20190920

#1985 (a C.K.)

Non tra gli Iperborei —
dove qualcuno immagina tu abbia passato i vent'anni d'avventura
tra la guerra e il ritorno a casa —
non tra loro dovrai approdare,
ché già il mare conoscono e gloria non porteresti alcuna
a colui che col suo volere potente per quei vent'anni
all'isola tua t'impedì di volgere le vele.
E nemmeno tra i Vichinghi
che alla ricerca della sponda opposta
il largo Oceano già solcano da anni.
Non tra i Romani
che non sono più o non ancora da venire,
e che secondo alcuni arrivarono o arriveranno
dal mare e prima ancora dalle terre
che sventurate dal tuo stesso piede
calcate e schiacciate.
E nemmeno tra i Mori
che del Mediterraneo a mezzogiorno abitano,
perché quello stesso mare a loro spese
un giorno numerosi attraverseranno.

È al cuore dell'Europa che devi volgere la prua,
tra le pallide genti cha mai onda o flutto
o distesa d'acqua salata hanno visto o sentito,
e la cui mente può solo sognare,
desiderare, fingere, sperare, fantasticare
e, senza prova, credere.
Qui, in un paese diviso
più di quanto le sue distese non facciano immaginare,
qui, lasciato il legno,
a piedi o a cavallo o a dorso di mulo
devi finalmente giungere per poterti riposare.
E quando ti chiederanno da dove vieni,
o chi ti manda,
lasciali sognare ancora un po'
e portali in giro coi racconti dei tuoi pellegrinaggi.

Solo a sera dì i tuo nome e quello
di colui la cui forza sei venuto ad annunciare.
Se non to crederanno persevera,
se ti derideranno difenditi,
se ti accuseranno combattili,
e se ti colpiranno sorridi e loro mostra il remo
che fin da casa hai portato,
e chiedi che lo conficchino nel tumulo
che ti sarà da tomba
perché del tuo passaggio sia il segno
e la gente si chieda
"Cos'è?"
"Da dove arriva?"
"E a cosa serve?"
"Ma che cosa vuol dire?"
e leggende su di te raccontino negli anni a venire
finché il tuo mito
e di colui che ti ha mandato
non crescano a tal punto che nessuno possa più dubitare
della grandezza del mare.



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