IL MOSTRO PRIMO
La signora era cieca. La prima cosa che disse quando mi conobbe fu "Questo qui mi pare un po' gay," ponendo fine una volta per tutte a ogni mio dubbio. Pazienza se poi dovemmo ricrederci entrambi, nostro malgrado.
20161031
#1416 (Le ultime mosche #23)
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#1415
Campione olimpico di tiro a indovinare, salto alle conclusioni, corsa ai ripari e tutte le specialità di scherno, punta quest'anno a un titolo importante nel lancio della prima pietra.
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20161029
#1414 (Le ultime mosche 22)
EASY JANE
Quelli che se ne vanno sono i migliori, come questo brufolo grassone che abbandona la classe non più di 5 min. dopo l'inizio della lezione.
Tu che ci fai qui, Maria? Perché non ti accalchi come gli altri?
È rimasta tutto il tempo seduta da sola a guardarsi intorno e, in basso, i piedi; ma soprattutto me che la fissavo, e sembravo capirla. Le labbra e gli occhi parlano da soli.
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#1413
Erano rimasti delusi e scottati tante di quelle volte che avevano tacitamente deciso di evitare ogni reciproco romanticismo, vivere come se non ci fosse un domani, con affetto e rispetto ma senza fare promesse, e senza usare frasi fatte.
Il tempo era passato, non erano arrivate né le delusioni né le scottature, ma i giorni del sacro fuoco erano andati, passato il momento delle frasi d'amore e delle grandi dichiarazioni. Stavano bene, erano sereni e si volevano molto bene, ma quella parte l'avevano saltata, e non sarebbe tornata mai più.
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20161028
#1412 (Le ultime mosche #21)
HOT CHEEL
Non potevo sopportarla, la ritenevo tutto ciò che io non avrei mai voluto essere a quarant'anni. Ma poiché me ne mancavano solo venti, e la incontravo sempre e immancabilmente in tutti i posti che frequentavo, ebbi paura di essere già come lei, e di non poter più cambiare. La sua presenza negli stessi luoghi e per gli stessi motivi di noi ventenni deponeva a netto sfavore della nostra vecchiaia a venire.
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#1410/1411 (Due cortometraggi)
In preda ad altri pensieri scende dal bus alla fermata sbagliata. È su una sopraelevata, in una zona della città sconosciuta ma evidentemente periferica. Nota subito individui sospetti, a gruppi o solitari, e si finge occupato, come se aspettasse qualcuno o cercasse un luogo noto. Gli si avvicinano quattro adolescenti chiaramente malintenzionati.
"Non ho soldi," dice lui.
"Andiamo al bancomat," dicono loro.
Dopo una contrattazione che stupisce per primo lui stesso riesce a patteggiare e gli offre la cena. La trattoria è spartana ma dignitosa. Finge dimistichezza, gli rispondono con falsa simpatia. Alla fine del pasto vorrebbe volatilizzarsi, i bus cominciano a scareseggiare, la notte si avvicina. Ma quelli tornano improvvisamente seri e minacciosi.
"Allora," dice uno, "questo bancomat?"
Si guarda attorno nella carrozza della metropolitana. I tempi sono cambiati, i sospetti sono aumentati, l'aria è pesante e la sua barba non aiuta: teme continuamente che qualcuno lo prenda per un possibile terrorista. Vede nei loro sguardi il dubbio, affetta tranquillità ma si rende anche conto che questo è proprio l'atteggiamento di chi vorrebbe nascondere la propria tensione, e sa che è impossibile distinguere tra la paura di un onesto cittadino di essere scambiato per un terrorista e quella di un terrorista di venire scoperto. All'improvviso qualcuno comincia a fissarlo con terrore. Si sente urlare qualcosa in arabo, lui stesso ne è atterrito. Quando si volta l'attentatore è dietro di lui, e brandisce un fucile.
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20161027
#1409 (Le ultime mosche #20)
E–MARIA
Appese il poster della star appena sopra il letto, in un altarino pseudo-sacro, visto che la blasfemia non esiste, non è eresia adorare un altro dio.
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#1408
Brutto ma necessario colpo, quando scoprì di essere sempre stato un lupo e non un orso.
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20161026
#1407 (Le ultime mosche #19)
BOXING BAIXING
Senza mezze misure l'uomo aveva deciso di registrare su nastro tutto quello che gli fosse accaduto quel giorno, senza esclusioni, dal principio alla fine, notte inclusa, senza pause e senza limitare il flusso degli eventi che si sarebbero succeduti.
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#1406
In questa foto i genitori di Eric posano travestiti da sacchetti della spazzatura in occasione del cosiddetto Presepe della Nettezza Urbana. Leggenda vuole che avessero poi cominciato a usare quella fotografia nel loro curriculum, col commento "Pronti a tutto purché il party funzioni".
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20161025
#1405 (Le ultime mosche #18)
IL CHIAVICONE
Mi fissa ogni volta che entro rossa e riccia come un'insalata, e intanto addenta la sua banana, pescata dal bancofrutta dietro cui lavora, e mastica veloce e vorace, ed è alta, pallida e segreta come il campanile di una chiesa di campagna.
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#1404
"Porca coca!" imprecava sempre, e quando qualcuno la guardava strano spiegava che ognuno è libero di prendersela col dio che preferisce.
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20161024
#1403 (Le ultime mosche #17)
UNO, DOS, STRESS
Dei dieci comandamenti c'è solo il quinto che non ho mai infranto. Però sono un ragazzo normale: non sono mai stato in una clinica psichiatrica, niente problemi di alcool o droga, anzi non fumo nemmeno. Qualche crisi di coscienza, sfalzamenti di identità ridotti al minimo, bongustaio, un po' cinico, poco socievole, egoista quanto basta, innamorato.
E ora mi ritrovo faccia a faccia col più atroce tra i delitti a contemplare la caduta della mia ultima sicurezza.
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#1402
Accovacciato sul balcone con un paio di waribashi strette tra le dita, spulcia foglia a foglia le piantine di basilico cercando di salvare il raccolto di quest'anno.
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20161023
#1401 (Le ultime mosche #16)
ANGOLI
"Siete le mie due uniche vere amiche," disse Tordo Rosso in un momento di ebbrezza euforica, "perché siete le uniche due squaw che non mi scoperei mai."
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#1400
È una ragazza piena di sorprese. Frequentarla potrebbe anche volere dire imbattersi in un paio di pantaloni la cui etichetta recita: "Tenere lontano da fonti di calore."
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20161022
#1399 (Le ultime mosche #15)
È ORIZZONTABILE?
È mentre l'acqua scorreva nella vasca che Sophie e Susanne scoprirono il contatto che esigevano le loro labbra. Dietro la porta la madre di Sophie poteva solo immaginare che grande amica sua figlia avesse trovato.
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#1397/1398 (Due quasi-tautogrammi)
Un palombaro Philippino perlustra il pavimento del Pacifico.
Procede con piedi di piombo.
La palestra pullula di proteiche presenze, potenzialmente prive di pensiero.
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20161021
#1396 (Le ultime mosche #14)
SCHIENA DIRITTA, ARTI RILASSATI
Hermann Drake (conosciuto anche come Er Mandrake), illusionista romano: ricercato per frode aggravata e deposizione mendace.
Walker Texas Evans, fotografo americano: su di lui pendeva una condanna per violazione della privacy e appropriazione indebita di informazioni riservate.
Entrambi colti dal posto di blocco, fondano ora tutte le loro difese sotto due metri di terra fresca.
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#1395
Lo schricchiolio del ventilatore che ruota sulla sua base, cordame di vele raggiunte dalla brezza in mezzo alla binaccia; le onde del lenzuolo scemano verso i bordi del letto, oltre le Colonne d'Ercole del giorno afoso. Steso in un mare di sonno, il mio è un corpo alla deriva.
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20161020
#1394 (Le ultime mosche #13)
SAFEWAY
La muratura di quest'uomo è fragile come la porta del Paradiso, che si può forzare mediante qualche preghiera e un falso pentimento in punto di morte.
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#1393
Grande lo stupore del camionista: dai finestrini aperti in corsa sull'autostrada accanto al palco en plain air, improvviso il coro della Nona di Beethoven.
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20161019
#1392 (Le ultime mosche #12)
PLAYGROUND LOVE
Costretta per amore a dormire su lenzuola che le ricordavano l'odiosa divisa della scuola carrolica, Gloria (Maria della) gli diede più di quanto lui, per amore, potesse contenere.
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#1391
Per l'estate si trasferivano in metropolitana, sui treni con l'aria condizionata, portandosi da mangiare e da bere, un libro, musica in cuffia o un computer pieno di film. Era in quella stagione che l'abbonamento annuale ai mezzi pubblici si caricava di meraviglioso senso.
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20161018
#1390 (Le ultime mosche #11)
Die Windfilme era il nome che aveva dato a quella serie di pellicole. Si metteva fermo lì da solo, a sprecare interi caricatori inquadrando sezioni di spazio solcate dal vento, erba che sussurrava, alberi che s'inchinavano, oggetti che volavano via, in silenzio, e persone controvento battute dalle raffiche di quello che lui definva "l'agente atmosferico più inutile e più bello".
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#1389
Ci siamo conosciuti nemmeno un paio di giorni fa, ma tu già non mi riconosci.
Ti seguo per le strade della città, è notte, non ti accorgli di me. Ti fermi al bordo di una fontana, ti giardo da lontano. Probabilmente piangi, sicuramente, forse.
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20161017
#1388 (Le ultime mosche #10)
SPETT.LI ORE 2000H, 2200H
Testina quadrata, la signorina, biondina, ricciolina e ricchissima, tanto fragile nell'auto di lusso che si schianterà alla prossima frenata brusca.
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#1387
Un elemento: la terra.
Un materiale: il legno.
Un animale: l'orso.
Un frutto: la mela.
Una pianta: la betulla.
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20161016
#1386 (Le ultime mosche #9)
HAI ZEPPATO UNO STRONZO
Certe persone hanno un sonno affatto riposante, e si svegliano provate, esauste, e con una fame atavica, come se avessero lottato tutta la notte battagli spossanti e ancestrali.
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20161015
#1385
Il Genio della mia casa è vecchio, rude, affascinante ma apatico, socievole ma sporco; si sta lasciando andare, casde a pezzi, ma sa ancora essere accogliente e caloroso, e ne sa una più del diavolo.
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20161014
#1384 (Le ultome mosche #8)
POKEMON DI TUTTI I TEMPI
Che il libro fosse complicato lo si vedeva già dall'operazione più elementare, voltare le pagine: era infatti contenuto in una scatiola da bombiniere, e per tirarlo fuori bisognava capovolgerlo come un budino.
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#1383
Lo step-home intruding è una tecnica di circuizione molto veloce e aggressiva, a cui è impossibile opporsi. Mentre, in cucina, l'uomo veniva costretto a tirar fuori tutti i soldi, in camera da letto la donna veniva legata mani e piedi al letto e costretta a giochi di natura sessuale di cui la penetrazione era la componente meno invasiva.
"Li voglio morti," disse lei quando tutto fu finito. " Quanto ci metti a ritrovarli?"
"Dammi fino all'alba," rispose lui.
Ma donna fremeva: "Devo uscire," disse. "Fammi uscire."
L'uomo non capiva, e la donna impazziva all'idea di doversi spiegare.
"Devo uscire," continuava a dire irritata, "devo uscire."
E uscì.
Un altro uomo la aspettava su una barca ormeggiata lungo il canale che arrivava dal porto.
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#1382 (Le ultime mosche #7)
PIEDI ETRUSCHI
Si era messa il pigiamma alle quattro del pomeriggio (questo glielo disse al telefono), segno evidente che non aveva nessuna intenzione, quella sera, di conoscere persone meravigliose.
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20161013
#1381
È vero, un tempo dichiaravo di voler vivere per sempre in affitto. Ma adesso, dati i tempi che corrono, ho deciso di rivedere le mie pretese e limitarmi a voler vivere per sempre.
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20161012
#1380 (Le ultime mosche #6)
SOGNO AMERICANDO
Da ciò trassi una metafora di vita.
Era la prima volta che mio padre entrava in camera mia e si guardava intorno. Essendo falegname era attratto soprattutto dalle cose di legno: la pedana per le piante, la scatola per i cd, il contenitore con tutto il set da scrivania, quello per i colori e i pennelli.
Ognuno di quegli oggetti, un tempo, era stato qualcos'altro. E fu osservando lui che osservava che capii la differenza fondamentale che ci divideva: lui costruiva cose, io le recuperavo e le riadattavo. Il mio era il regno del riutilizzo, ridavo vita alle cose senza sapere come farle nascere; il suo quello del bricolage, e poi abbandonava le cose che creava al loro destino già segnato.
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#1379
Ecco l'ennesimo inequivocabile segno dell'età che avanza: un tempo a questo tipo di incontri si cercava di restare il maggior tempo possibile, fare a chi se ne va per ultimo, a chi non sposta le gambe da sotto al tavolo; mentre adesso nessuno di noi desidera altro che andarsene al più presto, lasciare questo posto per primi e non tornare mai più.
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20161011
#1378 (Le altre mosche #5)
POKA MONAKA
La ragazza era ferma come piangente sotto al segnale di stop al grande incrocio di notte, al freddo, in mezzo alla nebbia. Fermo l'auto per chiederle cos'ha, se sta bene, se vuole un passaggio. Lei si gira bellissima e con l'ombretto sbavato, e con un coltello in mano "dammi il portafoglio," dice (trentamila lire) "e scendi dalla macchina" (una 127 prossima alla rottamazione).
Poi prende posto e si avvia verso il nulla.
Per fortuna abitavo a due passi.
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#1377
Improvvisamente lo capii: c'era un'indubbia componente sessuale in quel parrucchiere che tagliava i capelli alla sue annesima cliente. Lui era dietro di lei, lei era in suo potere, ed entrambi potevano vedersi riflessi nello specchio mentre il loro gioco, l'equivalente tricologico di una danza caraibica, decideva che strada prendere.
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20161010
#1376 (Le ultime mosche #4)
REAL
E quando la nebbia ci avvolse senza spiegarsi fui certo che dovevo averla tutta, come una lucciola in un barattolo, tutta per me, come luce per la mia visibilità.
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#1375
Fingersi un robot non era una cosa semplice, ma chi meglio di me poteva riuscirci? E quando Clara capì chre ero lì per aiutare lei, qualcosa di simile all'ammirazione si mise in moto nel suo cuore d'acciaio.
Mi domandavo fino a che punto sarei potuto arrivare, se anche in questo caso l'amore avrebbe vinto su tutto.
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20161009
#1374 (Le ultime mosche #3)
OUR FEELING OF NATURAL HEIGHT
Ozu aveva un potere di persuasione davvero non comune, e nessuno dei suoi collaboratori (sopratutto il suo direttore della fotografia) avrebbe mai potuto dubitare che le sue parole nascondessero la verità della poesia: "Sembra già di vedere i colori che verranno."
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#1373
"Buongiorno, Carla, come state?"
La risposta di Carla è una considerazione solo apparentemente banale, ma si porta dietro riflessi di atavica saggezza sociale: "Se diciamo che stiamo bene facciamo prima."
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20161008
#1372 (Le ultime mosche #2)
I TRENI DI OZU
Parlai in francese stentato: "La tua amica è la ragazza più bella di questo lato del mondo," e poi, quando vidi l'oggetto del mio desiderio, mi avvicinai a lei: "Che stupido," dissi nella mia lingua, e le regalai la cartolina di Monet prima di scomparire tra la folla di Gare Saint-Lazare.
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#1371
Sarà anche una città capace di “serate sensuali”, soprattutto agli occhi di uno straniero, in generale, e di un americano, in particolare; ma il fatto che qui sia morto Mark Sandman dimostra ancora una volta, se ce ne fosse il bisogno, che Roma è una città con un enorme potenziale negativo.
Ci consoliamo proprio con The Way We Met, una love song with a twist.
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20161007
#1370 (Le ultime mosche #1)
BRUSH
Per due volte mi capitò di assistere al ripetersi di quella magia in maniera inconsueta. La prima, in una stanzetta arredata come una casa, con una scrivania di vecchio noce, seduti su due desie di legno col sedile in pelle tesa e dura come quella di un tamburo (suonavano, a batterle con le nocche). E la seconda in un salone insonorizzato e caldo, pieno di gente, semisdraiati su quadrati di pelle nera imbottiti, larghi e comodi come letti matrimoniali.
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#1367/1368/1369
Non aveva ancora superato la soglia dei quarata ed era la prima volta che lo separavano da qualcosa a cui Dio, o chi per Lui, l'aveva unito, la prima volta che una cosa fatta per stare dentro al corpo (sebbene con un inemendabile difetto di progettazione) veniva portata fuori dal corpo.
Rimandava l'estrazione dall'adolescenza, da quando, invece di farsi togliere quel dente del giudizio che non sarebbe mai venuto fuori, aveva silenziosamente scelto di non scegliere, ovvero aveva deciso che una certa dose di pericolosissima codardia – e di dannosissima perché malriposta paura – sarebbero state un segno costitutivo del suo modo di vivere.
Era diventato grande ancora una volta, senza per questo diventare più vecchio. Come quando la sua ragazza si era presentata in gonna per quella gita domenicale, come quando con l'auto aveva attraversato quel passaggio tra i due muretti sul ponte, come quando la responsabile dei corsi l'aveva chiamato per dirgli che aveva superato l'esame col massimo dei voti, come quando allo scoccare dei suoi trent'anni si era licenziato dal suo primo lavoro importante e aveva firmato per il successivo. Sono indelebili, i momenti in cui si capisce che c'è ancora tempo per crescere.
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20161006
#1366 (Le altre mosche #157)
SANT' IAGO, PROTETTORE DEI TRADITORI
Ibrahim Ferrer aveva già da tempo deciso come spendere quella montagna di soldi.
"Questa casa è stata arredata solo con pane secco e frustrazione," disse, mentre due scaricatori portavano dentro la nuova mobilia. "Ma d'ora in poi tutto sarà diverso."
Fuori, Cuba piangeva di gioia all'alba, alla sera di disperazione.
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#1365
Quando, ascoltando quello che era indubitabilmente uno dei migliori Luigi Tenco d'annata, si disse pronto a scommettere che era un giovanissimo Vecchioni, ebbi la definitiva conferma che di musica non capiva assolutamente un cazzo.
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20161005
#1364 (Le altre mosche #156)
LACRIMA CHRISTIANA
Rappresentante di ciliegie. Arredatore di sentimenti. È questo che facevo, per campare, quell'anno.
Primavera del '56, e intanto voi albergavate le vostre natiche di lusso in piscine d'alto bordo.
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#1362/1363 (Due detti)
A caval donando non si guarda in culo.
Il pesce è buono quando dura poco.
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20161004
#1361 (Le altre mosche #155)
KODO
A John Fante non piaceva il sapore che quel vono lasciava in bocca il mattino dopo. Ma a quel tavolo, in compagnia della sua personalissima Confraternita del Chianti, erano nati i suoi migliori romanzi.
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#1360
La storia dei due vecchi che siedono accanto a noi è evidente: lui era un carcerato – i tatuaggi fino al polso – e lei l'infermiera dell'aguzzino incaricato di fare esperimenti sui detenuti. Lei s'innamora perdutamente di lui, cambia il dosaggio della droga, lo aiuta a rimettersi in sesto e poi ad evaere, e infgine lo raggiunge. Stanno anora scappando.
Lui si alza e le chiede: "Coffee?"
E lei: "Yes, please."
Nessuno li troverà.
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20161003
#1359 (Le altre mosche #154)
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Se mi dovessi mettere in testa che ho paura di dormire con la luce spenta, nulla e dico nulla mi convincerebbe a dormire con la luce spenta.
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#1358
Montaggio incrociato tra una casa e l'autostrada, un uomo compie preparativi, un altro uomo guida un'auto, J. S. Bach, Buddy Holly, una scrivania ordinata, un cavallo a rimorchio, un biglietto d'addio, un colpo di sonno, una pistola, un incidente, un caricatore con un solo proiettile, un cavallo in fuga sulla strada, il contatto della canna con la tempia, il riposo in un prato lungo il ciglio, lo sguardo dalla finestra, un lungo nitrito, qualcosa che attira l'attenzione, un cavallo in cortile, una pistola sulla scrivania, una carezza sul muso.
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20161002
#1357 (Le altre mosche #153)
JAZZ E ROSE
Non versare vino sul vino versato.
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#1356
Così come richiama a sé il fedele, allo stesso modo il suono delle campane allontana ancora di più chi fedele non è.
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20161001
#1355 (Le altre mosche #152)
SUDORE ARANCIONE
Ti vedo ingrassarti la pancia in una gonna verde-ferrovia, dietro al vetro spesso, e mi irrita il tuo-far-niente così laborioso.
Lavoro anch'io, sai, non vorrei essere qui.
Per un giorno gli affari degli altri ci hanno messi sulla stessa barca.
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#1354 (Elegia svizzera)
Ci accoglie il sole, nonostante la pioggia.
E le campane, nel formato monolite
gentilmente offerto dall'industria svizzera
del cioccolato alla popolazione.
Impagabile angolo di pace incastonato
tra cartoline da cartolina.
La pioggia è sottovalutata, in viaggio.
Portatrice di sensazioni,
costruttrice di paesaggi,
organizzatrice di incontri,
sabotatrice
del consueto, del conforto, del conforme
s'insinua nei ricordi,
a meno che questi non siano
impermeabili alla magia.
Il simbolo di questo viaggio è una sfera di pietra
che ruota su se stessa grazie all'idropulsione.
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