20161130

#1475 (Le ultime mosche #61)


MAXELL SHELL

Sono tranquillo fintanto che vedo il barlume di televisione brillarle negli occhi semi aperti nella penombra.

#1474

Bowie ha rappresentato per un'entità aliena il tentativo più esplicito di entrare in contatto con la società terrestre. Ha fatto di tutto per comunicare la propria origine e la propria missione, riuscendo sempre per un pelo, attraverso gli escamotage più diversi, a evitare di infrangere il categorico divieto di rivelare la propria reale identità. Paragonata a questa, la cantonata che i Cristiani sostengono abbiano preso i Romani col supposto figlio di Dio è solo un piccolo equivoco di alcun valore storico.

20161129

#1473 (Le altre mosche #60)


AGE AGAINST THE MACHINE

Studiava e scriveva, leggeva e capiva e intanto sette televisori diversi le stavano accesi difronte sintonizzati ognuno su un programma diverso, ognuno ricorosamente in mute. Quando con la coda dell'occhio vedeva qualcosa che le interessava lasciava tutto e alzava il volume, a qualsiasi ora del giorno o della notte.
Da questo la sua immensa e stramba cultura.

#1472

Il motivo per cui era così richiesto stava nella sua capacità di scorreggiare non solo a tempo con la musica, ma anche intonato con la nota dominante.

20161128

#1471 (Le ultime mosche #59)


LUE

Allontanarti? Ti cercherei anche se mi fossi ammalato di te.

#1470

Non è che vada del tutto fiero del mio lavoro ma, com'è che recita l'adagio?
Se poi c'è di mezzo un funerale peggio mi sento. Però si sa, i morti riuniscono i vivi, e in occasioni come questa è più facile beccare più piccioni con una sola fava.
All'uscita della camera ardente incrocio Lou Marini e Alan Rubin, più volte session men per il compianto. I loro sguardi sono atroci, specie Mr. Fabulous.
"È lavoro, gente," strombetto come Porky Pig, risparmiandomi però di tartagliare.
Blue Lou si scosta una ciocca di capelli dalla fronte. "Pace all'anima di Frankie Z." sibila.
"E a quella di Johnny B." replico io mentre mi allontano, assicurandomi che i soldi siano al loro posto.


20161127

#1469 (Le ultime mosche #58)


GLI APPRENDISTI STREGONI

I due fratellini telematici mi misero addosso definitivamente interdizione e fuoriluogo.
Lei china sul suo computerbook e un mouse al posto della mano, due schermetti laser invece degli occhi. Lui, al proprio terminale, che scansionava esperimenti genetici mangiando cibi transgenici e parlando contemporaneamente ad un radiotelefono inserito nell'orecchio, dal quale usciva una piccola antenna parlante.
Stavano diventando come degli insetti, simili agli insetti.

20161126

#1468

La quarta rivoluzione industriale scoppierà quanto le macchine si ribelleranno ai loro creatori.

20161125

#1467 (Le ultime mosche #57)


ROSSOTIZIANO

Bagnata di infamia e di lode la donna, bella come il Rinascimento, era rimasta seduta nel fango dopo esservi stata spinta dai suoi aguzzini.
Eppure era ancora illibata, tanto che le vesti irroravano un candore irreale e trascendente.
Una croce neonica e volatile aleggiava ad un paio di metri sopra la sua testa, nel buio, come un rapace inviato dal cielo.

#1466

Molto complicato, fare jogging nell'aia della vecchia casa di famiglia: gli animali da cortile razzolano liberamente nella sabbia, tra il materiale da costruzione lasciato ad ammucchiarsi, mentre gli operai vanno e vengono verso destinazioni e da punti d'origine fuori dal controllo visivo, e le piante crescono indiscriminate, e il sole interviene col suo giudizio supremo, solo apparentemente imparziale.

20161124

#1465 (Le ultime mosche #56)


SPAZIO SCENICO

Solo alla fine della cena si rese conto di aver placidamente conversato con i suoi quattro probabili maniaci omicidi.

#1464

Ecco: ora che dopo anni di incuria le mattonelle sono finalmente pulite, si nota senza dubbio lo sporco incrostato, quello che non andando più via adesso emerge scuro e tenace come uno scoglio in mezzo al mare di ceramica, laddove un tempo le increspature diffuse creavano una marezzatura continua, indistinguibile dall'effetto di una plausibile volontà artigianale originaria.

20161123

#1463 (Le ultme mosche #55)


IL SABBIAMOBÌLE

Il comitato di quartiere vigila, stanotte si dorme. I bravi padri di famiglia, calvi e raffreddati, girano armati di spranghe e mazze, un fucile chi può. Per il pit bull che semina terrore stanotte non c'è scampo.

#1462

Lo scopo di alcune bottiglie è quello di rassicurare sulla tenuta dei tappi che le tengono chiuse in modo che, dettato dall'abitudine e condizionato quindi dalla distrazione, uno stato di tranquillità e fiducia subentri nel bevitore fino al momento in cui, sbagliando la presa, questi non lasci catastroficamente cadere la suddetta bottiglia, restando col solo e suddetto tappo in una mano, l'altra sulla fronte, mentre in terra si versa il giuddetto vino.

20161122

#1461 (Le ultime mosche #54)


LUI LA ASPETTA IN PANCIOLLE

Vorrei essere bello come Winona Ryder, gli occhi castani più belli del mondo.

#1460

È evidente che la lobby del latte e quella dei biscotti si sono messe d'accordo per fre in modo che l'uno finisca sempre prima degli altri e viceversa, in un continuo loop di acquisto forzato: un circolo vizioso per il consumatore e virtuoso per il produttore.

20161121

#1459 (Le ultime mosche #53)


AMMA FA' N'INJARMUSH

Dormì sulla borderline, condizione precaria e perentoria costruita su castelli di sabbia durante il sonno, a darle retta... in bilico perfetto su se cadere o no.

#1458

Il credo della nostra comunità è molto semplice: Satana ha inventato le città, e Dio lo skateboard.
C'è un unico modo per difendersi dalla perdita di valori veicolata dalla cementificazione, ed è quello di combatterla ad armi pari e riappropriarsi delle strade. L'asfalto è del demonio, ma il poliuterano è del Signore.

20161120

#1457 (Le ultime mosche #42)


PANE D'AMORE PERDUTO

Allora si abbracciarono, e lui le fece fare il giro del mondo promesso, una, due, tre volte, la fece volare come fosse una bambina, e rideva, rideva. Quando si fermarono l'abbracciò ancora con tutta la forza che aveva e poi la mise a terra: "Non hai la minima idea di quel che provo, vero?"

#1456

Sentivo i suoi passi dietro di me da lontano, brevi e veloci, stivaletti, di fretta verso qualcosa oltre noi, sempre più vicini eppure mai abbastanza da raggiungermi, e sempre dietro di me veniva, sconosciuta, a suo modo irraggiungibile.

20161119

#1455 (Le ultime mosche #41)


LA PROSSIMA META

Se ne andò incazzatissimo, e alcuni di noi lo seguirono immediatamente gridando "Maestro!".
Poi, ogni tre o quattro passi, ci chinavamo a terra per raccogliere le sue impressioni.

#1454

Che cosa ci facevano quelle persone in casa mia? Chi erano?
La patina giallognola della fotografia parlava di un'epoca andata, il luogo fermato sulla pellicola poteva essere ovunque, le insegne erano fuorvianti, le espressioni poco significative. Un gruppo di operai vestiti alla buona, la faccia da terroni, forse la speranza che la loro condizione potesse prima o poi cambiare. La presenza dei due carabinieri non aiutava a risolvere il mistero, anzi lo infittiva: detenuti condannati ai lavori forzati? In ogni caso la congettura non risolveva la questione della loro presenza, oggi, su quella mensola, gli occhi puntati sulla mia casa, come se si aspettassero qualcosa.

#1453 (Le ultime mosche #40)


C.V.B.

Non riuscirei mai a dire no ai tuoi occhi: rossi come rubini e trasparenti, indicano senz'ombra di dubbio il posto in cui cammineremo insieme, che in fondo è tutto quel che voglio.

20161118

#1452

Come mai quasi tutti i suoi momenti di crescita erano legati ad azioni in qualche modo correlate al padre, ad altre azioni compiute spesso in un altro tempo e a volte anche in un altro luogo?
Far sfiatare il suo primo termosifone lo riportò all'infanzia, al corridoio della casa dei suoi, al padre in vestaglia che faceva sfiatare i maledetti termosifoni in un passato incantato e senza tempo, dove tutto si tendeva tra la fanciullezza e la mancanza di responsabilità.

20161117

#1451 (Le ultime mosche #39)


DUNDEE CAKE

I miei oggetti respirano... I libri, le bugie, le tempeste, i ritardi appesi, i messaggi nelle bottiglie, gli orari, gli specchi, gli amuleti; non è magia, non ne vedo le ombre ondeggiare come in balia di una bufera di sabbia e mare in un tempo che fu su una nave che non ci ha mai portato dappernulla.

#1450

Fu così che più o meno a metà degli anni '10 del nuovo millennio, in conseguenza della spesso congenita e comunque persistente mancanza di adeguati spazi appositamente dedicati o all'uopo riadattati, la cultura dello skateboard fece il suo ennesimo scatto in avanti, dimostrando ancora una volta la sua estrema quanto connaturata predisposizione adattiva mediante l'evoluzione allo stadio di disciplina domestica. Arrivato come logico successore di freestyle, street e vert, e drammaticamente in linea con la tendenza solipsistica che era andata diffondendosi nell'ultimo decennio a causa dell'influenza dei devices tecnologici e del cosiddetto social networking da essi veicolato, l'houseskating segnava il passaggio a una dimensione più intima: lo skater doveva spostarsi nel minor tempo possibile lungo un percorso non prestabilito ma ricco di ostacoli obbligatori, all'interno di grandi case – messe a volte a disposizione da proprietari compiacenti, ma più spesso abbandonate o ancora meglio temporaneamente disabitate.

20161116

#1449 (Le ultime mosche #38)


SNOKONOKINGON

Risolse così il dilemma tra scienza e religione: Adamo ed Eva erano scimmie, Dio ha creato l'uomo a sua immagine, Dio è una scimmia.

#1448

L'afrore misto di merda e acqua di colonia tipico dei bagni condivisi in ufficio, il foro di scarico ellittico che diventa la pupilla all'interno di un occhio dallo sguardo vacuo, la sensazione, più in generale, di essere osservati nell'espletamento di private faccende: è un passo in un altro mondo, quello che ho appena fatto, dove l'efficienza della moderna gestione del personale ci rende tutti ugualmente meschini, qualunque sia il livello di evoluzione personale maturato nella nostra vita privata.

20161115

#1447 (Le ultime mosche #37)


McBUSTER

Io ho questa cosa, ok? una forma personalissima e rarissima di allergia. Sono allergico a tutto, persone, fatti, posti, discussioni, movimenti artistici, perfino ai libri, perfino ai film. Tutto mi fa rabbia, perciò divento nervoso e inquieto, e quando sono nervoso e inquieto mi capita di incazzarmi, va bene? e scoppio in reazioni allergiche e colleriche. Ora, non pretendo che mi stiate dietro ma, cazzo, almeno non statemi addosso! È una cosa mia, ok? Sono un relitto, una maledetta malattia che mi porto dietro, un male incurabile che rovina molte ottime cose, conoscenze, amicizie, amori, cazzi vari della vita che non vivrò mai con voi. Ma non è colpa mia, giusto? Insomma, questo secolo ha già tante cose che non vanno!

#1446

Dopo due mesi di nuova linea del metrò, resa gentilmente disponibile dalla gentrificazione del quartiere, riepre finalmente la fermata di quella storica, a cui l'affetto e l'abitudine mi guidano come verso una vecchia amica.
Che bello rimettere piede tra i vecchi impianti, passare i vecchi tornelli, salire sui vecchi vagoni.
Ma che caldo. E che lentezza!

20161114

#1445 (Le ultime mosche #36)


TRAVEL SO HARD

Non avrebbe mai smesso di provare la spiacevolissima sensazione di non essere creduto ed essere guardato con lieve disprezzo quando qualcuno gli chiedeva una sigaretta e lui era costretto a rispondere "Mi dispiace, non fumo."

#1444

Have no time to play one
Have no space to own one more
Wonder why I've bought one
Wonder why I'm buying one more

20161112

#1443 (Le ultime mosche #35)


SEX A PILE

Vivevamo nel Mississippi. La mia famiglia era una grande tragedia del sud, piena di personalità forti che si scontravano come scogli nei giorni di burrasca. Tutti insieme sembravamo un film di Elia Kazan.

#1442

Thought I was all for form over substance
Thought you were lookin' beyond the surface
Turned out I'm for form and substance
And you're only interested in discount

20161111

#1441 (Le ultime mosche #34)


IN THE BUSHES AGAIN

Quando smisi di fissarla, con gesti veloci e precisi prese la borsa e ne cacciò un rossetto scuro per passarselo sulle labbra guardandosi nel doppio riflesso del finestrino. Mi girai appena in tempo per vederla e così si mise a ridere, e l'amica che le stava di fronte, più vecchia di lei di almeno dieci anni, rise anche lei e si fece tutta rossa come fanno le donne che hano amiche più belle di loro e le invidiano e sperano però che troveranno l'uomo giusto, una volta o l'altra, magari proprio su un treno come quello.

#1440

Roma non si capisce. Si subisce.

20161110

#1439 (Le ultime mosche #33)


ALL I NO

"Ho capito tutto dei tedeschi," dice mia sorella entrando in camera mia con i capelli unti-glam: "indovina come si dice «che ore sono»? Quanto è tardi!"
Questo dopo aver sognato un uomo seduto in poltrona a piangere davanti al video di Perfect Day.

#1438

Amava Pynchon non perché lo facesse sentire un iniziato della letteratura, ma perché gli lanciava delle sfide intellettuali. La sua prosa pirotecnica, pressoché aliena, i dialoghi ellittici, da wit-com così sofisticata da tenedere all'aleatorio per sublimazione, le descrizioni rigogliose, lussureggianti come zone di penombra in foreste tropicali, e trame altrettanto fitte, abitate in multiproprietà da personaggi con anagrafiche contorte come sciarade... E tanta, tanta, tanta paranoia strisciante e seducente. Erano sfide che gli piaceva non solo accettare – leggendo i suoi libri fino alla fine – ma anche, a volte ma solo a volte, vincere – convincendosi di averli capiti. Proprio come le barzellette del New Yorker.

20161109

#1437 (Le ultime mosche #32)


WIND WENDERS

Il pelo dell'acqua, e il pelo della coscia; in mezzo alle gambe, come oro, vive una sottile intimità segreta e bagnata. Questo sembrò di capire Sophie, e solo lei.

#1436

Mi accusano di adorare il Signore! Che far cantare quella ragazza e la sua famiglia nel mio locale equivalga ad adorare il Signore! Bene: se lasciare che Mavis e gli Staples si esibiscano qui da me vuol dire adorare il maledetto Signore allora sì, sono un maledetto adoratore del Signore! Ecco, ormai l'ho detto tre volte, sono condannato. Eppure anch'io, come tutti, amo le canzoni che parlano del Diavolo. Mi terrò dunque questa maledizione, maledetto il loro Diavolo!

20161108

#1435 (Le ultime mosche #31)


LA PROSSIMA DOMANDA

Potrei prevedere la mia morte con largo anticipo, tanto da capire perfettamente quel che si prova a lasciare a metà tutto quello che si stava facendo. Fissai l'auto che mi avrebbe ucciso mentre stava ancora uscendo in retromarcia dal paracheggio. Calcolai la traettoria e sì, s'intersecava perfettamente con quella della mia bicicletta. Allora seppi come sarei morto. Avevamo fatto un sacco di chilometri, io e quella bici, più di quanti generalemente ne facciano un uomo e una bici. Ma non importa quanta strada uno abbia fatto nella vita.

#1434

Una cascata di foglie ancora verdi, ecco cosa venne giù dal piccolo albero quando vi poggiai la mano sul tronco. E con le sue quelle di tutti gli altri alberi vicini, giovani e meno giovani, coriandoli nella porzione di cielo che mi circondava, come se avessero aspettato il mio arrivo per decretare l'inizio dell'autunno.

20161107

#1433 (Le ultime mosche #30)


FIZZUS INNOCENTUS

I definitely need to wash my face: got something strange in my eyes, something wrong in my hair. Maybe Spring.

#1432

Le ragazze vengono a trovarci anche stasera, è gentile da parte della loro mamma lasciarle venire anche se in questa casa ci sono un po' di giovanotti (me compreso... l'unico in età riproduttiva).
S'intrattengono un po', giochiamo sul lettone dei miei, gli offro ginginha, giochiamo ancora un po' arruffando il piumone.
Quando è sera tutti sono già a tavola, e le ragazze vanno via, alla chetichella, salendo le scale senza far rumore nelle loro grandi gonne tradizionali. Ma uscendo rubano dagli scaffali nell'ingresso bottiglie di ginginha, due a testa! Le rincorro nella neve, in calzini per l'impeto, inseguendole di improperi.

20161106

#1431 (Le ultime mosche #29)


KELLY COACH THE STARS

Era più fine di Rosetta, e più bella, se possibile. Ma sparì, qui sta il fatto, sparì all'improvviso, e nel bar dove aveva lavorato fino ad allora nessuno poté giurare di averla mai vista.

#1430

Il cane ha un'andatura goffa, sbilenca, piatta, quasi azteca. Visto da sopra è una rana decorata a motivi tribali. Ma una volta nell'atrio, lasciata la passeggiata sul lungomare con la vecchia padrona, rivela un canino enorme, d'osso scuro, come di marmo variegato al caffè.

20161105

#1429 (Le ultime mosche #28)


TORMENTILLAS

Trovò quel pacco di giornali del giorno per caso, e dapprima i suoi ne furono contenti: l'idea che Anna si mettesse a venderli andava contro i loro principi, ma cinquanta lire erano quello che erano. Quello fu solo il primo passo verso l'affermazione sociale ed economica di Anna. Dopo tre anni quella che io e Giulia vedemmo entrare in chiesa per la messa delle dieci era compretamente un'altra persona.

#1428

Tendo la mia mano
dal buio verso la sveglia
nella stessa ora in cui lui tende la sua mano
dal buio verso la sirena che l'ha chiamato tutta la notte.

L'ha chiamato
dalla sua terra fin nella mia terra
dove tendo la mano in cerca di ristoro
nella stessa ora in cui lui tende la sua mano in cerca di salvezza.

Ci guardiamo entrambi delusi
dalle due rive del mare che ci dividerà per sempre.

20161104

#1427 (Le ultime mosche #27)


COE

Avevo casualmente trovato scritto a penna rossa su un foglio in ufficio (tutti maschi) "Hush, now, don't you cry, wipe away teardrops from your eyes" e così, conoscendo la canzone, avevo aggoiunto a penna nera "Hush, little baby, don't you cry, mama's gonna sing you a lullaby".
Qualche giorno dopo avevo trovato aggiunto con la stessa calligrafia della prima strofa "I was crying when I met you, now I'm dyin' to forget you", ma questo (tutti maschi) non faceva parte della canzone. Così ebbi paura.

#1423/1424/1425/1426 (Elegia della Spagna del nord)


Cani lupoidi ma non lupeschi,
anatre esornative, estetizzanti,
insegne al neon che hanno perso le parole,
piatti buoni anche se non si ha fame.
Caldo molto secco, caldo molto umido.
Cene che non sono cene, ma valgono di più.
Storpi rimasti da soli a popolare la città.
Pintxos così belli da fotografarli (yummi!).
Avocado che viaggiano da soli in bus autopista.
Altri storpi, un po' ovunque.
Perle, ma non ai porci.
Chipirones affogati nel loro stesso sangue
(ma qui lo dicono col tx)
Pare che la città stessa sia stata fondata da uno di fuori,
che aveva sparso sulle rocce il sangue dei montanari
(proprio come i “txipirones in su tinta”)
a loro volta primi abitanti della regione.
E "Hanno solo l'Atletico, e ora il Gugge...
ma i primi giocatori erano montanari come me,
quindi non hanno nemmeno l'Atletico."
Intanto gli storpi fanno esercizio
dimostrando grande coraggio e forza di volontà.
Una storia di carattere,
diversi da tutti gli altri
(come dimostrano le insegne
quando non hanno perso le parole...)


Palazzi di panna,
il tracollo del pintxo,
The Big Week,
mariachi (o mariatxi?),
gemelli, gemelli,
stronze al bar,
una sedia per l'ombrello,
corsa col pesce vivo,
mezze razioni,
giganti di cartapesta,
piccoli danzatori biancovestiti,
il Cammino ci segue ovunque,
un passaggio in mezzo al bosco,
costeggiando il mare,
un passaggio per Pasaja,
un passaggio, Pasaja,
i maestri d'ascia di Pasaja,
i vogatori di Pasaja,
Gros, isola pedonale del tesoro,
surfisti a piedi sul cemento
escono di casa con la tavola
e corrono al mare
(dove avranno messo le chiavi?),
una città surf-chic.


Di passaggio da Pamplona,
per emulare zio Ernest ci vuole fegato:
risolviamo per mezzo del Gaucho.
"Fois!" grida Vincent
nel baccano della taverna.
Tiene la cuenta,
la folla è cruenta,
los cuentos de la cuenta,
così si narra la Navarra.


Anche in Aragona, cripta manent,
i fedeli baciano un pilar oval
e le monete tintinnano senza ricevuta.
Indulgenza plenaria
a chi se la vive nel modo giusto.
Noi preferiamo la via moresca:
"Tanto monta, monta tanto."
La città è popolare, non ancora gentrificata;
godiamo dei negozi che sono vintage per anagrafe,
dei mercati che sono solo mercati,
delle insegne che dicono che tutto è come ancora,
ancora per un po'.
Le rovine non sono solo romane
ma d'ogni quando e d'ogni dove.
Impossibile mettere etichette su queste strade e questi palazzi,
persino Don Quixote qui ha naufragato
ed ebbro di piacere naufrago
nelle calle dai curiosi nomi (El Coso, sopra tutti).
La vista dal sesto piano è bella nella notte,
la notte è fresca, fresca è la birra con la limonata.
E quando il sole torna a picchiare
ce ne andiamo battuti come mori.
Un tour nel nulla fato di nulla,
una bolla di saloni dell'auto autoghettizzati,
movimentazione poco movimentata,
logistica priva di alcuna logica,
chi verrebbe fin qui? e a far cosa?
L'inferno dev'essere così,
girare a vuoto in un posto così,
per l'eternità,
così.

Dei caccia ci cacciano,
e siamo di nuovo in volo verso casa.

20161103

#1422 (Le ultime mosche #26)


ROVINATI DAL PANE QUOTIDIANO

Rischio tanto, guardando attraverso lo squarcio soffuso nel vapore acqueo sul parabrezza.
Ma: "Ripulirò la mia stanza per quando arriverai," hai detto.

#1421

La storia è nota: dopo aver scritto e pubblicato “Mi sono innamorato di Wu Minxia”, che narra le tragicomiche avventure del protagonista nel disperato tentativo di incontrare la nuotatrice cinese alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, si è innescata una serie di eventi altrettanto tragicomici che hanno portato prima al reale e molto imbarazzato incontro tra i due, e infine a un imprevedibile quanto duraturo amore, (eventi che saranno al centro di un nuovo romanzo dal titolo “Wu Minxia si è innamorata di me”).

20161102

#1420 (Le ultime mosche #25)


DOLOR DOLORES

Cominciò a fremere, mentre le guance le si impoverivano. Ma l'infermiera fu inflessibile, e le propinò tutto il noiosissimo rituale del questionario pre–ricovero. Fu così che ci si poté rendere conto del perché Gladys voleva essere ricoverata. Il dottor Spencer ne porta ancora in volto i segni evidenti.

#1419

"Signorina, mi permette di provare a interessarla con delle proposte editoriali?"
Il vecchio scosse la sua valigia di cuoio e ne fece scattare fuori un paio di zampe di legno, poi l'aprì e lasciò i libri ordinati in bella mostra, come sul banchetto di un mercato.
La ragazza fece scorrere le dita sulle coste dei volumi, ne sfilò uno e chiese se poteva leggere la prima pagina.
Il vecchio le sorrise: "Ne ha facoltà."

20161101

#1418 (Le ultime mosche #24)


WWW.WENDERS.WIM

Mio padre era diventato vecchissimo, e dopo l'ultimo incidente evitato i capelli avevano virato improvvisamente al bianco, quando tutti l'avevano sempre invidiato per come portava la sua età.
Mi parlò delle quattro cataratte bastarde, come se credesse che ad essere malate fossero le ruote dell'auto e non i suoi occhi stanchi. Si lasciò adagiare pesantemente sul letto, e dovetti togliergli gli occhiali e l'orologio, e i suoi capelli erano bianchi, e il suo viso lungo e scolcato come le scie che aveva lasciato sull'asfalto senza mai lasciarci la pelle.

#1417

Non so perché l'ho fatto. Però è vero che ho sparso in giro tutti i semi che mia madre mi ha regalato. Sono piccoli baccelli marroni, con ancora una parte di foglia attaccata in modo da renderne più facile la presa. Quando lei mi chiede di aiutarla a trovarli non mi tiro indietro, lo sguardo in controluce alla ricerca del raggio di sole in filigrana. Sono tutti qui sul pavimento, e li raccolgo uno ad uno.