20160217

#982

Cosa fare ora?
Avevo sempre pensato che quella di portalettere, nella elementare Palermo degli albori, fosse una vita tutt'altro che pericolosa: spostarsi lungo la larga rete delle strade, attraverso i vicoli che ne costituivano la nervatura tra le case agglomerate, era tutto sommato un'attività senza grosse conseguenze. Fin quando don Mimì non m'aveva costretto a farsi dare quel pacchetto destinato a don Ciccio.
Il contenuto, una specie di libro contabile pieno di numeri, ma anche disegni tecnici, caricature, fogli volanti, era di certo roba che scotta, ma don Mimì non si premurò di trattarlo con la dovuta cura, e letto e copiato quel che gli interessava, rinfilò tutto alla rinfusa nella carta ormai strappata.
Non avevo altra scelta: avrei finito il mio giro di consegna, sarei tornato a casa, mi sarei lavato, sarei andato a letto e il giorno dopo sarei uscito come ogni giorno, sandali ai piedi, brache e camiciola, un berretto e il tascapane: nessuno doveva notare niente di diverso da tutti gli altri giorni, pena la curiosità, le domande, il processo, la verità. Probabilmente la morte per mano di uno o dell'altro.
Ma invece di prendere la solita strada per il paese sarei andato verso il mare e di lì, a Dio piacendo, mi sarei imboscato per sparire per sempre.

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