Dal punto di vista del paesaggio le due rive erano essenzialmente uguali. Ma se volevo raccontare quello che davvero mi interessava, allora dovevo restare da questa parte del fiume. Arrivato a metà del ponte scattai qualche altra fotografia di poco valore e tornai indietro.
20181123
#1945
Gestisce un negozietto di articoli per le feste: palloncini, maschere, candeline e tutto il necessario, in un'attività stipata di colori, glitter e facce di cartoni animati sorridenti. Ma è la persona più incazzata del mondo: si aggira sbuffando tra tovaglie a fantasia e lingue di Menelik o staziona annoiato dietro al bancone, e quando qualcuno compra finalmente qualcosa, specie se è un articolo di poco conto, lo guarda disgustato e preme i tasti della cassa con pesante delusione, come se si fosse aspettato di diventare ricco proprio quel giorno ma qualcuno avesse ancora una volta inspiegabilmente infranto tutti i suoi sogni.
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#1944
Allo stesso modo in cui, come tutti sanno (o dovrebbero sapere), sciacquare bene i piatti è altrettanto se non più importante che lavarli, così ogni volta che nella storia si è ritenuto giustamente necessario fare "giustizia", sarebbe stato bene proseguire con un'accurata revisione etica, perché i residui della precedente operazione non restassero attaccati alla società appena mondata, invisibili ma velenosi.
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#1943
È sempre così: si prende una cosa antica, usata bene, invecchiata meglio, la si prende e la si torna ad usare, probabilmente con attenzione, magari anche con amore, e la si consuma, più che in passato, la si rovina, tanto che sembra che la si sia recuperata proprio e solo per questo scopo, per decretarne l'ultima fine.
Indumenti tessuti con cura, destinati a durare, fatti per l'uomo senza mezzi, che li ha indossati con rispetto, ora diventano in un attimo stracci e pezze, oggetti privi di valore e ormai da buttare, o alla meglio pronti per i cassonetti gialli.
Così, allo stesso modo, si prende qualcosa di vivo, diciamo una pianta (ma vale anche per un animale, per non parlare di un essere umano) e la si vuole per sé, la si usa contro natura, la si riempie di quel che si pensa sia amore, fino a inondarla e soffocarla a un tempo. Impauriti dal proprio eccesso di zelo, allora la si fa asciugare, la si prosciuga fino ad essiccarla, e alla fine non si sa più cosa fare: troppo amore? Troppo poco? La si lascia crescere per conto suo, sperando nell'autosufficienza, puntando sull'indipendenza, confidando nella tanto decantata resilienza, e quella si ammala per mancanaza di attenzione.Cosa rimane poi? Tornare ad amarla, certo, ma quanto? Qual è il limite? Come si evita di sopraffarla, seppellirla?
Le foglie prima verdi, ora irrancidiscono marroni. Le radici prima deboli e poi forti, ora sono fradice. Non aveva più senso lasciare la pianta nel vivaio? Non sarebbe meglio che crescesse solo in un bosco?
E adesso la quercia piantata per la nascita del futuro signore della casa è improvvisamente impallidita, e come di fronte a un evento spaventoso incanutiscono d'un tratto i capelli di un uomo nel fiore degli anni, così da una notte all'altra l'alberello ha mutato il colore delle sue foglie, tanto da apparire fin da lontano, ad essere fatalisti, come un presagio di sventura.
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#1942
L'elastico. Senza dubbio è l'elastico la più grande invenzione della storia.
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20181122
#1941
Qualche anno dopo aver iniziato a viaggiare—per lavoro o piacere che fosse—Janis Skujins si rese conto che cominciava a confondere i luoghi che aveva visitato.
Una chiesa in legno diventava un'altra chiesa, che magari di legno aveva solo le panche, e quella strada gli sembrava quell'altra strada, che forse aveva visto in quell'altra città.
In generale, ogni luogo gliene ricordava almeno un altro, lontano nel tempo e nello spazio, mentre ancora gli restavano ignoti alcuni angoli della propria casa, che di recente aveva visitato pochissimo.
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#1940 (Elegia Estone)
1.
Appena usciti dalla cartolina, in basso a destra, c'è un'altra Tallin, che profuma di aneto, finocchietto selvatico e carvi, dove i cetriolini non sono stati ancora curati e vecchie babushke vendono calzini, sciarpe e cappelli fatti a mano lungo i marciapiedi fuori dall'austero e malandato edificio del mercato sovietico. È un'Estonia russofona, messa in disparte, coi vestiti a fiori e i capelli fushsia, che scrive in cirillico preghiere ortodosse e mette in mostra finferli, frutti di bosco, mele dell'orto e angurie aperte in due.
2.
A nord della cartolina, passato il vecchio valico delle Nazioni Unite, si accede a quelal che fu la Zona, russa anch'essa, dove la tetra area di prigionia usata prima dai nazisti e poi dai sovietici è separata dal Baltico da una cortina di fil di ferro. La famiglie vengono a fare il bagno qui, nell'ultima risorsa che è anche l'ultimo resort, le banchine crollate, i capelli di ferro che vengono fuori dal cemento urlando arrugginiti verso il cielo d'afa.
3.
Abbandonata e decrepita piattaforma di atterraggio di una gloria seppellita, sprofondata, ormai affondata, è il punto sfocato in cui la mania di grandezza dei dirigenti di partito ha partorito un monumento al socialismo di cemento, concreta cultura a contrasto della coetanea soft culture, contraria punto per punto al punto che alle domande sulle ultime vestigia del passato la signorina dell'ufficio turistico risponde contrariata, come a stupirsi che non ci sia nulla di meglio da vedere di quei residuati cui la moderna Estonia non concede nemmeno la pietà dell'abbattimento e riserva invece l'incuria del tempo che passa inesorabile per tutti.
4.
Molto in alto a destra della cartolina si replica col memoriale ai caduti del 1918, quelli dalla parte sbagliata della guerra, ora lasciato a disgregarsi come vendetta perfetta di un popolo che preferisce l'oblio degli anni alle spese di smantellamento. Il popolo che ha barattato la gentilezza e l'ospitalità col sospetto e la freddezza di una nazione due volte tradita, se non tre.
5.
È il cuore della cartolina, la parte più dolce, meno russa, più orgogliosamente folk, vestita in abiti tradizionali, stampata a mano con torchi di legno, come è giusto che una cartolina sia. Dicono che l'acqua sia potabile, anche se ha lo stesso strano sapore del resto della città, ma ci si fa un pane buonissimo, da mangiare fritto nel burro e salato per accompagnare carne d'alce, omelette di funghi, paté di coniglio, torte di formaggio blu, e birre scure del colore di un paese vecchio, che nessuna cartolina può più evocare.
6.
Al mattino i dolci sono relegati a un'ora ancora da venire, inoltrata, solo per turisti, mentre nelle stazioni degli autobus c'è spazio solo per caffè, uova, pancetta, panna acida e salsa di mirtilli, unoca concessione agli zuccheri. (O è forse passata di barbabietola?).
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20181113
#1939
Accortisi di essere sotto osservazione, il toro e il gallo reagirono nell'unico modo in cui mai si vorrebbe che gli animali reagissero: ci fissarono per un attimo infastiditi, e poi ci caricarono.
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#1938
Solo quando iniziammo casualmente a scattare col flash ci rendemmo conto che quegli strani ammassi che spuntavano dal suolo erano resti di persone sepolte alla meno peggio. Circondati dagli oggetti che avevano usato fino a un attimo prima di venire falciate, avevano ancora addosso le divise dentro cui erano morte, le carcasse a metà strada tra la tomba e il cielo. Stavamo camminando in un immenso cimitero.
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20180908
#1937
Quando si erano fidanzati lui era un ottimo partito.
Ora è solo un quarantenne disoccupato, stessa scheda anagrafica di certi sociopatici in incognito che finiscono sul giornale per aver ammazzato moglie e figli o aver sparato a un immigrato.
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20180801
#1936
Per fortuna eravamo al primo piano, così potemmo scappare dal balcone. Ci accolse la strada intasata: bloccata nel traffico la città impazzita non sapeva più dove riparare. Da allora non facciamo che spostarci di casa in casa in cerca di cibo e oggetti utili, a volte saltando da un tetto all'altro ed entrando dai piani più alti perché sappiamo che a loro piace restare quanto più possibile vicini al suolo. Da un certo punto in giù sono ovunque, e il peggio è che non si distinguono dalle persone normali. Temiamo tutti per il nostro cervello, ma a volte ci assale lo sconforto e preferiremmo quasi che ce lo succhiassero via come hanno fatto con tutti gli altri.
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20180731
#1935
Ci sono persone che credono in Dio ma fanno le cose più orribili, e non credenti che invece vivono in modo esemplare. Non è questa un prova che Dio non esiste? O forse del contrario?
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20180730
#1934
Istruttore di nuoto, ladro, spia, sindaco, servo del Re d'Inghilterra, signore che vende gli occhiali, fioraio, spazzacamino, campione di Moto Guzzi, virus, scienziato pazzo. Questi alcuni dei più interessanti lavori che la mia piccola amica Viola (che poi mi ha chiesto cosa facciano esattamente il ladro e la spia) ha gentilmente pensato per me e per il mio futuro prossimo.
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20180721
#1933
La preda era ormai lontana, e a quel punto decisero di tornare indietro: la residenza offriva tutti i comfort della sicurezza tribale e dell'estetica borghese, un perfetto connubio scozzese.
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20180720
#1932 (Wódka Szymborska #16)
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20180717
#1931
Vorrei ringraziare David, Tina, Chris, Jerry, Brian, Neil, Georgia, Chris, James, Thom e Johnny per essermi stati vicino e avermi sostenuto in questo periodo difficile. Mi auguri di no, ma potrebbero seguire giorni ancora peggiori, quindi non pensate di averla scampata.
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20180715
#1930
L'ansia è un'enorme carpa di tre colori che si aggira sotto il pavimento.
Bianca e arancio con fasce nere simili a bruciature, la vediamo attraverso le parti trasparenti del ghiaccio nuotare suadente e minacciosa, l'incarnazione della nostra precarietà.
Viviamo in una casa pronta all'incendio, il volto del male stampato a fuoco nel muro come una presa di corrente dopo un cortocircuito. Ma questo lo so solo io.
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20180712
#1928
Ok, questo nuovo sofisticatissimo soffione per doccia utilizza solo il 50% dell'acqua, con conseguente risparmio economico e sollievo per l'ambiente. Ma se per lavarmi ci metto il doppio del tempo, qual è il punto?
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20180709
#1927
I nemici, quelli pensava che sarebbero potuti arrivare da fuori, da lontano, con vanghe e ruspe e betoniere, ad abbattere il suo albero e tutti quelli intorno per trasformare quell'angolo di verde nell'ennesimo tassello di asfalto cittadino. Non si aspettava certo che fossero già lì, dietro di lui, tutt'attorno, gli stessi che quel giardino l'avevano creato e che dicevano di difenderlo. Né che sarebbe successo così presto, praticamente ora.
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20180705
#1926
This is a small step for mankind but a great leap for this man
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20180704
#1925
Lo capiva solo adesso: voleva far parte di quelle fotografie. Voleva diventare anche lui un personaggio, se non un protagonista, di quelle foto dei giorni andati, in cui lei sorrideva di un sorriso così naturale e sincero. Voleva abitare il suo passato in modo da essere automaticamente parte dei suoi ricordi, una presenza fissa in quelle scene di allegria e serenità, per avere una possibile risposta al dubbio di essere anche lui tra i motivi della sua felicità.
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20180702
#1924
Mi colpiva, anche se non mi stupiva, che mio padre si vergognasse della sua vecchiaia. Dopo una vita spesa a fare del suo corpo un tempio, ora la sia fede stava venendo inesorabilmente a mancare, la sua chiesa stava rapidamente crollando, la roccia su cui era stata costruita ormai ridotta a un sasso buono solo—ad averne ancora la forza—per essere lanciato lontano.
Mentre girava per casa seminudo—l'imbarazzo per il suo fisico cadente superato solo dalla totale disillusione—mi chiedevo se sarebbe stato lo stesso per me, quando fosse venuto il mio tempo: se, come pio padre in questo momento, sarei andato in giro per le stanze del mio passato davanti agli occhi di mio figlio alla ricerca di qualcosa che immaginavo perduto.
"Questo è il mio cuscino," disse infine con aria trionfante, dopo avermi sottratto quel che stava cercando.
Anche se ero steso a letto, lo fissai da una posizione di scomoda superiorità.
"Me l'avevi prestato per la mia cervicale," gli ricordai.
Era delusione, quella che vidi sul suo volto? O una forma di sollievo?
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#1923
La perdita dava direttamente nella mia camera, il flusso d'acqua che arrivava dal soffitto sempre più deciso e incontenibile. Ma che dovessi svegliarmi la notte col materasso bagnato e sospeso come una zattera nel delirio dell'emergenza era una cosa che non avrei creduto possibile.
E la cosa peggiore è che mio padre faceva finta di nulla: mentre urlavo con voce roca che avevo bisogno di dormire e che doveva fare qualcosa, lui continuava tranquillamente a radersi davanti allo specchio del bagno, pingue e già vestito col completo buono.
"Dormirai quando sarai morto," mi disse con la sua solita flemma.
E dato che era ormai mattina, riuscì anche nella poco ardua impresa di farmi sentire in colpa.
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20180625
#1922
I suoi animali guida—tipo balene e orsi—erano tutti grandi e intelligenti. Pensava forse di non essere né l'una né l'altra cosa?
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#1921
Martin Parr ha la faccia del tipico fotografo di provincia inglese, ma anche quella del tipico allenatore dilettante inglese. Così, benché fosse venuto a mangiare nel mio ristorante, decisi di far finta di non riconoscerlo, di lasciare che spazzolasse il suo piatto, pagasse il conto e se ne andasse.
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20180621
#1920
Il primo colpo era andato a meraviglia: le monete antiche recuperate da quel relitto erano tante e tali che alla fine dell'operazione—comprensiva di travestimento, occultamento e insabbiamento—avevo addirittura deciso di inviarne un paio al commissario che avrebbe dovuto seguire il caso (se mai si fosse accorto che c'era un caso da seguire).
Ma questa generosità non fu di nessun effetto sul karma del colpo successivo: quel che poteva andare storto così fece, senza che ne capissimo nemmeno bene il perché e il percome.
Cos'è che non aveva funzionato? Come previsto la statua era lì, era piena d'oro, la porta sul retro era aperta, ma tutto il resto era fuori posto o fuori tempo. Scappare a piedi sui tetti inseguito dalla polizia era una cosa che non solo non doveva accadere, ma che non mi accadeva da anni.
Quando arrivai davanti all'ultimo salto capii che ero fuori allenamento. Fu davvero una fortuna insperata (il buon karma, finalmente?) che l'agente che mi stava dietro fosse vecchio, sovrappeso e disilluso almeno quanto me.
Di una promozione appena prima della pensione se ne faceva poco o nulla, disse, era i soldi che voleva, e tanti. Non sapevo cosa ne fosse stato degli altri e glielo dissi, ma quel che potevo promettergli era che se tutto fosse finito come doveva, lui sarebbe stato ricompensato di conseguenza.
Mi fissò con la rassegnazione negli occhi. Ma il salto tra i due palazzi, quello dovevo farlo ugualmente.
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20180613
#1919
Continuava a dire che se ne sarebbe andato, lo faceva col tono di una minaccia, ma forse pensava anche che l'unico a essere in pericolo era proprio lui. Allora lo diceva a voce ancora più alta, con fervore, quasi volesse convincere più se stesso che chiunque altro, come se ad urlarlo potesse fingere che l'avesse detto qualcun altro, più maturo, più sicuro, qualcuno di cui si fidava, qualcuno col potere di vedere nel futuro e di tornare con buone notizie per lui.
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#1918
Cominciò a girare una voce, nel condominio, sull'inquilino del quarto piano: che fosse lui l'esecutore della musica che ascoltava compulsivamente a ogni ora del giorno e spesso anche della notte. Forse addirittura l'autore. (Erano composizioni per chitarra classica che nessuno aveva mai sentito prima—non che fossimo tutti esperti, ma almeno Shazam ne sapeva quanto noi, ovvero nulla).
In questo scenario fantastico, anche la cicatrice sulla fronte prendeva un significato inaspettato e affascinante: era ovviamente il segno lasciato dalla pesante custodia del suo strumento quella volta che gli era caduta in testa dal ripiano dove la teneva per ripararla dalle involontarie attenzioni della donna delle pulizie. Era per questo che aveva perso la capacità di suonare, il trauma si era portato via ogni talento, ogni memoria di tutto il suo sapere musicale. Ma non il piacere dell'ascolto, divenuto ormai nostalgia tremenda, terribile ossessione.
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20180611
#1917 (Wódka Szymborska #15)
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20180608
#1916
Doveva essere solo uno scherzo. Proprio così.
Le ragazze erano rimaste nascoste in agguato dietro il canneto mentre i ragazzi si preparavano a tornare al molo. L'attacco scattò improvviso e rumoroso, e mentre sollevando spruzzi e risate le ragazze correvano quasi a pelo d'acqua con la leggerezza dell'età, i ragazzi si rimisero ai remi e tentarono una fuga disperata. L'arrembaggio era però ormai inevitabile, e alla fine il controllo della lunga canoa passò di mano.
Poi non li vedemmo più, e come avvenne la tragedia è piuttosto un mistero, perché quelli che tornarono non furono mai capaci di parlarne con chiarezza. Si sa solo che fu coinvolta un'altra barca, un affare di vele e cime, di corde che si svolsero e riavvolsero attorno all'una e all'altra imbarcazione, di remi che così imbragati strozzarono la ragazza che aveva preso posto in fondo, di corde che si trasformarono in nodi scorsoi tra i quali, sotto gli occhi del figlio—che gli tenne la mano fino alla fine, in cerca di reazioni—, trovò la morte il pescatore indiano che per vent'anni aveva fino ad allora governato l'altro naviglio.
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20180604
#1915
Jason Priestley si presenta al provino in ritardo, forse anche ubriaco o fatto, indossando un completo grigio con un assurdo pattern di frasi corsive stampate in rosso.
Dopo aver importunato quanto basta un'assistente della costumista, è la volta di Steven in persona.
"Ho fatto questo sogno," gli dice senza presentarsi né lasciargli il tempo di parlare, e come se non bastasse mettendogli una mano sulla spalla—cosa che Steven sopporta a mala pena, "in cui attraverso l'acqua cristallina di questo arcipelago si capiva che tutte le isole non erano altro che le cime di immense montagne sommerse—come poi è davvero—ma pronte a riemergere a causa degli sconvolgimenti climatici. Capisci?"
Steven continuava a fissarlo perché gli era stato raccomandato, ma si vedeva che aveva la testa altrove e che quell'incontro era diventato per lui un'irreversibile perdita di tempo.
"Un film!" stava intanto continuando a sbraitare Jason. "Un film perfetto, di quelli che si girano da soli..."
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20180601
#1914
Quest'allergia mi costava esattamente un euro al giorno, ma la recente svolta per evitare l'assuefazione mi costa anche di più.
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20180524
#1913
Ah, che tempi grami furono quelli! Ancora adesso mi tornano in mente con un brivido: il buio, la solitudine, il freddo di quel periodo. Soprattutto la solitudine, la certezza di essere stato abbandonato e, peggio, la consapevolezza di non essere capito, di non poter condividere la mia desolazione. E poi il lungo smarrimento che ne seguì: sono stati i trenta secondi peggiori della mia vita. Ci ho messo un sacco a riprendermi, ma ormai sono passati tanti minuti, mamma è di nuovo qui, sento l'odore del suo seno e ho già un leggero languorino...
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20180523
#1912 (Wódka Szymborska #14)
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20180522
#1911
E ricordo che al giardino si accedeva tramite un lugubre cancello, e che la strada serpeggiante portava a una palude, in mezzo alla quale stava un'isola con sopra una statua, che ritraeva una madre e un figlio pallidi nella morte di pietra, lei pietosa, lui già rassegnato a entrare nella tomba, che lo aspettava già aperta lì a pochi passi.
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20180516
#1910
Arrivammo in paese fingendoci turisti a cavallo, gli animali tirati con la corda dalla nostra guida. Ma quando la polizia finalmente ci fermò, eri tu la guida, e il turista un poco di buono raccolto chissà dove.
Quando l'agente gli chiese di scendere tu eri già dietro di lui, la canna dietro la sua nuca, il che lo costrinse a rabbrividire.
Il vagabondo si beccò una pallottola, i gendarmi altre due, e mentre cercavamo riparo la gente del posto seduta in piazzetta al riparo dal sole ci fissava facendosi ombra con le mani. A una donna scellerata venne in mente di sparare, ma tu fosti più veloce e tenendola sotto tiro la persuadesti a ragionare.
Ora avevamo quattro pistole e quattro cavalli.
Come un enorme coniglio bianco rimesso a terra in libertà, la città vide il pericolo riflesso nella paura degli altri animali, e cominciò a tremare. Benché fossimo solo gli attori di una triste commedia, ci rendemmo conto che stavamo vivendo la stessa scena da due punti che si incontrano.
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20180515
#1909 (Wódka Szymborska #13)
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20180513
#1908 (Wódka Szymborska #12)
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20180511
#1907
She says I know, I know, I know, I know
I say I know, I know, I know you know,
I was just pointing out that life goes on
in spite of wishing and wanting...
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20180507
#1906 (Wódka Szymborska #11)
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#1905
Devo ricordarmi di andare a rinnovare la licenza poetica.
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20180501
#1904 (Wódka Szymborska #10)
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20180427
#1903 (Wódka Szymborska #9)
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20180426
#1902 (Wódka Szymborska #8)
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20180424
#1901 (Wódka Szymborska #7)
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20180423
#1900 (Wódka Szymborska #6)
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20180419
#1899 (Wódka Szymborska #5)
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20180418
#1898 (Wódka Szymborska #4)
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20180417
#1897 (Wódka Szymborska #3)
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20180404
#1896 (Wódka Szymborska #2)
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20180403
#1895
Cosa fare in questi casi? Restare in cabina a fissare il mare che si erge a tratti in verticale fuori dalle paratie del cargo? O salire in coperta e partecipare della paura e dell'empatia collettiva?
Onde blu petrolio e venate di bianco come grasso spumoso, alte diversi metri e simili a vette frastagliate, in cui il nostro vascello non è che un parallelepipedo di metallo in balia di un orizzonte che cambia continuamente la sua inclinazione.
Fuori non è meglio: le proporzioni non sono dalla nostra, e l'oceano non è più un semplice cerchio d'acqua infinita ma una distesa senza più dimensioni che si estende in ogni direzione. Il cargo ondeggia sulla linea della sua lunghezza, finché un'onda trasversale non viene ad alzare la prua di modo che tutto lo scafo si alza quasi in verticale.
Gettati a poppa come dadi senza fortuna, vediamo la nostra fine sotto di noi, nell'ombra tra la chiglia e la superficie del mare, nella velocità incontrovertibile con cui la carena scende attraverso il vuoto che si è creato e che ora ci inghiotte richiamandoci a sé.
Diverse ore dopo, mentre a galla resta solo il corredo inutile della nostra vanità, non ci resta che fare le presentazioni, gente che si era vista solo di sfuggita unita ora dal destino comune, sorrisi lanciati come salvagenti, nomi snocciolati come corde, nudità che ormai sarebbe inutile provare a nascondere.
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20180330
#1894
Starnutiva come se volesse cacciare qualcuno di casa: "Escì! Escì!"
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20180329
#1893
Alza di scatto il piede dal parquet infido. Ma non è il legno ad averlo ferito, bensì qualcosa che sotto al legno dimora, e che usa quel sistema—pungere ignari passanti—per spostarsi e riprodursi più velocemente.
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20180328
#1892
Facendo i calcoli, non poteva essere stato che uno di noi sei.
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20180327
#1891
Si accorse che la stavo guardando, mi sa che lì dentro non passavo inosservato. Quantomeno non per un fedele. Forse aveva addirittura capito che l'avevo seguita fin dentro la Moschea da fuori. Da quanto mi aveva notato? Dal mercato? O addirittura già dal porto?
Fece allora un largo giro e venne a mettersi davanti a me, poi si voltò in modo un po' teatrale e con un gesto della mano sinistra divise di netto le mie, fino ad allora stupidamente intorpidite in un atto di falsa preghiera.
"Se continui a fingere non otterrai nulla da me," disse. "Adesso usciamo."
E in mezzo al volto color caramello i suoi occhi erano ancora più verdi di quello che avevo intuito.
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20180324
#1890
Sono le 2025h e ho già un bicchiere di whisky in mano.
Stasera c'è qualcosa che non va.
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20180323
#1889
Gli occhiali erano sotto l'armadio, a pochi centimetri dall'orlo del tappeto impolverato. Si rialzò con uno sbuffo di fatica troppo precoce per la sua età e li portò a sua madre, che fissava come al solito fuori dalla finestra con sguardo assente, vedendo chissà cosa nella sua implacabile miopia. Glieli fece indossare e si allontanò in cucina, senza rendersi conto che non erano i suoi occhiali, ma quelli del padre, morto qualche settimana prima lasciando una moglie priva di desideri. Una donna che solo oggi, a una vita distanza, tornava a vedere il mondo: ma quella che improvvisamente c'era ora attorno a lei non era la stessa realtà fisica che la circondava, non il suo appartamento in penombra che presto sarebbe stato ancora una volta vuoto ma la sua casa di un tempo, non più il buio, il freddo e la solitudine ma la luce, il calore, e perfino l'allegria che lì aveva sostato per tanti anni. Era la casa che aveva sempre diviso con suo marito, era di nuovo il luogo dove avevano costruito tutto, il loro posto preferito. Era qui che abitava in quel momento.
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20180322
#1888
Mi si stringe il cuore a dirlo, ma nonostante quello che ogni fan potrebbe pensare e sognare, stare in studio coi Beatles in quelle ultime settimane era uno strazio, una cosa noiosissima anche nei momenti migliori.
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20180321
#1887
Scopre che è tatuata solo quando si spoglia e s'infila nella vasca accanto a quella in cui è già immerso lui.
I bagni sono inondati dalla nebbia, forse anche dalle nebbie dell'alcool, e dalle risate, e dalla curiosità, e benché sia solo una sua amica chi dice perché no? cosa me ne sto a fare qui sola nella mia vasca? e lo raggiunge nella sua, mostrandogli l'ampia schiena e il sedere lucido mentre passa, sedendogli poi di fronte nell'acqua calda che sale di livello, e raccontandogli tutta la storia che ha scritta sulla pelle.
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20180320
#1886
I danni che il robot aveva riportato erano tutti da imputarsi al suo stesso comportamento. Era uno degli esemplari più autolesionisti dell'intera serie: una volta era arrivato a sparare alla testa del suo riflesso nello specchio, e nessuno dubitava che ci avrebbe messo poco a generare l'idea del suicidio.
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20180319
#1885
La gente fuma perché è l'attività che più somiglia a fare qualcosa senza in realtà fare nulla. Il fumo è così simile alla vita stessa—basta infatti inspirare ed espirare—che di questa rispecchia anche il limite più ovvio: più si va avanti e più ci si avvicina alla morte.
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20180317
#1884
His art is from heart,
but not from planet Earth,
and thus this hurts,
it hurts us like darts.
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20180316
#1883
Fuori dalla finestra la neve cade lenta e sempre più fitta mentre in sottofondo Paul Tortellier affronta l'Allemande dalla prima Suite per violoncello: questa mattina è una scena di raccordo girata da Edgar Reitz, Ruben Östlund o Ingmar Bergman.
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20180315
#1882 (Wódka Szymborska #1)
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20180314
#1881
Il nuovo frigorifero parla una lingua diversa, ritmica e sincopata, simile a quella delle megattere quanto quella del vecchio modello, più melodica e sinuosa, era simile a quella delle balenottere.
Se quello era balenese, quindi tutto sommato terrestre, questo, più alieno, lo definirei baleniano.
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20180313
#1880
Con questa pericolosissima combinazione di pantaloni stretti e calzettoni di lana, ogni volta che mi alzo dalla sedia il confine tra hipster e ballerino tirolese diventa sempre più labile.
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20180312
#1879
1.
Anche se mi ha visto sicuramente arrivare, getta a terra la sigaretta—un milione di anni per consumarsi completamente—e attraversa il marciapiedi tagliandomi la strada.
2.
Gli parla in continuazione, senza lasciarlo interagire se non con monosillabi di rassegnato assenso, solo per poi lasciare la conversazione a metà non appena gli squilla il telefono.
3.
Quando entro in ufficio non saluta, quando ha bisogno di qualcosa pretende sempre che siano gli altri ad andare alla sua scrivania, se ha una priorità pretende che queste lo siano anche per gli altri senza preoccuparsi di quel che stanno facendo, e quando mi alzo e chiedo se qualcuno vuole un caffè non risponde, né sì né no.
4.
Dal centro della strada notano una vetrina interessante e, incuranti del mio passaggio in senso contrario, tirano diritto verso il negozio, lo sguardo fisso verso qualcosa che desiderano, cosicché devo fermarmi di botto se non voglio finirgli contro.
5.
Scende le scale mobili e appena oltrepassata la soglia della banchina di ferma col passeggino esattamente davanti all'entrata, così che tutti quelli che arrivano dopo di lei devono aggirarla.
Sono esagerato io, o non merita forse questa gente di morire seduta stante?
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20180310
#1878
Le indicazioni di regia non erano molto chiare: dovevo trovare quella valigia infilata in quell'anfratto e, una volta fuori, avrei dovuto affrontare con comica nonchalance il grosso leone che intanto si era appostato ad aspettarmi, e sarei poi dovuto caracollando uscire fuori dall'inquadratura.
Non so che indicazioni avesse ricevuto la belva, ma di certo c'era che risultò molto più aggressiva di quel che avessi immaginato: con scatti decisamente felini mi balzava quasi addosso, a quella velocità che rendeva difficile decidere se correre o fingersi già morti, e più volte con zampe e denti tentò di azzopparmi o azzannarmi, tanto da rendere impossibile concentrarsi su niente che non fosse una via di fuga.
Con totale assenza di nonchalance, ma forse agli occhi degli altri non senza una certa comicità, dovetti rifugiarmi in tutta fretta nella grotta usata come magazzino dalla troupe. Seduto su una cassa fu lì che il leone finalmente mi raggiunse, solo per poi accasciarsi ai miei piedi e posare l'enorme testa sulle zampe. Potei così assistere a quell'incredibile fenomeno di trasmutazione che ti ha reso parte insostituibile della mia vita nella forma in cui sei adesso.
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20180309
#1877
Altro che basso elettrico! Quel violoncello valeva il doppio di qualsiasi strumento nella stessa categoria: suonandolo con le dita produceva un suono ovattato, cupo ma anche dolce, simile a quello di un contrabbasso jazz anche se più sottile, mentre col plettro diventava metallico e tagliente, come il Fender in un gruppo punk. Facendo poi scorrere i polpastrelli sulle corde verso il ponte si otteneva una vibrazione che non aveva paragoni, come un lamento suadente, il canto tremolante di un essere ancestrale, acquatico, forse addirittura non terrestre, e sicuramente dotato di sentimenti.
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20180306
#1876
Come facevano le rock star a suonare completamente ubriache?
Già incerto sui suoi piedi dopo tre tequila, R. Zimmerman si chiese se avrebbe mai rischiato la sicurezza di una delle sue chitarre per un giro in più.
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20180305
#1875
Continuava a piovere.
Mi spostai allora sotto la pensilina ad aspettare il prossimo tram, che sarebbe passato dopo un paio di minuti. E però. Avevo gli scarponi e un giaccone impermeabile a copertura totale che mi avevano già accompagnato in alcuni dei posti più freddi della mia modesta ma arrischiata carriera di viaggiatore: cosa temevo? Non mi mancava nulla per godermi la natura in tutta la sua terribile bellezza, anche se ero prigioniero della città.
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20180304
#1874
La paura di prendere—o, peggio, di dare—la scossa era ormai tale e tanta che Jeff Tweedy aveva preso l'abitudine di girare indossando un paio di guanti.
Ora guardava la sua chitarra, stesa nel feretro di velluto bordeaux, chiedendosi quando sarebbe riuscito nuovamente a imbracciarla.
Così come non si può raggiungere e mantenere uno stato d'animo con la sola volontà, così non se ne può restare ostaggio.
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20180303
#1873
All'avvicinarsi delle scale fuori dall'ambulatorio, la coppia di vecchini (non si capiva bene chi fosse l'accompagnatore di chi, ma la cosa è ininfluente) si separò di comune e silenzioso accordo, uno a destra e l'altra a sinistra, il gesto automatico messo inconsciamente a punto in anni di esperienza, ognuno verso il proprio corrimano.
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20180302
#1872
Quel game Roseanna lo perde stupidamente, la concentrazione se n'è andata, qualcosa—di cui non conosce ancora l'origine—la sta silenziosamente distraendo.
Rincorre la pallina a bordo campo, solo per scoprire che la sua corsa è stata fermata dalla lunga scarpa rattoppata di Ronald McDonald, seduto in panchina accanto al suo allenatore.
È cupo, il clown, stanco e forse deluso. Ma non ha perso la sua loquacità, e approfitta della contingenza per raccontarle con parole ricercate e stile forbito la sua triste giornata.
"Però non mi abbatto,"dice alla fine: "ho sempre i miei tre dollari di calma."
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20180228
#1871
Il Kraken attacca la città. I suoi tentacoli, in numero molto maggiore di quanto voglia la leggenda, entrano nelle case spaccando le finestre: pieni di aculei, e apparentemente dotati di volontà propria, raggiungono, lacerano o afferrano senza pietà, portando poi via le prede verso presunte fauci, rostri o becchi, molto in alto e molto lontano dal luogo del delitto.
La città è prostrata, le autorità impotenti, gli scienziati per una volta muti. Un essere mitologico rivelatosi reale? La mutazione genetica di un anfibio sconosciuto? O piuttosto l'incarnazione di una segreta volontà collettiva, la sporca coscienza comune che prende irrimediabilmente forma e tutto prevarica, tutto devasta, tutto annienta?
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20180226
#1870
Il suolo di quella città—stava raccontando l'archeologo—era pieno di cadaveri. Li buttavano lì, nelle fondamenta, uno accanto all'altro, intrecciati in un reticolo di carne e ossa fitto e indistricabile che era la base dell'intero nucleo urbano, e poi li ricoprivano con strati di argilla e infine con lastre di marmo.
Per questo, ci fu piegato, nelle aree che non erano state mai edificate la vegetazione cresceva così rigogliosa.
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20180225
#1869
Erano così diversi tra loro ma anche così desiderosi di compiacersi l'un l'altra che, pur se da sempre convinti di aver ragione su come andavano fatte certe cose, soprattutto in materia di gestione della casa, avevano entrambi iniziato a comportarsi come pensavano si sarebbe comportato l'altro, finché l'uno non iniziò a fare le stesse cose che faceva l'altra e viceversa, in un inversione di senso molto romantica e dunque altrettanto illogica.
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20180224
#1868
Il glande viene fuori dal prepuzio lento e lucido come la testa di un grande cetaceo, animale preistorico ma dotato anche di enorme pazienza, rispetto e compassione.
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20180223
#1867
Giorgia era irrecuperabile: con qualsiasi cosa vedesse scorrere fuori dal finestrino del treno avrebbe voluto intessere un rapporto il più presto possibile, prendere una bevanda da quel distributore, fare un tuffo in quella piscina, mangiare un boccone in quella trattoria, stringere la mano a quella signora, innamorarsi di quel ragazzo laggiù, ormai in fondo al suo campo visivo.
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20180222
#1866
La cosa non tornava: perché mai sarei dovuto andare a ritirare i soldi di resto del caffè fuori dal bar, in quella roulotte dismessa nel parcheggio, dove si aggiravano loschi figuri dall'aspetto vagamente patibolare?
Quando il gestore si fece minaccioso fu mio cugino a intervenire, anche se lui e i suoi compari, che dello stronzo erano alla fin fine conoscenti e forse anche amici, avevano un'aria complice, come a dire lascialo stare per questa volta, è con noi, non è di qui e non sa come funzionano le cose, non è colpa sua se viene dalla città, e in quel momento fui certo che se avessero dovuto davvero scegliere tra me e lui si sarebbero sicuramente tirati indietro lasciandomi sprezzanti al mio destino.
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20180221
#1865
La polizia non sapeva cosa pensare. Dal lungo bus giallo che si era ribaltato lungo la statale erano venuti fuori alla spicciolata una ventina di ragazzi delle età più diverse che avevano tutti dichiarato di essere figli e figlie del vecchio che li seguiva, un beone privo di denti e con la barba di diversi giorni—e i vestiti di diverse settimane— i cui documenti provavano che non aveva nessun parente prossimo e su cui, come venne poi fuori, risultavano solo una serie di arresti per ubriachezza molesta.
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20180219
#1864
Mentre spiegavo al sergente la corretta procedura per preparare le uova in camicia mi resi conto che la mensa si era fatta via via più silenziosa, e che ora tutto il plotone guardava verso di noi come se in corso ci fosse una battaglia. Era la mia occasione: i dati tecnici, conditi con affabulazione e un pizzico di retorica sulla precisione come ingrediente cardine non solo di una buona ricetta ma anche di una buona condotta di vita, non solo misero a tacere tutte le maldicenze sul mio conto, ma conquistarono commilitoni e superiori, finché con la mossa dell'uovo sul toast e lo scacco dell'erba cipollina sull'uovo quel coglione del sergente fu costretto a dichiararsi sconfitto. Sapevo che me l'avrebbe fatta pagare cara, ma ora sapevo anche di avere tutti dalla mia parte, e che gli sarebbe stato molto difficile passarla liscia. Così decisi di fregarmene e di godermi la vittoria, e mi rimisi a mangiare i miei fagioli col sorriso sporco di sugo.
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20180218
#1863
Damon Albarn mi fa entrare nella sua cameretta.
Chitarre appese alle pareti, synth infilati in ogni dove, vecchi impianti stereo, e una pila di scaffali ricolmi di audiocassette.
"Queste le ascolto ogni giorno," dice eccitato dal mio interesse, e ne mette su una dei Primus.
Allora prendo l'unica chitarra già collegata all'amplificatore e inizio a improvvisare sul primo pezzo, e lui si gasa ancora di più: si china sotto al letto, ne sfila via un'enorme custodia piatta, la apre e tira fuori un magnifico basso Rickenbacker rosa neon. Sono abbagliato. E quando Damon lo collega a un altro amplificatore e si innesta nella jam session quasi ci dimentichiamo della canzone che stiamo ascoltando, presi come siamo dal flusso dell'esperienza.
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20180217
#1862
È stato per non schiacciare quel maledetto insetto, ecco perché ho poggiato male il piede e mi sono slogato la caviglia. È per questo che me vedi ora zoppo venire a te.
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20180216
#1861
Il nome e il numero di matricola erano ancora perfettamente leggibili, ma la fotografia continuava a sbiadire man mano che il tempo passava e, come una sindone, del volto stampato non sarebbe rimasta che una labile traccia a cui nessuno avrebbe potuto mai dare credito.
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20180215
#1860
Ormai Dmitri era così abituato a infiorettare ogni canzone che ascoltava con doppie e triple voci o una sorta di basso continuo spontaneo che aggiungevano strati a salire o a scendere dalla linea melodica originale, che se quando le risentiva non attaccava subito a cantarci sopra gli sembravano composizioni totalmente diverse, versioni a frequenza più stretta o arrangiate in penosa economia.
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20180214
#1859
Sognare di avere l'epatite—un'epatite a caso, la dottoressa non era stata dettagliata ma la sua paura era sicuramente quella, o almeno così aveva detto a mia madre poco prima che ci mettessimo in auto per tornare mestamente a casa—è quasi come averla davvero. La sveglia è in angoscia, una vita complicata davanti, problemi, medicinali, soldi, e a poco vale il sollievo di sapere di essere stati davvero malati ma solo per il tempo di un incubo.
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20180212
#1858
Quando fu tornato in superficie il cielo era ancora grigio peltro, ma aveva ormai smesso di piovere.
Risalì le scale dal lato destro, reso già già asciutto dai passi di chi l'aveva preceduto uscendo dalla metropolitana, mentre su quello di sinistra permaneva una patina scura d'acqua.
Un'altra giornata molto difficile stava per cominciare.
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20180206
#1857
Chi poteva sospettare che sotto terra Parigi fosse un unico sistema di canali d'acqua navigabili?
È così che a bordo della nostra barca perfettamente attrezzata giungemmo in piazza, appena in tempo per vedere l'apocalittico tramonto che ci attendeva oltre la cattedrale.
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20180205
#1856 (a N.)
"Dopo un po' senza carte uno si annoia."
Ovunque tu sia ora, che tu possa sempre trovare un mazzo di carte e non annoiarti mai.
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20180204
#1855
E dopo essere transitati per quella parte della vita in cui tutti gli amici cominciano a fare figli eccoci dunque giunti a quella in cui la vita stessa rischia di interrompersi da un momento all'altro, per un nonnulla, un malore improvviso, cause ancora da accertare.
Allora è così.
E va bene.
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#1854
Dopo una buona mezz'ora la Renault 4 che ci eravamo lasciati dietro lungo la strada venne a fermarsi accanto a noi nel parcheggio dell'Autogrill. I nostri sospetti si rivelarono fondati: non solo i suoi occupanti—una famiglia intera, comprensiva di nonni—erano davvero tutti vestiti come negli anni '70, come avevamo immaginato di vedere mentre li superavamo, ma ci confessarono di essere effettivamente in viaggio dal 1978, e di non essere ancora riusciti a raggiungere la loro meta.
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20180201
#1853
Così, ogni volta che entravamo in una nuova nazione, dovevamo aspettare che ci mandassero il codice PIN a sbloccare la situazione. Quando lasciavo la sua mano mentre venivo fatto passare oltre i tornelli, il piccolo Qiang sembrava sempre il più tranquillo tra noi, come se a ogni frontiera la sua vita non fosse legata a quella serie di zero e uno che tardavano ad arrivare.
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#1852
In piedi nella notte, i passi sul parquet scricchiolante, verso l'origine del rumore che lo ha svegliato.
Proviene dallo specchio, da dietro lo specchio; ma dietro lo specchio c'è la cabina armadio, e nella cabina armadio non c'è niente. Quindi il rumore—un ticchettio ritmico, più lento di un orologio e più cupo del gocciolio dell'acqua—proviene da dentro lo specchio, dal riflesso di qualcosa che non vedrà finché non gli sarà di fronte.
In piedi nella notte, fermo sul parquet silenzioso, ha improvvisamente paura di muovere un atro passo e affacciarsi nell'abisso.
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20180130
#1851
Le ragazze scesero dall'auto e scapparono verso l'ascensore, così mi ritrovai da solo a cercare una via di fuga da quel garage.
La porta delle scale era aperta, dall'alto la luce della libertà si faceva faticosamente strada nella caligine.
"Charlie Manson non scappa," mi dissi mentre imbracciavo il fucile.
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#1850
È vero, un tempo pensava che non era possibile essere una rock star e contemporaneamente doversi cucinare broccoli la sera. Ma ora era convinto di poter quantomeno essere uno stimato e soddisfatto professionista anche se allo stesso tempo costretto a stirarsi le camicie.
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20180126
#1849
Parte I
Quando sentimmo la profonda esplosione a largo dell'isola, in mezzo all'oceano, alcuni corsero sugli scogli della costa per capire cosa fosse successo.
Non ci volle molto per rendersi conto che non avrebbero mai fatto in tempo a tornare indietro: l'onda era enorme oltre ogni dire, a parte il cielo e il mare stesso più grande di qualsiasi cosa avessero mai usato come metro di paragone durante la vita che su quegli scogli stava per interrompersi.
Così preferirono restare lì in piedi ad aspettare che lo spaventoso muro d'acqua li investisse, spazzando via tutto, la vita, la costa e gran parte dell'isola che avevano considerato casa.
Parte II
Tra i pochissimi che sopravvissero, negli anni successivi alla catastrofe io e Kari esplorammo regolarmente i resti di fabbriche, uffici e case in cerca di qualcosa di utile alla nostra sussistenza: pinze, un cutter, fil di ferro, cose del genere.
Ma quel giorno non eravamo soli. Facemmo appena in tempo a nasconderci sotto un palco che doveva essere servito per fare annunci e dare premi durante manifestazioni aziendali, quando un gruppo di uomini e donne in divisa entrarono nella grande sala.
Le giubbe erano nere con decorazioni dorate, e sembravano tutti molto organizzati e determinati, tanto che il mio primo pensiero non fu che fossero anche loro dei sopravvissuti ma che avessero piuttosto a che fare direttamente con l'esplosione che aveva dato avvio alla nostra possibile estinzione.
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20180124
#1848
Su venticinque passeggeri in quella carrozza della metro, quindici erano attaccati ai loro smartphone. Per tutta Umeyaki Masakuro risposta tirò fuori il suo taccuino e cominciò a scrivere: "Su venticinque passeggeri in quella carrozza della metro"...
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20180121
#1847
A meno che la loro arte non abbia una diretta e imprescindibile relazione con la loro vita privata, dell'uomo e della donna dietro l'artista non me ne importa sostanzialmente nulla.
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#1846 (iQ #45)
E nel freddo
all'esterno della porta
passi sulla neve
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20180118
#1845
Il respiro, il battito del cuore, quello delle ciglia, il bisogno di dormire.
Queste, sopra tutti gli atri inspiegabili automatismi che il corpo adotta per vivere, erano le cose che più lo stupivano.
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20180113
#1844 (Elegia giapponese #11, iQ #44)
Preda del fuso orario
pericolosamente presto
a letto
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#1843 (Elegia giapponese #10)
Al di fuori del finestrino, libero dalla pressione che ci costringeva nell'aeromobile e ci permetteva di sopravvivere, il sole stava intanto sorgendo sopra un orizzonte che non potevamo vedere, al di sotto dello strato di nuvole al di sopra del quale stavamo viaggiando ormai da quasi diecimila chilometri lungo un asse curvo che collegava l'Asia all'Europa.
La sua luce rossa e gialla cercava di emergere attraverso la pesante coltre grigio-azzurro, come il ribollire di un fuoco immenso esploso nel centro di una terra irraggiungibile e ormai per sempre perduta, la versione visiva ma non veduta del Rosso che aveva ossessionato Jack London alla fine dei suoi racconti.
Lo sguardo di Nakagawa San si era ormai perso nella terribile densità di quella radianza.
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#1842 (Elegia giapponese #9)
Quando si parla di Tokyo usare la metafora dell'alveare o del formicaio non renderebbe onore e giustizia alla sua complessità.
Sarebbe più corretto parlare infatti di una serie di alveari o formicai interconnessi, dove la perfetta organizzazione di ognuna delle varie realtà sincretiche non contrasta e anzi dialoga in un adattamento continuo con quella di tutte le altre.
Ma anche questo paragone è improprio, perché alla struttura funzionale di queste macchine comunicanti si aggiunge e integra quella meno controllabile e fondamentalmente caotica non solo e non tanto del cittadino, che—regolato da leggi etiche e comportamentali di base precise e condivise anche se non scritte—è tutto sommato a sua volta uno di questi sistemi pressoché perfetti, quanto del turista che, a dispetto di quello che dovrebbe essere il suo ruolo—ospite interessato a conoscere una nuova cultura—quasi sempre con molta difficoltà si adegua a sistemi di segni e regole diversi da quelli a cui è avvezzo, generando un'entropia che solo un organismo socio-urbanistico abituato a gestire in ogni istante una quantità enorme di variabili, quale è appunto Tokyo, sarebbe capace di tenera a bada in modo da evitare il collasso.
Tokyo sembra anzi sopravvivere proprio grazie a questo equilibrio instabile e perciò flessibile, a questa fluidità che pare essere parte costituente della sua cultura e senza la quale tutto si fermerebbe, crollando sotto al peso della sua stessa complessità.
Forse è tutto sommato più sensato non usare alcuna metafora, e limitarsi piuttosto a constatare che la città è fatta di esseri umani che si comportano non come tutti gli esseri umani ma come una determinata specie, adusa ai forti contrasti tanto da riuscire sempre ad evitare che diventino irrisolvibili contraddizioni.
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#1841 (Elegia giapponese #8)
A Tokyo la definizione di città sta stretta.
È una megalopoli risultante dall'unione di più città, a loro volta fatte di quartieri, a loro volta composte di zone, a loro volta formate da complessi di edifici enormi, in molti casi ad esclusivo uso commerciale, in cui molto spesso ognuno dei numerosi e vasti piani è occupato da una singola attività, o da uno specifico reparto, pieno all'inverosimile della moltitudine di oggetti e servizi che costituiscono il loro core business, e nei cui magazzini e tra i cui corridoi e dietro le cui casse pullulano uomini e donne in divisa, iperattivi, precisi, organizzati, esperti, ligi, corretti, gentili, sorridenti, disponibili, ossequiosi, singole entità che costituiscono gli addetti di un reparto, uniti nello spirito della vendita alle singole entità degli altri reparti, a formare gruppi di lavoro dedicati a un determinato settore, che messi assieme formano il corpo dipendente al lavoro per la società che ha in affitto o possiede quel piano di quell'edificio, che è solo uno dei department stores in cui sono impiegati tutti gli altri corpi dipendenti, uniti nello spirito della vendita ai corpi dipendenti di tutti gli altri department stores in tutti gli altri edifici di tutte le altre zone di tutti gli altri quartieri di tutte le altre città dalla cui unione risulta la megalopoli che è Tokyo.
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#1840 (Elegia giapponese #7)
Se si escludono templi, santuari e pagode, luoghi non confinati alla propria geografia, che pure è vasta tanto da risultare e sproporzionata, Kyoto è essenzialmente una città inospitale.
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#1839 (Elegia giapponese #6)
Ma se il Buddha è l'apice di un pensiero basato sull'assenza di passione e sul distacco dalle cose terrene, sulla serenità che deriva dall'abbandono di ogni pulsione umana, ed è per questo che la persona Buddha è diventato la divinità Buddha, allora perché l'uomo si ostina a pregarlo? A cosa servono le sue parole, i suoi inchini, le sue offerte? Non comprende che il principio della santità del Buddha sta nell'oblio di ogni rapporto con l'uomo? Che la sua raggiunta serenità né fa l'essere meno logicamente adatto ad essere pregato ed invocato? Che è sordo alle richieste dell'uomo? Che dell'uomo non gli importa più nulla? E che forse tutto sommato all'uomo non dovrebbe importare nulla di lui?
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#1838 (Elegia giapponese #5)
Il buddismo è intelligente in modo perfino più sottile del cristianesimo, sicuramente più raffinato: essendo basato letteralmente sul nulla, il nulla più totale e assoluto essendo l'unico vero e dichiarato obbiettivo del culto, tutto può essere oggetto di devozione. Cercare di vedere la quindicesima pietra tra le quattordici visibili in un perfetto paesaggio asciutto ne è un esempio ideale: anche una pietra, l'idea più solida del nulla e contemporaneamente il suo più concreto opposto, diventa, attraverso il nulla stesso che rappresenta e incarna, mezzo d'elezione per arrivare al definitivo ed eterno nulla.
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#1837 (Elegia giapponese #4)
Kyoto è una di quelle città che, come altre nel mondo, ha deciso di sostituire all'esperienza il suo surrogato: gli oggetti in vendita non hanno più l'effetto di ricordare l'esperienza della città in sé ma solo quella dell'acquisto degli oggetti stessi. È l'acquisto dell'esperienza.
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#1836 (Elegia giapponese #3)
In fatto di religione i giapponesi hanno anticipato di parecchi secoli qualsivoglia teoria quantistica: qui si può essere contemporaneamente buddisti e scintoisti, scegliendo di volta in volta la natura del rito a seconda della necessità.
La cremazione, inoltre, risolve più in generale anche il diffuso problema degli zombie.
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#1835 (Elegia giapponese #2)
La cosa che più colpisce nell'immediato è la quantità di bagni pubblici, in ogni dove, puliti, gratuiti. Sono secondi solo alla presenza degli innumerevoli addetti ai lavori: parcheggiatori, vigili, poliziotti, guardie, hostess, commessi, bigliettai, controllori, di ogni età, ognuno con la sua divisa, il suo cappello e il suo badge, indicibilmente impegnati e ligi al loro dovere, come se ci fosse davvero un'occupazione per tutti o ognuno avesse il suo compito ben preciso, la mancanza di svolgimento del quale manderebbe tutto a rotoli. Questa massa di impiegati è a sua volta seconda solo all'impressionante messe di fedeli che, nel ruolo di dispensatori, riceventi o mediatori, si dedicano ai culti e che, in bilico tra devozione e commercio, ricevono, comprano o smerciano al dettaglio ogni genere di oggetto sacro. Oggetti che a loro volta superano per quantità e varietà qualsiasi altra cosa vista in giro.
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20180112
#1834 (Elegia giapponese #1)
A dispetto di quel che si può sentire in giro da esterofili a tutti i costi, il bidet nella tazza del water non è l'idea più comoda del mondo (specie se si è svegli da 26 ore e non si riesce ancora a mettere a fuoco non solo i minuti caratteri esplicativi sulla plancia di comando, ma anche tutto un sistema culturale fatto di valori e riferimenti sconosciuti), ma se non c'è lo spazio per un vero bidet (e, forse è scontato notarlo, ma in una città di quasi nove milioni e mezzo di abitanti—milioni che diventano quasi trentasei se contiamo tutta l'aria metropolitana—lo spazio è letteralmente ridotto al minimo) questa soluzione diventa un insostituibile segno di civiltà.
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20180110
#1833 (Elegia giapponese #0)
Oh, Fatina, Fatina dell'Economy class, anche solo un'ora di sonno sarebbe benvenuta, dopo il single–serving meal di Natale e lo spumante a buon mercato, dopo il film sull'origine del mondo e L'arte della fuga di Bach, dopo aver attraversato l'intera Russia e sorvolato il mar del Giappone, un'ora di sonno, solo un'ora da te vorrei. E domattina, quel che vedrai sulla tua fronte dopo averla detersa col tuo panno caldo e leggermente profumato non sarà un brufolo, ma un'increspatura della tua bellezza.
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20180109
#1832
La mia vita è una continua, imperterrita battaglia ingaggiata con la vista: subirla, amarla, crederle, fingerle di crederle, credere di averne bisogno, convincersi di non averne bisogno, odiarla, ripudiarla, recuperarla, crederle nuovamente e nuovamente odiarla, temerla, abbandonarla, preferirle qualsiasi altro senso, non poterne fare a meno, lasciarsi vincere, resisterle, soccomberle.
Eccomi di nuovo alle prese con la mia vista e le sue pretese, i suoi bisogni, la dedizione necessaria a preservarla, a fingere nuovamente di crederle, di potermi fidare, di volerla sfidare, finché non sarà lei a reclamare la mia attenzione, a vincere di nuovo, a vincermi per l'ennesima volta, a dimostrarsi onnipotente.
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20180108
#1831
Non importa quanto tempo sia passato da quando è accaduto, né che non sia successo mai più, da allora e per sempre lui è l'uomo che svenne in mensa, la sua condizione è ormai per tutti immutabile, congenita, agli occhi di tutti una sua caratteristica peculiare, esclusiva, nei ricordi di ognuno lui è nient'altro che l'uomo che quella volta svenne.
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20180107
#1830
È il gioco di un gioco di un gioco di un gioco di un gioco di un gioco di un gioco di un gioco...
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20180106
#1829
Quel che mio padre sembrava non voler capire era che, incolonnati come eravamo in quel serpente di auto in festa, più ci inoltravano nelle stradine del paese e più difficile sarebbe stato riuscire a tornare indietro.
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