20160310

#1028

Dopo la sfuriata la stanza era in completo stato confusionale. Mary sedette sul letto e prese a fissare l'unico quadro che, obliquo, era rimasto ancora appeso alla parete.
"Tuo padre ce l'ha davvero a morte con me" le dissi.
"È solo che non ama l'idea che tu resti a vivere qui."
"Non ama l'idea? Pensa se l'odiasse!"
La battuta le strappò un sorriso, ma niente di più.
"È una semplice questione di affari" cercai di giustificarmi. "Quando sarai più grande lo capirai."
Ora Mary stava fissando me, non come se fosse cresciuta improvvisamente ma come se fosse sempre stata adulta.
"Guarda che lo capisco benissimo."
Quando sentii i passi di Ted e Johanna nel corridoio desiderai che tra noi ci fosse un gesto di comprensione, qualcosa che tornasse ad unirci. Stavano uscendo dal bagno, lei dritta come un fuso aiutava lui, che invece sembrava aver accusato peggio il colpo.
Finsi di dover andare in bagno anch'io e quando li incrociai lasciai che la mia mano si poggiasse sulla spalla di Ted e che esercitasse una leggera e veloce pressione.
Lui mi guardò quasi sorridendo, il volto per un attimo disteso.
"Stammi bene" disse.
"Guarda che non me ne vado" dissi io.
S'irrigidì improvvisamente, e Johanna parve spaventata, ma entrambi sapevano che non c'era nient'altro da fare.
"Sarà una vita dura" disse Johanna.
La guardai come fosse mia madre.
"E quando mai non lo è stata?"

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