20080911

#42

Avete mai giocato, seduti sul water di un bagno pubblico, a determinare qual è il punto esatto di non ritorno dopo il quale non è più possibile fermare la dolorosa, estatica separazione da tutto ciò che di più infimo e sporco era relegato fino all'istante precedente nel vostro corpo? Bene, io lo sto facendo in questo preciso istante, e non è affatto divertente. Me ne sto qui, seduto sul cesso del bagno dell'ufficio, cercando di non farmi notare dal tizio che è appena entrato.
Ne ho sentite tante in questo bagno, uomini che sbuffano e soffrono mentre scorreggiano, altri che piangono mentre cercano disperatamente di pisciare, altri ancora che armeggiano con la fibbia della cintura presumibilmente masturbandosi per poi scappare senza tirare lo sciacquone e senza lavarsi le mani; però mai in tutta la mia vita niente di paragonabile a quel che sto ascoltando in questo momento. L'essere si dibatte appena fuori dalla mia porta, struggendosi e lamentandosi. Sta ringhiando. Posso percepire il rumore delle unghie dei suoi piedi sul pavimento, l'attrito rugoso delle sue dita come carta vetrata sulle mattonelle. Ho l'impressione che sia enorme e molto incazzato. A dirla tutta ne ho una paura terrificante, e temo di non poterla trattenere ancora a lungo: che farà quando si accorgerà di me? Avverte già il mio odore? Lo sento annusare l'aria, disperato e selvaggio. Sta facendo avanti e indietro come un animale in gabbia, di umano ha ben poco, e nessuno entra in questo maledetto bagno!
Ora la sua puzza di terra penetra le pareti della scatola per sardine dove sto affondando nel mio stesso sudore. Guardando il pavimento posso vedere l'ombra oscura di qualcosa di spaventoso e plurale che si avvicina alla mia porta.

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