IL PADRONE DELL'ULIVA
Scriveva a tempo di musica, batteva i tasti fino a farsi sanguinare le unghie a ritmo di rumba, o del son cubano, o di Bach, o di rock. Non importava che musica stesse ascoltando, il testo però veniva di conseguenza, col battito di quella musica, selvaggio come Bela Bartòk o placido come Patsy Cline.
20160522
#1146 (Le altre mosche #57)
Pubblicato da
cornelius
a
14:29
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