20160511

#1124

Il dolore è stato lancinante, l'attacco improvviso, una fitta nella schiena e ti sei accasciata davanti a me sui gradini. Ti sei chiusa a riccio, cercando di diventare più piccola – forse per ridurre le dimensioni della pena. Nonostante ti toccassi e ti chiamassi sembravi non essere consciente della mia presenza.
Sullo scalino più in alto un'orribile falena nera ti fissava, enorme e muta. Hai iniziato a rantolare, la tua pelle è diventata scura e hai continuato a rimpicciolirti, fino a diventare una sorta di calabrone o vespa gigante, grande quanto un grosso uccello.
La falena continuata a fissarti, come se apparteneste allo stesso mondo, si sarebbe potuto dire uno sguardo di concupiscenza.
Nonostante fossi atterrito e disgustato dal tuo aspetto volevo anche preservarti dal desiderio della falena, ma ormai non eri nemmeno più di suo interesse: il tuo carapace si era come cristallizzato nella forma di uno scarabeo metallizzato, piccolo e luminescente, prezioso.
Dopo che la muta era stata completata hai abbandonato il guscio tutt'uno con la forma animale, e i lunghi filamenti carnosi di cui ora il tuo corpo era fatto hanno preso a crescere e come una spugna, tanto che ho temuto che potessi continuare a gonfiarti fino a riempire l'intera stanza, a espanderti fino a minacciare me stesso, la città, il mondo intero.

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