20161104

#1423/1424/1425/1426 (Elegia della Spagna del nord)


Cani lupoidi ma non lupeschi,
anatre esornative, estetizzanti,
insegne al neon che hanno perso le parole,
piatti buoni anche se non si ha fame.
Caldo molto secco, caldo molto umido.
Cene che non sono cene, ma valgono di più.
Storpi rimasti da soli a popolare la città.
Pintxos così belli da fotografarli (yummi!).
Avocado che viaggiano da soli in bus autopista.
Altri storpi, un po' ovunque.
Perle, ma non ai porci.
Chipirones affogati nel loro stesso sangue
(ma qui lo dicono col tx)
Pare che la città stessa sia stata fondata da uno di fuori,
che aveva sparso sulle rocce il sangue dei montanari
(proprio come i “txipirones in su tinta”)
a loro volta primi abitanti della regione.
E "Hanno solo l'Atletico, e ora il Gugge...
ma i primi giocatori erano montanari come me,
quindi non hanno nemmeno l'Atletico."
Intanto gli storpi fanno esercizio
dimostrando grande coraggio e forza di volontà.
Una storia di carattere,
diversi da tutti gli altri
(come dimostrano le insegne
quando non hanno perso le parole...)


Palazzi di panna,
il tracollo del pintxo,
The Big Week,
mariachi (o mariatxi?),
gemelli, gemelli,
stronze al bar,
una sedia per l'ombrello,
corsa col pesce vivo,
mezze razioni,
giganti di cartapesta,
piccoli danzatori biancovestiti,
il Cammino ci segue ovunque,
un passaggio in mezzo al bosco,
costeggiando il mare,
un passaggio per Pasaja,
un passaggio, Pasaja,
i maestri d'ascia di Pasaja,
i vogatori di Pasaja,
Gros, isola pedonale del tesoro,
surfisti a piedi sul cemento
escono di casa con la tavola
e corrono al mare
(dove avranno messo le chiavi?),
una città surf-chic.


Di passaggio da Pamplona,
per emulare zio Ernest ci vuole fegato:
risolviamo per mezzo del Gaucho.
"Fois!" grida Vincent
nel baccano della taverna.
Tiene la cuenta,
la folla è cruenta,
los cuentos de la cuenta,
così si narra la Navarra.


Anche in Aragona, cripta manent,
i fedeli baciano un pilar oval
e le monete tintinnano senza ricevuta.
Indulgenza plenaria
a chi se la vive nel modo giusto.
Noi preferiamo la via moresca:
"Tanto monta, monta tanto."
La città è popolare, non ancora gentrificata;
godiamo dei negozi che sono vintage per anagrafe,
dei mercati che sono solo mercati,
delle insegne che dicono che tutto è come ancora,
ancora per un po'.
Le rovine non sono solo romane
ma d'ogni quando e d'ogni dove.
Impossibile mettere etichette su queste strade e questi palazzi,
persino Don Quixote qui ha naufragato
ed ebbro di piacere naufrago
nelle calle dai curiosi nomi (El Coso, sopra tutti).
La vista dal sesto piano è bella nella notte,
la notte è fresca, fresca è la birra con la limonata.
E quando il sole torna a picchiare
ce ne andiamo battuti come mori.
Un tour nel nulla fato di nulla,
una bolla di saloni dell'auto autoghettizzati,
movimentazione poco movimentata,
logistica priva di alcuna logica,
chi verrebbe fin qui? e a far cosa?
L'inferno dev'essere così,
girare a vuoto in un posto così,
per l'eternità,
così.

Dei caccia ci cacciano,
e siamo di nuovo in volo verso casa.

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