20171125

#1812

All'improvviso il sipario venne giù e il palcoscenico crollò, rivelando la desolazione del paesaggio circostante: un avvallamento desertico che collassava a vista d'occhio, creando una concavità sabbiosa da cui emergevano di tanto in tanto picchi rocciosi acuti e taglienti.
Mio padre fu il primo ad abbandonare il teatro calandosi dalla platea in quel mondo nuovo. Poi fu la volta di Caleb, che si lasciò cadere sulla superficie gialla alzando una nuvola di sabbia. Per quando fummo a casa la depressione era stata già quasi completamente riempita dalle acque del mare, facendo a tutti gli effetti della nostra città un'isola. Solo le costruzioni più alte, le colline del parco e le sopraelevate erano ancora interamente sopra il pelo dell'acqua.
Una donna della protezione civile—ricordo che parlava francese e aveva la bandiera del Canada cucita sulla giubba—venne ad avvisarci che i soccorsi erano già all'opera e che dovevamo preparare le nostre cose, lo stretto necessario. Papà aveva la faccia della circostanza, ma appena la donna fu uscita cominciò a ridere di gioia e, tutto eccitato, andrò a prendere il kayak e si mise subito in acqua.
Dalle finestre di casa potevo vedere la gente accalcarsi in auto sulle ultime strade rimaste cercando di raggiungere il porto, dove un traghetto aspettava il peso di tutta quella responsabilità. Intanto, grazie alla sua posizione preminente, la piazza del mercato era stata trasformata in un punto di raccolta dove i soccorritori, tutti canadesi, organizzavano l'evacuazione di chi era a piedi.
Quando salii a casa del nonno c'era già gente che si aggirava nelle stanze, persone conosciute, sempre presenti quando le cose andavano male. Cercavo il libro di poesie che mia sorella amava tanto, solo per rendermi poi conto che era troppo grande per non essere d'impaccio.
Era evidente che l'unico oggetto che mi sarebbe tornato davvero utile e al contempo facile da portarsi dietro era il mio coltellino svizzero. Ma dov'era?

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