BAUSCH, PRIMO DEI PROFUGHI
"Lei ha avuto un ictus in passato?", modo brutale di aprire una conversazione, specie con uno sconosciuto. Ma a Heller Linus non piaceva l'espressione di quel volto (crudo farmacista pallido e con le labbra fin troppo rosse, quasi un vampiro). E il medico, in effetti, non cambiò espressione nemmeno quando Heller gli puntò la pistola in faccia.
20150925
#764 (Le nuove mosche #104)
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763
No, questo rumore non è un problema da risolvere, anzi è proprio la conseguenza di una riparazione. È il rumore di un problema risolto.
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20150924
#762 (Le mosche #103)
RUSSO VITT
Le prudeva il naso. Sì grattò sperando che qualcuno stesse pensando a lei.
Anche lui si grattò perché gli prudeva il naso.
Si guardarono per un istante.
Si erano segretamente pensati a vicenda.
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761
Non è un dolcevita, razza di deficienti, si chiama maglione a collo alto. Il dolcevita è per i filosofi francesi degli anni settanta, specie se portato sotto una giacca, roba da intellettuali che non escono mai di casa e che da lì pensano di poter risolvere il problema ultimo del mondo senza nemmeno aver risolto il primo dei loro. Il collo alto è fatto per chi deve affrontare le intemperie della vita, è fatto per resistere alle avversità che arrivano dall'esterno, non per quelle che vengono da dentro.
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20150923
#760 (Le nuove mosche #102)
DOPPIO ZERO
Fu così che la nonna rimase stesa nel suo ventre di storia, terra e gardenie.
Per sempre.
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#759
Dormiva letteralmente in piedi: se si fosse sdraiato, i muchi alieni che avevano colonizzato il suo naso l'avrebbero soffocato in pochi secondi.
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20150922
#758 (Le nuove mosche #101)
J. S. BECK
Il cappello era di zio Fiore (prozio acquisito). La giacca, quella era del matrimonio di zio Antonio (chiamavo zio lo zio del mio migliore amico). I calzini a quadri di mio padre, la camicia di mio fratello grande e le scarpe bianche del nonno. Vestito da parente, potevo intrufolarmi in qualsiasi famiglia senza dare nell'occhio.
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#757
Chi non ha buona testa abbia buone gambe. Magari questo detto fosse buono per me, che ormai le gambe non riesco nemmeno più a muoverle. E quando smetterà di funzionare anche il cervello, a salvare le mie soerti non ci sarà nemmeno più l'ironia.
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20150921
#755/756 (Le nuove mosche 99/100)
NAT KING CORN
Si svegliò con un petardo secco e solitario sparato nel mattino freddo da qualcuno molto più giovane di lui.
"Questo sì che è un bel botto" disse, contento che così fosse iniziato l'ultio giorno dell'anno.
Poi le botte fuochi d'artificio a esplodere in serie; motivo per cui non ci fu più nessun motivo per evitarsi il solito broncio mattutino.
COCA COLE PORTER
Andavo ripetendo casa per casa il discorso sull'ospitalità irlandese scritto da Joyce nell'ultimo dei suoi racconti dublinesi, ma tutti parevano essersene dimenticati (o non averlo mai letto).
Fu così che rischiai di morire di fame nell'inverno del '56.
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#754
Trasferito con la famiglia nella sua nuova unità abitativa (all'interno di uno di quei complessi multi condominiali che in questa parte della Cina tutti chiamiamo 'parchi', e che hanno struttura proteiforme di una città nella città) il bambino ci mette poco a diventare un esperto del reticolo di condotti e passaggi più o meno segreti che si aprono nelle viscere degli edifici e che attraverso i muri portanti collegano cantine e appartamenti, soffitte e fondamenta.
In sella alla sua bmx percorre tutte le strade possibili, lungo i vicoli, incrociando per i cortili, addirittura scalando i cumuli di macerie che nessuno ha portato più via dall'ultima guerra. Non ci vuole molto a diventare inviso all'esercito di combattenti in divisa che, un grado sopra l'altro, abitano invisibili ogni possibile anfratto di questa zona del parco, risalendo la nomenclatura fino alle suites dei piani alti, dove il boss nerovestito, scuotendo una mano che stringe contemporaneamente una sigaretta e un mandarino (non ha mai bisogno di impugnare una pistola), fa cenno ai suoi di lasciarlo andare, per questa volta.
La linea delle truppe già schierate indietreggia come un sol uomo dietro le finestre e dentro le grandi stanze di calcestruzzo sventrate. Lo sguardo di un luogotenente è come una folgore, una freccia che si ficca a scopo dimostrativo nel muro dietro al bambino, passando proprio accanto al suo collo.
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20150918
#753 (Le nuove mosche #98)
JINGLE TRANSFER
Adorava Charlie Chaplin non solo perché poteva ridere e piangere senza imbarazzo, ma anche perché poteva continuare, senza imbarazzo, ad essere alto un metro e sessantacinque.
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#752
La soddisfazione del suo fabbisogno energetico giornaliero è suddivisa per il 25% a colazione, il 45% a pranzo e il 35% a cena, e pazienza se alla fine il conto arriva al 105% e che la sua sostanziale condizione di adulto benestante non particolarmente attivo porti questa cifra a circa 120% delle sue effettive necessità biologiche...
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20150917
#751 (Le nuove mosche #97)
CHINESE ISSUES
"Qui è Radio Kwai che vi raccomanda di prendervela calma e di non offrirvi mai come volontari."
La voce elettrica della signorina che trasmetteva da Londra mentre noi ci rompevamo il culo nella giungla, suonava come una presa in giro.
Eppure era sensuale, e immaginai che avesse parlato espressamente per me.
Ringraziai e promisi che, al mio ritorno, l'avrei sposata.
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#750
Siamo in questa scpecie di retrobbottega e sono tutti ubriachi, ok? Mi prendono a forza la chitarra, temo rovina e rissa ma dalle mani di quel barbuto puzzolente viene fuori una melodia stupenda. È un compositore fatto e finito, rendo l'idea? Ma sembra che non tocchi una chitarra da un secolo. Quindi lo lascio fare, non ho molta scelta, ma anche se ne avessi me ne starei seduto lì, muto ad ascoltare. Gli altri continuano a fare casino, ma la melodia scorre tra di loro e arriva a me intatta. Dopo un paio di minuti ce l'ho stampata nella tesa, il barbuto senza nome si alza a fatica e mi riporta la chitarra: l'ho improvvisata, dice, ora è tua, e mi ringrazia. È grazie a quella melodia se ora qui.
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20150916
#749 (Le nuove mosche #96)
THE MANHATTAN CUBE
La apprezzavo per la carta riciclata su cui mi scriveva, per le strisce di Charlie Brown che mi mandava, per la visione che avevo di lei nel futuro prossimo quando, vestita da eroina postmoderna, avrebbe provato imbarazzo a spiegare ai suoi trisnipoti che il mondo s'era fottuto perché una macchina non avava capito il doppio zero.
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#748
Soggetto per una puntata di X Files: una serie inspiegabile di suicidi tra gli astronauti del Programma Spaziale Internazionale spinge la NASA a interpellare Mulder e Scully. La linea di indagine di Mulder lo porta a sospettare che entità aliene si siano impossessate fin da bambini del corpo di alcuni terrestri e, grazie all'intelligenza superiore, si siano poi infiltrati nel Programma. Diventati astronauti e scoperti tutti i segreti della scienza spaziale della Terra, si fanno lanciare in orbita e, una volta nello spazio, dove è più facile essere recuperati dai loro colleghi, si 'suicidano', lasciandosi dietro l'ormai inutile guscio terreno. Alla NASA cadono le prime teste, la CIA cede all'allarmismo e il Pentagono chiede al Presidente l'autorizzazione alla guerra interplanetaria; ma Mulder fa notare che, pur senza saperlo, abbiamo avuto per anni un contatto più che diretto con una popolazione aliena, e che sia stato quindi raggiunto uno degli scopi più alti che il genere umano abbia mai perseguito.
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20150915
#747 (Le nuove mosche #95)
ZIO FIORE LOVED ME
Betty si ripromise, nel paradiso a venire che lei chiamava 'la mia casa solo mia', che non avrebbe mai usato piatti di carta. Sognava piatti colorati da lavare ogni volta per salvare le sorti del mondo.
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#746
Non ho più alcun dubbio: Jim Morrison si è reincarnato nel coniglio di peluche di mio figlio, e tra una nota di carillon e l'altra gli canta "Come on baby, light my fire, try to set the night on fire".
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20150914
#740/741/742/743/744/745 (Le nuove mosche #89/90/91/92/93/94)
INCONTRI A PARIGI
Il vento fa applaudire gli alberi e porta via le case. Porta la mia coscienza via dal sonno fin dentro la realtà più cruda, nei panni volati via, nelle donne trasportate e nelle auto ondeggianti.
Pensieri cupi di Daniel nel suore di Manhattan. Io odio il vento.
FORGET PARIS
L'armadio s'era aperto il petto di noce rivelando il suo mesto cuore di panni e ricordi.
Claudie avrebbe pianto, se quell'inverno non le avesse già strappato via tutte le lacrime.
JEFFERSON IN PARIS
In pratica Patrice si spingeva avanti, preceduto dal bavero del cappotto e seguito a debita distanza dagli orli della sciarpa, tirata dal vento come se fossero le redini tenute dal tempo.
PARIS, TEXAS
Christian Ossard non sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima notte a Prudence, Texas; mentre la musica del grammofono della signora Tilde scorreva, lui pedalava a più non posso, facendosi sempre più vicino al compimento del suo destino.
ULTIMO TANGO A PARIGI
Tutti le chiamavano 'Piccole Donne Crescono'. E in effetti le quattro sorelle erano ormai diventate donne e ben presto nessuno avrebbe avuto più avuto modo di sfotterle, tranne per via dei loro nomi: April, May, June e July, colpa di una madre innamorata del bel tempo.
L'unico che non se ne prendeva gioco era August, segretamente fidanzato con la più grande delle quattro.
L'ULTIMA VOLTA CHE VIDI PARIGI
Jean-Luc vendeva soggetti come fossero mosche.
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#739
Insonnia, ritenzione gassosa, psoriasi semplice e guttata, fegato grasso, tremore essenziale, reflusso gastroesofageo e primi accenni di flatulenza: qualunque fosse il suo demone era già sotto la pelle, e desiderava uscire.
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#738 (Le nuove mosche #88)
AMORE ULTRATERRENO
Sfigurato da oscuri delitti metallici, Pierre Clementi tremava ancora di gioria quando lo trovarono disteso nel suo vicolo privato, dopo aver pianto e riso tanto che l'anima gli era uscita a forza dal corpo disincarnato.
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20150913
#737
Freddo, vento e pioggia sulla strada per casa, e nemmeno un ombrello: un pessimo momento per prendere decisioni. Doveva davvero dirglielo stasera? E quando, se no? Doveva forse attendere il momento più propizio? E quando sarebbe arrivato? Come l'avrebbe riconosciuto? Il tempo incalzava, non poteva aspettare ancora a lungo.
Senza ricordare nemmeno quando l'aveva deciso, si affidò all'oracolo dello shuffle, il cui responso, scorrendo attraverso le cuffie dall'enorme e variegato archivio musicale prigioniero del suo telefonino fino alle sue orecchie, fu Today is the day. Un segno del destino, sicuro, a volere essere fatalisti nell'era digitale.
Ma una volta sotto casa si fece prendere dal dubbio: pensò che non poteva legare per sempre quella che con ogni probabilità era la sua canzone preferita a un momento così poco luminoso, altrimenti ci avrebbe ripensato ogni volta che l'avesse riascoltata. Per cui decise di fare il giro dell'isolato in attesa che il pezzo finisse e l'oracolo si pronunciasse di nuovo.
Ma il destino ci mise ancora la zampa, e senza alcuna ragione apparente lo shuffle saltò al brano successivo: It takes time to be a man.
E nell'idecisione di freddo, vento e pioggia finì per farsi venire l'influenza.
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20150912
#736 (Le nuove mosche #87)
GLI AMICI DI POLLOCK
Casa è una cuccia che ha per tetto il cielo, e Snoopy della solitudine non sa nulla.
Il pensiero della piccola Lucy, che aveva il nome di un fumetto, si addensava sul tetto di quella che non era mai stata, e mai sarebbe stata, casa sua.
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#735
Il giornalista è indeciso: a sinistra la possibilità di un'intervista alla star – due domande in croce, certo, un monosillabo di risposta, se va bene, parole che non formano neanche una frase, alla meglio – e a destra la sicurezza del buffet – sempre che si muova in tempo fendendo la folla dei colleghi, torrenziali e mai tanto concorrenziali quanto oggi. Soddisfazione professionale contro necessità fisiologica: la solita questione morale, insomma. Chissà se c'è anche il dolce.
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20150911
#734 (Le nuove mosche #86)
END OF VIOLENCE?
Che cos'è Capodanno?
Fondamentalmente l'unico giorno in cui porto ancora le mutande del precedente.
Demistificante, l'aforisma. Ma Giusto Cabianca non era nuovo a queste uscite nel vasto impero del sarcasmo.
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#733
Riflettori cinematografici nel cuore ferito della città: è questo il triste destino di New York, di essere sempre confusa col set di un film in lavorazione.
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20150910
#732 (Le nuove mosche #85)
HOPPER CAFE
Mr. David Jones, un tempo diciassettenne in quel quartiere, cercava di far capire a tutti che non c'era bisogno di nessun viaggio nella memoria. Non era il tempo, insomma, a non andare, ma il luogo. Lui, che la periferia la conosceva bene perché c'era nato, sapeva dove rintracciare le radici per la ricetta della reminiscenza. E non era certo nel centro di Londra.
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#731
Le mani ritengono ogni medicamento, crema, unguento, olio, pomata, gel, mousse, latte o schiuma di cui spalmano il corpo. Sono, volenti o nolenti, depositarie di ogni nostra cura, ma non per questo la parte che curiamo di più. Sono esposte a ogni agente, assuefatte a ogni dipendenza, indifese a nostra difesa.
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#730 (Le nuove mosche #84)
TALCO MENTOLATO 1%
Peppiniello s'irritò assai assai che al figlio, all'Azienda, avevano dato un cesto di Natale più pregno che il suo – lui che in Fabbrica ci faticava da trent'anni.
"O' figlio mio," cantilenava la moglie per casa quando c'erano oscpiti, "chille mo' ha abbiato, e guardate che cesto chino!" e ogni volta veniva catalogando tutto il campionario pe' bell' paré, mentre Peppiniello si faceva piccerille piccerille.
E manco niente offriva, perchè il cesto, diceva la signora, doveva rimanere intatto per i posteri, chè tutto il vicinato ne sapesse lo scplendore.
Ma il giorno appresso un panettone era scparito.
"Chi è stato?" urlava la mamma del figlio suo, "chi s'ha magnato o' panettone d' o' figlio mio?!"
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#729
Il riso nervoso, sostituto psicotico del pianto incredulo, e in mano il resoconto dei miseri interessi maturati sui buoni postali – utopicamente chiamati fruttiferi: è questa scena, protagonosta sua madre, a perseguitare il giovane esule russo nel suo volontario ritiro italiano.
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20150909
#728 (Le nuove mosche #83)
DEAN, TEXAS
Passarono due ore nella piccola libreria incastrata tra i due palazzi dietro quel portone, e quando si sentivano ormai al colmo dell'atto di conoscenza li avvertirono che si chiudeva.
È così che volevano fare affari?
Non comprarono nulla, ecco il risultato.
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#727
L'opera, già di per se geniale (a quanto potevo giudicare dallo sguardo rapito degli amici che mi avevano invitato ad assistervi, e in mezzo ai quali facevo la figura del classico principiante) arrivò dunque al suo perno narrativo che, in posizione centrale eppure in qualche modo defilata, veniva evocato in una scena composta da tre arie successive, dove trama, melodia e orchestrazione erano esattamente gli stessi e a cambiare era di volta in volta solo l'interpretazione della protagonista (una soprano giovane ma già incredibilmente espressiva), che da un pianissimo praticamente sussurrato passava a una canto sommesso, circospetto e molto teso, per arrivare a un forzato aggressivo e disperato che finì per provocare in tutti noi un tormento fisico tanto incontenibile da eruttare in un applauso a scena aperta.
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20150908
#726 (Le nuove mosche #82)
MIDNITE VULTURES
Quella Sera Debra Era Se Non La Persona, Almeno La Donna Più Felice Del Mondo.
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#725
Lo smartphone era sincronizzato, il sistema aggiornato, le ultime app scaricate, la mail letta e la batteria carica. Tutto era finalmente a posto. "Ora sarebbe davvero bello riuscire a fare la cacca," si disse, ora che le quisquilie digitali erano risolte. I veri bisogni dell'uomo sono ancora tutti analogici.
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20150907
#723/724 (Le nuove mosche #80/81)
OLVIDEO
Chi glielo aveva fatto fare, a Victor Victoria, di trasferirsi nel West degli Stati Uniti, vacche, moglie e tre bambini, lui che era Argentino purosangue? Per fare che, poi? La sera, sul portico, provava a fecondare la terra con qualche nota di bandoneón.
ALL VIDEO
Il giorno del 'Giorno Eterno' stava arrivando anche lì. Dopo tanta neve e tanto freddo, Bzart Lipton sostò nel cortile del suo ranch in attesa che le parole del profeta sciogliessero gli ultimi attimi di tenebra.
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20150906
#722
Rientrammo al campo passando in mezzo a due file di 'giovani patrioti', come si facevano chiamare allora, tutti giovani tra i quattordici e i diciassette che portavano rispetto ai nostri gradi ma per fortuna non ci riconoscevano.
Altra cosa sarebbe stata afforntare quelli che una volta erano stati i nostri compagni e che erano ormai diventati tutti nostri superiori (e se no voleva dire che erano morti).
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#720/721 (Le nuove mosche #78/79)
INVIDEO
Tre sedie vuote erano come in attesa di chi, sedutosi, avrebbe poi atteso qualcosa, senza un'idea precisa di quanto avrebbe dovuto attendere. La stanza che vi si espandeva attorno era lucida e asettica, anch'essa in attesa, celeste, ma senza l'armonia di una madre: sembrava più un chirurgo già coi ferri in mano.
MONTEVIDEO
Pioveva tanto fitto che non si riusciva a respirare. Foglie, insetti e seroìpenti scorrevano ai loro piedi nel fiume di fango che li avrebbe portati alla fine. Così è il Borneo, o tutto o niente. Il dottor Pyro e la dottoressa Shauna non trovarono di meglio da fare che baciarsi sulla bocca.
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20150905
#719
Continua, questo cuore,
la sua non infinita traversata (innevata),
stivali d'esercito in marcia
su distese notturne di gommapiuma
affondano nel cuscino e
regolarmente
ne emergono a ritmo più o meno costante
costrette da superiori forze ignote
a tenere il passo.
Sveglio, in mezzo alla notte,
la testa girata da un lato
in cerca d'aria
(volto a un canto
dell'aria in cerca il capo)
(non) ricordo a mala pena
il giorno della partenza
più che meno di un luogo
seguito da una data.
Soprattutto non so
né m'importa di sapere
dove sia diretto
dove abbia intenzione di portarmi
(ignoro) fino a che punto voglia condurmi.
Di non conoscere il posto
né il momento in cui deciderà
di essere arrivato, questo (prego)
(solo) chiedo
(e) ma solo spero sia una riva
(tranquilla)
(dove) che possa considerare
(di sentirmi a) casa.
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20150904
#718 (Le nuove mosche #77)
EAZY JANE
La scuola d'arte di Judy Berlin era aperta a tutti. Lei, metalmeccanico dai capelli rossi, sostava nuda al centro della vecchia palestra per chiunque avesse voluto trarne la propria ispirazione.
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#717
Non meno di quello del virus stesso fu il comportamento della popolazione a rendere implacabile la sua straordinaria diffusione.
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20150903
#716 (Le nuove mosche #76)
SO FARE, IO?
In quel periodo, lo ammetto, venivo spesso colto da attacchi di violenza acuta, improvvisa, gratuita, che non riuscivo a non giustificare.
A volte toccava agli oggetti che avevo in casa, libri, mobili, tavoli, sedie, finestre, quadri, specchi, tutto ciò che trovavo a portata di piede. Li distruggevo, e ne provavo soddisfazione e liberazione.
Altre volte toccava ad esseri umani, amici capitati a casa nel momento sbagliato, ma anche sconosciuti di cui incrociavo lo sguardo per strada.
Pentito? Ammetto anche questo: furono gli anni più belli della mia vita.
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#715
Strana dimostrazione, quella dell'ultimo gruppo di ricerca del Masterclass che la Gambino Foundation ha generosamente finanziato e ospitato all'interno del palazzo nobiliare recentemente acquisito come sede delle loro attività legali.
Tutte ragazze, le dottorande si presentano in vestaglia di ciniglia rosa e, tra gli schiamazzi di approvazione generale, provano la loro tesi sulla relazione tra incidenza dell'alzheimer ed esposizione alla nudità con uno spettacolo di streaptease che si coniuga curiosamente con la cappella (seppur sconsacrata) in cui ha luogo.
Dal canto mio spero di saperne abbastanza su traffico di droga, armi ed esseri umani, da non veder crollare la mia copertura, gentilmente offerta dalla debuttante ed ereditiera Lory Gambino, che prima di entrare in scena dalla porta principale mi spiega come proiettare sul parentado l'idea del potere e del controllo che esercito su di lei mediante palpazione delle sue natiche e conseguente leggera spinta verso l'interno della sala.
"Non come un bambino toccherebbe la sua mamma," mi spiega, mentre le future ricercatrici terminano l'esibizione lasciando, come la scienza mai dovrebbe, ben poco all'immaginazione.
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20150902
#714 (Le nuove mosche #75)
NICOLA DRAGO
Scatta solo al momento giusto, come se avessi una sola cartuccia. Le immagini, se sbagli, ti si rivolteranno contro come bestie ferite, e il ricordo del loro male ti sveglierà, una notte di dicembre, e non ti lascerà più dormire.
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