA THURMAN

Si salutarono. Era quantomeno singolare che ora lei fosse l'unica a chiamarlo nel modo in cui un tempo solo l'uomo che era venuto pria di lui lo chiamava.

20151204

#874

Non era un buon fotografo, né un bravo scrittore. Non era sportivo, né sapeva cucinare. Non era stato un buon figlio e non sarebbe stato un buon padre. Era però un buon lettore, e sapeva ascoltare. Ma se una sola cosa di sé avesse dovuto dire, è che era un buon consumatore: oculatamente ma costantemente, era certo di saper consumare, e che questa abilità nessuno gliela poteva togliere.
In questo caso però la cosa che aveva in mente di comprare se la voleva davvero meritare, il che voleva dire studiare, sudare e sbagliare e poi stavolta però ricominciare. Così, oltre che a consumare, forse avrebbe trovato qualche altra cosa che era bravo a fare.

20151202

#873 (Le nuove mosche #172)


SONO ARRIVATI

Aprì la porta dello studio per portare il tè al padre. Il televisore era sul secondo canale, il lume acceso, la finestra aperta.
Ma il padre non c'era più.
Sul divano, ancora la forma del suo corpo.

#872

Tornato da un lungo viaggio oltremare, Astor Zuñiga non riconobbe la sua casa, e nemmeno la via dov'era ubicata, tantomeno gli parve di riuscire a determinare l'ora o quale fosse il giorno della settimana.
Nelle città che visitava ci lasciava spesso il cuore, ma stavolta sembrava proprio che ci avesse lasciato anche la testa.

#870/871 (Le nuove mosche #170/171)


LA STANZETTA

E c'era un fantasma, lo giuro sulle mie palle, un fantasma bianco latte proprio accanto alla mia porta. Non dico puttanate, non è uno dei soliti racconti, è la verità. Un fantasma! Non dico l'angoscia e il sudore... E pronunciava il mio nome come se mi chiamasse, come se mi conoscesse.


LA CHIAVE

Non ero un vagabondo, né un barbone, e certamente non chiedevo l'elemosina. Ma la signora, del tutto Australiana, mi cacciò nella mano un intero dollaro.
Mi affacciai all'angolo della strada per vederla sbuffare via nella sua gonna e nella sicurezza di aver fatto del bene.

20151201

#869

Quando non intoppa come una porta malandata, o non cigola come una porta dai cardini mal oleati, il mio malessere trema, vibra e singhiozza come una porta chiusa male.

20151130

#868 (Le nuove mosche #149)


POLANDROIDS

Che differenza c'è tra leggere un libro e possederlo? Perché odio tanto restituire i libri che mi prestano? So che non rileggerò mai quelli che ho in casa, se non magari in un futuro lontano o in un momento di bisogno. E allora perché sono quieto solo all'idea che quel libro non si sposterà dalla mensola sopra al mio letto?

#867

Non conosco per niente Napoli, questa città nei cui cortili non batte mail il sole e nelle cui strade il tranvai si aggira come a caso, senza una meta determinata.
È così che io e mio padre smarriamo la via per l'allloggio, e per non proseguire nell'errore decidiamo di scendere in un punto della cartina mai visitato prima, dove ci sentiamo alla mercé di un Fato forse non predestinato ma prevedibilmente avverso.
Solo per puro caso, dopo un paio di false piste, ci rendiamo conto che il mezzo ci ha lasciati esattamente dietro la piazzetta dove affaccia la nostra camera.

20151129

#866 (Le nuove mosche #146)


TEXAS BY TEXAS

La ragazza aveva una lunga cicatrice sulla fronte, ma era bella. Era una delle tante trapeziste in quel circo, e se non si fosse messa a fissarmi con l'insistenza tipica degli zingari, non l'avrei nemmeno notata.

20151127

#865

Un'intero romanzo su un piatto di pasta, dalla spesa per prepararlo al lavaggio delle stoviglie, tanto dettagliato da vedere ogni singola forchettata, le macchie di sugo sul bordo del piatto, l'ultimo boccone di pesce nascosto tra gli ultimi spaghetti sul fondo. Era perfino possibile sentirne il sapore e il profumo. A questo ci aveva portati il Grande Autore Francese, parodia e parossissmo, il romanzo definitivo sulla società contemporanea, la storia di cui tutti parlavano e che ormai nessuno poteva più fare a meno di leggere.

20151126

#864 (Le nuove mosche #145)


BRIAN & NO

Prendo una fetta di pane, la spalmo di burro e ci metto sopra quattro belle alici marinate. Poi infilo qua e là qualche cappero e copro con del formaggio. Sciolgo tutto in forno e spolvero con origano. Il minimo che posso aspettarmi è il peggior incubo della mia vita.

#863

Seduti su una panchina, il mio da-oggi-ex-analista e il suo paziente prediletto, da oggi mio ufficiale analista, si scambiavano pareri su quanti potenziali vantaggi, per me e per loro, fossero ancora eventualmente impliciti in questo ménage à trois da chaise longue.

20151125

#862 (Le nuove mosche #144)


IL QUATTROCENTESIMO

Per favore, non fraintendetemi, io non voglio nulla da voi due. Ma mi preme farti sapere che la tua ragazza mi piace tantissimo, credo sia la più bella che abbia mai visto girare in città, io farei follie per lei, lei ha tutto quel che cerco. Ora però non ti incazzare, ti prego, e non picchiarmi: sono per la non violenza e non saprei come reagire.

20151124

#861

"Ma quante domande?!"
È seccata solo a metà, la mia curiosità un po' la obbliga a e un po' le permette di tornare al passato.
"Quando papà è morto, io e mia madre abbiamo iniziato a vagabondare. Siamo state ovunque, perfino a Sitka."
Ci sediamo ai tavolini di un caffè, poco fuori dalla cascina dove verrà celebrato il matrimonio.
"Ora ti chiederai come ho fatto ad arrivare fin qui, e soprattutto a sposarmi, intendo, visto che sono sempre stata devota alla Sacra Scuola."
Effettivamente ho prove certe che sia lesbica, e sospetto che quest'improvviso cambiamento di rotta possa essere un po' un ripiego, un colpo di testa dopo un grande delusione sentimentale, o qualcosa del genere. E stranamente sono preoccupato più per lei, sostanzialmente una new entry, che per lo sposo, che conosco invece fin dalla scuola.

#860 (Le nuove mosche #143)


NON LO SO

Blue Gardenia e Nat King Cole che gracchia perché il disco è vecchio.
Forse è pure troppo, per una serata tra noi; ma che vuoi, giocare ai film americani, in fondo, non costa nulla.
Mangia i tuo gamberetti, ora, e dimmi che sono buoni perché, candele a parte, ho pagato questo lauto banchetto vendendo la cassa del fondocassa.

20151123

#859 (iQ#38)

Solo se rosse
le arance gli sembravano
far bene.

20151122

#858 (Le nuove mosche #142)


YOUR ACTION WORLD

La ragazza mi passò dietro le spalle due o tre volte mentre stavo casualmente sfogliando alcuni libri di nudo. Inutile dire che l'avevo notata fin da prima che attraversasse la porta di vetro della libreria. Profumava.
Mi passò una mano dietro al nuca, e questo fu la quarta volta che mi fu alle spalle. La mano era fredda, e la ragazza era entrata per conoscermi. Le offrii una tazza di té e confessò di essersi eccitata guarandomi sfogliare quei libri di fotografia.

#857

La nuova frontiera del terrorismo è il controllo della mente a distanza, quell'incontenibile voglia di farla finita che dal nulla s'insinua lentamente e poi ad un tratto si scatena nei pensieri del pilota nemico, la guerra santa senza nemmeno la necessità di sacrificare tanti preziosi fedeli.

20151121

#856 (Le nuove mosche #141)


BEAUTIFOUL HEAIR COUNDITIOUNS

Di solito si occupava mio padre del videoregistratore, ma quella volta trovai il modo di comporre una piccola opera da minatore: registrai Smoke dopo Jesus e sulla videocassetta scrissi Jesus Smoke. Lui era un moralista, ma quei film gli piacevano entrambi, e anche con una esse di meno l'effetto era garantito.

#855

Trattenendo il respiro, gonfiando la gola d'aria e picchiettandoci sopra con le unghie, ero capace di emettere i suoni più vari, con la possibilità di intonarli e, quasi, produrre melodie, sebbene alquanto incontrollabili. Ed è proprio in questo modo che improvvisamente mi sono svegliato, tirando il fiato per evitare di soffocare nel sonno per aver trattenuto il fiato troppo a lungo.

#854 (Le nuove mosche #140)


SMOKE GETS THE BLUES IN YOUR FACE

Questa te la devo proprio raccontare, perché è la storia del mio unico autografo. Sai, c'è gente che li colleziona ma, dico io, che sendo ha? A me non me ne frega niente di avere un milione di autografi. Ma quella volta era diverso: lui era Vic Damone, hai presente? Il cantante. Bene. Vado nel camerino dietro al palco e gli faccio "Vic, è il vino?" Lui mi guarda un po' dispiaciuto e fa "Eh... È finito," ma senza pensarci troppo, come se ci conoscessimo da mille anni. Allora gli dò il mio biglietto, il biglietto omaggio con cui ero entrato, e dico "Scrivici qualcosa," e lui mi guarda ancora, poi guarda in aria e fa "E che ci devo scrivere?" e poi dice, come dopo un'illuminazione: "Al Poeta Oscpite!" Proprio così, con le maiuscole, come se stesse parlando di uno cazzutissimo, e con quella strana pronuncia di provincia. Per farla breve finì che quell'autografo lo persi, il mio unico autografo, ma è per quello che ora tutti mi chiamano il Poeta Oscpite.

20151120

#853 (#852/2)

Quel coltello era come una brutta bestia, un cane rabbioso che non vedeva l'ora di azzannare chiunque si fosse considerato ancora suo nuovo padrone: era per questo che aveva richiesto quel sacrificio, un versamento di sangue come un patto tra fratelli in potenza per chiarire che non comandava nessuno, dopo di che si poteva ragionare.
Man mano che la ferita guariva capii che saremmo diventati compagni inseparabili.

#852

Della sua nuova condizione (una discreta fetta di polpastrello del pollice sinistro affettato via con quello che fino a un attimo prima di usarlo aveva definito "il mio nuovo giocattolo giapponese") quel che più lo seccava non era tanto il sangue perso (né la linea perfettamente retta che il dito era ora in grado di mostrare a guardarlo dall'angolazione giusta, cosa che anzi quasi lo divertiva e che lo rendeva orgoglioso come fosse la prova di una ferita di guerra) quanto non riuscire più a fare da solo una serie di operazioni fondamentali come allacciarsi i pantaloni (perché non ne aveva nessuno con la cerniera?) o sbucciare i pistacchi.

20151119

#851 (Le nuove mosche #139)


SOMETHING'S WRONG

Quell'inverno cercai di recuperare, ma ormai i miei ritmi circadiani s'erano irrimediabilmente sballati. Come un pipistrello, stavo diventando un abitante della notte.

#850

Scrivevamo musica di confine tra i vari sentimenti.

20151118

#849 (Le nuove mosche #138)


SOFT MACHINE / SIMPLE MACHINE

Odiava il vento, perché non serviva a nulla.
Certo, la fecondazione assistita delle piante, ma a chi vuoi che importi?
Lei sapeva solo che spinfilava sotto le gonne e nelle magliette fin dentro la canottiera, e fecondava le ossa con piccole larve di malessere.

#848

Alla domanda su cosa pensasse del film che avevano appena girato sulla sua vita, con tutti quegli attori che lo interpretavano e tutti quegli artisti che rifacevano le sue canzoni, prese un'espressione bonaria, di paterna impotenza.
"Non puoi impedirgli di divertirsi."

#846/847 (Le nuove mosche #136/137)


MAR VERO

E stava lì, capisci? Stava lì a fissarmi come uno di quei cagnolini che pare sempre che qualcuno li abbia pigliati a calci nel culo... E non fiatava, stava lì e mi fissava senza dire una parola, mi segui?
Poi chiude gli occhi e mi fa... mi fa, dice: "Cicca!"
Capisci? Cicca, dice. Voleva solo una fottutissima sigaretta del cazzo!


MAR CORTO

Fingevo con tutti. Mi tiravo addosso il biasimo di tutto il mondo conosciuto, professandomi contrario a qualsiasi morale e interpretando parti che mi trasformavano, agli occhi della gente, nell'esempiio più immondo di quel che un essere umano poteva diventare.
Un po' lo facevo perché, non importandomi del loro giudizio, potevo permettermi di vedere fino a che punto si sarebbe spinta la loro paura moralista; un po' perché adoravo il disappunto che provavano nel constatare, da fonti esterne, che erano infallibilmente in errore.
Ma soprattutto lo facevo perché mentire, per una volta a mio sfavore, mi permetteva di vivere un genere di sensazioni che la comune condotta piccolo borghese cui ero destinato non prevedeva.

20151117

#845

Nessuno di noi avrebbe mai pensato che quelle maschere da saldatore ci sarebbero servite per guardare l'eclissi di sole, quel mattino di Marzo. Persino Aziz, il più restio a convedersi alla poesia, si era infilato i suoi occhialoni anti-scintille e aveva alzato lo sguardo al cielo.

20151116

#844 (Le nuove mosche #135)


FONDAMENTALMENTE SONO EGOISTA

Le rivoluzionarie teorie di Mr Pelikan ci cambiarono tutti, e poco ci volle a comprendere che stavamo cambiando in peggio. Giravamo per casa mezzi nudi, come cavie di un esperimento che invece di portarci alla completa disinibizione, ci guidava senza compromessi allo sfacelo definitivo.

#843

Non mi importa niente di fare assoli di chitarra, li facevo finché ci ero costretto, ma adesso è tutto diverso, posso concentrarmi di più sulla scrittura e sulla voce, e quel che viene fuori dalla band è tutt'uno, nessuno è semplicemente l'esecutore di un ruolo, tutte le parti fluiscono assieme ed è come se ognuno di noi suonasse contemporaneamente tutti gli strumenti, e quindi nessuno.

#842 (Le nuove mosche #134)


LE RIVOLUZIONARIE TEORIE DI LORENTZ

Dimentica ogni convenzione, il rispetto per il pensiero e le convinzioni degli altri, le leggi che muovono la società dei tuoi padri e delle tue madri (che in buona parte sono uguali a quelle dei tuoi nonni e delle tue nonne). Qui sei tanto lontano da casa che puoi riscrivere completamente il tuo sistema di percezione e comportamento.

20151114

#841

Comporre cori polifonici è meglio che tirar su chiese, ci confidava Faelius nell'intimità del novizito, non c'è bisogno di mattoni, né del lavoro altrui, bastano due persone o poco più che si mettano in un angolo a cantare, e questo è vero in ogni momento e in ogni luogo, vedete, perché è una costruzione trasportabile, leggera come il vento ma duratura come un'abbazia. Intonava allora qualche nota, ci faceva ascoltare la quinta superiore, la terza inferiore, non importa se in futuro nessuno ricorderà il mio nome, continuava poi, questo canto è per Dio, e gli arriva più facilmente di qualsiasi guglia, vetrata o campanile, e sempre gli arriverà finché l'uomo avrà voce per cantarlo.

20151113

#840 (Le nuove mosche #133)


APPARENTE INCOMPATIBILITÀ

In Alaska è così, dopo un paio di settimane ci si abitua: non importa più come ci si veste, non ci si cura più degli accostamenti o di come calza un maglione. L'unica cosa che davvero importa è non morire di freddo, e si gira tutti come manichini oversized, infagotatti di sopravvivenza.

#839

Il passaggio era rimasto aperto come al solito, e come al solito dovetti alzarmi dal letto e andarlo a chiudere. A parte il rischio che durante la notte qualcuno ci cadesse dentro e si ritrovasse chissà dove chissà quando, ero l'unico a cui dava fastidio dormire con la luce di una porta spaziodimensionale che arrivava dal salotto?

20151112

#837/838 (Le nuove mosche #131/132)


PARIS, MA NUNN'È ISS'

Santa Cindy Sherman, regalami anche stanotte un sonno tranquillo, pieno di sogni colorati da poter ricordare, vividi come la tua visione sulla mia testa prima di dormire, che è il mio alone di santità contrario a tutti i principi del contrappasso.
Per questo, preghiamo insieme.


PARÌ, MA NUN SO' IJE

Diversi anni dopo l'arabo che la sapeva lunga e il francese si rincontrarono sullo stesso molo.
"L'ha poi trovato, il suo cappello?" chiese il primo.
"Sa che le dico?" rispose l'altro. "Credo proprio di sì."
Sulla sua testa splendeva un Borsalino che aveva parecchi anni più di lui, e che parecchi anni pareva voler su quella testa ancora passare.

#836

L'espressione 'stupido ottimista' non vuol dire che l'ottimismo sia generalmente stupido, ma che esistono anche ottimisti intelligenti. Io non apparetenevo a quel genere: speravo piuttosto in cose assurde, tipo che sarei cresciuto di qualche centimetro nonostante l'età, che il mal di denti sarebbe passato senza l'intervento del dentista, che non mi sarebbero servite lezioni di musica per imparare a suonare qualsiasi strumento. E che ci sarebbe stato sempre tempo, come diceva Kafka (lasciando volutamente che gli stupidi ottimisti lo fraintendessero), per essere felici.

20151111

#835 (Le nuove mosche #130)


LA IENA

Ti rimpiango anche se non sei ancora morto.

#834

È un abbaglio o quello che mi ha appena attraversato la strada, sessantenne e con la coppola, era Angus Young? È la prima volta, dal vivo o meno, che lo vedo indossare pantaloni lunghi, e incrociate a lunghi passi le strisce pedonali si dirige un po' barcollando verso il parcheggio, come uno qualsiasi.

#833 (Le nuove mosche #129)


ALLA SIGNORA PIACE BRAHMS

Luvi, diminutivo di Ludovica, sognava una vasca tutat sua, e molte candele. Vedere il fumo evaporare dalal sottile linea del braccio, della pancia o della coscia, e ascoltare Bach, magari in compagnia del suo maestro di composizione (anche se aveva paura di restare delusa nel vederlo nudo: a sedici anni preferiva in fondo che quelle mani toccassero solo il suo pianoforte, pià che le ginocchia e i malleoli).

20151106

#832

Intanto si procedeva al riempimento dei tratti di mare interessati, e un po' alla volta nuova terra emergeva, milioni e milioni di metri cubi di nuovi territori vergini, anche se in gran parte già venduti, dove fornitori, contractors, terziario e servizi connessi non vedevano l'ora di approdare con i loro traffici, commerci e infrastrutture varie.

20151105

#831 (Le nuove mosche #128)


BEERCAN-CAN

Prima di morire per l'ultima volta e per sempre, Robbie McKintosh, trentacinque anni quel giorno, aveva un ultimo fondamentale desiderio che solo una persona poteva esaudire: quello di rivederla.

#820

Le triplette di numeri che scorrevano in basso a sinistra davano sempre cento, questo ci era ormai chiaro. Quel che non avevamo ancora capito era però che i numeri si riferivano a tre elementi chimici,  sommando le cui percentuali si otteneva come risultato ogni volta un diverso tipo di materiale, che anno dopo anno era quello che meglio degli altri ci avrebbe difeso dagli attacchi esterni.

20151104

#819 (Le nuove mosche #137)

Aveva uno stile intollerabile. Posso dirlo perché sono io "la strega con l'oro tra le cosce" che si scopava matematicamente i ìn tutti i suoi libri migliori.

#818

Tanto lunga e folta era la barba del Buon Gianni che non solo quelli con la puzza sotto il naso giù al paese, ma perfino la Bella Gina, che gli voleva tanto bene e a cui la barba pure piaceva, lo prendeva in giro tutto il giorno e a volte anche la notte. Ti ci farà il nido un uccellino, gli rideva sempre. E infatti la Merla Grigia gli fece tre uova nella barba. E da allora, ogni volta che la Bella Gina s'avvicinava al Buon Gianni per dargli un gran bacio, la Merla Grigia impazziva di paura per i suoi ovini e saltava fuori strepitando, e svolazzando attorno alla barba del Buon Gianni e alla testa della Bella Gina faceva che non s'accostassero. Così andò e andò così finché gli ovetti non si schiusero e i tre merlini non spiccarono poi il volo via dalla barba del Buon Gianni. Ora che non era più la casa degli uccellini il Buon Gianni tagliò la barba un po' più corta, la Bella Gina tornò a baciarlo a più non posso e la Merla Grigia iniziò a cercarsi un'altra barba lunga e folta per l'inverno che veniva.

#817 (Le nuove mosche #136)


CAPELLI DA PERDERE A PARIGI

Non gli interessava essere trasgressivo con chi non conosceva. Non voleva essere considerato geniale o contro le regole da quelli che avrebbero dovuto comprare le sue opere. Vedete, stava qui la sua particolarità: che era controverso solo con noi, i suoi amici, e coi suoi genitori, al massimo coi nostri genitori. Si comportava da zotico, faceva battutacce e non mancava mai di ricordarci che ci odiava, che lo deprimevamo, e che finché avesse continuato a frequentarci non sarebbe riuscito a finire nemmeno un lavoro che valesse la pena di esser visto.

20151103

#816

Che il dentifricio, creduto fino a stamattina praticamente finito e relegato in fondo al tubetto, al solito gesto di stizza spiccio e violento esca invece in un fiotto improvviso perché spinto fino in cima al tubetto stesso ieri sera da chi solitamente non lo fa: è questo che si rischia nelle famiglie in cui si parla poco.

20151102

#815 (Le nuove mosche #135 )


SLANGHETTO

Ho dormito in posti e modi migliori, ma come si fa, ora, con quest'idea della celebrità da raggiungere e l'affitto da pagare?

#814

L'anziano raggiunge a fatica la donna. Le è caduto questo, dice. Non è mio, fa la donna, sicura di sé. L'anziano è contraddetto, l'ho visto cadere dalla sua borsa, dice. La donna appare meno convinta ma no, ribadisce, si sbaglia. L'anziano è certo di non sbagliarsi, ma come? chiede, le assicuro che è appena successo. La donna è irritata, forse addirittura un po' spaventata, si guarda attorno, le dico di no, dice, mi lasci in pace, e si guarda di nuovo attorno. L'anziano è perplesso, la donna è nervosa, non è lui che la preoccupa ma i suoi superiori che, di questo è certa, sono da qualche parte lì intorno e la stanno guardando proprio in questo momento.

20151029

#813 (Le nuove mosche #134)


ERRATA COMPLICE

Solo dopo molti anni di coincidenze e forsennato fatalismo per quel numero si rese conto di aver sempre abitato in un interno 9.

#812

L'uomo è l'unico animale che è riuscito ad allevare e addirittura addestrare altri animali. In natura esiste anche la simbiosi, un do ut des istintivo che fa ormai parte del patrimonio evolutivo di molte specie; ma nell'imitazione – quindi a posteriori – di questa dinamica, l'uomo non può prescindere dall'imposizione della cattività, perché nessun animale sperimenterebbe alcun tipo di collaborazione spontanea con lui. L'uomo è per sua nautra un padrone, non un compagno, e il suo unico vero contributo all'evoluzione sta nell'idea di possesso e proprietà.

20151026

#811 (Le nuove mosche #133)


LAND ESCAPE

Fu così che il 6 Ottobre 1907 in un bagno di Dublino, per un prodigio della fisica che univa culo e caso, John Stephen, detto Joe, inventò involontariamente l'idromassaggio, per la gioia dei vostri borghesissimi deretani.

#810

Che stupidità, avere nostalgia del passato anche se non stavamo insieme, no?
Eppure, a differenza di oggi, l'amore sembrava più vicino, sempre dietro l'angolo, quasi a portata di mano.

20151024

#809 (Le nuove mosche #132)


È D'O NOVE

Dove siete Peggy Guggenheim, Gertrude Stein, dove siete? Ho bisogno di un agente, che sia anche un poliziotto che arresti il fiume ininterrotto di proposizioni, che sia la neve che seppellisca tutti i miei libri in un letto bianco di pizzo e dimenticanza.

#808

Se ne accorse perché le bottiglie di vetro in cucina cominciarono a tintinnare come un picchio che becca se stesso.
Ma cosa sarà? Il primo tram del mattimo? L'inquilino del terzo piano che scende le scale? Quelli del secondo che hanno ricominciato a fare sesso? Il terremoto? I dinosauri?
A quest'ora del mattino, per Clara Schumann tutto è possibile.

20151022

#807 (Le nuove mosche #131)


FISHER DA 6

Latore di morte, Tex il maggiordomo scivolava sul pavimento come solo lui, dopo anni di esperienza, riusciva a fare.
Né la mano né il vassoio né tantomeno le tazzine tremarono, benché la sua padrona e gli ospiti di lei fossero le prossime vittime.

#806

Sceso ogni mattina dal metrò pernsai che, come ogni giorno, andavo a lavoro con le migliori intenzioni, tra le quali avevo quella di non far saltare tutto in aria. Ma fatte le scale per emergere in superficie la gran folla di tutti i miei colleghi, gli sguardi rivolti verso l'alto, avevamno invaso il marciapiedi e la strada difronte alla sede dell'azienda, assieme a curiosi, giornalisti, poliziotti, infermieri, vigili del fuoco e quelli che avevano tutta l'aria di essere artificieri.
Malgrado l'evidente mancana di logica delle disposiozioni di sicurezza, le vie d'accesso all'isolato erano state bloccate. Il sole splendeva e tirava un bel vento forte. Era una magnifica giornata.

20151021

#805 (Le nuove mosche #130)


TANTO HO VENUTO

Questa bicicletta, insomma, mi costringe a non correre. Pedalo in monorapporto, uno scambio a senso unico anche se imbocco un divieto d'accesso. Rotola lenta, la pedalata sulla vecchia Bianchi di famiglia sotto il vecchio borsalino nel vecchio giubbino di pelle. Senza frenesia da Mountain Bike mi sento quasi un uomo.

#804

E quando i capperi finivano, conservava il sale depositato sul fondo del barattolo per futuri saporiti piatti. In questo modo ricordava e onorava in tempi d'abbondanza quelli in cui il sale era merce rara.

20151020

#803 (Le nuove mosche #129)


ALL'IMPROVENZA

La mancanza prolungata di una donna mi stava trasformando in un animaluccio, un bruto senza alcuna cura di sé. E paradossalmente più ne stavo lontano e meno m'importava di piacergli. D'altra parte ciò mi stava portando alla totale indipendenza da tutte le mode, che mi avrebbero voluto uguale a tutti gli altri.

#802

Quattro noci, tre fichi secchi, qualche fettina di prosciutto di cervo, un pezzetto di parmiggiano e una fetta di pane di segale. Questo fu il pranzo della domenica che Tomić decise di concedersi durante quel lungo viaggio.

20151019

#801 (Le nuove mosche #128)


CAMERA CON LISTA

Quella visione gli ricordò il padre, inginocchiato nel bagno davanti al lavello a imbottigliare e smistare l'olio, non molto buono, per la verità, quell'anno.
Ciò non poteva che presagirgli il prossimo Colpo della Strega, il giorno dell'Osso Sacro, la primordiale ricorrenza del Reuma, che cade sempre nelle giornate di pioggia, come quelle in cui il vecchio padre s'inginocchiava pregando per l'olio buono.

#800

Lei aveva un'atavica paura di essere toccata. Quanto a lui, non sopportava la sensazione di toccare qualcun altro. Al netto dell'impossibiità di aiutarsi in caso di emergenza, e dell'inevitabile mancanza di sesso, erano una coppia perfetta.

20151017

#799 (Le nuove mosche #127)


DUEMILLA JOVOVICH

Il vero senso della tragedia mi è chiaro solo ora che siamo ormai lontani, perché ho capito che anche se lui non fosse mai esistito tra me e te non avrebbe potuto comunque funzionare.
"Io non ti amo," hai scritto nella tua ultima lettera, anni dopo quel che è accaduto. Ora rispondi, me lo devi.

#798

"Prometto che non troverai mai peli appena tagliati nel lavandino."
"Giuro che non troverai mai peli ancora da tagliare sulle mie gambe."

20151015

#797 (Le nuove mosche #126)


MASTER DON

In mezzo alla neve è difficile distinguere chiaramente le cose, ma di una Bruno Stopkevich era certo. La donna gli si avvicinò coperat da un manto scuro, e per lui fu come se fosse arrivata la primavera:
"Veniste dal mio buon viaggio."

#796

Stretti sull'umida striscia di sassi sotto al dirupo da cui eravamo precipitati, io e il mio compagno di sventure cercavamo di sopravvivere alle onde della marea crescente da un lato, e dall'altro all'orda di foche fameliche all'apparenza interessate a integrare la loro millenaria dieta di pesce azzurro con un po' di saporita, per quanto non così abbondante, carne rossa.
"Ma non le chiamavano cani marini?"
"A me sembrano più simili a grandi felini."
"Io pensavo fossero parenti stretti dei cani."
"Dei lupi, forse."
Qualunque fosse la risposta, ci mettemmo poco a capire che più delle gragnuole di sassi quelle bestie temevano le pietre singole, lanciate con forza e precisione sulle loro zanne digrignate.

20151014

#795/796 (Le nuove mosche #124/125)


LIVIALAB

"La porta!" urlai all'aria, sorridendo sicuro di non essere sentito. E invece l'ombra della testa del mio principale si allungò nella lama di luce rimasta aperta, e la porta fu educatamente – ma non senza conseguenze – chiusa.


LIVIAWIND

Sarà pure vero che questo sapone contiene un quarto di crema idratante, ma nessuno dice che si consuma quattro volte più velocemente di un comune sapone. È questo che, come pubblicitaria, mi rende simile a tutti gli altri, la mancanza di etica.

#794

Le lettere sulla tastiera gli si rivoltavano contro, decidevano autonomamente che parole comporre tanto che le frasi che ne risultavano dicevano cose che lui non aveva mai inteso dire, in un'orgia di dislessia tecnologica. O forse qualcuno, nascosto a fondo dentro di lui e solo ora affiorante sulla punta delle dita, stava cercando di comunicargli qualcosa?

20151013

#793 (Le nuove mosche #123)


PUšKIN'S ONE GIN

Vorrei levarti quel sorriso dai denti e tutte quelle rughe di gioia, lasciarti solo coi tuoi occhi tristi per rivelare a tutti chi sei veramente.

#792

Sul portico all'entrata della casa una decina di gatti enormi e dall'aspetto selvatico e decisamente irascibile si aggiravano minacciosi, come montando la guardia. Non sapevo in che tipo di guai mia sorella fosse andata a cacciarsi, ma capivo che non sarebbe mai riuscita a venirne fuori da sola.
In risposta ai miei vari tentativi di introdurmi in quella prigione camuffata da ospizio per cani randagi venne fuori quello che doveva essere il capo famiglia, per così dire. "Dunque vogliamo risolvere questa cosa?" scendendo i gradini e prendendomi amichevolmente sotto braccio.
Molto più alto di me, grandi baffi grigi e una camicia da boscaiolo, mi condusse per il cortile fino a un capannone chiuso con reti da materasso, due delle quali erano usate come cancello. Dalla vecchia Jeep parcheggiata lì dentro fece uscire due grossi Bull Terrier. "E risolvoiamola!" lasciandoli liberi.

20151011

#790/791 (Le nuove mosche #121/122)


BARBRA'S GONE

Il film inizia con una fine, i piatti sporchi sul tavolo in disordine, l'aria di chi c'è stato ma ora non c'è più, la luce come può brillare solo la sera, e l'odore di vino e panna dell'ultim'ora, quando solo gli indesiderabili restano a fare baldoria.


DEBRA'S BONE

Non ricordo i motivi per cui dovrei essere pentito, e se faccio mente locale mi scoppia il cervello: all'ultimo esame di coscienza sono stato bocciato.

20151010

#789

Come una marimba
batte la lingua
sulla nota dolente,
sempre quella,
che poi è un dente.

20151009

#788 (#Le nuove mosche #120)


MONCHERINO MON CHERI

Stava distesa come un plaid in tutta la valle, la sua terra, tappezzata fino all'orizzonte e anche oltre. Se avesse avuto, quel giorno, abbastanza spazio anche dentro si sé...

#787

Sono tutti concordi nel dire che devo bere molto se voglio mantenermi sano. Ma io non ho mai sete, quindi devo forzarmi a bere molto, ricordarmi di farlo. Ora, più bevo e più vado in bagno, quindi il rapporto tra quanto bevo e quanto urino e direttamente proporzionale: quando bevevo meno andavo meno in bagno, mentre adesso che bevo di più vado in bagno più spesso. Ma se quindi tanto bevo tanto urino, dov'è il guadagno? L'urina è forse un valore in sé?

20151008

#785/786 (Le nuove mosche #118/119)


AHI NOI COUNTRY

Credevo che la morte più assurda e sidumana fosse quella per morbo di McDonald's, ma in Islanda ho scoperto che si può morire anche di geiser, e questo mi ha riportato a casa, pieno di agorafobia.


HI–LO CONTRO

Nuvole dense di sapone si sfabbricavano nell'acqua e vascelli, interi vascelli, fiammeggiavano veleggiando nell'aria fuori dalla finestra.
Un gran sorso di China Martini che, non per fare pubblicità, sembrò tirarlo su come un cow-boy difronte all'immensa pianura che è la sua libertà.
Fin sove si estendeva invece la sua, di pianura?
Mentre la donna russava nel suo letto gli sembrò che questa fosse grande come lo stuoino fuori della porta, e cioé meno di un plaid.

#784

Dall'anno di costruzione dell'edificio, il 1929, più di una famiglia era stata costretta ad abbandonare quell'ala del palazzo. Il male s'impossessava di loro, serpeggiando porta a porta come l'Angelo della
Morte in quel vecchio film, strisciando sotto l'uscio e colonizzando ogni singolo appartamento.
Cominciavano i litigi, si consumavano tragedie.
Martin Miller lo sapeva fin troppo bene, e bene lo sapeva anche la sua fidanzata quando decisero che lei si sarebbe trasferita a casa sua. Ma erano pronti alla guerra contro le forze oscure che la tenevano d'assedio.

#782/783 (Le nuove mosche #116/117)


ORPELLI INTOLLERABILI

Alle 1055h un uomo si fermò sull'orlo della strada, ma decise di non attraversare. Maria gridò e Charles frenò di colpo, ma a morire fu solo il piccione che si trovava in quel momento in quel posto, entrambi sbagliati.


PER PELLI INTOLLERANTI

In questa casa si arrivava a piedi e poi si mangiava pesantissimo.
Subito dopo si lavavano velocemente i piatti e si iniziava a ballare su un vecchio disco di leneti cubani.

20151007

#781

Eh sì, guardando quel porno anche lui aveva provato quella che si può indubbiamente chiamare invidia del pene.

20151006

#780 (Le nuove mosche #115)


IL SENSO DELLA VITA

Seduto sulla sua sedia a rotelle e perfettamente a suo agio tra tutti i suoi robot automatici, Mr Cleese arpionò un bicchiere pieno di porto rosso. Ognuno dei suoi congegni operava alla perfezione nel compito che gli era stato affidato, la casa era sempre alla temperatura ideale, il bagno era già pronto e la cena in preparazione. Ma quel che davvero colpiva Mr Cleese era che malgrado tutto il suo darsi da fare, quella sera non ci fosse nemmeno ua stella in cielo.

#779

Stamattina la filodiffusione gli regala la Nona di Beethoven. Cos'altro può fare, adesso? È sempre così, qualsiasi cosa stia facendo è una cosa che non riesce più a fare. Deve lasciare tutto così com'è e dov'è e iniziare a camminare per la casa, agitando le braccia nell'aria, occasionalmente cantando, fino a schiantarsi esausto sul letto, dove aspetta quell'assurdo finale per poter tornare a quel che stava facendo. Prestissimo.

#778 (Le nuove mosche #114)


CARLOGIOVE L'ARTISTA

"Tu non vuoi il mio bene, è questa la verità," Terry Gilliam era intransigente su questo punto. "E anch'io non ti farei che del male, fai un esame di coscienza: sono un bambino e non riuscirei a soddisfare una sola delle tue richieste."
E malgrado fosse tanto più grande di quel che affermava, si decise che tutto era stato solo un gioco.

20151005

#776/777

Chissà cosa penserebbe di me adesso mia madre, scoprendo che ascolto così tante messe nonostante il mio professato agnosticismo. Bach, Haydn, Mozart, Beethoven, perfino Schubert, questi sono i ministri della mia chiesa, questo, credo, il mio modo per avvicinarmi al cielo.

Chissà cosa penserà mio padre quando vedrà tutti questi alcolici. Come spiegargli – e convincerlo – che sono il miglior antidoto all'alcolismo che sia mai riuscito a inventarmi?


20151002

#771/772/773/774/775 (Le nuove mosche #109/110/111/112/113)


RAVISCALIFE

Chissà che relazion epassa tra l'aspetto quieto di Hector, mentre legge la teoria della relatività ristretta di Einstein e ascolta la Gestillte Sehnsucht di Brahms, e l'oggetto dei suoi pensieri, voltato verso il balcone a strisce e il pomeriggio tanto placido quanto segretamente fibrillante.


RAVISCALINE

"Possiamo cominciare con le lettere di Helen alla sorella."
Quest'uomo ha il senso della frase, non trova, Mr Foster? Certamente molto più di quegli eroucoli pseudopsicoprofondi che hanno sempre le frasi giuste nella bocca, e tanta poca grazia per renderle plausibili.


RAVISCALIVE

"Corri."
È l'unica cosa che gli ho detto dopo che lui aveva fatto squillare il telefono una sola volta.
È sceso giù per le scale e ha preso l'auto.
Lei è l'unica donna che non l'ha mai spinto alla prudenza.


RAVISCALINET

La mia schiena è un inquinamento. Mi profuano di varie creme e salse per rendermi la vita almeno vivibile, ma il problema va curato alla radice. Nella mia vertiginosa inadempienza agli appuntamenti con la vita.


RAVISCALINO

Dopo cinque anni di prigione (scarafaggi, sbovva e manganellate) tanto l'amà che le fece male.



#770

Un'orca, un'orca, aveva dapprima gridato qualcuno guardando verso il largo dalla baia, un'orca!
Ma quando le onde l'avevano portata a spiaggiarsi vedemmo subito che era una sirena. La coda nera e lucida come petrolio, il resto del corpo totalmente ricoperto di tatuaggi della sua tribù, il volto da scura indigena e i capelli dal tipico taglio cortissimo. E l'espressione smarrita di chi avesse perduto la rotta, ma senza paura, solo un'impressione di vaghezza rassegnata, come quella dei marinai all'uscita dai bar.

20151001

#766/767/768/769 (Le nuove mosche #105/106/107/108)


HOWARDS HANDS

Ogni volta che, la sera, si trovava nel bagno prima di andare a dormire, forse per via della ceramica troppo fredda del bidè faceva un bilancio della giornata; e ogni volta era come fare un bilancio della sua intera vita. Gli eventi, quelli veri, non hanno scadenze preordinate. L'amore, la morte, non seguono nessuna delle leggi dettate dall'uomo.


HOWARD AND S.

Era triste, per un ottico di paese, vedere tutta quella gente miope o astigmatica che aveva già provveduto a un paio di occhiali senza essere nemmeno passata per il suo negozio.


HOWARDS ANDY

Se stiamo zitti e fermi per qualche secondo potrai sentirli cominciare a fremere sotto la mia pelle, tornare a mangiare con quel loro ronzio asfissiante, scavare sempre più a fondo per arrivare agli organi interni e allo scheletro. Quando avranno finito, tra qualche anno, io sarò solo un involucro traslucido a cui avranno divorato anche l'anima.


HOWARD ENZO

Non sono fatto per i rapporti a distanza, ci sono già passato e so quanto costa gridare, e poi scalciare da solo nel letto.
La notte, io, ho bisogno di dormire.
O di amare, solo di questo.

#765

"Ma come si fa a uscire dal bagno senzsa essersi lavati le mani?"
"Saranno pure affari miei, o no?"
"Saranno pure affari suoi, ma spero di non doverle mai stringere la mano in vita mia."

20150925

#764 (Le nuove mosche #104)


BAUSCH, PRIMO DEI PROFUGHI

"Lei ha avuto un ictus in passato?", modo brutale di aprire una conversazione, specie con uno sconosciuto. Ma a Heller Linus non piaceva l'espressione di quel volto (crudo farmacista pallido e con le labbra fin troppo rosse, quasi un vampiro). E il medico, in effetti, non cambiò espressione nemmeno quando Heller gli puntò la pistola in faccia.

763

No, questo rumore non è un problema da risolvere, anzi è proprio la conseguenza di una riparazione. È il rumore di un problema risolto.

20150924

#762 (Le mosche #103)


RUSSO VITT

Le prudeva il naso. Sì grattò sperando che qualcuno stesse pensando a lei.
Anche lui si grattò perché gli prudeva il naso.
Si guardarono per un istante.
Si erano segretamente pensati a vicenda.

761

Non è un dolcevita, razza di deficienti, si chiama maglione a collo alto. Il dolcevita è per i filosofi francesi degli anni settanta, specie se portato sotto una giacca, roba da intellettuali che non escono mai di casa e che da lì pensano di poter risolvere il problema ultimo del mondo senza nemmeno aver risolto il primo dei loro. Il collo alto è fatto per chi deve affrontare le intemperie della vita, è fatto per resistere alle avversità che arrivano dall'esterno, non per quelle che vengono da dentro.

20150923

#760 (Le nuove mosche #102)


DOPPIO ZERO

Fu così che la nonna rimase stesa nel suo ventre di storia, terra e gardenie.
Per sempre.

#759

Dormiva letteralmente in piedi: se si fosse sdraiato, i muchi alieni che avevano colonizzato il suo naso l'avrebbero soffocato in pochi secondi.

20150922

#758 (Le nuove mosche #101)


J. S. BECK

Il cappello era di zio Fiore (prozio acquisito). La giacca, quella era del matrimonio di zio Antonio (chiamavo zio lo zio del mio migliore amico). I calzini a quadri di mio padre, la camicia di mio fratello grande e le scarpe bianche del nonno. Vestito da parente, potevo intrufolarmi in qualsiasi famiglia senza dare nell'occhio.

#757

Chi non ha buona testa abbia buone gambe. Magari questo detto fosse buono per me, che ormai le gambe non riesco nemmeno più a muoverle. E quando smetterà di funzionare anche il cervello, a salvare le mie soerti non ci sarà nemmeno più l'ironia.

20150921

#755/756 (Le nuove mosche 99/100)


NAT KING CORN

Si svegliò con un petardo secco e solitario sparato nel mattino freddo da qualcuno molto più giovane di lui.
"Questo sì che è un bel botto" disse, contento che così fosse iniziato l'ultio giorno dell'anno.
Poi le botte fuochi d'artificio a esplodere in serie; motivo per cui non ci fu più nessun motivo per evitarsi il solito broncio mattutino.


COCA COLE PORTER

Andavo ripetendo casa per casa il discorso sull'ospitalità irlandese scritto da Joyce nell'ultimo dei suoi racconti dublinesi, ma tutti parevano essersene dimenticati (o non averlo mai letto).
Fu così che rischiai di morire di fame nell'inverno del '56.

#754

Trasferito con la famiglia nella sua nuova unità abitativa (all'interno di uno di quei complessi multi condominiali che in questa parte della Cina tutti chiamiamo 'parchi', e che hanno struttura proteiforme di una città nella città) il bambino ci mette poco a diventare un esperto del reticolo di condotti e passaggi più o meno segreti che si aprono nelle viscere degli edifici e che attraverso i muri portanti collegano cantine e appartamenti, soffitte e fondamenta.
In sella alla sua bmx percorre tutte le strade possibili, lungo i vicoli, incrociando per i cortili, addirittura scalando i cumuli di macerie che nessuno ha portato più via dall'ultima guerra. Non ci vuole molto a diventare inviso all'esercito di combattenti in divisa che, un grado sopra l'altro, abitano invisibili ogni possibile anfratto di questa zona del parco, risalendo la nomenclatura fino alle suites dei piani alti, dove il boss nerovestito, scuotendo una mano che stringe contemporaneamente una sigaretta e un mandarino (non ha mai bisogno di impugnare una pistola), fa cenno ai suoi di lasciarlo andare, per questa volta.
La linea delle truppe già schierate indietreggia come un sol uomo dietro le finestre e dentro le grandi stanze di calcestruzzo sventrate. Lo sguardo di un luogotenente è come una folgore, una freccia che si ficca a scopo dimostrativo nel muro dietro al bambino, passando proprio accanto al suo collo.

20150918

#753 (Le nuove mosche #98)


JINGLE TRANSFER

Adorava Charlie Chaplin non solo perché poteva ridere e piangere senza imbarazzo, ma anche perché poteva continuare, senza imbarazzo, ad essere alto un metro e sessantacinque.

#752

La soddisfazione del suo fabbisogno energetico giornaliero è suddivisa per il 25% a colazione, il 45% a pranzo e il 35% a cena, e pazienza se alla fine il conto arriva al 105% e che la sua sostanziale condizione di adulto benestante non particolarmente attivo porti questa cifra a circa 120% delle sue effettive necessità biologiche...

20150917

#751 (Le nuove mosche #97)


CHINESE ISSUES

"Qui è Radio Kwai che vi raccomanda di prendervela calma e di non offrirvi mai come volontari."
La voce elettrica della signorina che trasmetteva da Londra mentre noi ci rompevamo il culo nella giungla, suonava come una presa in giro.
Eppure era sensuale, e immaginai che avesse parlato espressamente per me.
Ringraziai e promisi che, al mio ritorno, l'avrei sposata.

#750

Siamo in questa scpecie di retrobbottega e sono tutti ubriachi, ok? Mi prendono a forza la chitarra, temo rovina e rissa ma dalle mani di quel barbuto puzzolente viene fuori una melodia stupenda. È un compositore fatto e finito, rendo l'idea? Ma sembra che non tocchi una chitarra da un secolo. Quindi lo lascio fare, non ho molta scelta, ma anche se ne avessi me ne starei seduto lì, muto ad ascoltare. Gli altri continuano a fare casino, ma la melodia scorre tra di loro e arriva a me intatta. Dopo un paio di minuti ce l'ho stampata nella tesa, il barbuto senza nome si alza a fatica e mi riporta la chitarra: l'ho improvvisata, dice, ora è tua, e mi ringrazia. È grazie a quella melodia se ora qui.

20150916

#749 (Le nuove mosche #96)


THE MANHATTAN CUBE

La apprezzavo per la carta riciclata su cui mi scriveva, per le strisce di Charlie Brown che mi mandava, per la visione che avevo di lei nel futuro prossimo quando, vestita da eroina postmoderna, avrebbe provato imbarazzo a spiegare ai suoi trisnipoti che il mondo s'era fottuto perché una macchina non avava capito il doppio zero.

#748

Soggetto per una puntata di X Files: una serie inspiegabile di suicidi tra gli astronauti del Programma Spaziale Internazionale spinge la NASA a interpellare Mulder e Scully. La linea di indagine di Mulder lo porta a sospettare che entità aliene si siano impossessate fin da bambini del corpo di alcuni terrestri e, grazie all'intelligenza superiore, si siano poi infiltrati nel Programma. Diventati astronauti e scoperti tutti i segreti della scienza spaziale della Terra, si fanno lanciare in orbita e, una volta nello spazio, dove è più facile essere recuperati dai loro colleghi, si 'suicidano', lasciandosi dietro l'ormai inutile guscio terreno. Alla NASA cadono le prime teste, la CIA cede all'allarmismo e il Pentagono chiede al Presidente l'autorizzazione alla guerra interplanetaria; ma Mulder fa notare che, pur senza saperlo, abbiamo avuto per anni un contatto più che diretto con una popolazione aliena, e che sia stato quindi raggiunto uno degli scopi più alti che il genere umano abbia mai perseguito.

20150915

#747 (Le nuove mosche #95)


ZIO FIORE LOVED ME

Betty si ripromise, nel paradiso a venire che lei chiamava 'la mia casa solo mia', che non avrebbe mai usato piatti di carta. Sognava piatti colorati da lavare ogni volta per salvare le sorti del mondo.

#746

Non ho più alcun dubbio: Jim Morrison si è reincarnato nel coniglio di peluche di mio figlio, e tra una nota di carillon e l'altra gli canta "Come on baby, light my fire, try to set the night on fire".

20150914

#740/741/742/743/744/745 (Le nuove mosche #89/90/91/92/93/94)


INCONTRI A PARIGI


Il vento fa applaudire gli alberi e porta via le case. Porta la mia coscienza via dal sonno fin dentro la realtà più cruda, nei panni volati via, nelle donne trasportate e nelle auto ondeggianti.
Pensieri cupi di Daniel nel suore di Manhattan. Io odio il vento.


FORGET PARIS

L'armadio s'era aperto il petto di noce rivelando il suo mesto cuore di panni e ricordi.
Claudie avrebbe pianto, se quell'inverno non le avesse già strappato via tutte le lacrime.


JEFFERSON IN PARIS

In pratica Patrice si spingeva avanti, preceduto dal bavero del cappotto e seguito a debita distanza dagli orli della sciarpa, tirata dal vento come se fossero le redini tenute dal tempo.


PARIS, TEXAS

Christian Ossard non sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima notte a Prudence, Texas; mentre la musica del grammofono della signora Tilde scorreva, lui pedalava a più non posso, facendosi sempre più vicino al compimento del suo destino.


ULTIMO TANGO A PARIGI

Tutti le chiamavano 'Piccole Donne Crescono'. E in effetti le quattro sorelle erano ormai diventate donne e ben presto nessuno avrebbe avuto più avuto modo di sfotterle, tranne per via dei loro nomi: April, May, June e July, colpa di una madre innamorata del bel tempo.
L'unico che non se ne prendeva gioco era August, segretamente fidanzato con la più grande delle quattro.


L'ULTIMA VOLTA CHE VIDI PARIGI

Jean-Luc vendeva soggetti come fossero mosche.

#739

Insonnia, ritenzione gassosa, psoriasi semplice e guttata, fegato grasso, tremore essenziale, reflusso gastroesofageo e primi accenni di flatulenza: qualunque fosse il suo demone era già sotto la pelle, e desiderava uscire.

#738 (Le nuove mosche #88)


AMORE ULTRATERRENO

Sfigurato da oscuri delitti metallici, Pierre Clementi tremava ancora di gioria quando lo trovarono disteso nel suo vicolo privato, dopo aver pianto e riso tanto che l'anima gli era uscita a forza dal corpo disincarnato.

20150913

#737

Freddo, vento e pioggia sulla strada per casa, e nemmeno un ombrello: un pessimo momento per prendere decisioni. Doveva davvero dirglielo stasera? E quando, se no? Doveva forse attendere il momento più propizio? E quando sarebbe arrivato? Come l'avrebbe riconosciuto? Il tempo incalzava, non poteva aspettare ancora a lungo.
Senza ricordare nemmeno quando l'aveva deciso, si affidò all'oracolo dello shuffle, il cui responso, scorrendo attraverso le cuffie dall'enorme e variegato archivio musicale prigioniero del suo telefonino fino alle sue orecchie, fu Today is the day. Un segno del destino, sicuro, a volere essere fatalisti nell'era digitale.
Ma una volta sotto casa si fece prendere dal dubbio: pensò che non poteva legare per sempre quella che con ogni probabilità era la sua canzone preferita a un momento così poco luminoso, altrimenti ci avrebbe ripensato ogni volta che l'avesse riascoltata. Per cui decise di fare il giro dell'isolato in attesa che il pezzo finisse e l'oracolo si pronunciasse di nuovo.
Ma il destino ci mise ancora la zampa, e senza alcuna ragione apparente lo shuffle saltò al brano successivo: It takes time to be a man.
E nell'idecisione di freddo, vento e pioggia finì per farsi venire l'influenza.

20150912

#736 (Le nuove mosche #87)


GLI AMICI DI POLLOCK

Casa è una cuccia che ha per tetto il cielo, e Snoopy della solitudine non sa nulla.
Il pensiero della piccola Lucy, che aveva il nome di un fumetto, si addensava sul tetto di quella che non era mai stata, e mai sarebbe stata, casa sua.

#735

Il giornalista è indeciso: a sinistra la possibilità di un'intervista alla star – due domande in croce, certo, un monosillabo di risposta, se va bene, parole che non formano neanche una frase, alla meglio – e a destra la sicurezza del buffet – sempre che si muova in tempo fendendo la folla dei colleghi, torrenziali e mai tanto concorrenziali quanto oggi. Soddisfazione professionale contro necessità fisiologica: la solita questione morale, insomma. Chissà se c'è anche il dolce.

20150911

#734 (Le nuove mosche #86)


END OF VIOLENCE?

Che cos'è Capodanno?
Fondamentalmente l'unico giorno in cui porto ancora le mutande del precedente.
Demistificante, l'aforisma. Ma Giusto Cabianca non era nuovo a queste uscite nel vasto impero del sarcasmo.

#733

Riflettori cinematografici nel cuore ferito della città: è questo il triste destino di New York, di essere sempre confusa col set di un film in lavorazione.

20150910

#732 (Le nuove mosche #85)


HOPPER CAFE

Mr. David Jones, un tempo diciassettenne in quel quartiere, cercava di far capire a tutti che non c'era bisogno di nessun viaggio nella memoria. Non era il tempo, insomma, a non andare, ma il luogo. Lui, che la periferia la conosceva bene perché c'era nato, sapeva dove rintracciare le radici per la ricetta della reminiscenza. E non era certo nel centro di Londra.

#731

Le mani ritengono ogni medicamento, crema, unguento, olio, pomata, gel, mousse, latte o schiuma di cui spalmano il corpo. Sono, volenti o nolenti, depositarie di ogni nostra cura, ma non per questo la parte che curiamo di più. Sono esposte a ogni agente, assuefatte a ogni dipendenza, indifese a nostra difesa.

#730 (Le nuove mosche #84)


TALCO MENTOLATO 1%

Peppiniello s'irritò assai assai che al figlio, all'Azienda, avevano dato un cesto di Natale più pregno che il suo – lui che in Fabbrica ci faticava da trent'anni.
"O' figlio mio," cantilenava la moglie per casa quando c'erano oscpiti, "chille mo' ha abbiato, e guardate che cesto chino!" e ogni volta veniva catalogando tutto il campionario pe' bell' paré, mentre Peppiniello si faceva piccerille piccerille.
E manco niente offriva, perchè il cesto, diceva la signora, doveva rimanere intatto per i posteri, chè tutto il vicinato ne sapesse lo scplendore.
Ma il giorno appresso un panettone era scparito.
"Chi è stato?" urlava la mamma del figlio suo, "chi s'ha magnato o' panettone d' o' figlio mio?!"

#729

Il riso nervoso, sostituto psicotico del pianto incredulo, e in mano il resoconto dei miseri interessi maturati sui buoni postali – utopicamente chiamati fruttiferi: è questa scena, protagonosta sua madre, a perseguitare il giovane esule russo nel suo volontario ritiro italiano.

20150909

#728 (Le nuove mosche #83)


DEAN, TEXAS

Passarono due ore nella piccola libreria incastrata tra i due palazzi dietro quel portone, e quando si sentivano ormai al colmo dell'atto di conoscenza li avvertirono che si chiudeva.
È così che volevano fare affari?
Non comprarono nulla, ecco il risultato.

#727

L'opera, già di per se geniale (a quanto potevo giudicare dallo sguardo rapito degli amici che mi avevano invitato ad assistervi, e in mezzo ai quali facevo la figura del classico principiante) arrivò dunque al suo perno narrativo che, in posizione centrale eppure in qualche modo defilata, veniva evocato in una scena composta da tre arie successive, dove trama, melodia e orchestrazione erano esattamente gli stessi e a cambiare era di volta in volta solo l'interpretazione della protagonista (una soprano giovane ma già incredibilmente espressiva), che da un pianissimo praticamente sussurrato passava a una canto sommesso, circospetto e molto teso, per arrivare a un forzato aggressivo e disperato che finì per provocare in tutti noi un tormento fisico tanto incontenibile da eruttare in un applauso a scena aperta.

20150908

#726 (Le nuove mosche #82)


MIDNITE VULTURES

Quella Sera Debra Era Se Non La Persona, Almeno La Donna Più Felice Del Mondo.

#725

Lo smartphone era sincronizzato, il sistema aggiornato, le ultime app scaricate, la mail letta e la batteria carica. Tutto era finalmente a posto. "Ora sarebbe davvero bello riuscire a fare la cacca," si disse, ora che le quisquilie digitali erano risolte. I veri bisogni dell'uomo sono ancora tutti analogici.

20150907

#723/724 (Le nuove mosche #80/81)


OLVIDEO

Chi glielo aveva fatto fare, a Victor Victoria, di trasferirsi nel West degli Stati Uniti, vacche, moglie e tre bambini, lui che era Argentino purosangue? Per fare che, poi? La sera, sul portico, provava a fecondare la terra con qualche nota di bandoneón.


ALL VIDEO

Il giorno del 'Giorno Eterno' stava arrivando anche lì. Dopo tanta neve e tanto freddo, Bzart Lipton sostò nel cortile del suo ranch in attesa che le parole del profeta sciogliessero gli ultimi attimi di tenebra.

20150906

#722

Rientrammo al campo passando in mezzo a due file di 'giovani patrioti', come si facevano chiamare allora, tutti giovani tra i quattordici e i diciassette che portavano rispetto ai nostri gradi ma per fortuna non ci riconoscevano.
Altra cosa sarebbe stata afforntare quelli che una volta erano stati i nostri compagni e che erano ormai diventati tutti nostri superiori (e se no voleva dire che erano morti).

#720/721 (Le nuove mosche #78/79)


INVIDEO

Tre sedie vuote erano come in attesa di chi, sedutosi, avrebbe poi atteso qualcosa, senza un'idea precisa di quanto avrebbe dovuto attendere. La stanza che vi si espandeva attorno era lucida e asettica, anch'essa in attesa, celeste, ma senza l'armonia di una madre: sembrava più un chirurgo già coi ferri in mano.


MONTEVIDEO

Pioveva tanto fitto che non si riusciva a respirare. Foglie, insetti e seroìpenti scorrevano ai loro piedi nel fiume di fango che li avrebbe portati alla fine. Così è il Borneo, o tutto o niente. Il dottor Pyro e la dottoressa Shauna non trovarono di meglio da fare che baciarsi sulla bocca.

20150905

#719

Continua, questo cuore,
la sua non infinita traversata (innevata),
stivali d'esercito in marcia
su distese notturne di gommapiuma
affondano nel cuscino e
regolarmente
ne emergono a ritmo più o meno costante
costrette da superiori forze ignote
a tenere il passo.

Sveglio, in mezzo alla notte,
la testa girata da un lato
in cerca d'aria
(volto a un canto
dell'aria in cerca il capo)
(non) ricordo a mala pena
il giorno della partenza
più che meno di un luogo
seguito da una data.

Soprattutto non so
né m'importa di sapere
dove sia diretto
dove abbia intenzione di portarmi
(ignoro) fino a che punto voglia condurmi.

Di non conoscere il posto
né il momento in cui deciderà
di essere arrivato, questo (prego)
(solo) chiedo
(e) ma solo spero sia una riva
(tranquilla)
(dove) che possa considerare
(di sentirmi a) casa.

20150904

#718 (Le nuove mosche #77)


EAZY JANE

La scuola d'arte di Judy Berlin era aperta a tutti. Lei, metalmeccanico dai capelli rossi, sostava nuda al centro della vecchia palestra per chiunque avesse voluto trarne la propria ispirazione.

#717

Non meno di quello del virus stesso fu il comportamento della popolazione a rendere implacabile la sua straordinaria diffusione.

20150903

#716 (Le nuove mosche #76)


SO FARE, IO?

In quel periodo, lo ammetto, venivo spesso colto da attacchi di violenza acuta, improvvisa, gratuita, che non riuscivo a non giustificare.
A volte toccava agli oggetti che avevo in casa, libri, mobili, tavoli, sedie, finestre, quadri, specchi, tutto ciò che trovavo a portata di piede. Li distruggevo, e ne provavo soddisfazione e liberazione.
Altre volte toccava ad esseri umani, amici capitati a casa nel momento sbagliato, ma anche sconosciuti di cui incrociavo lo sguardo per strada.
Pentito? Ammetto anche questo: furono gli anni più belli della mia vita.

#715

Strana dimostrazione, quella dell'ultimo gruppo di ricerca del Masterclass che la Gambino Foundation ha generosamente finanziato e ospitato all'interno del palazzo nobiliare recentemente acquisito come sede delle loro attività legali.
Tutte ragazze, le dottorande si presentano in vestaglia di ciniglia rosa e, tra gli schiamazzi di approvazione generale, provano la loro tesi sulla relazione tra incidenza dell'alzheimer ed esposizione alla nudità con uno spettacolo di streaptease che si coniuga curiosamente con la cappella (seppur sconsacrata) in cui ha luogo.
Dal canto mio spero di saperne abbastanza su traffico di droga, armi ed esseri umani, da non veder crollare la mia copertura, gentilmente offerta dalla debuttante ed ereditiera Lory Gambino, che prima di entrare in scena dalla porta principale mi spiega come proiettare sul parentado l'idea del potere e del controllo che esercito su di lei mediante palpazione delle sue natiche e conseguente leggera spinta verso l'interno della sala.
"Non come un bambino toccherebbe la sua mamma," mi spiega, mentre le future ricercatrici terminano l'esibizione lasciando, come la scienza mai dovrebbe, ben poco all'immaginazione.

20150902

#714 (Le nuove mosche #75)


NICOLA DRAGO

Scatta solo al momento giusto, come se avessi una sola cartuccia. Le immagini, se sbagli, ti si rivolteranno contro come bestie ferite, e il ricordo del loro male ti sveglierà, una notte di dicembre, e non ti lascerà più dormire.

20150828

#713

Tra la posa della prima pietra e la cerimonia del taglio del nastro era passato così tanto tempo che la più recente tecnologia di trasporto era costretta ad attraversare ormai stazioni dall'estetica superata, che nelle sstrutture già sporche e malmesse cominciavano a dare segni di cedimento, così che passato e presente coabitavano forzatamente in quel luogo sotterraneo lasciando ben poco spazio al futuro o ciò a cui i cittadini si erano ormai dimenticati di essersi aspettati che il futuro avrebbe somigliato.

20150827

#712 (Le nuove mosche #74)


PUNTINI D'OCA

L'ufficio di H. R. Williamson sembrava essere stato progettato da uno scenografo noir degli anni '40. Lo scrittoio con la macchina per scrivere e il lume giallo sempre accesso tra le volute di fumo, la grande scrivania a otto cassetti col pianale verde, lo schedario di ferro e il grosso armadio di noce.
Si sarebbe perfino detto di avere l'impressione che una luce filtrasse a strisce attraverso le persiane, anche se da fuori non proveniva nessuna luce, e alle finestre non c'erano persiane.
Il proprietario era, in effetti, un detective vecchio stampo, col fedora calcato perennemente in testa e due figli e una moglie dimenticati da qualche parte nell'alcool.

#711 (Elegia di Budapest)

La statua di un generale,
quindi di nessuno in particolare/
un cane da slitta che corre sull'autostrada,
al collo un guinzaglio/
militari con gli occhiali da sole
e il cranio putiniano/
poliziotti col cappello di pelo,
la camminata sovietica,
si danno il cambio della guardia,
muovendosi come cavalli ammaestrati/
una città vecchia, una ancora più vecchia,
nascosta
tra condomini di socialismo iperreale/
la metropolitana scorre a senso unico
tra l'opera e la casa del terrore,
tre alberi anneriti puntano al cielo
tra le macerie del quartiere ebraico/
la sinagoga è chiusa,
vuota,
gli americani sono atterrati
su un intero quartiere/
le terme ottomane
sono un girone dantesco
ottagonale
in cui non filtra la luce del sole,
tra l'aria che manca
carne umana nuda si accalca
nella nebbia
solforosa.

20150826

#710 (Le nuove mosche #73)


L'ADULTERATA

Gli fece da manger senza che lui nemmeno ne cercasse una. Spiegò meglio di lui quel che la gente aveva bisogno di sentire. Fu il suo mecenate. Lavorò gratis. Non chiese mai nulla. Non serviva questo perché lui la stimasse e le fosse riconoscente. Fu soprattutto sua amica.

#709

Le pennellate grasse e larghe (che siano state dete con un pennello lo dicono le sottili linee parallele che si affiancano centimetro dopo centimetro all'interno degli alti bordi di colore) seguono in un tormentato ingorgo di costrizioni quelle che disegnano i rami nervosi e i fiori sgraziati, e solo quando escono da questo loro intrico sembrano finalmente libere di dirigersi dove sono destinate, in una confusione aerea come di piume soffiate dal vento, disordinatamente una dopo l'altra a riempire la tela come vero soggetto dell'intero dipinto, che la parte per così dire più formale—descrittiva e connotante in modo fastidioso e invasivo—copre e interrompe di continuo fino ai confini del quadro. È questa l'idea che giorno dopo giorno si è fatto Ferber del ramo di mandorlo fiorito cui Van Gogh ha dato vita in apparenza solo perché venisse messo in mostra in questo museo, dove lui si recava a guardarlo ormai quotidianamente.

20150825

#708 (Le nuove mosche #72)


BAMBOLA A GAS

Al signor David Fincher piaceva rubare le storie degli altri. Questo fu ciò che mi raccontò quella sera: William Saroyan aveva tredici anni quando comprò un grammofono e lo portò, sottobraccio in bicicletta, a casa in San Benito Avenue; sua madre andò su tutte le furie perché aveva speso dodici dollari.

#707

Come ogni mattina in quella stanza la luce fa il suo ingresso attraverso le fessure dei logori avvolgibili, una divintità pacifica dai tratti vagamente polinesiani si presenta, silenziosa e sorridente, a emanare il suo buongiorno.

20150824

#705/706 (Le ultime mosche #70/71)


DOPAMINE

La stanza doveva essere stata lasciata in gran fretta, perché i bicchiari. quasi pieni, erano ancora sui tavolini, e una giacca e uno zaino da viaggio osostanvano su una delle poltroncine rosse imbottitte. I muri, rossi anch'essi, brillavano di una luce instabile, come durante un bombardamento auereo.


BENZINE

Capisco da dove sei partita, e dove vuoi arrivare—le disse il grossissimo, enorme Bangòr, che aveva assunto tutto l'aspetto di un potente mago, malgrado i vestiti logorti e il terribile accento delle Terre di Pietra—ma se decidi di seguirmi si fa a modo mio.
Azùl, che in realtà era una regina, sembrava piccolissima. Si strinse ancora di più nel cappotto, annuì e lo seguì senza fiatare, fin dentro al bosco profondo.

#704

Più e più volte in quelle settimane si alzava in piena notte con la viva sensazione di annusare puzza di gas, e camminavaal buio fino alla cucina, preceduto da un'incontenibile erezione.

#702/703 (Le nuove mosche #68/69 — Due storie di Natale)


LINOLEUM BUG

La gente del porto continuò ad arrivare per tutta la notte, lanciando grandi boccate di vapore attraverso la barba ghiacciata e sedendosi pesantemente ai tavoli di legno. Così passò Pat il suo Natale, facendo caffè fino all'alba e servendo zuppa d'avena, torta di mele e sorrisi a tutti per quanto il pensiero della notte insonne lo permetteva.


SILMARILLION BUG

Finì di leggere il libro la notte di Natale a letto, dove era stato lasciato con la sua gamba ingessata sotto la coperta a scacchi gialli. Poi lo richiuse, come si fa con uno scrigno quando si ha paura che i folletti verdi possano venire durante la notte a rubare i vecchi gingilli privi di valore che vi sono accuratamente custoditi.

20150806

#701

Nonostante quest'anno Natale cada di giovedi, mamma si ostina a riferirsi a Santo Stefano come lunedi, in una sorta di seconda Pasqua (che è poi un secondo Natale). Sul foglio in cui elenca gli appunti per la spesa e i menu dei giorni a venire così come le vengono in mente, la successione dei giorni risulta proprio mercoledi, giovedi e lunedi; un calendario personale, un almanacco interiore.

#700 (Le nuove mosche #67)


IL MIDOLLO DI JACK

E se io posso cambiare—disse Rocky Horror in cima alle scale—buona camicia a tutti.

#699

Certo è che giusto nei pochi giorni in cui veniamo a trovarlo potrebbe almeno fingere di ascoltare abitualmente uno degli innumerevoli cd che io e mia sorella gli abbiamo regalato nel corso del tempo. E da quand'è, poi, che gli piace Guccini?

20150805

#698 (Le nuove mosche #66)


LA MAGA AVERNA, SAPORE VERO

Sotto la lunga fila di cassette postali, nella penombra che preludeva a ciò che veniva comunemente detto 'olvidado', e che tutto il resto del mondo chiama notte, stava, spalle al muro blu, il piccolo Ignatius, che apettava il ritorno del suo eterno avversario di lancio della monetina come si spera che alla notte segua sempre il giorno.

#697

CNN sempre accesa in cucina alle sue spalle, sigaro cubano perennemente in bocca, camicia sbottonata sul petto, risata onnipotente e paternalistica dispensata a chiunque: nonostante fosse siciliano fino al midollo per tutti noi era la quintessenza dell'americano.

20150804

#695/696 (Le nuove mosche #64/65)


ALLERGIA SERIALE

Teneva le piccole lettere, col solito ideogramma cinese con cui s'intende familiarmente 'noi', in una scatola di cartone che una volta aveva contenuto scarpe (o pasticcini, non ricordava bene). La scatola in un cassetto della scrivania da cui un giorno suo padre aveva eliminato tutti i tarli con una siringa. La scatola chiusa, e il cassetto chiuso. Le lettere aperte e poi richiuse. Nessuno, tranne lei, ne conosceva l'autore.


ALLEGRIA SERALE

Si soffiò l'anima nel fazzoletto e poi riprese a camminare sul ponte. Che importava se quell'ombrello l'aveva rubato? La città era troppo bella sotto la pioggia, e poi la luna, la luna.

#694

La geniale trovata di questa nuova tecnologia è che il film—apparentemente solo un 3D di superlativo realismo—produce una serie di tracce, di sedimenti fisici, se vogliamo, che restano intrappolati all'interno della sfera fenomenica, crescono, evolvono e la colonizzano finché lo spettatore non si trova a dover fare i conti con l'estensione della fiction nella propria realtà.
Dal serpente che era venuto fuori dallo schermo germogliarono allora due grandi vermi. Il primo, trasformatosi in enorme insetto volante, fu espulso di casa attravaerso la finestra, ma il secondo ebbe il tempo e il modo di modificare il proprio stato fino a diventare un bipede senziente, metà rettile e metà uomo. In sua presenza non si poteva fare altro che parlare in una lingua inventata e senza senso, perché non apprendesse quella realmente in uso, e ridurre al minimo indispensabile—ed era già troppo, dato che l'essere si trovata al momento in una fase evolutiva tanto primordiale da prevedere la semplice sopravvivenza—le attività quotidiane, perché non fosse edotto degli usi e costumi terrestri. Tutto ciò finquando non si comprese che la tecnologia che l'aveva generato non era pericolosa per il genere umano nel suo complesso, che anzi il germe dell'autodistruzione faceva in qualche modo parte del suo codice genetico a dispetto di se stessa, la sua unica ragione di vita essendo quella di trovare il proprio creatore ed eliminarlo per sempre.

20150803

#693 (Le nuove mosche #63)


KAYAH È UNA DONNA

Aeroplani danzanti più leggeri di gabbiani e più ampi di vele spiegate nel cielo tetro e luccicante come i capelli di un vecchio pescatore islandese. Così, almeno, credevano di vedere gli occhi di Louan O'Flaerty mentre l'arrivo del definitivo addio, nel mare d'erba in tempesta, faceva sembrare che il giorno se ne andasse.

#692

Attraverso il paese da nord a sud, tagliando a 250 chilometri orari i banchi di nebbia da cui comincia a filtrare saltuariamente il sole. Ma visto che lo faccio restando seduto in senso opposto a quello di marcia, il mio è prima di tutto un viaggio indietro nel tempo, verso il luogo della mia storia da cui sono partito tanti anni fa e dove, ancora più che in quello dove da tanti anni vivo, mi ricordo di essere un emigrante. Anche se forse questa parola non ha più molto senso, visto che in fondo tutti inevitabilmente ci spostiamo all'interno dell'unico mondo in cui sia possibile farlo.

20150801

#691 (Le mosche #62)


IN OMBRA PERENNE

Misurava, con la cura che solo la nostalgia concede, lo spazio che lei aveva occupato difronte a lui in quella vasca, le spalle dipinte dalla luce di candela, le gambe lisce e forti attorno al suo corpo, i capelli traslucidi, i seni gocciolanti e quel volto d'intimità assoluta che solo alcuni esseri eterni possiedono.

20150731

#690

Le pareti di ogni edificio venivano fatte letteralmente a pezzi, e mentre i ladri ne approfittavano introducendosi nelle case a racimolare il possibile prima che queste crollassero, noi avevamo già caricato lo stretto necessario sulla slitta che da tempo a questo scopo avevo messo assieme con pezzi di risulta raccolti nelle zone della città già smembrate, e a bordo della quale adesso scivolavamo giù per le intricate discese che attraverso le zone più colorate e popolari della città nuova dalla collina si riunivano verso ovest al porto vecchio, là dove tra le basse piante acquatiche e il fondale spugnoso in riva all'oceano l'urbanizzazione del secolo passato aveva lasciato un nucleo isolato e abbandonato ma perfettamente funzionante. Arrivammo appena in tempo per vedere il tramonto, sullo sfondo della Grande Devastazione.

20150730

#688/689 (Le nuove mosche #60/61)


HAITI CHIC

Fu condannato a tre anni di congiuntivite senza collirio, che per lui era una tortura peggiore che se lo avessero lasciato solo in un deserto con un ratto nei pantaloni e lo stillicidio perpetuo del suo fallimento in testa.


URBINO CHIC

Sembrava che questa casa, insomma, galleggiasse nel fiume liquido della notte, più che sottostare alle leggi eterne e insormontabili della pioggia.

20150729

#687

La parentesi di dominazione austrica a Napoli non dura ormai più dei cinquanta minuti che ci vogliono ad arrivare in treno dalla città al paese, a questo possono ridursi ventisette anni di storia.

20150728

#686 (Le nuove mosche #59)


I CONIUGI IMPROVVISI

Certo che batto ancora a macchina.
È un essere feroce, sanguinario, più simile a un carrarmato, adatto ai commissariati. Del resto non sono abituato al silenzio del computer nella notte, e se aspettavo te e la tua macchina elettrica... Sì, io batto all'antica: sono uno pterodattilografo.

#685

Otto verticale: nel film del 1927 con [...] e [...] i personaggi non mantengono lo stesso dualismo del romanzo. Ricordava perfettamente molte scene della pellicola a cui si riferiva il cruciverba: i protagonisti che scendono dall'auto e prendono un avveniristico mezzo su monorotaia (con su scritto Surreal), la discesa nel mondo di sotto (denominato Nimbeus), l'attraversamento di un vasto territorio bombardato e pieno di cadaveri in cui si muovevano figure di giganti dall'incerto effetto di sovrapposizione. Ma nonostante non mancassero che due lettere non riusciva assolutamente a ricordarne il titolo.

20150727

#683/684 (Le nuove mosche #57/58)


I GABBIANI ASSAGGIANO

Ma la realtà non assomigliava neanche lontanamente a quello che si vedeva nelle sue fotogfrafie. Così si disperava, senza comprendere che sarebbe stato più importante imparare a vedere meglio e saper approfittare della verità prima che del ricordo


I GABBIANI ATTACCANO

Lei non mi guarda neanche, enorme, distillato di argento ed epidermide, fatta d'inchiostro e colla di pesce. La sua classe la rende distante, più profonda del malessere più profondo, oscura come la malattia che non mi permette di distogliere lo sguardo.


#682

Il tempo della seconda patria è racchiuso in quello della prima. Il luogo della terza è, ancora, nei pressi di quello della prima. La mia vita è una continua fuga e, in questa, un eterno ritorno.

20150724

#680/681 (Le nuove mosche #55/56)


IL NASO DI PANDORA

Le mie occhiaie mi precedono di un quarto d'ora ovunque io vada—Paul Auster si guardò allo specchio costernato e anche un po' costipato—devo smetterla cone le mie seghe del cazzo e trovarmi una donna con un bel culo rotondo.


IL VASO DI PANDORO

Lei mi sostenne, mi lusingò e mi dette più denaro di quanto avessi potuto sognare. Poi si spogliò e io—vernice sulla sua pelle nuda—rimasi incantato da quell'immenso e sfolgorante Gennaio, grande come il Polo sud.

20150723

#679

La chiamerò via del fumo, o strada dei fumatori, non so, ho ancora nelle narici il puzzo di sigaretta, negli occhi la nuvola – che non è azzurrognola, come è scritto nei romanzi – attraversata dai raggi del sole che si affaccia tramontando dall'angolo in fondo al bivio, e non uno, non due, non tre bensì quattro persone con in bocca uno di quei maledetti aggeggi della morte, tutti come me in attesa del bus che non arriva mai, un extracomunitario che è la sagoma di se stesso, un ciccione maleodorante nell'afa serale, poi un vecchio, già, un maledetto vecchio troppo vestito e sì, perfino una mamma con passeggino, tanto che c'è quasi da scommettere che stia fumando pure l'orribile creatura ivi depositata.

20150722

#678 (Le nuove mosche #54)


FRUIT JOYCE

Stava sotto al suo enorme cappello texano, dentro l'ombra che tutto mangia solo dove il neon verde del Vulture's Mama non arriva, mentre un dobro man armonizzava tranquillamente il suo country-western ricordandosi dei suoi antenati e lasciando che il folk scorresse i suoi sonagli come un serpente luminescente nelle sue vene piene di Lone Star, come in quella vecchia pubblicità del rev. Lovejoy.

#677

L'aveva fatto di nuovo, aveva lasciato scapparsi dalle mani l'ennesima occasione, e il locale adesso sembrava nient'altro che una stanza vuota. Ma stavolta, sul tavolo accanto, l'oggetto dei suoi sguardi aveva lasciato sotto al boccale di birra vuoto un biglietto con un numero di telefono.

20150721

#676 (Le nuove mosche #53)


TRUE STORIES

Le tue pantofole sono sacre, come i tuoi passi.
Cercatene un paio comode, semplici, dotate di sintesi tanto da sfiorare l'ideale.
Non dovranno essere solo pantofole, ma pure un concetto irreprensibile.
Poi mettile sotto al letto, siediti sulle lenzuola e, senza fare altro, aspetta che da sola la tua vita prenda la via delle perfezione.

20150720

#675

E sul tavolo in fondo alla grande sala blu risplendeva il bambino che il Marchese ci aveva riservato per cena: quattro ossa con un po' di carne attorno, massimo a questo si spingeva ormai il potere della casa nobiliare.

#674 (Le nuove mosche #52)


SURE FIRE

La mia messe preziosa, si disse Samuel il contadino osservando dal portico i suoi quattordici figli disseminati per il campo a giocare con la vita.

20150717

#673

Mi teneva il muso perché non avevo accettato di sacrificarmi per la comunità e diventare il nuovo Automato della cava.

20150716

#671/672 (Le nuove mosche #50/51)


TEACH YOURSELF LA MER

"Lei ha l'aria di uno che sta cercando qualcosa," disse l'arabo, che pareva saperla lunga.
"Sì," risposte l'altro, il francese, grattandosi la piccola ferita sullo zigomo. "Il mio cappello."
"E quando l'ha visto l'ultima volta?"
"Oh, ma io non l'ho ancora mai incontrato," e restarono sul molo così, aspettando ognuno che si compisse il proprio giorno.


TEACH YOURSELF LA MORT

E al sabato sera la RAI poteva star certa, qualunque fosse il grado di merda contenuto nei suoi programmi, di poter contare su almeno un televisore acceso: stanca della vita vera, la nonna rideva ormai solo alle battute di Fabrizio Frizzi.

#670

Il minuto bangladese è alle prese con la pulizia della porta automatica di una farmacia, che lustra e asciuga con cura nei pochi secondi che passano tra l'entrata e l'uscita dei clienti, a cui il farmacista apre dall'interno premendo un pulsante sul bacone. Ogni volta che la porta torna a chiudersi il vetro è di nuovo rigato, un alone di imprecisata caligine si è formato sui suoi bordi. Spugna e strofinaccio, ancora una volta, il mito di Sisifo oggi a Milano.

20150715

#669 (Le nuove mosche #49)


HELEN ERA ENTRATA NEL CAOS

Allegrissima, salutava tutti coi soliti modi affabili. La vita le scorreva sotto la pelle e le gonfiava il vestito e il petto come se un vero uragano di buonumore l'avesse presa da dentro.
Ballò tutta la notte — concedendo i suoi passi a chi li chiedesse (la maggior parte degli invitati, in verità) — e lo fece senza posa, in modo che parte della sua gioia si trasmettesse anche a loro.
Poi, esausta e soddisfatta, si lasciò cadere a terra affondando nel suo largo vestito giallo. Un cavaliere le volò intorno in cerca di un ultimo ballo, ma quel che vide lo sconvolse: aveva cambiato totalmente espressione e ora, rattristata di colpo e pallida come se si fosse ammalata, restava sul pavimento della sala da ballo, muta e angosciata.
Restò in queste condizioni per diversi anni, senza che nessuno ne riuscisse a spiegare le ragioni.

#668

Ogni mattina, finito il corpifuoco, era possibile assistere alla meravigliosa scena degli edifici di New London che riemervebano dal sottosuolo: agglomerati di appartamenti si rialzavano di vari piani, intere chiese venivano fuori dal terreno come costruzioni pop-up, palazzi si elevavano di molteplici metri sopra al livello stradale, strutture di servizio si riaffacciavano dal piano di calpestio e torbnavano a proiettare le loro ombre verso l'orizzonte ormai invisibile. La città rissumeva il suo aspetto quotidiano, almeno per un altro giorno.

20150714

#667 (Le nuove mosche #48)


COSTUI ERA UN CAVALLO

Trenta gocce di Guttalax erano state spremute in ogni pasticcino, e in cucina qualcuno s'era preso la briga di urinare nello champagne.
Drew se ne stava quietamente seduto a tavola, assaporando il gusto unico e irresistibile di conversare con i suoi ospiti mentre questi gustavano le prelibatezze che erano state preparate per loro.

#666

E lo so che a furia di augurare la morte a tutti (volontariamente malvagi, irrimediabilmente incivili o semplicemente ottusi che siano) la conseguenza rischia d'essere che a morire sarò io. Ma cosa posso farci? Odio questa umanità infima e meschina, mi fa ribrezzo, disprezzo le sue regole violate, le convenzioni imposte, le paure superstiziose e gli affanni ambiziosi, e aspetto l'inarrestabile sfacelo, e spero che tutto si risolva in una completa dissoluzione. E non rappresenterebbe forse la mia fine anche la sua?

20150713

#665 (Le nuove mosche #47)


SETTIMINO TRIO

Sono insomam una specie di puttana. Dunque per me "il cliente ha sempre ragione" è un detto che vale sempre, in qualsiasi caso della vita.

#664

Lui cercava di tenerlo dentro nonostante la posizione scomoda, e lei continuava a parlare di questa guerra combattuta dall'altra parte del mondo, e mentre lui riteneva che non li riguardasse e la sua arma preferita perdeva velocemente colpi, lei insisteva più o meno inamovibile che la cosa li riguardava eccome.

20150710

#663 (Le nuove mosche #46)


KUNDALINI JAZZ

A un tratto mi accorsi che, per andare in libreria, facevo sempre la stessa strada, percorrevo comunque lo stesso marciapiedi. Allora attraversai, verso il lato in cui c'era più sole. Non lo sapevo, ma la mia vita era totalmente cambiata.

#662

I giorni le sembravano tutti irrimedibilmente uguali gli uni agli altri. E tanto doveva sperare, che così restassero il più a lungo possibile invece che, come al solito, irrimediabilmente peggiorare.

20150709

#661 (Le nuove mosche #45)


GYMNOPEDIE N°1, VAR. 1

François era bellissimo, ma a Véronique non piaceva come le stava addosso: stringeva sulle spalle e sulla vita, e si decise a cambiarlo per un modello più comodo.

#660

Non avrei mai pensato di essere costretto a dire una cosa del genere, ma ti devo un rotolo di carta igienica.

20150708

#659 (Le nuove mosche #44)


UN INVERNO PICCOLO PICCOLO

"Credo di aver trovato la donna della tua vita," disse mia sorella appena tornata a casa. Me la descrisse e io fibrillai tutta, per poi sentirmi più calma e più bella.

#658

La casa era stata costruita proprio sopra uno dei binari. Simile a un container nelle intenzioni, vi si accedeva da uno dei lati corti, sempre aperto, salendo un gradino per superare il dislivello con le rotaie, e il resto della luce arrivava dall'altro lato, da cui si sbucava in un giardino e poi all'orto. Erano anni che non vedevo il mio amico, ma la sua generosità non mi stupiva per niente. Quella era la casa che si era tirato su da sé, in cui viveva ormai da sempre, era molto fiero di mostrarmela, di potermi ospitare. La cura dei particolari e la stratificazione delle ristrutturazioni lasciavano intravedere quanto tempo fosse trascorso dal passaggio dell'ultimo treno su quella linea.

20150707

#657 (Le nuove mosche #43)


URLANDO FURIOSO

Ti prego non amarmi. La tua cultura mi fa paura. È un pozzo senza fine quello in cui mi stai richiamando. Affrontando la tua idea dell'amore io morirò, è questa l'unica certezza, oltre quella che t'amo.

#656

La nonna di Alessandra siede accanto al fuoco, è quasi cieca ma perfettamente cosciente di tutto quel che accade nella grande stanza.
"E lei" chiede ad Ale "va a messa?"
La quale lei, a cui si era già riferita come la tua amica speciale, ero poi io...

20150706

#655 (Le nuove mosche #42)


UN VEPONE CHIAMATO DESIDERIO

Il cinema ci istiga a una falsa concezione dei rapporti umani — si disse Jerome, sicuro di aver ragione: io la incontro, e nella scena suvccessiva ci stiamo già spogliando in una bellissima casa. Premesso che questa cas anon esiste, la mia seconda scena è esattamente uguale alla prima: io la fisso ed entrambi non parliamo.

#654

Con buona pace di Cartesio, il grafico che meglio rappresenta la scissione interna dell'uomo non è bidimensionale ma si estende almeno in tre dimensioni: all'aspirazione all'amore (x) da un lato e alla libertà (y) dall'altro si oppone infatti in pari misura anche quella al potere (z), ognuna con un'inclinazione di 90° rispetto alle altre.

20150705

#652/653 (Le nuove mosche 40/41)


UN DRAMMA A MAURO

Capii quella mattina che il vero artista non poteva radicarsi nel suo letto fino alla mezza, non poteva fare colazione con fette biscottate e burro e marmellata e cappuccino e non poteva guardare troppa TV. Mi alzai, mi vestii, presi un caffè e uscii in strada ad ammalarmi di città.


U' TRAMM' A MAUR'

Scopavano tutti, quella sera in TV, dalle reti nazionali alle piccole emittenti private, squallidi fornicatori e succulente scorpacciate di sesso bianco e profumato. Said uscì di casa urlando, nero di rancore per la donna che non aveva e per la vita che non faceva. Poi ci si lamentava della delinquenza giovanile...

20150704

#651

Quel grosso brontosauro di plastica usato come fermaporta sconfessava la sua decisione di mettersi in casa modellini che riproducessero esclusivamente animali che aveva visto dal vivo e in libertà.

#650 (Le nuove mosche #39)


QUESTO, NON PIÙ DI QUESTO

Non erano mica muratori normali: mi chiesero se avevo uno stereo e, nel caso, se potevano mettere su un po' di musica. Iniziarono i lavori con l'overtoure del Tannhäuser e li terminarono urlando in perfetta sincronia con la fine dell'opera.

#649

Si era sempre considerato un osservatore, e non amava essere osservato mentre faceva cose. Per questo quesi tutte le sue fotografie mostrano persone di spalle, perché in un ritratto — sempre che sia regalato e non rubato — chi scatta non è mai il solo ad osservare.

20150703

#647/648 (Le nuove mosche #37/38)


BANDA AL NEON

Per esempio quando nonno, nella 128 azzurra che chiamavamo pipò, simile a un super-abuleo cubano, faceva le sue magie accendendo e spegnendo i fari dell'auto che ci stava davanti. Mi faceva dare il via, e i catarifrangenti si illuminavano come per incanto, preda dei fari della pipò in un meccanismo che non mi era ancora dato di conoscere.


BANDONEON

La chiamavo Vergine Bianca, come se fosse una dama del '400; io la fissavo, cavaliere imbambolato, e lei si faceva largo tra la gente in perfetto silenzio, avanzando lenta con le mani nelle tasche del cappotto, guardando attraverso i ricchissimi capelli ricci, come se avesse un tappeto d'onore steso sotto i piedi.

#646

È importante non perdere le buone abitudini. Ma Victor Rosamonte non voleva rinunciare nemmeno alle cattive, così da evitare l'imbarazzo di doverle distinguere.

20150702

#645 (Le nuove mosche #36)


SFERA

Il poeta, intrappolato nel corpo di un ingegnere, cercava di farsi spiegare il problema filosofico dello zero, e perché dieci diviso tre faccia tre virgola tre periodico ma tre virgola tre periodico per tre non faccia dieci. Il tutto leggendo un trattato sulle mine.
"Puoi leggere e capire contemporaneamente?" gli chiesi.
"Sì," rispose lui, "sono bipede."
"Come Napoleone."
"Buona parte."

#644

La banda era raccolta, come al solito prima di una Grande Effrazione, elegantemente abbigliata e contegnosamente disposta davanti al cancello da far saltare. Come un'orchestra, eseguivano il loro preventivo Requiem per un lucchetto.

20150701

#643 (Le nuove mosche #35)


POETA ASSASSINO

Non è un vigile, è un cow-boy, a cavallo della linea d'emergenza attende in atto di sfida le auto fuorilegge e con la mano, come se fossero vacche da portare al ranch, fa segno di rientrare nella giusta carreggiata, spingendole sulla retta via come farebbe padre M'Coy, pastore protestante sordo da un orecchio.

#642

La lotta si svolgeva su un enorme pietra di marmo dalla forma di piatto, in bilico sul crinale. I contendenti dovevano spingersi l'un l'altro verso il precipizio, mantenendo però la pietra in equilibrio per evitare di cadere giù entrambi. Al tempo che passava tra una caduta e l'altra diedero il nome di Europa.

20150630

#640/641 (Le nuove mosche 33/34)


UNA VOLTA, FORSE

Donne crude da sposare lo attornano
nude come pere sbucciate
coi loro corpi da bisce d'acqua
sottili e rosse come
uno sgurdo di Klimt
dolci come prugne disossate
e altrettanto pericolose.


NON CERTO PIÙ

Donne acerbe di cui potrebbe essere padre
fresche come mele verdi
con le loro gambe lunghe e magre
le costole e le clavicole bianche
stese nell'erba
carezzandosi tra i peli biondi
come frutti raccolti troppo in fretta.

#639

Non deve vedersi, certo, ma caso mai dovesse accadere è importante che sia coordinato.

20150629

#638 (Le nuove mosche #32)


CATERINA CATERING

Tornai a intervistarlo due anni dopo, in occasione del suo Nobel per la letteratura, ma finimmo per degustare il suo pollo alla bolscevita, un piatto russo-felliniano di recente concepimento che pareva deliziarlo più dlel'idea di essere entrato nella storia.

#637

Non c'era bisogno che fosse vestito di tutto punto, bastava anche solo che indossasse la sua giacca da camera. Se voleva che lo riabilitassi agli occhi dei suoi compaesani (che poi era il motivo per cui mi aveva ingaggiato) era venuto il momento di togliersi qualche dubbio, e probabilmente anche qualche soddisfazione: l'importante, gli dissi, era che uscisse al più presto di casa e che vedesse quel che avevo da mostrargli.

20150627

#636 (Le nuove mosche #31)


GIGIUSCHRIST SUPERTAR

Sono un ladro, mia cara, gentiluomo ma ladro. E in quanto gentiluomo consiglio non solo la separazione dei beni, moglie mia, ma anche la separazione dei mali.

#635

Ero diventato così grosso e pesante che la tuta a malapena mi conteneva, e tutti i miei rotoli di grasso erano messi ben in evidenza dalla ciniglia color blu nazonale. Non ero più degno di rappresentare la mia patria alle Olimpiadi, e l'unica soluzione era ricorrere al taglio laser, la cui silouette di metallo incandescente mi avrebbe riportato alla mia antica forma.

20150626

#634 (Le nuove mosche #30)


IL SANGUE DI FABIO

Lo amo?
Non so se lo amo. Ma lo preferisco a tutte le esperienze che ho avuto con uomini, e ora sono un semplice casalingo monogamo assolutamente non scandaloso.

#633

E per picchiare la parte peggiore di noi stessi ci venivano fornite delle pale, simili a grossi remi, con cui dovevamo battere selvaggiamente sulla schiena di quelle bestie che eravamo diventati finché non fossimo tornati in noi. Solo allora, doloranti per le percosse date e ricevute, potevamo prendere posto alle nostre scrivanie e ricomincire a lavorare.

#632 (Le nuove mosche #29)


FILE NON TROVATO

Spugnando una radice di liquirizia nel suo caffè colombiano, Franco de Marco era convinto della bontà della sua trovata.
"Ho inventato qualcosa" mi diceva tutto allegro della sua scoperta.
Ero andato fino a Bogotá per intervistarlo a proposito del suo premio Pulitzer, ma non voleva parlar d'altro che del suo caffè alla liquirizia.

20150625

#631

Per andare in auto dal villaggio alla macelleria bisognava passare sotto al frontone e dentro il tempio – vuoto d'ogni antico fasto. E poiché non c'erano gradini da fare e nessuna soluzione di continuità tra la strada e il piano di calpestio tra le colonne, cominciai a sospettare quali tesori potessero riposare nella terra attorno a quelle generose rovine.

#630 (Le nuove mosche #28)


TRE PER NOVE

"I've nothing for you," disse Josef Koudelka ai due indiani sul treno, dopo aver mangiato del pane con un sugo giallo che loro gli avevano offerto. "Wait a moment: I can take a picture of you and send it to your family wherever you want."
"Really you do this?" chiesero i due col loro inglese sdentto.
"Yes, I assure you I'll do this."

20150624

#629

L'esecuzione è funestata da starnuti, colpi di tosse, raschiamenti di gola, schiarimenti di voce, risucchi di muco, respiro pesante se non asma, perfino russìo (in qualche caso anche pesante). Richiamata dalla gratuità dell'evento la massa di anziani nei loro colori antichi a quadrucci siede scomposta, un po' sorda e un po' imbiancata, mentre la diciassettenne un po' sovrappeso incede un po' goffamente verso il pianoforte nel suo abito di raso rosso che lascia scoperte le grandi braccia rosee e suggerisce il seno sviluppato, e interpreta, forse troppo, le sue romaticherie adolescenziali con smorfiette e vezzosità varie che tanto piacciono a certo pubblico, quasi un Charlie Chaplin della tastiera, portamento e immaturità di cui avrà prima o poi a pentirsi.

20150623

#627/628 (Le nuive mosche #26/27)


DA KOTA

Un morto su un binario /
Un treno in ritardo /
Due indiani in un vagone /
Uno sparo alla stazione /
L'uomo bianco non sa qual è /
Il centro del mondo

(canto Lakota)


A LABAMA

Un corpo inutile /
Come un treno in ritardo /
Due negri che spiccano /
Come uno sparo alla stazione /
L'uomo bianco non sa qual è /
Il centro del mondo

(canto blues)