GRAVE CAVE ATE
Sylvia Plath, monca e col destino monco, figlia di sua figlia, e di sua figlia madre.
Non sono lacrime quelle che abbandona davanti alla finestra diritta, ma sono calde comunque; dietro al vetro i fuochi d'artificio sono probabilmente solo un riflesso, rosso e verde, lontani dalle sue mani che le strozzano il cuore.
20150430
#556 (Le mosche #158)
Pubblicato da
cornelius
a
12:35
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