20150909

#727

L'opera, già di per se geniale (a quanto potevo giudicare dallo sguardo rapito degli amici che mi avevano invitato ad assistervi, e in mezzo ai quali facevo la figura del classico principiante) arrivò dunque al suo perno narrativo che, in posizione centrale eppure in qualche modo defilata, veniva evocato in una scena composta da tre arie successive, dove trama, melodia e orchestrazione erano esattamente gli stessi e a cambiare era di volta in volta solo l'interpretazione della protagonista (una soprano giovane ma già incredibilmente espressiva), che da un pianissimo praticamente sussurrato passava a una canto sommesso, circospetto e molto teso, per arrivare a un forzato aggressivo e disperato che finì per provocare in tutti noi un tormento fisico tanto incontenibile da eruttare in un applauso a scena aperta.

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