PRIMUS, ERGO SUM
Non rideva quasi mai, il signor Niccolò, ma quando lo faceva cacciava un urlo simile a una gallina che cerca di non farsi spennare.
Spassosissimo, lo giuro.
20160229
#1008 (Le nuove mosche #242)
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#1007 (iQ#39)
Partenza,
quasi fuga,
sperando di trovare l'autunno.
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20160228
#1006 (Le nuove mosche #241)
UMBS
Odio le ciccione ingombranti mangione, ma per lei farei un'eccezione. Sorride come un'imperatrice romana e cammina come Charlot. Confesso di averla desiderata, come si desidera un bombolone al cioccolato.
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#1004/1005
Non sono di quei genitori che vogliono influenzare i gusti dei propri figli fin da piccoli. Personalmente sarò contento qualunque sia la strada che Giacomo vorrà prendere. Per questo gli faccio ascoltare indistintamente musica post-punk e musica classica. È perché non gli manchi nulla.
I vicini di casa erano convinti che a metter su musiche così diverse non potessero che essere persone molto diverse. Almeno due, a gudicare dagli stili principali, ma forse anche tre se non quattro.
Non sapevano che a volte, così annullato dalla musica che decide di scegliermi, mi sentivo addirittura meno che una persona sola.
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20160227
#1003 (Le nuove mosche #240)
IL FIGLIO 8009
Beh, insomma, il ritmo era completamente alterato. Il pomeriggio cadeva in uno stato di trance, come una mummia. Dormiva cinque o sei ore sognando di continuo, e si svegliava in preda all'ansia e all'emicrania. E poi, la notte, invece di restare sveglio continuava a dormire, e la mattina dopo era ancora stanco, confuso e irritato. Intratteneva orribili rapporti coi suoi incubi.
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#1002
Sembra avere tutto il tempo del mondo, tutta la pazienza e la dedizione del mondo concentrate nell'atto di lavarsi i denti nel bagno aziendale, con una cura tale da far impallidire i nostri già pallidi tentativi di mantenere sani i denti, da farci vergognare, quasi, per quanto restiamo in superficie.
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20160226
#1001 (Le nuove mosche #239)
PORCA TROTA
"E cosa ne è del tuo grande amore?"
"Prima di tutto non lo è... Ora vive in un'altra casa, o sono in uno stato non soddisfacente ma almeno stazionario, sono arrivato a un punto di equilibrio, e soprattutto sono libero, e capace di immanorarmi di un'altra donna... Io penso sempre a lei."
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#1000
Un Centro Sociale Occupato che chiude per ferie! Non si è mai sentito. Orrore per i compagni vacanzieri, che si sono assoggettati volontariamente a una modalità schifosamente borghese.
Per questo, e in virtù della ripulsa per la proprietà privata, io e un manipolo di duri e puri abbiamo deciso di occupare.
Ora, in questo campo non vigendo alcuno stato di diritto, l'operazione non essendo assoggettabile per principio all'idea di appropriazione, né debita né indebita, e gli ex occupanti ora vacanzieri dovendo rispettare quantomeno le convinzioni che abbiamo in comune: come la mettiamo?
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20160225
#999 (Le nuove mosche #238)
FIGLI DI SULTANA
Cosa succede quando ci si accorge che non si sta facendo la vita che si voleva?
Qualcuno avrebbe detto a Isaak che bisognava cambiare, cambiare il prima possibile e radicalmente. Ma Isaak era già cambiato una volta, e non sapeva se non fosse già invecchiato quanto bastava per non poter più cambiare senza che tuto si sgretolasse.
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#998
Il mio amico cerca di conquistare l'attenzione della sua bella vicina confidandole la solita storia del figlio morto in tenera età, ma lei è su un altro pianeta, e lo interrompe con una storia che reputa di certo più importante.
"Anche noi vogliamo figli," alludendo quindi pluralmente all'impossibilità di piegarsi a qualsiasi seduzione, "e ci piacerebbe che nascesse già zombie."
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20160224
#997 (Le nuove mosche #237)
FILM GIALLO
"La musica è sogno," disse lui.
A Clodette sarebbe piaciuto che lo avesse detto di lei, però.
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#996
A Flegetonte avrei preferito altri fiumi dell'Ade, segnatamente il Lete, così almeno da dimenticare questo caldo d'oltretomba.
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20160223
#995 (Le nuove mosche #236)
CAMBIO FIRMA
Il bello di queste vacche, caro Buzz, è che se una sola è nervosa allora lo sono tutte le altre, e se una sola è tranquilla allora anche tutte le altre sono tranquille. Si trasmettono tra loro gli stati d'animo, e li amplificano.
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#994
La femmina del Turista Straniero non è affatto preparata all'impatto col maschio del Residente Italiano.
La caratteristica che più la sorprende è lo sguardo, la sua intensità, la sua persistenza. Magari le altre femmine della specie gliene avevano già parlato, prima di partire, forse l'avevano messa in guardia, ma gli avvertimenti non sono nulla rispetto alla cruda realtà.
La sua vera paura, però, non è per l'insistenza del Residente Italiano in sé, quanto per la propria capacità di resistenza: quanto ancora riuscirà ad opporsi alle lusinghe di questo nuovo pretendente, all'attrazione che prova per lui?
Il Turista Straniero non è generalmente monogamo, e il rischio di infedeltà durante le migrazioni in Italia è alto, specie se le femmine si spostano senza maschi. La conseguenza più evidente sono i veloci accoppiamenti, che quasi mai sfociano però nella fecondazione e quindi nella nascita di incroci tra le due specie, e ancor meno nella convivenza della nuova coppia, che dura solitamente il tempo della migrazione stessa. Quando però questo accade, è più spesso la femmina di Turista Straniero a restare in Italia, affascinata dal clima e dal paesaggio.
La crescita dei cuccioli è però più difficile in Italia che all'estero, a causa di leggi, scritte e non scritte, e delle complesse relazioni sociali, private e pubbliche, che sussistono tra il maschio del Residente Italiano e i suoi simili, in particolar modo con i membri della propria famiglia. Una società composta di caste bloccate nell'assenza di mobilità e una struttura gerarchica al cui controllo sono preposti anziani – politici o religiosi che siano – sono gli altri ostacoli che la femmina di Turista Straniero si trova poi a dover fronteggiare.
Nel caso opposto, quando è il maschio italiano a migrare indietro con la femmina straniera, i problemi principali con cui il primo si scontra sono generalmente il clima sfavorevole, una lingua nuova e spesso complessa (la femmina straniera essendo più propensa o predisposta a imparare quella italiana) e, anche in questo caso, leggi scritte e non scritte per lo più di difficile comprensione.
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#993 (Le nuove mosche #235)
DAVE L'OLANDESE
Vendevano questi piccoli bordsellini di pelle nera messi dentro bordellini di plastica trasparente che al loro volta stavano in borsellini trasparenti sempre più grandi, fino a sette o otto, in modo che per prendere il borsellino in pelle bisognava aprirli prima tutti l'uno dopo l'altro.
Arrivato all'ultimo borsellino lo tirai via e misi al suo posto un biglietto con la scritta 'verità'.
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20160222
#992
Wow! Trecenticinqanta giorni di sole all'anno? Altro che una benedizione, in una città così cementificata che se fosse un bioma per siccità sarebbe secondo solo al deserto. Trecentocinquanta giorni di sole all'anno sono la cosa più simile all'infermo che si possa trovare sulla terra, se si esclude il deseeto.
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20160221
#991 (Le nuove mosche #234)
SINTESI MALORNICHE
Quel c'ho io c'hai tu.
Quel che non c'è più non l'abbiamo più.
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#990
Non c'è alcun dubbio, sono le lobbie del latte e del müsli che congiurano perché questo finisca sempre un po' prima di quello e che poi, una volta ricomprato, l'altro finisca un po' prima dell'uno.
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20160220
#989 (Le nuove mosche #233)
IL GUSTO DEL SALE
Fu Arcan in persona, il Druid, a consegnare i Grani di Lunga Vita nelle mani di Aalst.
Nel palmo del guerriero brillavano ora tre oggetti scuri, simili a sassolini, che Acad guardava stupefatto. Se li avessero usati con cura e senza errori, sarebbero riusciti a asalvare tutto il loro villaggio.
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#988
Alla fine è stato tutto chiarito: rimasto solo nella grande casa in periferia dopo la morte del suo creatore, il programma ha cominciato a soffrire quello che leggeva come un abbandono per cui, complice la stampante 3D, ha iniziato a fabbricare gli strumenti che gli servivano per portare a termine l'idea originale. È così che sono stati realizzati gli arti sintetici che hanno terrorizzato i possibili acquirenti della casa nelel ultime settimane.
Gialle come guanti da lavoro ed estremamente agili, le mani artificiali si potevano spostare lungo i pavimenti – che conoscevano letteralmente palmo a palmo – e afferrare le caviglie dei malcapitati, che finivano reclusi nelle buie cantine dell'edificio.
Quando uno di loro ha rischiato di cadere nel baratro di una voragine apertasi nelle fondamenta, suo figlio, l'unico ad aver intuito il ruolo del programma all'interno di questa misteriosa "economia domestica", ha implorato la macchina di salvare il padre, e questa, spinta dall'idea di una nuova utilità e da una rinnovata fiducia nel genere umano, ma anche rassicurata dalla consapevolezza della propria supremazia, si è adoperata per il salvataggio.
La domanda è ora quale debba essere il comportamento delle autorità competenti in conseguenza delle azioni sopra riportate. La prigione? Magari lo spegnimento? O forse il Nobel per la meccanica?
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20160219
#987 (Le nuove mosche #232)
CAPRI ROSSE
Aspettate un po' di tempo – disse l'angelo, che era entrato nel bagno e ne era subito riuscito – perché l'uomo puzza, è questo il brutto.
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#986
E come la mettiamo con gli zombie vegetariani? Qualcuno ha già pensato a loro? Come potrebbero mangiare i loro simili, divorarne il cervello? O la regressione allo stato di non morti li porterà ad un livello etico zero, per così dire al di là del bene e del male? Dunque essere carnivori vivere uno stadio evolutivo pre-umano vuol dire la stessa cosa? Essere in qualche modo più originali, in opposizione alle sovrastrutture dello stato sociale? Ad ogni modo se ad ammazzarli di nuovo non sarà il conflitto morale allora sopravverrà la fame, e saranno due volte morti. E nessuna serie TV avrà mai parlato di loro.
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20160218
#985 (Le nuove mosche #231)
0818321361
"E ora, dopo tutto questo tempo passato insieme, ci toccherà baciarci?"
"È questo che comanda l'industria di Hollywood?"
"Pare di sì."
"Allora aspettiamo almeno che finisca il primo tempo."
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#984
Ti maledico, uomo bianco. Ti maledico, uomo bianco. Uomo bianco, ti maledico. Hai il potere, hai i soldi, hai il lavoro, hai la casa e l'amore, uomo bianco tu hai tutto ma non ti basta, tu vuoi anche la mia morte. Ma stavolta te la sei presa con l'uomo sbagliato. Non è perché io non ho colpe: ho almeno quella di non essere un uomo bianco. Ti avevo avvertito, però, stavolta hai preso l'uomno sbagliato. Perché quest'uomo conosce l'arte della guerra, la lotta corpo a corpo, molte forme di difesa personale, alcune arti marziali, e anche se non è armato come lo sei tu e come lo erano i tuoi uomini, ora i tuoi uomini giacciono a terra in questo corridoio, i loro arti spezzati, il sangue fuori dai loro corpi, le loro bocche spalancate per lo stupore e il dolore, l'espressione della morte sui loro volti. E tu stai scappando lungo questo stesso corridoio, e anche se sei armato io ti ho maledetto e per tre volte, e perciò in cuor tuo già sai che non uscirai vivo da questo edificio. Sto venendo a prenderti, uomo bianco.
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20160217
#983 (Le nuove mosche #230)
NEW ZEALAND, 1876
Arrivai alla vostra gramde casa
seguendo le note del pianoforte
e la casa era grande e vuota
e voi eravate al centro della casa.
Quando il grammofono smise di suonare
"Sono ricca," diceste "ma non so suonare.
Potete restare se suonerete per me."
E tolsi la polvere dal vostro pianoforte
e dissi "Dimorerò presso la vostra soglia
e dipingerò ideogrammi sulla vostra soglia
che terranno lontani gli spiriti e gli insetti."
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#982
Cosa fare ora?
Avevo sempre pensato che quella di portalettere, nella elementare Palermo degli albori, fosse una vita tutt'altro che pericolosa: spostarsi lungo la larga rete delle strade, attraverso i vicoli che ne costituivano la nervatura tra le case agglomerate, era tutto sommato un'attività senza grosse conseguenze. Fin quando don Mimì non m'aveva costretto a farsi dare quel pacchetto destinato a don Ciccio.
Il contenuto, una specie di libro contabile pieno di numeri, ma anche disegni tecnici, caricature, fogli volanti, era di certo roba che scotta, ma don Mimì non si premurò di trattarlo con la dovuta cura, e letto e copiato quel che gli interessava, rinfilò tutto alla rinfusa nella carta ormai strappata.
Non avevo altra scelta: avrei finito il mio giro di consegna, sarei tornato a casa, mi sarei lavato, sarei andato a letto e il giorno dopo sarei uscito come ogni giorno, sandali ai piedi, brache e camiciola, un berretto e il tascapane: nessuno doveva notare niente di diverso da tutti gli altri giorni, pena la curiosità, le domande, il processo, la verità. Probabilmente la morte per mano di uno o dell'altro.
Ma invece di prendere la solita strada per il paese sarei andato verso il mare e di lì, a Dio piacendo, mi sarei imboscato per sparire per sempre.
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20160216
#981 (Le nuove mosche #229)
L'UOMO OPZIONE
Gli sembrava di poter vedere, oltre le serrande abbassate della sua camera d'ospedale, le grondaie e i piccioni coi loro colbacchi di neve, dato che l'inverno era sceso sotto lo zero; quel suono inconfondible, simile all'acqua che bolle, gli ricordò che fuori c'era una città, e che questa si estendeva miglia e miglia oltre la sua malattia.
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#980
Il pistacchio sapeva più che altro di mandorla, e la gianduia addirittura di gamberetti.
Ma non si persero d'animo, e invertendo l'ordine percettivo fecero finta di star mangiando l'ultima trovata dei cinesi: gelato di gamberi alle mandorle. Magari ci fosse stata nei dintorni un po' di salsa di soia...
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20160215
#979 (Le nuove mosche #228)
FRANCESCO & BERNADETTE
Mi si avvicinò ed era bellissima, più sottile del suo vestito di seta nera.
"Solo tu" disse, "avrai le stelle che ridono."
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#978
Sperava che la mancanza di tatuaggi bastasse a dimostrare che non era un hipster, che non era così per una questione di moda, e proprio perché gli hipster si stavano pian piano estinguendo a maggior ragione lui voleva tenere la barba, che aveva sempre portato, ma sospettava invece che a breve di lui avrebbero pensato non solo che era un hipster fuori tempo massimo (così come anni prima l'avevano guardado come se fosse solo un tipo strambo con la barba lunga e quegli occhiali di Malcom X così fuori moda) ma anche, cosa peggiore, che era stato un hipster codardo.
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20160214
#977 (Le nuove mosche #227)
STAN THE MAN
In una di quelle crisi il pavimento gli parve formarglisi sotto i piedi, scacco dopo scacco, in un'allegoria di luci intermittenti e balzi di prospettive, come un mosaico ad accensione casuale, proprio sotto i suoi piedi dove credeva, una volta, che ci fosse il vuoto.
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#976
A ben vedere quelli che lui chiamava biscotti della fortuna (l'insieme delle parti di biscotto che immancabilmente si staccano, cadono e restano nel latte) per molti altri sono biscotti della sfortuna.
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20160213
#975 (Le nuove mosche #226)
COLIN McKANZIE & SALOMÈ
Tom Waits. Quel nome sembrava fatto su misura per lui. O almeno questa era l'idea che s'era fatta Les, suo compare di pesca, mentre lo osservava aspettare quieto e imbronciato il movimento del galleggiante, la vibrazione della lenza.
Pescare è un'arte come un'altra, ma saper aspettare, quella è perfezione.
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#974
Perfino suonato al pianoforte, niente è meglio di Bach per accompagnare le pulizie domestiche: se il Dio che si venera e a cui sia spira è il Pulito, la sua musica è l'unica che dà l'illusione di poterlo raggiungere.
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#973 (Le nuove mosche #225)
IL MATTINO DEL NOVECENTO
Profumo di neonato nella vasca da bagno, profumo di sapone leggero e paperelle di gomma.
Profumo di pace.
E mattonelle troppo psichedeliche perché il pupo non crescesse traviato.
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20160212
#972
Perché chiedevano il mio aiuto? Perché quell'insistenza sorda e nello sguardo la testarda certezza che io fossi tenuto a fare qualcosa? Era mattina presto, e il fatto che il balcone di casa mia desse direttamente sul mare non li autorizzava a pretendere che fossi un eroe. E poi che ci facevano in acqua a quell'ora?
E tuttavia la sera non potei fare a meno di indossare il mio costume, raggiungere la squadra di sicurezza e impedire che le enormi onde che stavano per abbattersi sul litorale devastassero il villaggio. Spalle all'oceano, allargai il mio mantello con le braccia, e lo tsunami venne a infrangersi sulla mia schiena, mentre tutti si mettevano al riparo.
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20160211
#971 (Le nuove mosche #224)
LA DANZA DELLE SETTE VENE
Chi l'avrebbe mai detto che il Babau potesse lasciare la sua comoda stanziale residenza negli armadi a muro per gli angusti e mutevoli armadi mobili? L'unico motivo, immaginò Schulz, era che seguiva lui per spaventarlo anche nelal sua nuova casa.
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#970
Dopo aver a lungo e invano girato in lungo e in largo il paese alla ricerca del parcheggio in cui sapeva che la sua mamma la stava aspettando, stanca e un po' depressa Federica s'infilò nel primo cancello aperto. Alla fine del giardinetto antistante la villetta una porta era aperta, e alla fine di una scala c'erano delle stanze. Nella prima, sul letto, la aspettavano due scarpe da ginnastica nuove nuove, esattamente della sua misura, e anche una divisa sportiva che le stava a pennello. Grande fu il suo spavento quando, vestita a nuovo, uscì in corridoio e incontrò altre due bambine, che erano vestite proprio come lei e non erano gemelle. Invece di farsi prendere dal panico per essere stata scoperta, Federcia imitò il gesto di un enorme ma divertito stupore, tanto che le due bambine – forse le figlie della padrona di casa – fecero lo stesso. Poi le sorrisero e la invitarono nella loro stanzetta a ballare su una musica scatenata. Quando finalmente la mamma di Federica riuscì a trovarla, aspettò in cucina con lei e le sue nuove amiche che i loro genitori tornassero; ma dopo un po' fu solo la padrona di casa a comparire sulla soglia dopo essere uscita dalla sua camera da letto in compagnia di un uomo che le sue figlie non avevano mai visto prima. Si sedette anche lei al tavolo, e con sguardo triste e colpevole ringraziò la mamam di Federica per essersi presa cura anche delle sue bambine.
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20160210
#969 (Le nuove mosche #223)
LES PETITES MORTS
Il rumore lento e costante delle molle di un letto attraverso le pareti di cartone distraevano Gustav dai suoi studi.
Meglio così, pensò alla fine, che sto a fare chiuso in questo appartamento coperto di neve quando tutta San Pietroburgo è in festa?
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#968
Dato che, esattamente come Dio, il Comunismo non esiste, mi è tecnicamente impossibile riporvi la mia fede.
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20160209
#967 (Le nuove mosche #222)
I TITOLI VERRANNO
Notai quello scialle di velluto nero tra la roba vecchia da dare ai poveri, risaltava come una lucciola nella notte. Così mi avvicinai per prenderlo, e lo scialle aprì gli occhi, e lo scialle era un gatto.
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#966
Alcuni dicono di vivere come se ogni giorno fisse l'ultimo, ma francamente faccio fatica a credergli.
Io, all'opposto, vivo come se non dovessi mai morire, mi prendo il mio tempo, faccio ogni cosa come se per farla avessi avanti l'eternità.
Tra i due azzardi è ovvio che la probabilità che abbiano ragione loro è nettamente maggiore della mia. In questo sta l'autenticità e la superiorità della mia pazzia.
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20160208
#965 (Le nuove mosche #221)
ROUEN, CARA ROUEN
Mettava un taccuino in ogni tasca disponibile, in ogni giacca, cappotto, pantalone o borsa, in modo da non potersi mai più trovare senza, e si mise una penna legata al collo con una cordicella lunga e resistente, perché nessuno potesse dimenticare le sue gesta.
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#964
Solo tra gli uomini, ero riuscito a raggiungere l'Olimpo e a nescondermi dietro un ginepro secolare. Lì indossai l'elmo, anch'esso forgiato da uomini, che mi avrebbe permesso di guardare le divinità senza esserne folgorato alla sola vista.
Come un giovane lupo resta acquattato in attesa della preda – per istinsto è pronto a uccidere, ma il cuore gli balza nel petto e il respiro è corto nei polmoni per l'emozione della prima caccia – così io aspettavo protetto dal grande arbusto e dall'elmo.
Fu allora che scorsi il mio primo dio, Febo fulgente, camminava lento ed immenso, come sovrappensiero. Dietro di lui e dopo, altre deità splendenti apparvero ai miei occhi, Ares selvaggio, la bella Afrodite, Atena sapiente e, più lontano, forse addirittura le ombre di Zeus onnipotente ed Era maestosa.
E tutti vagavano come senza meta e senza memoria, lenti in modo esasperante, lo sguardo vuoto, terribile quanto privo d'oggetto. Come automi, poco mancava che non si scontrassero nel loro errare meccanico e insensato.
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20160207
#962/963 (Le nuove mosche #219/220)
aXpirinZ
"E come fu tornare alla sua vecchia casa?"
"Come baciare di nuovo l'unica donna che si sia mai davvero amato."
suXistenZ
Non voglio vedervi morire.
Vi state spegnendo lentamente, come sigarette, e io non voglio essere qui quando smetterete di vivere fumando.
È per questo che vado via.
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#961
Steso e impralinato di sudore accanto alla mia Venere ipiallicciata.
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20160205
#960 (Le nuove mosche #218)
LA FIGURA ULTERIORE
Arrivato al bivio tra l'immaginazione e la tecnologia, Ed Mulligan staccò i cavi che lo tenevano ancorato alla vertiginosa possibilità di essere qualcun altro e si guardò come da un'altezza prodigiosa, e questo gli diede un tale senso di disorientamento che per un attimo ebbe paura di aver provato ciò che c'è oltre il punto di non ritorno.
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#959
Volevo mettere la camicia a quadretti blu e azzurri ma è nei panni sporchi, quindi metterò invece quella a quadretti marroni e ciano. Con tutto ciò che ne consegue.
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20160204
#958 (Le nuove mosche #217)
BIBI
Chi eravamo, e soprattutto cosa ne avevamo fatto di quell'auto era un affare che riguardava solo noi e l'oceano.
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#965/957
È possibile invidiare qualcuno che si è suicidato?
Sì, se l'unico modo di smetter di invidiarlo e suicidarsi a propria volta.
È possibile essere migliori di qualcun altro solo per il fatto che si è ancora vivi?
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#955 (Le nuove mosche #216)
DICK VAN DYKE, MASTRO CARATTERISTA
Il dottore disse che tutto era dovuto alla torta di mele che Kenny aveva mangiato qualche giorno prima: era allergico! Ma dove era finito il detto "una mela al giorno toglie il medico di torno?"
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20160203
#953 (Le nuove mosche #215)
QUASI 1005
Entrammo. A lei lui stava già antipatico. Io era la prima volta che lo vedevo. Lui stava alla cassa, il carello dietro di lui era il suo biglietto da visita: "Ogni tre clienti che non pagano ne uccido uno – c'era il disegno di una Colt – e due sono già passati."
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#952
Quando era ormai chiaro che che l'esercizio di matematica sarebbe andato malissimo, l'amico del maestro, che lui ci aveva presentato come un fisiatra, lasciò la sua sedia e venne a mettersi dietro di me, in piedi.
Prima mi tastò le spalle all'attaccatura del collo, notando con sorpresa e piacere che non ero teso, che non era lì il problema. Poi cominciò a scendere sul petto, e giù, sempre più giù fino all'inguine, dove voleva accertarsi del motivo per cui, secondo lui, non riuscivo ad affrontare quella come anche questioni di altra natura.
Questo fu troppo: mi alzai dal mio posto e gli urlai di tornarsene al suo, e alla prima obiezione gridai ancora, e ancora e ancora finché non indietreggiò, instupidito e forse affascinato, e tornò a sedersi sulla sua seggiola accanto alla cattedra.
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20160202
#951 (Le nuove mosche #214)
HANS HARTUNG E L'ASTRAZIONE COMPLETA
Armato di forbici e pseudo-cultura da rotocalco, si avvicinava minaccioso ai giornati accumulati sul tavolo, pronto a trarne l'essenziale come fa un monaco buddhista che pota il suo haiku.
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cornelius
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#950
Ormai avevamo circa seimila euro sul conto e dovevamo spostarci di nuovo prima che i giornalisti ci trovassero.
Mentre tiravo giù le ultime cose dal letto a castello, Mina uscì dalla camera e poi rientrò subito, gli occhi bassi e i capelli smossi, mormorando "oh, no" proprio come in un film di pessima qualità.
Dalla cucina sentii la voce di mio padre, calma e imperiosa come sempre. I suoi uomini stavano già frigando tutto l'appartamento e lui venne a sedersi su uno dei materassi, guardando prima me poi la spada poggiata al muro, chiedendosi forse che nome avevamo adottato questa volta. La lama era avvolta nel cellophane.
"Non è che non mi piaccia," cercai di spiegare leggendo la sua delusione. "È che è troppo lunga e sottile, e nel combattimento corpo a corpo è un po' un'ostacolo. Me ne serve una più corta e magari più larga."
Ma vedevo dalla sua posizione che si chiedeva dove avesse sbagliato con me.
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cornelius
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20160201
#949 (Le nuove mosche #213)
L'ENNESIMO MONTMARTRE
Da piccolo spolpavo pere, le riconducvo all'osso, ad un torsolo asciutto e perfettamente pulito. Così, coi granuli di pera tra i denti, ero convinto di poterne comprendere il mistero dell'esistenza.
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cornelius
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