20170712

#1726

La nostra terra è brulla, fatta di colline spoglie fin dove lo sguardo arriva. La conosciamo bene, palmo a palmo, ma insistiamo a cercare un posto migliore in cui fermarci.
Così, i bambini imparano ad arrampicarsi sulle rocce come capre, e ci precedono—come è ormai giusto che sia—nella nostra continua ricerca.
Di tanto in tanto incontriamo altre genti, per lo più persone solitarie, a coppie, famiglie minime o riunite in piccoli gruppi accampati suoi monti, in riva ai laghi.
Il posto in cui siamo arrivati oggi è ricco d'acqua, un sistema di canali e pozzi naturali attraverso i quali è possibile spostarsi rapidamente da un'altura all'altra. Prima che l'acqua riprendesse il suo corso doveva essere un luogo abitato, perché in fondo a una di queste cavità c'è ancora una camera che appartiene a una civiltà passata, sommersa da così poco che gli oggetti—armadi, tavoli, letti—sono tutti ancora al loro posto, disordinati, ma solo leggermente, dalla corrente.
I cadaveri di un uomo e una donna giacciono sotto le lenzuola, e solo ora comincio a pensare che essermi immerso in queste acque mi abbia fatto ammalare, e mi abbia reso pericoloso per lamia gente. Ma quelli di qui vanno avanti e indietro come se nulla fosse, vestiti come se dovessero andare ogni giorno a lavoro in ufficio.
Ci sono dunque ancora società così primitive da credere che esista ancora una possibilità per il mondo così come lo conoscevamo?

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