20170918

#1772

La performance prevedeva che una delle due sorelle (allegra e matronesca nella veste di colori tradizionali, l'acconciatura a treccine) mettesse delle cuffie anti rumore all'altra (più bella, con la pelle leggermente più chiara e l'enorme chioma riccia). Perfettamente sorda, i capelli tirati su a raggiera felina, gli occhi verdi e trasparenti come smeraldi, il sorriso bianco, vitale e malizioso, alla bella etiope veniva poi chiesto di portare col piede il tempo di un ritmo immaginario, di guidare l'esecuzione inaudibile coi movimenti del suo corpo, una ciabattina decorata in oro che le spuntava dallo spacco della lunga veste floreale. Veniva poi il momento di parole e melodie, un canto a cappella da brividi. A quel punto un ragazzo che fino ad allora era sembrato niente più che un clochard steso su una panchina, iniziava a suonare un accompagnamento semplice e al contempo complesso con una chitarrina dal suono sorprendentemente caldo che aveva tirato fuori da chissà dove. Grazie all'orecchio assoluto, la cantante era già perfettamente intonata con la base offerta dalla chitarra, e la sorella che aveva fatto da spalla la circondava ora col suo abbraccio, la testa sul seno, restando poi in quella posizione per tutto il resto dell'esibizione.

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