I turisti, a orde, attraversano la grande stanza piena di tappeti e arazzi proprio mentre noi ci apprestavamo a fare l'amore.
Restammo lì sull'enorme letto di broccato, nudi, cercando di coprirci come potevamo, ma senza che nessuno facesse granché attenzione alla nostra presenza.
Forse pensavano fossimo una logica espressione di tutto quel fasto, dello stile per cui la nostra casa era così famosa? Ma chi diavolo li aveva fatti entrare a quell'ora?
20191101
#2002
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#2001
Fuori dalla finestra del bagno succose, vitali farfalle colorate. Sul lavandino, invece, calabroni a pezzi, code di vermi, parti di altri insetti pallidi e viscidi.
Non c'è bisogno che ti spieghi cosa significa, giusto?
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#2000
"Why are you not fighting for your country?" asked the soldier, pointing his gun to my head.
"Because I don't believe in war," I said, "but most of all because I don't believe in countries."
"You don't believe in your country?"
"To be born in one country or another is purely accidental. I could stand for this country or for the one you call your country, so I decided not to stand for any of them."
"..."
"I just want a peaceful life."
"So you're a coward," said him, looking at my wife.
"No I'm not, otherwise I would beg for my life."
"Beg for your life, then, and I'll spare your life."
"If you think I deserve to die there's nothing in this world that would change your mind."
He looked at my wife again. Then someone called him from outside. He looked at me again, winced, then vanished.
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#1999
Mentre lui aveva paura del futuro, era dal passato che lei pensava sarebbero arrivati i veri pericoli.
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#1998 (iQ #46 a, b, c)
Sveglio
per paura del botulino.
C'è luna piena.
Sveglio
per paura del botulino.
La luna è piena.
Svegliato
dal timore del botulino.
C'è luna piena.
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#1997
C'è fermento, tra i lottatori turchi.
Giovani tra i 15 e i 25, perfettamente torniti, oleati, pelosi, baffuti cui la vita ha dato in sorte tutto, non da ultima la possibilità di decidere cosa fare della vita stessa.
Aspettano di risolversi per l'una o l'altra strada sulla soglia della palestra affacciata sulla riva del fiume, e quando tutti sono andati via due soli rimangono a discutere se sia più sensato restare con Nicola II, di stanza in città, o accogliere questo Napoleone come soccorritore, difensore, liberatore.
"La logica vorrebbe che tenessimo per Nicola," con accento locale, "è già qui e di danni ne ha ormai fatti tanti che a cacciarlo ne farebbe ancora di più".
"Ma il Bonaparte è forte assai," ribatte l'altro con cadenza di una zona vicina ma non confinante, "e se ci avesse come complici all'interno si chiuderebbe tutto in poco tempo."
"Il pugno da dietro," cita il primo.
"Una tattica infallibile," chiosa l'altro.
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20191028
#1996
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#1995
Quel dolore aveva avuto quantomeno il merito di fargli sentire che possedeva effettivamente un piede: ne sentiva ora tutte le ossa, i tendini, perfino le vene, e fu costretto a rivalutare l'esistenza di quella parte del corpo così utile e così spesso sottovalutata.
Se i piedi stanno bene, dicevano, sta bene tutto il corpo.
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#1994
Da quanto tempo non vedevo quelle reliquie del mio stesso passato?
Grazie a Danilo erano ora tutte ammassate ordinatamente nell'enorme portabagagli della vecchia Simca familiare bordeaux, anch'essa un pezzo di quella parte della mia vita che pensavo andata per sempre.
Diari pieni di foto, scenografie smontate, quadri tridimensionali.
"L'auto non va più," fu l'unico commento di Danilo. "Ma l'impianto elettrico funziona, e se ci monti un motore nuovo magari riesci anche a rimetterla in strada".
E a portarti via tutta questa merda, dissi tra me e me.
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#1993
La vedova dell'architetto, che era ancora una bella donna, viveva al piano terra della casa progettata apposta per loro dal marito. La casa è ora un museo, ed è aspettando mia moglie che, grazie a o per colpa della mia irrefrenabile curiosità, ho conosciuto la vecchia signora: avvolte in una vestaglia di seta a fiori non sembrava in nessun modo sorpresa di ricevere la visita di uno sconosciuto, malgrado i cartelli avvisassero chiaramente che quell'area del palazzo era interdetta al pubblico.
La grande porta a vetri satinati e decorati che chiudeva l'area privata del palazzo dal resto del museo era aperta. All'interno dell'enorme sala senza muri erano accumulati i tesori nascosti della collezione, pezzi unici di design mai messi in commercio, progetti di riviste mai realizzate, variopinti zaini di tartan e cordura messi sotto una teca, e su una chaise longue di velluto grigio lei, la padrona di casa in persona, le lunghe gambe abbronzate ancora lisce come quelle di un'adolescente, il buio tra le cosce pericolosamente in agguato mentre, un ventaglio in una mano e un cocktail nell'altra, mi guardava in compiaciuto atto di sfida.
All'esterno, intanto, mia moglie era uscita dal bagno e vagava nell'atrio tra gli altri visitatori, cercandomi disperatamente.
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20191018
#1992
Un cappello lo aspettava all'uscita. Era un fedora marrone, artigianale e di fattura antica ma praticamente nuovo, non sapeva di chi fosse ma restava sull'appendiabiti giorno dopo giorno senza che nessuno lo prendesse mentre andava via o che ne reclamasse il possesso. E dato che da lì a pochi giorni lui stesso sarebbe uscito da quella porta per l'ultima volta dopo dieci anni e un mese, e che quel cappello era un modello ideale da calcarsi sulla testa per andarsene da soli verso un nuovo orizzonte, decise infine di farlo suo.
Di qualsiasi maledizione del fedora, o dei posti vietati ai portatori di quel particolare taglio, ovviamente non sapeva ancora nulla.
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#1991
Non sono fermo: mi sto solo muovendo contemporaneamente versi tutti e quattro i punti cardinali.
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#1990
All'inizio il sapore del medicinale gli dava parecchio fastidio, era amaro e allappava, lasciando una patina bianchiccia e appiccicosa che necessitava di grandi flussi d'acqua per essere mandata via.
Ma ora che la cura era quasi finita ci aveva preso quasi gusto, e di tanto in tanto faceva qualche nuovo risciacquo per il puro gusto, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno, giusto per sentire di nuovo quello strano e perturbante sapore.
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#1989
Dormire su Keplero 16b è un'esperienza tutto sommato piacevole. Ora le stanze della stazione sono arredate in modo più confortevole, e nonostante i soliti suoni provenienti dall'esterno, e le pericolose presenze che riescono a intrufolarsi all'interno, si riesce a dormire quasi una notte intera. (Che poi vuol dire sei ore).
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20190925
#1988
La leggenda dice che un Romano può attraversare le colonne della porta solo due volte nella vita.
E qual è il problema? Siamo mica romani noi, le dico.
Così salgo sulla barca di marmo e, una botta qui, una spinta lì, oltrepasso le due colonne di marmo candido ed esco nella città nuova.
E pazienza se la guida turistica vuol convincermi che devo procedere sulla destra nonostante la strada sia in salita perché "più oltre inizia la discesa". E pazienza se p vero che anche questa città è piena di uomini in fedora e donne in boss of the praire che litigano e poi si riappacificano senza che le une sentano le parole degli altri. E pazienza se lei non vuol correre come si corre incontro al futuro nei film della Nouvelle Vague, e non capisca che se non vogliamo perdere il metrò dobbiamo catapultarci giù a destra per le scale a quell'angolo e su di nuovo per quella rampa. E pazienza se abbiamo perso la corsa per un pelo, ma fanculo, fanculo, fanculo!
Pazienza dunque anche per il povero senzatetto che si prende i miei calci di frustrazione, rabbia e risentimento.
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20190922
#1987 (a R.C.)
"Your eyes don't shine/
like they used to shine/
And the thrill is gone/
When your lips meet mine/
I'm afraid the masquerade is over/
and so is love/
and so is love"
But, c'mon, he's talking about is mum, right?
I mean, he was just twelve, for Christ sake.
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#1986
Al centro del garage il pubblico, e due grandi tavoli a mo' di palco sui lati corti.
Accanto ai tavoli il sound–system e, sopra, i gruppi di sfidanti, rigorosamente ma non obbligatoriamente abbigliati in stile retrò: farfallino o camicia senza colletto, coppola o bombetta, gilet o bretelle, pantaloni alla zuava o scarpe con le ghette.
Uniche regole: la strumentazione acustica, il ricorso alla melodia, e l'improvvisazione su un tema dato all'ultimo momento. Praticamente il rap ai tempi dello swing.
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20190920
#1985 (a C.K.)
Non tra gli Iperborei —
dove qualcuno immagina tu abbia passato i vent'anni d'avventura
tra la guerra e il ritorno a casa —
non tra loro dovrai approdare,
ché già il mare conoscono e gloria non porteresti alcuna
a colui che col suo volere potente per quei vent'anni
all'isola tua t'impedì di volgere le vele.
E nemmeno tra i Vichinghi
che alla ricerca della sponda opposta
il largo Oceano già solcano da anni.
Non tra i Romani
che non sono più o non ancora da venire,
e che secondo alcuni arrivarono o arriveranno
dal mare e prima ancora dalle terre
che sventurate dal tuo stesso piede
calcate e schiacciate.
E nemmeno tra i Mori
che del Mediterraneo a mezzogiorno abitano,
perché quello stesso mare a loro spese
un giorno numerosi attraverseranno.
È al cuore dell'Europa che devi volgere la prua,
tra le pallide genti cha mai onda o flutto
o distesa d'acqua salata hanno visto o sentito,
e la cui mente può solo sognare,
desiderare, fingere, sperare, fantasticare
e, senza prova, credere.
Qui, in un paese diviso
più di quanto le sue distese non facciano immaginare,
qui, lasciato il legno,
a piedi o a cavallo o a dorso di mulo
devi finalmente giungere per poterti riposare.
E quando ti chiederanno da dove vieni,
o chi ti manda,
lasciali sognare ancora un po'
e portali in giro coi racconti dei tuoi pellegrinaggi.
Solo a sera dì i tuo nome e quello
di colui la cui forza sei venuto ad annunciare.
Se non to crederanno persevera,
se ti derideranno difenditi,
se ti accuseranno combattili,
e se ti colpiranno sorridi e loro mostra il remo
che fin da casa hai portato,
e chiedi che lo conficchino nel tumulo
che ti sarà da tomba
perché del tuo passaggio sia il segno
e la gente si chieda
"Cos'è?"
"Da dove arriva?"
"E a cosa serve?"
"Ma che cosa vuol dire?"
e leggende su di te raccontino negli anni a venire
finché il tuo mito
e di colui che ti ha mandato
non crescano a tal punto che nessuno possa più dubitare
della grandezza del mare.
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#1984 (Wódka Szymborska #18)
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#1983
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#1982
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#1981
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#1980
Questa notte ho dato un passaggio sotto al mio ombrello a una modella; mi precedeva di qualche passo sotto una pioggia quasi invisibile, che sembrava non bagnare ma che invece appesantiva pian piano il cappotto.
Aveva dei pantaloni da pompiere, e una canotta bianca intrisa d'acqua, capelli biondi scompigliati dal tempo e occhi azzurri persi nella notte, come in un sogno.
Il suo ombrellino pieghevole era rotto, e così accettò volentieri il mio aiuto, almeno fino alla fermata del treno dove l'aspettava un'amica, altrettanto bella e altrettanto bagnata.
Dopo averla salutata con un pugno contro pugno molto urbano, ho preso le scale per la superficie, solo per trovarmi suoi binari dove un treno stava per giungere proprio in quel momento, e o rischiato di morire nel più stupido dei modi.
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#1979
La tua bocca è un'arma che lascia disarmati: colpisce, carnosa e suadente, come qualcosa di profondamente umano che viene però da un altro mondo.
Spinge al bacio proibito, al morso doloroso, al desiderio carnale, ma senza perdere un grammo di eleganza durante le peccaminose proiezioni.
Nasconde segreti umidi, la forza del non detto, la provocazione del non verbale.
Un sorriso trattenuto, i denti baluginano veloci, la lingua guizza curiosa.
Un bacio, lungo, passionale, non per forza sulla bocca.
La tua bocca è il tuo colpo vincente, il punto di forza, lo sai, vero? Ma anche quello più debole, terreno infido per le tue battaglie. Continuamente in movimento allude, richiama, seduce, ma allo stesso tempo denota, rivela, confessa: nervosismo, instabilità, ansia. E in questo desiderio di piacere, insicurezza.
Non sta ferma un attimo, non sa qual è il suo posto e la sua posizione muta come l'espressione di una bambina, e allo stesso modo fugge, si schermisce, diventa irraggiungibile e, in ultima analisi, incomprensibile.
Sempre socchiusa, suggerisce anche ulteriori complicazioni: chi s'inumidisce spesso le labbra lo fa perché queste sono secche, chi tiene la bocca aperta lo fa perché respira male dal naso. C'è da supporre che tossirai nella quiete domestica, che russerai durante la notte, che avrai l'alito cattivo per il resto del tempo.
Non è dunque di un futuro assieme che parlano le tue labbra.
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20190910
#1978
Qualcuno pensava che quel suo modo di portare i pantaloni del pigiama, alla zuava, il bordo inferiore arrotolato in quello superiore dei calzini, fosse uno dei tanti vezzi di cui si vestiva, ma c'era una ragione ben precisa: in questo modo faceva sì che il lungo indumento non gli finisse sotto le suole delle ciabatte pericolosamente inficiando, e anzi mortalmente annullando, il loro connaturato potere antiscivolo.
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#1977
Non bisogna aver paura della frittura. Quantomeno non della sua preparazione: se fatta a dovere (cuocere poco alla volta, per breve tempo, in tanto olio di semi molto caldo) è decisamente meno invasiva di quel che si crede generalmente.
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20190827
#1975/1976
Di musica classica sapeva e capiva molto poco, ma Mozart le risultava a tal punto noioso ed irritante che ogni qual volta s'imbatteva in un suo brano alla radio, anche se non l'aveva mai sentito prima lo riconosceva all'istante e, sbuffando infastidita, si vedeva costretta a cambiare canale.
Per un po' avevo sperato che prima o poi Mozart mi sarebbe piaciuto, per lo meno in quanto figura di riferimento per Beethoven. Ovviamente non conoscevo ancora Haydn.
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#1974
Delle diverse forme di tortura inflitteci per evitare che facessimo ulteriori danni, pensavo che i continui tagli su nocche e ginocchia fossero la più dolorosa. Ma ora qualcosa mi fa pensare che non sia nulla a paragone di quel che potrebbe farmi il Nano: in questo momento è alle prese con uno dei gemelli giganti, e per l'energumeno — biondo, quasi cieco ma potenzialmente letale — la situazione s'è messa davvero molto male.
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#1973
La casa di Mick Jagger è una specie di castello, con un ampio giardino a pian terreno, circondato da mura diroccate e chiuso da un alto cancello, su cui si affacciano le stanze del palazzo principale.
Dalla finestra della cucina riesco a vedere gli ospiti che si incamminano lentamente verso la piscina, dove Mick siede su una sdraio, e fin dove la mia curiosità riesce ad arrivare. Non a tutti è dato di arrivare così lontano, aver varcato il cancello del castello non vuol dire necessariamente che si sarà poi anche ammessi a vedere la luce di Jagger, e in un modo o nell'altro non sono nemmeno riuscito a scattare una foto, neanche un segno del mio passaggio in questo luogo magico a beneficio dei miei followers su Instagram.
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#1972
Tra le varie cose che caddero dalla borsa della nonna c'era un rullino, facemmo appena in tempo a vederlo prima che si infilasse sotto al mobile del soggiorno, da dove nessuno sarebbe stato più in grado di tirarlo fuori.
E così gli ultimi ricordi della nonna sarebbero rimasi in quella casa, dove lei aveva vissuto le sue gioie e i suoi dolori.
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#1971
Juri non è contento della mia soluzione, ma a mio avviso ora la posizione della doccia funziona molto meglio. E pazienza se adesso dall'esterno tutti vedono le ragazze mentre si lavano: lasciarsi guardare non è il loro lavoro, dopo tutto?
Me ne resto dietro la nuova tenda, simile a un teepee, per dimostrare la validità della mia posizione, e intanto ne approfitto per toccare il culo a una delle ragazze, che per altro ridono di gusto. Ma Juri non è convinto, non è convinto per niente, e prima di andar via mi guarda torvo come per dire questa partita è tua ma so dove vuoi arrivare e ti terrò gli occhi addosso.
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20190810
#1970 (Wódka Szymborska #17)
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#1968
Ora lavoravo il doppio per guadagnare la metà.
Ma siccome fino ad allora avevo lavorato la metà di quel che avrei dovuto guadagnando il doppio di quel che avrei meritato, mi sentivo tutto sommato fortunato: la vita continuava ad essere ingiusta.
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#1967
Sulla pronuncia terrona, già condizionata dalla deviazione del setto nasale, s'innestava ora il raffreddore, col risultato di una voce d'oltretomba ma priva di riverbero, lugubre e al contempo comica come quella di un caratterista da commedia dell'arte morto, la cui carriera era sempre stata in sordina.
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#1966
Quella della scelta del posto in treno è una dinamica molto delicata, e tra le più complesse. Dev'essere quello accanto al finestrino, ovviamente, altrettanto ovviamente posizionato in direzione di marcia e, un'ovvietà da non sottovalutare, non esposto al sole ma, possibilmente, con vista sul lato più interessante del panorama. (Inutile forse dire che sia il posto accanto che i due di fronte devono essere preferibilmente liberi).
Lo si può individuare già prima di salire sul vagone prescelto (uno dei centrali) e, ammesso sia disponibile, si tratterà poi o di scegliere quello contornato da altri gruppi di quattro sedili vuoti o di selezionare il compagno di viaggio ideale, chiaramente salito prima di noi, e che ci guarderà potenzialmente per tutto il tragitto dall'omologo del nostro posto.
Ma a condizionare questa fase subentra quella della comparsa dei nuovi arrivati, che a loro volta valuteranno i vecchi, ovvero noi. Se non si viene scelti come compagni di viaggio ideali si proietterà sui coloro che sopraggiungeranno successivamente l'idea di essere sfigati, ma del resto se si viene opzionati da personaggi particolarmente sfigati si finirà per vivere del loro riflesso per tutto il resto del viaggio.
Del resto, scegliere il posto accanto o di fronte a passeggeri particolarmente stilosi o disinvolti da un lato ci ammanterà della loro aura, ma dall'altro ci costringerà per tutto il tempo che passeremo al loro cospetto a mantenere un profilo adeguato, all'altezza delle aspettative che noi stesso avremo creato ardendo di sedersi esattamente lì.
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20190809
#1965
Torna a casa a giorno fatto, dopo aver passato la notte fuori.
“A dormire non riesco,” dice. “Ormai sono le 0630h, tornare a letto non ha senso.”
Indossa il suo solito trench verde e un berretto di lana rossa che non le avevo mai visto.
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#1964
Il rumore era diventato insopportabile: un cicalio metallico intermittente ma interminabile, come di maniglia poco oliata, un animale meccanico che si lamentava dall'interno dei muri del bagno.
Bussai quindi alla cinese della porta accanto, che gestiva una mensa clandestina, e le chiesi se lo sentiva anche lei, se anche per lei era un problema o se era piuttosto qualcosa che non la disturbava, causata magari da qualche entità che lei conosceva, rispettava o temeva, e che abitava le intercapedini tra i nostri appartamenti, qualcuno che aveva evocato con gli odori o le esalazioni della sua cucina, deciso a restare finché ci fosse stata disponibilità nel cuore della sua ospite.
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#1963
Non sono qui per risolvere problemi ma per suggerire nuove strade. Non ho del resto il potere contrattuale perché le mie idee equivalgano a decisioni: esprimerò quindi solo delle opinioni, che argomenterò quando me lo chiederete e che difenderò quando invece lo riterrò necessario.
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#1962
Un buon Art Director non ha bisogno di confrontarsi con il Photo Editor per “risolvere” una pagina. Un grande Art Director, invece, comprende la necessità di dialogare con i suoi comprimari, il Photo Editor in primis, per ottenere il risultato migliore.
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20190728
#1961
È la storia di un uomo con un passato di aracnofobia — solo ora parzialmente superata — che trova un ragno sulla finestra del bagno.
All'iniziale repulsione istintiva segue una fasi di indifferenza, la coscienza razionale che non esista pericolo, nella speranza che l'animale se ne vada, che torni da dove era venuto.
Ma quello non demorde, né cambia pressoché posizione.
Accertatosi che non sia morto, l'uomo inizia a incuriosirsi: cosa fa lì fermo quell'essere misterioso, minaccioso, a suo modo affascinante? Non si sposta, non tesse la sua tela, non reagisce più di tanto: come fa a nutrirsi? Di cosa vive? È un cacciatore, non semplicemente solitario come tutti i ragni ma anche nomade? È perso? Stordito? È il freddo? È in fin di vita?
Agente nemico in rappresentanza di una natura fredda e inconoscibile, resta fermo in un angolo del telaio, mostrando la sua sagoma nota e inquietante sul bianco del vetro che si frappone tra l'intimità violata della casa e le giornate di grigiore urbano.
L'uomo è combattuto: non vuole ucciderlo, sa che non ce n'è ragione, ma prova troppo ribrezzo per tentare di spostarlo. Così comincia a fare la doccia come se niente fosse, fingendo che il ragno non sia lì, fingendo perfino di non averne paura, temendone in realtà l'improvviso attacco ma in fondo supponendone la paura, lo smarrimento, la totale assenza di malevolenza.
È forse malinconico? È stato ostracizzato dai suoi simili? Lasciato dalla compagna? Sta riflettendo a suo modo sul senso della vita? È venuto a morire in solitudine? O è piuttosto un esploratore, un rivoluzionario in cerca dei limiti del proprio mondo, desideroso di metter fine all'ignoranza della sua specie scoprendo un regno di conoscenza fino ad ora precluso? Quanto lungo sarà ancora questo suo viaggio verso l'ignoto?
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#1960
Come in mezzo a questa folla di gente in strada, questo è lo scopo della mia vita: arrivare dove sono diretto (o destinato: ignoro il mio futuro in entrambi i casi) fluidamente, senza mai variare la mia velocità e possibilmente senza mai fermarmi, ma sempre evitando di ostacolare o urtare qualcun altro sulla mia strada.
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#1959
Guardando dal finestrino col sole alle spalle, Victor Muir si rese conto di non vedere la propria sagoma proiettata sul suolo col resto del treno, ma di far parte dell'ombra stessa del treno, di un'ombra totale che includeva tutto quel che del treno veniva proiettato sul suolo. È quando siamo nell'ombra che ci rendiamo conto di far parte del paesaggio, di essere non necessariamente il soggetto osservante ma piuttosto parte del visibile come ogni oggetto attorno a noi.
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20190325
#1958
È indubbio: tra moda e me too, quest'estate segna il ritorno ufficiale dell'erà senza reggiseno.
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#1957
I quattro si separarono ognuno a modo suo: uno stringendo la mano a tutti, un altro intrattenendosi per vedere se non ne usciva un altro po' di chiacchiere, un altro ancora allontanandosi all'indietro e accampando scuse, e l'ultimo voltandosi e avviandosi velocemente verso la prossima destinazione.
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#1956
Devi lasciare che gli elementi naturali prendano il loro poso nella tau vita.
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#1955
Ricordi quando cercavi sempre di infilarti nell'inquadratura ogni volta che cercavo di fotografare tua madre? Una volta salisti addirittura sul tavolo e iniziasti a fare le tue facce buffe pur di impedirmi di puntare la macchina su di loro, così che fui costretto a scattare all'improvviso, prendendo alla sprovvista te, lei e perfino me. Ho ancora quella stampa: e anche sfocata e colpita dal flash, tua madre è bellissima.
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#1954
Usare quello stand per abiti come skateboard riuscì inaspettatamente facile: feci il giro dell'isolato riuscendo addirittura a impennare con un piede nell'incavo dell'angolo sfruttando solo le rotelle posteriori, tra i gridolini eccitati di modelle, truccatrici e parrucchieri. Cosa non si fa per creare un po' di show attorno alla nostra bistrattata professione.
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20190318
#1953
Accadde tutto in pochi secondi: la dolce risacca che ci aveva bagnato i piedi fino a pochi attimi prima, ora aveva cominciato a montare rapidamente e inesorabilmente. Il gioco di non bagnarsi l'orlo dei pantaloni divenne così una corsa per non essere investiti, e dovemmo rifugiarci sulle strutture di cemento armato del lido, dove i bar ancora chiusi sotto i portici facevano da testimoni muti ai nostri tentativi di tenerci ancorati alle balaustre per non essere sommersi dalle onde di acqua e sabbia, praticamente fango liquido e melmoso che ci arrivava ormai alla vita.
Poi d'un tratto, così come era arrivata, la marea si ritirò e, da qualche punto imprecisato da cui non l'avevamo nemmeno vista sparire, riapparve Bea, asciutta e pulita come se fosse appena atterrata.
"Dai, andiamo," disse prendendoci per mano. "Dovete rilassarvi un po', voi due."
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20190311
#1952
Ora che sapeva cosa si prova in punto di morte, sarebbe stato molto più difficile, addirittura impossibile, provare di nuovo a uccidersi. Dal suo punto di vista non le avevano salvato la vita quanto piuttosto, molto più ingiustamente, insegnato ad aver paura della morte. Ora chi le avrebbe spiegato come smettere di aver paura della vita?
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#1951
A volte ho l'impressione di non aver fatto altro nella vita che comprare molte scarpe e molte sedie: che si tratti di andare da qualche parte o di restare fermo sul posto, voglio sempre avere ampia possibilità di scelta.
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#1950
Supponevo di non essere l'unico quarantenne disoccupato che se ne andava a spasso in quei tempi, eppure nulla mi toglieva l'impressione che tutti avessero un lavoro, per buono o brutto che fosse, e io solo rappresentassi l'infima categoria di perdigiorno cui la vita non aveva riservato fortuna alcuna.
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20190308
#1949
The only way to set that flower free /
was to actually cut it dead.
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#1948
Trovammo la falla nella rete e io mi ci infilai immediatamente, sbucando dalla parte in cui lo sterrato formava il piccolo pendio dietro al quale c'era la salvezza.
Marco passò altrettanto velocemente, compiendo il mio stesso movimento serpeggiante. Ma quando fu il momento di Giulio accadde quello che tutti avevamo temuto, e quel ciccione si incastrò nella rete come il salame che non era altro.
Dovemmo aspettare tutta la notte, finché non si fu del tutto liberato dal peso e dall'aria che gli si erano accumulati nella pancia dopo tutte le costolette e i fagioli che aveva mangiato.
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#1947
Cori aveva appena baciato quello nuovo, quindi non c'era più ragione che restassi anch'io a far finta di divertirmi tra le onde. Mi misi allora in ginocchio, inerme, e lasciai che la prima si infrangesse sul mio corpo, che la seconda lo spostasse, e che la terza lo voltasse verso la spiaggia, e poi me ne tornai sul bagnasciuga dagli altri, le mie membra a disposizione per il resto della classe, bianche, morbide braccia di ragazzine burrose e acerbe pronte ad accogliermi.
Il professore si era intanto sfilato dalla manica una lunga molla (immaginai che servisse a tener su un qualche tipo di reggiseno per quelle sue enormi mammelle) e si preparava a punire i sediziosi.
"Il primo sarai tu" mi disse tendendo lo strumento di tortura.
"Ma io non ho fatto nulla," mi giustificai. "Non li ho nemmeno toccati."
Forse che il mio peccato era stato proprio quello?
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