20150804

#694

La geniale trovata di questa nuova tecnologia è che il film—apparentemente solo un 3D di superlativo realismo—produce una serie di tracce, di sedimenti fisici, se vogliamo, che restano intrappolati all'interno della sfera fenomenica, crescono, evolvono e la colonizzano finché lo spettatore non si trova a dover fare i conti con l'estensione della fiction nella propria realtà.
Dal serpente che era venuto fuori dallo schermo germogliarono allora due grandi vermi. Il primo, trasformatosi in enorme insetto volante, fu espulso di casa attravaerso la finestra, ma il secondo ebbe il tempo e il modo di modificare il proprio stato fino a diventare un bipede senziente, metà rettile e metà uomo. In sua presenza non si poteva fare altro che parlare in una lingua inventata e senza senso, perché non apprendesse quella realmente in uso, e ridurre al minimo indispensabile—ed era già troppo, dato che l'essere si trovata al momento in una fase evolutiva tanto primordiale da prevedere la semplice sopravvivenza—le attività quotidiane, perché non fosse edotto degli usi e costumi terrestri. Tutto ciò finquando non si comprese che la tecnologia che l'aveva generato non era pericolosa per il genere umano nel suo complesso, che anzi il germe dell'autodistruzione faceva in qualche modo parte del suo codice genetico a dispetto di se stessa, la sua unica ragione di vita essendo quella di trovare il proprio creatore ed eliminarlo per sempre.

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