20170919

#1773

Lo incontrai la prima volta in un parcheggio. Aveva lasciato una delle sue famigerate poesie, scritta su un pannello di cartone in uno stampatello molto elegante, sul lunotto posteriore della mia auto.
Nonostante me ne avessero tutti parlato come uno sciroccato bislacco e pretenzioso a me sembrò sostanzialmente un tipo a posto.
I versi erano composti in prima persona da un alieno in visita sul pianeta terra, ed erano un ironico e divertente elenco di assurdità assortite, numeri iperbolici e neologismi composti, strutturati in voli pindarici tra pianeti e costellazioni, chimica e fisica, tematiche spaziali e argomenti molto più terreni.
Un verso recitava "[...] i miei simili, intelligenti come padri in attesa delle loro figlie di fronte alla scuola, molto fieri, no, fieri è sbagliato".
E lui era lì a fissarmi... fiero, avrei detto, se non avessi avuto timore di sbagliare.

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