20080623

#23

Brutto, bruttissimo periodo il Natale per andare a dire ai vecchi ebrei che gestiscono il nostro piccolo punto vendita in città che l'azienda non vuole che siano più loro a gestirlo, ma io; e brutta, bruttissima cosa che sia io in persona a doverglielo comunicare (questo il pessimo stile aziendale). I due signori che ho di fronte hanno già gli occhi lucidi, le braccia magre appoggiate con rassegnazione sullo stesso bancone pieno di adesivi e depliants per i cerca-casa su cui hanno poggiato quelle stesse braccia negli ultimi quarant'anni. Non avendoli trovati al mio arrivo, avevo lasciato un biglietto molto vago proprio su quel bancone, e una ragazza credo indiana e molto bella e molto antipatica mi aveva poi rincorso urlandomi contro che non ci sono più case disponibili ed era inutile che insistessi. Mezz'ora dopo sono qui a spiegare ai suoi datori di lavoro che non sono nemmeno sicuro di voler davvero fare il lavoro che penso che loro abbiano fatto meravigliosamente bene negli ultimi quarant'anni, e che è semplicemente successo che l'azienda pensa che dell'azienda diano al cliente un'immagine un po'vecchia. I clienti però continuanio ad entrare ed uscire. Si parlano decinde di lingue, qui dentro, tra cui l'italiano. Gli chiedo perchè mi hanno fatto fare tutta questa fatica, fino ad ora, parlando in tedesco.
"Per me è un casino imparare una nuova lingua, non è mica come per voi."
Ridono. Cosa sta succedendo tra noi? Mi dimentico di dirgli che è semplicemente successo che il padrone dell'azienda ha semplicemente pensato che fosse arrivata l'ora che suo figlio si desse da fare per l'azienda di famiglia, e che secondo lui il piccolo punto vendita in città era il modo migliore per iniziare, e che incidentalmente io ero suo figlio. Non c'è tempo per chiarire la cosa, comunque, per spiegare che siamo tutti vittime dello stesso sistema: il blackout da sovraccarico raggiunge la città verso le otto di sera, come al solito a Natale, le lumimarie cominciano a spegnersi in progressione le une dopo le altre, gli interni domestici si svestono degli addobbi natalizi e passano ad un buio anonimo ed austero. La neve in strada riflette nient'altro che la luna. E' allora che la banda di mocciosi casinisti del quartiere irrompe nel piccolo punto vendita e comincia la sua performance a base di candele, ululati e pattini a rotelle. Dei lumini di tipo cimiteriale vengono accesi. Una lanterna al neon viene posizionata da qualche parte su una trave del soffitto in modo da illuminare spettralmente a turno gli occhi dei bambini. La ragazza che prende posto sul divanetto per mettrsi i pattini si chiama Marja (15 anni al massimo) e mi chiedo se sia davvero possibile innamorarsi di lei ed essere ricambiato. Prende vita un gioco demenziale, metà trenino, metà danza tradizionale balcanica. Mi vengono dati un paio di pattini. Nel giro di cinque minuti entro a far parte del cerchio indemoniato, le mie mani sui fianchi di Marja, che si gira a guardarmi più spesso del necessario.

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