20170530

#1697

La taverna sotterranea era inspiegabilmente luminosa. Mentre una famigliola indistinta pranzava dietro al minuscolo divisorio (tirato su dalla stessa terra compattata di cui erano fatti il pavimento e le pareti), un enorme cinghiale riposava su un divano sfatto, solo per essere un attimo dopo ucciso e squartato senza che praticamente quasi nemmeno ce ne accorgessimo. Una gigantesca scrofa si aggirava intanto sotto ai tavoli placidamente, tanto che sembrava un ospite abituale della locanda, così come il matto che, scese le sale, venne a sedersi accanto al camino a osservare l'andirivieni dei clienti coi suoi occhi acquosi persi tra brufoli e pelle secca e arrossata. Ma era proprio lui che, di lì a poco, ci avrebbe fatto la più grande rivelazione—poi tristemente confermata dai fatti—su quel posto così strano.

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