20160630

#1210 (Le altre mosche #90)


ARMANDO BLOCH

Vino ad libitum per 3000 lire: questo è ciò che chiamava l'inizio di una splendida amicizia, o di un buon affare.
Ma poi pisciare, pisciare, pisciare.
Perhaps, perhaps, perhaps.

#1209

Quella mattina capì una volta per tutte che ci sono almeno due regole intransigibili per assicurarsi una buona giornata: farsi la doccia anche se ci si sente puliti, e non dimenticare mai a casa un libro da leggere.

20160629

#1208 (Le altre mosche #89)


OLDSMOBILE JESUS

Certo, con più pancia e più errori, ecco come tornai dalla Metropoli.

#1207

Zophia fu la prima a cedere. Dopotutto stavo per partire e probabilmente non ci saremmo mai più visti. Mi misi in ginocchio sul divano e lei salì in piedi di fronte a me, la pelle bianca e lentigginosa, la vulva completamente rasata e più stretta di quel che avrei immaginato, ma il culo sodo, che stringevo mentre leccavo.
Con Liza fu più complicato. Si aggirava per casa dietro di noi, quasi come se nulla fosse.
"Ci scatti qualche foto?" le chiese Zophia.
"No," rispose lei, ma era già in canottiera.
Era una di quelle tedesche tutte d'un pezzo, come ce n'erano ancora quell'anno. Ma mentre ci davo dentro con la coinquilina me la ritrovai accanto, i piccoli seni scoperti e pressati ai lati dalle bretelle.
Il corpo di Zophia era nettamente più bello, pieno e slanciato, ma era Liza che volevo, i suoi fianchi larghi, il suo sguardo fiero che mi fissava, un po' impaurito, mentre cominciavamo a baciarci.

20160628

#1205/1206 (Le altre mosche #87/88)


THINKING HEADS

Ogni volta che si apriva quel cassetto, l'inevitabile odore di mosto antico, come alito etilico di trapassati parenti.


WALKING HEADS

Venivano i nuovi vicini, sgombrando ricordi dall'appartamento accanto.

20160627

#1204

E siccome era l'unico culo che il buon Dio le aveva dato, passava il tempo a cercare la sedia perfetta.

#1203 (Le altre mosche #86)


MISSING MISSY

Ricevette in silenzio e in lontananza, da mani che non erano le mie, il libro che le avevo dedicato.
E non riusciva a leggerlo, mentre i ricordi si affastellavano, e la voglia di sapere cosa ne pensava.

20160626

#1202

Un paio di volte l'anno accadeva che ci dicessero di lasciare tutto a casa, vestiti e soprattutto viveri, e correre in strada senza mai voltarsi indietro. C'era sempre una buona ragione, come ebbi modo di scoprire quando i piccoli maledetti insetti che popolano i nostri muri sono venuti in cerca di cibo e, mutando e ingigantendosi sempre più mentre mi attaccavano in volo, hanno iniziato a mordermi la carne coi loro pungoli affilati. Ho ancora il corpo tutto arossato, e il prurito dell'infezione è forte nelle ferite ancora aperte.

#1201 (Le altre mosche #85)


BIADE ROVENTI

Ci cascavo sempre, in quel passaggio a livello: chiudeva un quarto d'ora prima che passasse il treno, ma se un tempo queste pause oceaniche avevano per me un senso di metafisico, ormai risultavano solo per quello che erano: perdite di tempo.

#1200

Una volta forse, ora certo non più, vivevano in questa città i fratelli Cuorecaldo: Manisporche era il più lesto, Testavuota era il più buffo e Piedifreddi, detto Freddi, era il più saggio.

20160625

#1199 (Le altre mosche #84)


RUCHETTE

"La gardenia è una pianta, non un fiore."
"Bene, allora prendinde due."
"Ma non puoi portarle una pianta intera!"
"E perché no? La canzone dice così; se c'è riuscito lui..."

#1198

Caso più unico che raro di incidente aereo con un'unica vittima, morire durante il volo per colpa di una patatina andata storta era la cosa più ridicola che gli fosse mai capitata.

20160624

#1197 (Le altre mosche #83)


TOGLIMI DI MEZZO IL FEGATO

Daniel Pennac è convinto che sia meglio abitare in un brutto palazzo che averlo davanti ogni volta che ci si affaccia alla finestra. Cosa penserà allora dell'edificio che ho di fronte, poliabitato, simile a un'astronave pronta alla partenza, concepita da un Deutschegaudi?!

#1196

Più o meno ogni cosa che pensiamo possiamo averla a casa, il tempo di un download o quelli di spedizione. Visitare altri paesi è attualmente l'unica esperienza che non possiamo ottenere a domicilio, che ci costringe per sua stessa natura a lasciare la nostra abitazione e sperimentare il non conosciuto in un ambiente non familiare. Certo, questi due casi opposti ne escludono colpevolmente un terzo: quello della basilare interazione con esseri umani estranei, che si può praticare scendendo semplicemente in strada e lasciando che la città non sia più un luogo straniero, una realtà virtuale.

20160623

#1195 (Le altre mosche #82)


SONO STATO PAGATO

Le piccole foglie cominciavano ad allargarsi una dopo l'altra, in infusione, mentre dal ventre del bricco salivano bolle roventi che lasciavano tremolare fiamme e acciaio durante il tipico rumore metallico delle tisane sul fuoco.

#1194

Facendo un elenco di tutti i paesi del mondo in cui non esistono ragni: così inizia il progetto di Tom Sandberg per trasferirsi all'estero.

20160622

#1193 (Le altre mosche #81)


LE DONNE SONO OCCULTE

Cercavo solo di fertilizzare la nostra amicizia.

#1192

Litigare con John è una cosa che mi mette sempre di cattivo umore, specie se è per una storia di groupie. Il fatto è che danno sempre ragione a lui, anche quando è evidentemente in torto. Allora lascio il camerino a grandi passi e scendo al bar. Il palco è là in fondo, e il nostro gruppo spalla sta già suonando. In questi casi non c'è nulla di meglio che cantare un grande classico come quello che i ragazzi stanno eseguendo proprio ora. Salgo sul palco da dietro, tra la meraviglia generale e le urla del pubblico impazzito. Mi metto al microfono dietro l'hammond, è inizio ad armonizzare la melodia principale. I ragazzi non riescono a crederci, ma dopo un momento di esitazione continuano a suonare: non capita tutte le sere che Paul McCartney canti nella tua band. Alla strofa successiva prendo il comando e inizio a urlare il soul più rauco che sia mai venuto fuori dai miei polmoni. "I shoul' kill you / Or at least hate you / But I can't but love you / There's no try with you / There's no bloody try with you...". A cosa serve la falsa modestia? È una cosa da brividi.

20160621

#1191 (Le altre mosche #80)


SUOCH MONDO

La mano sulla tastiera. Il video acceso. Gli occhi spenti per sempre.
La parola terminale gli aveva sempre dato l'idea della morte.

20160620

#1190

Fare pipì mentre mio padre si lava sul bidet, accendere una luce per la notte a mia madre. Il tutto a casa mia. Qualcosa è cambiato.

#1189 (Le altre mosche #79)


SOL

Indossò il casco, come ogni volta che sentiva il pericolo imminente. Tutto quell'apparato simil NASA, il respiratore, la tuta, gli scarponi, in quei casi cadevano per lui sotto la voce 'obbligatorio', ma gli altri, intorno, lo deridevano, lo schernivano per l'andatra goffa e quella ingombrante stupidità. Non sapevano che presto sarebbero morti tutti.

#1188

Mentre fuggivano dai proiettili gli era ormai chiaro che l'avrebbero uccisa: come avrebbe potuto difenderla con un apistola così piccola? Il finale del film era già scritto.

20160619

#1187 (Le altre mosche #78)


LE SIGNORE SI DIVERTONO

Tutti hanno un acanzone, no?
La nostra, ti ricordi? era la cara vecchia sigla di Lupin, cantata dalla regina del lissio.
Ballammo tutta la sera. Io ti pestavo i piedi, ma tu sorridevi lo stesso.

#1186

"Scendo lì anch'io," rassicurai in spagnolo i due trans che erano saliti sull'autobus.
Era una zona periferica e alquanto desolata, gli spiegai lungo la strada, quella in cui dovevano andare, ma loro parlavano solo di questo loro amico che avevano visto la sera prima in compagnia di una sciacquetta bionda troppo alta per lui.
Ci seperammo lungo quella che aveveva per molti anni desiderato essere una rambla, ma cui la collina sulla quale era stata stesa prima e l'improvvisa e lunga crisi degli alloggi poi avevano concesso di assomigliare nient'altro che a una salita assolata e deserta.

20160617

#1185 (Le altre mosche #77)


COME GLI AEROPLANI

In silenzio pressoché assoluto la macchina svolgeva il suo compito andando su e giù, e poi giù e su, solitaria, senza che nessuno le rivolgesse una parola.

#1184

L'albergo era così isolato che da quando era stato abbandonato e la natura aveva fatto il suo corso, ci poteva vivere senza che nessuno la trovasse. Fece accomodare le sue nuove amiche (le uniche, in realtà, se se amiche si potevano definire due turiste straniere perse nel bosco) nella stanza dove dormiva, che era alta il doppio del normale grazie a un soffitto crollato. Quando le chiesero come facesse a copravvivere spiegò che le bastava fare i venti chilometri che la separavano dalla città portandosi dietro qualche gingillo dall'albergo, cose di valore rimaste nei cassetti, posate e bicchieri e stoviglie, a volte anche la maniglia di una porta, e chiedere al ricettatore di quanti pezzi aveva bisogno.

20160615

#1183 (Le altre mosche #76)


SUXXESSFUL CARCRASH

Quando riuscirono a entrare nel bagno dovettero tirarlo via da tutta quella nebbia, strapparglielo a forza.

#1182

"Contenuto delle tasche?"
"Biglietti."
"Che?"
"Biglietti del cinematografo, Commissa', un mucchio di biglietti usati. Al signor Dardenne ci piacciono i film!"

20160614

#1181 (Le altre mosche #75)


BATON DE COL

Fu così che presi la scossa da me stesso.

#1180

E cosa ci facevano di nuovo in giro quelle foto in cui comparivo, ancora sedicenne, con un uccello enorme nella penombra di un'intimità dimenticata? Soprattutto cosa ci faceva quel grosso affare nelle avide mani e sotto gli occhi rapaci delle mie due amiche più pettegole? Nel giro di poche ore tutti sapevano che ce l'avevo molto più grande di quel che il mio stile di vita ritirato avrebbe potuto far sospettare.

20160613

#1179 (Le altre mosche #74)


MORE PICTURES ABOUT BUILDINGS AND FOOD

Come una bolla di sapone gigante, la sfera di luce sul mio balcone può portarmi verso il sole (casomai questa fosse la mia aspirazione).

#1178

La loro casa era il paradiso del cleptomane.
O il suo inferno.

20160612

#1177 (Le altre mosche #73)


SAN PRISCO BLUES

Mia sorella è andata alle olimpiadi di matematica, pensò Takeshi. Allora in questa famiglia solo dentro il mio cervello c'è qualcosa che non va.

#1176

Ammiravo i nostri Guggenheim per la loro capacità di allargare di anno in anno il loro giro di amici e conoscenti. Io, per conto mio, il giro lo restringevo sempre di più, scremando, escludendo, eliminando.

#1175 (Le altre mosche #72)


NUTRITION FACTS

Le due tigri riposavano sdraiate testa contro testa, come dopo aver lottato a lungo, anni contro anni, testa contro testa, tigre contro tigre, senza essere riuscite a prevalere l'una sull'altra: bestie oniriche, non possono avere la meglio sulla realtà a cui siano destinati.

20160610

#1174

Il dentifricio premuto dal centro, la carta igienica tirata dalla parte sbagliata, la serranda alzata durante la notte: dopo anni di supremazia del bene temo di aver lasciato entrare in casa colei che riporterà l'equilibrio nella forza. E no, io non fraintendo le profezie.

20160609

#1173 (Le nuove mosche #71)


UN MONDO D'ORO

Adoravo la sua musica, semplicemente perché faceva canzoni che si potevano ascoltare dopo una buona cena, o mentre si fa il bagno (o la doccia, per chi non ha il bagno).
Non era un semplice cantante folk, sembrava più un massaggiatore pranoterapeuta.

#1172

Che i milanesi hanno sempre fretta è un luogo comune gratuito tra i più scontati. La frase per cui sono più famigerati, non ho tempo, che pure dicono spessissimo e nelel più svariate occasioni, dovrebbe infatti essere meglio interpretata come non ho voglia.

20160608

#1171 (Le altre mosche #70)


CAMEO HOTEL

La lunghezza dei miei romanzi si limita alle dimensioni del block notes da taschino che mi porto appresso, come Kerouac durante le sue scarpe in giro per il fango con Robert Frank, improvvise foto, improvvise città, e un giorno improvvisamente morirò.

#1170

Al buio è impossibile vedere i limiti di un problema, capire da dove abbia origine e soprattutto dove sia la sua fine. È per questo che la notte ogni preoccupazione sembra sconfinata.

20160607

#1169 (Le altre mosche #69)


ENO.TECH

Parla solo di blues, il rev. Linesing, con la missione di convertire gli astanti indecisi.
Sull'altare la foto di San Jimi Hendrix e l'invito a scopare, perché il bluesman è rattuso, e se suona pure l'armonica le ragazze impazziscono. E nessun avviso sui falsi profeti.

#1168

Sei la tovaglia a quadri stesa nel mio prato.

20160606

#1166/1167 (Le altre mosche #67/68)


VISION OF JOY

Se nessuno lo fermava Brian avrebbe passato tutto il pomeriggio a sniffare carta carbone ascoltado super hits degli anni Settanta.


JOY DIVISION

Io vedo oltre,
io vedo onde,
io vedo mare.
Io vedo, pare.

#1165

Ricordi i vecchi tempi? Scaricare film era come coltivare la terra: bisognava stargli dietro, controllare lo stato di avanzamento, evitare o debbellare i virus, a volte star svegli fino a tardi o svegliarsi all'alba, perfino alzarsi in piena notte per cambiare macchina. E non sempre il raccolto andava a buon fine o era comunque dei migliori. Un'era da pionieri. In tanti hanno perso così i migliori anni della loro vita.

20160601

#1164 (Le altre mosche #66)


THE SLIDE AREA

Gli piacevano le cose semplici. Parcheggiare la sua Ford Capri sotto l'insegna verde del Building of Food a San Bernardino, assaggiare la sabbia coi suoi stivali di serpente, addentare un Big Beck Chicken e osservare il sole andarsene dietro ai suoi coca-cola glasses.

#1163

Dice bene, lei, quando mi accusa di farla troppo facile, e che è semplice accusare chi vive in città di aver rinunciato ai propri sogni quando la vita mi ha dato così tanto. Ma i sogni di cui parla lei sono quelli in cui si può credere solo a posteriori, una volta che sono finiti, e cioé quando ci si sveglia la mattina dopo. Quelli che intendo io sono invece i sogni che esistono solo perché li si vuole sognare, che sono fatti dell'unico obbligo morale che abbiamo nei confronti di noi stessi: quello di non sprecare la nostra vita. È vero, sono stato fortunato, perché non tutti i sogni si avverano, anzi a dire il vero quasi nessuno. Ma non si può sperare di vincere al giorno senza prima giocare, no?