20150913

#737

Freddo, vento e pioggia sulla strada per casa, e nemmeno un ombrello: un pessimo momento per prendere decisioni. Doveva davvero dirglielo stasera? E quando, se no? Doveva forse attendere il momento più propizio? E quando sarebbe arrivato? Come l'avrebbe riconosciuto? Il tempo incalzava, non poteva aspettare ancora a lungo.
Senza ricordare nemmeno quando l'aveva deciso, si affidò all'oracolo dello shuffle, il cui responso, scorrendo attraverso le cuffie dall'enorme e variegato archivio musicale prigioniero del suo telefonino fino alle sue orecchie, fu Today is the day. Un segno del destino, sicuro, a volere essere fatalisti nell'era digitale.
Ma una volta sotto casa si fece prendere dal dubbio: pensò che non poteva legare per sempre quella che con ogni probabilità era la sua canzone preferita a un momento così poco luminoso, altrimenti ci avrebbe ripensato ogni volta che l'avesse riascoltata. Per cui decise di fare il giro dell'isolato in attesa che il pezzo finisse e l'oracolo si pronunciasse di nuovo.
Ma il destino ci mise ancora la zampa, e senza alcuna ragione apparente lo shuffle saltò al brano successivo: It takes time to be a man.
E nell'idecisione di freddo, vento e pioggia finì per farsi venire l'influenza.

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