20220720

#2017

I ricordi arrivarono all'improvviso e tutti assieme, uno dopo l'altro.
Era una bambina e scriveva su un muro con un pennarello rosso, parole, no, numeri, formule e diagrammi all'apparenza strampalati. Strappava pagine dai libri della biblioteca dei genitori. Faceva dispetti alla madre, operazioni di sabotaggio perfettamente ordite e di cui poi non si ricordava. Così come non sapeva il significato di numeri e parole, che fossero scritte sui muri o nelle pagine di un libro.
Tutto quello che aveva fatto per minare la pace familiare era stato per colpa di quella cosa dietro—o dentro—al muro. Era lei che le chiedeva di farlo. Non che la costringesse... la guidava, come una maestra, come qualcuno che voglia ottenere dei risultati.
E ora era di nuovo lì, nella vecchia casa di famiglia, dietro—o dentro—al solito muro le cui scritte erano state coperte con la carta da parati. E le diceva di entrare. In quella dimensione sarebbe stata bene, se ne poteva già assaggiare un pezzettino, un vuoto come stellare, una notte cosmica piena di astri luminescenti e di... quella cosa. Le cui richieste ora lei si rifiutava di esaudire.
Male, molto male: se avesse accettato di seguirla non solo avrebbe partecipato di un mondo migliore, anche se (o proprio perché) privo di concretezza, ma il resto della sua gente non ne avrebbe patito in alcun modo. Ora invece la cosa dietro—o dentro—al muro, che attraverso il contatto con lei si era finalmente impregnata degli elementi necessari al passaggio, si vedeva costretta ad attraversare il muro, ad attraversare i mondi, e a sostanziarsi da questa parte dell'universo. Era lei, l'enorme zecca viscida e pelosa che stava venendo fuori dal muro in quel momento.

No comments: