20170118

#1540

L'avevo lasciata entrare io, perché era carina, i suoi occhiali di metallo sottile, i suoi capelli raccolti ma confusi, il suo sguardo concentrato, un po' imbronciato. Sembrava che aspettasse qualcuno, là nella hall, qualcuno che tardava a raggiungerla, ma accettò comunque il passaggio col mio badge e passò i tornelli con me. Poi, senza aver scambiato praticamente parola, io presi l'ascensore e lei le scale.
La rividi al mio piano pochi secondi dopo, si guardava intorno un po' sperduta ma non sembrava voler chiedere aiuto; né io, per non sembrare più invadente di quanto non fossi già stato offrendogliene la prima volta, volevo domandarle se ne avesse bisogno. Ero tentato, eccome, ma mi trattenni.
Gli spari cominciarono una decina di minuti più tardi. Tutti si alzarono dalle loro scrivanie, qualcuno urlando, lasciando immediatamente i proprio uffici chi più chi meno ordinatamente. Me la trovai di fronte sul pianerottolo, lo sguardo ancora sperduto, l'espressione ancora imbronciata, ma nel complesso molto sicura di sé, come un animale braccato ma soddisfatto della caccia.
Resistetti ancora una volta a proporle il mio aiuto e, anche se era evidente che quello in pericolo di vita ero io, continuai a guardarla fisso negli occhi, smarriti, imbronciati ma sicuri, quasi in estasi, finquando, la pistola ancora puntata su di me, non prese le scale e sparì.

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