20180330

#1894

Starnutiva come se volesse cacciare qualcuno di casa: "Escì! Escì!"

20180329

#1893

Alza di scatto il piede dal parquet infido. Ma non è il legno ad averlo ferito, bensì qualcosa che sotto al legno dimora, e che usa quel sistema—pungere ignari passanti—per spostarsi e riprodursi più velocemente.

20180328

#1892

Facendo i calcoli, non poteva essere stato che uno di noi sei.

20180327

#1891

Si accorse che la stavo guardando, mi sa che lì dentro non passavo inosservato. Quantomeno non per un fedele. Forse aveva addirittura capito che l'avevo seguita fin dentro la Moschea da fuori. Da quanto mi aveva notato? Dal mercato? O addirittura già dal porto?
Fece allora un largo giro e venne a mettersi davanti a me, poi si voltò in modo un po' teatrale e con un gesto della mano sinistra divise di netto le mie, fino ad allora stupidamente intorpidite in un atto di falsa preghiera.
"Se continui a fingere non otterrai nulla da me," disse. "Adesso usciamo."
E in mezzo al volto color caramello i suoi occhi erano ancora più verdi di quello che avevo intuito.

20180324

#1890

Sono le 2025h e ho già un bicchiere di whisky in mano.
Stasera c'è qualcosa che non va.

20180323

#1889

Gli occhiali erano sotto l'armadio, a pochi centimetri dall'orlo del tappeto impolverato. Si rialzò con uno sbuffo di fatica troppo precoce per la sua età e li portò a sua madre, che fissava come al solito fuori dalla finestra con sguardo assente, vedendo chissà cosa nella sua implacabile miopia. Glieli fece indossare e si allontanò in cucina, senza rendersi conto che non erano i suoi occhiali, ma quelli del padre, morto qualche settimana prima lasciando una moglie priva di desideri. Una donna che solo oggi, a una vita distanza, tornava a vedere il mondo: ma quella che improvvisamente c'era ora attorno a lei non era la stessa realtà fisica che la circondava, non il suo appartamento in penombra che presto sarebbe stato ancora una volta vuoto ma la sua casa di un tempo, non più il buio, il freddo e la solitudine ma la luce, il calore, e perfino l'allegria che lì aveva sostato per tanti anni. Era la casa che aveva sempre diviso con suo marito, era di nuovo il luogo dove avevano costruito tutto, il loro posto preferito. Era qui che abitava in quel momento.

20180322

#1888

Mi si stringe il cuore a dirlo, ma nonostante quello che ogni fan potrebbe pensare e sognare, stare in studio coi Beatles in quelle ultime settimane era uno strazio, una cosa noiosissima anche nei momenti migliori.

20180321

#1887

Scopre che è tatuata solo quando si spoglia e s'infila nella vasca accanto a quella in cui è già immerso lui.
I bagni sono inondati dalla nebbia, forse anche dalle nebbie dell'alcool, e dalle risate, e dalla curiosità, e benché sia solo una sua amica chi dice perché no? cosa me ne sto a fare qui sola nella mia vasca? e lo raggiunge nella sua, mostrandogli l'ampia schiena e il sedere lucido mentre passa, sedendogli poi di fronte nell'acqua calda che sale di livello, e raccontandogli tutta la storia che ha scritta sulla pelle.

20180320

#1886

I danni che il robot aveva riportato erano tutti da imputarsi al suo stesso comportamento. Era uno degli esemplari più autolesionisti dell'intera serie: una volta era arrivato a sparare alla testa del suo riflesso nello specchio, e nessuno dubitava che ci avrebbe messo poco a generare l'idea del suicidio.

20180319

#1885

La gente fuma perché è l'attività che più somiglia a fare qualcosa senza in realtà fare nulla. Il fumo è così simile alla vita stessa—basta infatti inspirare ed espirare—che di questa rispecchia anche il limite più ovvio: più si va avanti e più ci si avvicina alla morte.

20180317

#1884

His art is from heart,
but not from planet Earth,
and thus this hurts,
it hurts us like darts.

20180316

#1883

Fuori dalla finestra la neve cade lenta e sempre più fitta mentre in sottofondo Paul Tortellier affronta l'Allemande dalla prima Suite per violoncello: questa mattina è una scena di raccordo girata da Edgar Reitz, Ruben Östlund o Ingmar Bergman.

20180315

#1882 (Wódka Szymborska #1)

Con un fiammifero spento 
in bocca 
e un altro acceso 
in mano, 
tentare di far passare la fiamma 
dall'uno all'altro
senza darsi fuoco 
al naso.

Il tutto per l'intrattenimento 
di un pubblico non voluto, 
che inoltre 
non si merita lo spettacolo.

Il gioco non vale la candela.

20180314

#1881

Il nuovo frigorifero parla una lingua diversa, ritmica e sincopata, simile a quella delle megattere quanto quella del vecchio modello, più melodica e sinuosa, era simile a quella delle balenottere.
Se quello era balenese, quindi tutto sommato terrestre, questo, più alieno, lo definirei baleniano.

20180313

#1880

Con questa pericolosissima combinazione di pantaloni stretti e calzettoni di lana, ogni volta che mi alzo dalla sedia il confine tra hipster e ballerino tirolese diventa sempre più labile.

20180312

#1879

1.
Anche se mi ha visto sicuramente arrivare, getta a terra la sigaretta—un milione di anni per consumarsi completamente—e attraversa il marciapiedi tagliandomi la strada.

2.
Gli parla in continuazione, senza lasciarlo interagire se non con monosillabi di rassegnato assenso, solo per poi lasciare la conversazione a metà non appena gli squilla il telefono.

3.
Quando entro in ufficio non saluta, quando ha bisogno di qualcosa pretende sempre che siano gli altri ad andare alla sua scrivania, se ha una priorità pretende che queste lo siano anche per gli altri senza preoccuparsi di quel che stanno facendo, e quando mi alzo e chiedo se qualcuno vuole un caffè non risponde, né sì né no.

4.
Dal centro della strada notano una vetrina interessante e, incuranti del mio passaggio in senso contrario, tirano diritto verso il negozio, lo sguardo fisso verso qualcosa che desiderano, cosicché devo fermarmi di botto se non voglio finirgli contro.

5.
Scende le scale mobili e appena oltrepassata la soglia della banchina di ferma col passeggino esattamente davanti all'entrata, così che tutti quelli che arrivano dopo di lei devono aggirarla.


Sono esagerato io, o non merita forse questa gente di morire seduta stante?

20180310

#1878

Le indicazioni di regia non erano molto chiare: dovevo trovare quella valigia infilata in quell'anfratto e, una volta fuori, avrei dovuto affrontare con comica nonchalance il grosso leone che intanto si era appostato ad aspettarmi, e sarei poi dovuto caracollando uscire fuori dall'inquadratura.
Non so che indicazioni avesse ricevuto la belva, ma di certo c'era che risultò molto più aggressiva di quel che avessi immaginato: con scatti decisamente felini mi balzava quasi addosso, a quella velocità che rendeva difficile decidere se correre o fingersi già morti, e più volte con zampe e denti tentò di azzopparmi o azzannarmi, tanto da rendere impossibile concentrarsi su niente che non fosse una via di fuga.
Con totale assenza di nonchalance, ma forse agli occhi degli altri non senza una certa comicità, dovetti rifugiarmi in tutta fretta nella grotta usata come magazzino dalla troupe. Seduto su una cassa fu lì che il leone finalmente mi raggiunse, solo per poi accasciarsi ai miei piedi e posare l'enorme testa sulle zampe. Potei così assistere a quell'incredibile fenomeno di trasmutazione che ti ha reso parte insostituibile della mia vita nella forma in cui sei adesso.

20180309

#1877

Altro che basso elettrico! Quel violoncello valeva il doppio di qualsiasi strumento nella stessa categoria: suonandolo con le dita produceva un suono ovattato, cupo ma anche dolce, simile a quello di un contrabbasso jazz anche se più sottile, mentre col plettro diventava metallico e tagliente, come il Fender in un gruppo punk. Facendo poi scorrere i polpastrelli sulle corde verso il ponte si otteneva una vibrazione che non aveva paragoni, come un lamento suadente, il canto tremolante di un essere ancestrale, acquatico, forse addirittura non terrestre, e sicuramente dotato di sentimenti.

20180306

#1876

Come facevano le rock star a suonare completamente ubriache?
Già incerto sui suoi piedi dopo tre tequila, R. Zimmerman si chiese se avrebbe mai rischiato la sicurezza di una delle sue chitarre per un giro in più.

20180305

#1875

Continuava a piovere.
Mi spostai allora sotto la pensilina ad aspettare il prossimo tram, che sarebbe passato dopo un paio di minuti. E però. Avevo gli scarponi e un giaccone impermeabile a copertura totale che mi avevano già accompagnato in alcuni dei posti più freddi della mia modesta ma arrischiata carriera di viaggiatore: cosa temevo? Non mi mancava nulla per godermi la natura in tutta la sua terribile bellezza, anche se ero prigioniero della città.

20180304

#1874

La paura di prendere—o, peggio, di dare—la scossa era ormai tale e tanta che Jeff Tweedy aveva preso l'abitudine di girare indossando un paio di guanti.
Ora guardava la sua chitarra, stesa nel feretro di velluto bordeaux, chiedendosi quando sarebbe riuscito nuovamente a imbracciarla.
Così come non si può raggiungere e mantenere uno stato d'animo con la sola volontà, così non se ne può restare ostaggio.

20180303

#1873

All'avvicinarsi delle scale fuori dall'ambulatorio, la coppia di vecchini (non si capiva bene chi fosse l'accompagnatore di chi, ma la cosa è ininfluente) si separò di comune e silenzioso accordo, uno a destra e l'altra a sinistra, il gesto automatico messo inconsciamente a punto in anni di esperienza, ognuno verso il proprio corrimano.

20180302

#1872

Quel game Roseanna lo perde stupidamente, la concentrazione se n'è andata, qualcosa—di cui non conosce ancora l'origine—la sta silenziosamente distraendo.
Rincorre la pallina a bordo campo, solo per scoprire che la sua corsa è stata fermata dalla lunga scarpa rattoppata di Ronald McDonald, seduto in panchina accanto al suo allenatore.
È cupo, il clown, stanco e forse deluso. Ma non ha perso la sua loquacità, e approfitta della contingenza per raccontarle con parole ricercate e stile forbito la sua triste giornata.
"Però non mi abbatto,"dice alla fine: "ho sempre i miei tre dollari di calma."