20080910

#41

Il signor Buonaventura, dopo una vita intera passata a disprezzare i superstiziosi che a tavola si gettano dietro le spalle il sale incautamente appena versato sulla tovaglia, che si bloccano agli incroci tra le strade se un gatto nero gli ha attraversato improvvisamente la strada, che non passerebbero sotto una scala a pioli nemmeno se fosse l'unica via di salvezza da morte certa, e che di Venerdì 17 non fanno nulla, nemmeno uscire di casa, come gli Ebrei durante Shabbat, si chiede ora, alla fine dei suoi giorni, contemplando gli anni col senno di poi, a ritroso, come in un bilancio economico, se la vita che ha avuto, nè povera nè ricca, nè triste nè allegra, nè vuota nè piena, avrebbe potuto essere diversa, diciamo, se quel giorno avesse evitato di passare sotto quella scala, e se quell'altro, per esempio, avesse aspettato che qualcuno prima di lui attraversasse la linea tracciata dal gatto nero sulla sua strada. Non è questione di fortuna e sfortuna, si ripete fissando a caso un quadro sfocato in fondo alla grande stanza d'ospedale dove riposa, non pensa che sarebbe potuto diventare famoso, o stimato, o ricco, ma solo che avrebbe potuto avere forse una vita migliore, ecco, e non quest'ennesimo rimpianto su cui perdere il sonno a notte fonda.

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